Djamel Beghal, 10 anni di carcere, sette anni di isolamento totale

Riprendo da Umm Usama una delle tante storie sepolte dei nostri tempi, quella di Djamel Beghal (جميل بغال‎), arrestato a Dubai nell’estate del 2001 con l’accusa di voler far saltare in aria l’ambasciata statunitense a Parigi.

10 anni di prigione, 7 anni di isolamento totale, nella sezione di isolamento totale e di tortura legale

febbraio 15, 2011 di ummusama

بسم الله الرحمن الرحيم

“Il 9 maggio 2005, l’ambasciata racconta di un incontro con il giudice Jean-François Ricard. Quest’ultimo spiega che i magistrati del suo calibro, esperti di antiterrorismo, si giovano del “beneficio del dubbio”. Prende ad esempio il caso Djamel Beghal, arrestato nel 2001 e sospettato di un progetto di attentato contro l’ambasciata americana a Parigi. “Ricard dice che le prove [contro di lui e i suoi complici] normalmente non sarebbero sufficienti per condannarlo, ma ritiene che i servizi ce l’abbiano fatta grazie alla loro reputazione” [Le Monde, 1 dicembre 2010].

È per denunciare questa ingiustizia, questa impunità, che è stato creato questo comitato. Difendere Djamel dagli attacchi che ha subito, dall’accanimento di cui è vittima, mentre nessun diritto di replica gli è mai stato concesso. Gli articoli si susseguono, ammasso di menzogne, di inesattezze, di false verità, destinate a preparare l’opinione pubblica ad accettare l’inaccettabile per sollecitare e avallare l’inammissibile.

Djamel è stato condannato alla pena massima di 10 anni di carcere, aggravata da un periodo di regime di massima sicurezza dei due terzi, senza la minima prova. Accusato di aver voluto commettere un attentato contro degli interessi americani a Parigi. In realtà, sono le convinzioni di un uomo che sono state giudicate. La Francia aveva bisogno di consegnare un terrorista all’opinione pubblica, che importanza avevano le prove?, la reputazione dei servizi segreti anti-terrorismo riuscirà nell’intento, tutto è acconsentito in questo contesto esplosivo, approfittiamone per superare i limiti dell’impunità.

Già all’epoca, il processo aveva brillato per l’assenza di prove, come testimoniano diversi articoli che potrete consultare nella rassegna stampa. Oggi, ciò ci viene svelato attraverso i cablogrammi di Wikileaks. 10 anni di prigione, 7 anni di isolamento totale, nella sezione di isolamento totale e di tortura legale, 10 anni di dolore per una famiglia che si è voluto separare, straziare, distruggere fino ad oggi, quando ogni normale viaggio per andare a trovarlo al parlatorio è diventato pretesto per gli interrogatori degli adulti così come dei bambini. Seppure la nostra famigla è ancora unita oggi, quanto siamo stati lacerati?

Decadimento di nazionalità, macchinazioni di tutti i tipi, assegnazione a residenza con drastiche coercizioni, oggi la storia si ripete…

Nuovo arresto, nuovo incartamento vuoto, di nuovo l’isolamento e una famiglia ancora una volta privata del suo diritto a vivere riunita, proprio mentre cominciava a ritrovarsi dopo tutti questi anni. Basta all’impunità consistente nell’utilizzare i musulmani innocenti nei processi di terrorismo, fittizzi e menzogneri.

Vi invito dunque, attraverso queste pagine, a scoprire la verità su quest’uomo, sulla sua storia – la nostra storia – e a sostenere i nostri sforzi per ottenere la sua liberazione, denunciare le ingiustizie di cui è vittima e farle cessare il più rapidamente possibile>>>

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Una risposta a Djamel Beghal, 10 anni di carcere, sette anni di isolamento totale

  1. Andrea Di Vita scrive:

    Per Martinez

    Ho dato un’occhiata al sito. Uno scenario da paura, se vero. Che dice Amnesty International?

    Ciao!

    Andrea Di Vita

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