Cosa vuol dire avere il passaporto giusto…

In questi giorni, come avrete visto, sto scrivendo parecchio sui rapporti tra il mondo xenofobo europeo e Israele. Ma certi rapporti sono diventati possibili anche per le trasformazioni culturali che avvengono dentro lo Stato d’Israele.

Sentite quanto è capitato a un mio amico, tutt’altro che ostile verso Israele.

Volo Israir Roma-Tel Aviv del 2 dicembre 2010.

La partenza da Fiumicino è fissata per le 20.15.

A bordo, tra i passeggeri, ci siamo io e Vilma Dela Cruz, una signora di quarantatre anni, filippina ma da anni residente in Italia. Io vado in Israele per lavoro, Vilma per motivi religiosi e turistici. Vuole visitare i luoghi santi cristiani e vedere una città che ha sempre sognato, Gerusalemme. Quel sogno era maturato nel tempo anche grazie alla sua amicizia con una eminente personalità dell’ebraismo, il rabbino Elio Toaff.

A Roma Vilma, munita di regolare passaporto filippino (all’ambasciata israeliana in Italia le avevano garantito che i suoi documenti erano in regola e non c’era necessità di un visto), viene sottoposta a meticolosi controlli e fatta imbarcare. L’atterraggio a Tel Aviv avviene intorno alla mezzanotte italiana, l’una ora locale.

Scendiamo. Controllo passaporti. Facciamo la fila insieme, Vilma e io. Solite domande, poi, per me, il timbro d’ingresso. Per Vilma no. “Devo andare, dicono, alla rappresentanza del Ministero degli Interni qui in aeroporto, ma farò subito. Ci vediamo fra poco al ritiro bagagli“, mi dice tranquilla. Io non mi sento tranquillo. Dopo venti minuti provo a chiamarla. Cellulare spento. Le mando un sms. Non risponde. Di nuovo un altro sms.

Silenzio.

L’indomani mi aspetta la prima difficile giornata di lavoro qui. Sono le tre e mezzo e devo ancora prendere il taxi per Gerusalemme. Sono in ansia per Vilma, ma so che ha amiche del suo Paese qui che la ospiteranno, che conosce diverse persone in Israele, e naturalmente conosce perfettamente l’inglese, e questo mi fa sperare. Passano poche ore. Mi assopisco appena. Mi sveglia l’avviso di un sms. E’ Vilma. “Mi tolgono telefono e non posso comunicare con nessuno. Mi tengono qui non so perchè. Aiuto”. La mattina dopo, venerdi, chiamo l’aeroporto, la compagnia aerea. Niente. Nessuno dice e sa nulla.

Ho in mente un solo pensiero:sequestro di Stato. Assurdo, senza causa, senza fine. Follia pura. Chiamano i parenti di Vilma da Roma, angosciati. Non sanno niente e nessuno sa dire loro nulla. Domenica sera Vilma viene imbarcata in un aereo che la riporta a Roma. Mi chiama da Fiumicino: “Mi hanno arrestata. Non credevano fossi turista e temevano che volessi andare a lavorare togliendo lavoro agli israeliani.” Non è possibile! Sembrava impossibile, in uno Stato di diritto. E’ stato possibile all’aeroporto di Tel Aviv, Israele.

DANIEL DADA

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106 risposte a Cosa vuol dire avere il passaporto giusto…

  1. Un delirio, a dir poco. Ma forse spiega l’interesse della Lega per Israele

  2. Leo scrive:

    “Sembrava impossibile, in uno Stato di diritto.”

    Stato di diritto cosa ? Israele ?

    Uah, ha ha ha ha ha ha :-)) :-)) :-)) !!!!!

  3. Peucezio scrive:

    La signora aveva tre caratteristiche già imperdonabili prese una per volta, figuriamoci insieme: caratteristiche somatiche non europoidi, passaporto non occidentale, religione cristiana. E vi pare che quelli la dovevano accogliere bene? Mo’ pretendete troppo!

  4. Francesco scrive:

    Capisco che sia una tua amica ma mi pare un “quasi normale” esempio di paranoia da “idraulico polacco” …

    • Moi scrive:

      Che storia è quella dell’ Idraulico Polacco ?!

      • Francesco scrive:

        sai chi è il Nemico dell’Umanità Odierno? dove per umanità si intendano i tedeschi o i francesi (e forse gli inglesi)? un idraulico polacco che si fa pagare poco

        solita fuffa anti-globalizzazione da leghisti

  5. mirkhond scrive:

    Per quel che ne so, i pellegrinaggi in Terrasanta vengono fatti in gruppi organizzati dalle parrocchie. Credo che la signora dovrebbe fare in questo modo onde evitare questi guai.
    Poveretta, che brutta esperienza!

  6. roberto scrive:

    vuoi consolare la tua amica?

    ho un amico al quale è successa questa cosa:
    rientra a bruxelles da un viaggio di lavoro con un collega. il collega, un negraccio, viene bloccato alla dogana, tenuto 24 ore in fermo e poi espulso.
    il negraccio era presidente della corte costituzionale di uno stato africano, invitato in europa per delle conferenze dal mio amico che doveva stare in transito a bruxelles.
    il mio amico presidente di sezione al consiglio di stato belga, responsabile della convalida o meno di queste espulsioni (ma naturalmente non era di turno ed ha assistito impotente alla prepotenza dei funzionari di dogana, salvo poi fare una lavata di capo ai dirigenti).
    in belgio, cuore dell’europa, stato di diritto…

    • Ritvan scrive:

      Scusa, Roby, ma il “negraccio” aveva i documenti a posto o no? Perché se li aveva ed è presidente di corte costituzionale avrebbe tutto il tempo, il denaro e l’opportunità per far causa a chi lo ha espulso ingiustamente e vincerla. Ma se non li aveva, allora mi sa che quel posto alla corte costituzionale non lo merita.

