Stamattina, facciamo il nostro solito giro in rete e leggiamo:
Jeudi 28 avril 2011 à 22:05 Egypte : Le Caire mettra fin au blocus de Gaza d’ici quelques jours
Le ministre égyptien des Affaires étrangères, Nabil Al-Arabi, a annoncé jeudi soir sur Al-Jazeera, que l’Egypte allait mettre fin “d’ici quelques jours au blocus de la Bande de Gaza au niveau du passage de Rafah”.
E’ una bella giornata.
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non vorrei che tu fossi troppo ottimista, mi pare un annuncio “alla Berlusconi”, con quel tanto di vaghezza da permettere di non fare niente
Per Francesco
Concordo con te.
Vista anche l’annunciata riappacificazione (?) fra Hamas e ANP, e il passaggio di due navi da guerra Iraniane per Suez, se confermato un annuncio simile avrebbe un effetto dirompente sulla sicurezza di Israele: come se gli USA di Kennedy si fossero trovati i missili Sovietici contemporaneamente a Cuba, nel Quebec e alle Bahamas.
Occorre aspettare maggiori dettagli prima di ritenere credibile una notizia così rilevante.
Ciao!
Andrea Di Vita
Invece il silenzio in cui i nostri media hanno avvolto l’Egitto mi sembra proprio un buon precursore del cambio di politica egiziana nei confronti dei palestinesi. Tra l’altro conferma allegramente il ruolo che Mubarak ha avuto in tutti questi anni, dipinto come mediatore fra i contendenti, in realtà serviva solo a tenere gaza al gabbio.
Per Rocco
E’ interessante mettere insieme il tuo post con quanto testé scritto da Sergio Romano sul Corriere della Sera di oggi nella risposta ad un lettore ():
”Sul […](la questione palestinese) osservo che qualcuno vorrebbe rimetterla all’ordine del giorno senza aspettare la fine di una crisi da cui potrebbero discendere nuove complicazioni. Questa è la posizione del presidente della Repubblica turca Abdullah Gul (International Herald Tribune del 22 aprile) e, a quanto pare, della stessa presidenza americana. Ma gli israeliani, pur essendone consapevoli, hanno un governo troppo diviso e sfaccettato per potersi muovere con la necessaria flessibilità. In questa situazione il leader palestinese Mahmud Abbas ha ricordato che il termine utile per la conclusione di un nuovo negoziato è settembre. Se non vi sarà un accordo entro quella data, i palestinesi si rivolgeranno all’Onu per chiedere che la sua assemblea riconosca il loro Stato nei confini del 1967: una decisione che avrebbe effetti pratici difficilmente prevedibili, ma metterebbe Israele in grave imbarazzo”
Voglio proprio vedere cosa diranno i rappresentanti dei nuovi governi di Egitto e Tunisia a settembre, e soprattutto voglio vedere come risponderà Obama. 🙂
Ciao!
Andrea Di Vita
Nel mio post precedente il sito che ho dimenticato di citare è: http://www.corriere.it/lettere-al-corriere/11_Aprile_27/LE-CRISI-NORDAFRICANE-E-LA-QUESTIONE-PALESTINESE_caf5264c-708e-11e0-8d74-1cfa48373a9c.shtml
Ciao!
Andrea Di Vita
un po’ di carne al fuoco. l’accordo fra hamas e fatah è stato raggiunto, ne parlano a profusione su aljazeera in questo momento. sembrerebbe aver vinto il movimento per l’unità…
In Marocco, Marrakesh, è un po’ meno “una bella giornata” … stavo per pensare a una sottilissima allusione al film di Checco Zalone, ma poi mi sono ricordato che Miguel è troppo snob 😉 🙂 😉 🙂 per queste cose .
Per Moi
“In Marocco, Marrakesh, è un po’ meno “una bella giornata”
La cosa incredibile è che la notizia di Marrakesh non è più nemmeno sul sito di Repubblica. Da qualche mese, pare che il “terrorismo islamico” sia passato di moda: immaginatevi qualche anno fa, persino il matrimonio dei cialtroni inglesi sarebbe sparito, per fare posto a una simile notizia.
Verissimo !
… E’ vero, chissà, forse i media vogliono far prevalere l’ aspetto delle rivolte in Nord Africa per dividerli in “Islamici Buoni” che aspirano a “diventare come noi” e “Islamici Cattivi” che aspirano a “rimanere per sempre così” … Chissà !
A proposito di monarchie, mi chiedevo che cosa ne pensa davvero il popolo marocchino del proprio sovrano Mohammed VI (che, dato ciò che è successo, non credo che sia andato al matrimonio di William e Kate!).
http://www.tgcom.mediaset.it/mondo/articoli/articolo1007611.shtml
neanche la Siria per ora (!) sta facendo molta notizia …
Eppure credo che siamo alla fine di qualcosa, e non voglio dire che il dopo sia più bello o più brutto. Dai frutti riconosceremo l’albero.