      • roberto scrive:

        si li aveva, ma da quanto mi ha raccontato il mio amico aveva la sfiga di avere il nome uguale a quello di un qualche ricercato (oltre ad avere la pelle sbagliata e aver incontrato la persona sbagliata nel momento sbagliato).
        non so invece se poi abbia fatto causa, se ti interesssa chiedo

      • roberto scrive:

        ritvan,
        visto che sei pignol..ehm, amante della precisione, ho richiesto al mio amico di raccontarmi l’episodio e ho qualche precisazione:
        1. non fermo di 24 ore, ma una notte e poi reimbarco sul primo volo
        2. il tizio non ha fatto causa avendo avuto soddisfazione morale con la lavata di capo di cui parlavo ieri (e devo dire che il mio amico è persona estremamente simpatica e cordiale, ma capace di sfuriate epiche)
        3. oltre alla concordanza con il nome c’era un problema veramente ridicolo: king kong non aveva un posto dove stare (cioè nessuna prenotazione alberghiera), il che era abbastanza logico visto che avrebbe dovuto dormire una notte a bruxelles dal mio amico e poi ripartire, ma questa garanzia personale di ospitalità allo zelante doganiere non bastava.
        4. il magistrato di turno che avrebbe dovuto intervenire (li hanno una procedura veramente d’urgenza, ed il magistrato di turno deve essere reperibile come un cardiologo) era introvabile, ed ha passato un bruttissimo quarto d’ora visto che era magistrato nella stessa sezione della quale il mio amico era presidente.
        insomma un mega pasticcio

      • roberto scrive:

        pasticccio che pero’, sempre secondo il mio amico, ha avuto l’aspetto positivo di fargli toccare con mano qualche disfunzionamento del sistema, cosa che è sempre utile se si vuol sapere dove si deve cambiare

        • Ritvan scrive:

          Grazie delle precisazioni, caro roby
          Ciao
          Ritvan ‘O Pignolo:-)

          P.S. Scusa un’ulteriore pign…pardon, richiesta di precisione:-), ma un “ricercato” – ovvero il tizio dal nome uguale a quello dell’esimio giudice “negraccio” -non dovrebbe essere arrestato e poi messo a disposizione di chi lo “ricerca”, piuttosto che solo reimbarcato comodamente sul volo di provenienza??

          • roberto scrive:

            immagina che cerchi abdul ben stoquà nato a tangeri il 1 aprile 1972 e trovi abdul ben stoquà nato a zanzibar il 4 dicembre 1969.

            vuoi rogne? se si, arresti il tuo uomo, se no lo mandi via.

            (ovvio che non è un granché come ragionamento ma cerco di mettermi nei panni di poliziotto incavolato perché al posto di mangiare il waterzooi con la famiglia passa la sera all’aereoporto)
            🙂

  7. falecius scrive:

    Roberto: ho sempre avuto delle serissime perplessità riguardo al fatto che una cosa come il Belgio potesse anche solo esistere. In un mondo normale, non dovrebbe esserci.

  8. tamas scrive:

    Mi sbaglio o qui, in un sito che si proclama amico dei popoli, si fa della belgiofobia senza vergogna? Credo che vi denuncerò all’Alta Corte dell’Internets.

    • roberto scrive:

      figurati, a me i belgi stanno pure quasi simpatici…a parte quando fanno finta di non capire la lingua dell’altro

      • Ritvan scrive:

        Anche a me i belgi stanno simpatici. Sono stato per un progetto di ricerca all’Università di Liegi per alcuni mesi nel lontano 1994 (e dunque ancora in piena “albanofobia” mediatica europea) e non ho riscontrato pregiudizi nei miei confronti, anzi.

        P.S. Confermo, però, la pessima abitudine di far finta di non capire/parlare la lingua dell’altro, ma esiste solo fra valloni e fiamminghi. Un giorno eravamo in viaggio in auto col prof e il suo staff (tutti valloni) in terra fiamminga. Ad un certo punto il prof ebbe bisogno di un’indicazione, fermò la macchina e pregò me di andare a chiedere informazioni. Lo feci, nel mio francese abbastanza corretto, ma che si sentiva lontano un miglio che non ero un madrelingua. Il fiammingo di turno fu gentilissimo e mi diede tutte le neccessarie istruzioni, sempre in francese. Al ritorno, il prof – una persona squisita – mi disse:”Scusami, Ritvan, se ho mandato te, un caro ospite, e non uno dei miei assistenti a chiedere informazioni, ma se lo avessi fatto delle due l’una: o non avremmo avuto alcuna informazione se il mio assistente avesse parlato in francese o avremmo dato un’immeritata soddisfazione al fiammingo francofobo di turno se il mio assistente avesse parlato in fiammingo.”

        • roberto scrive:

          vabbuo’ sto tipo era da prendere a calci, mica ci si perde di dignità a parlare la lingua dell’altro!
          invece a me è successo (spesso) di capitare su fiamminghi che facevano orecchie da mercate al mio francese, che per buono che possa essere non è certamente il francese di un belga. e ad onor del vero mi è successo pure il contrario, chesso’ fermare qualcuno per strada con un bel “dag meneer” e vedere il potenziale interlocutore andarsene scuotendo la testa (ma che ci posso fare, mica la gente ce l’ha scritto in faccia che lingua parla!?!)

          • Z. scrive:

            Mah, visto come si comportano i fiamminghi coi valloni secondo me il professore di Ritvan ha pure le sue ragioni. Non ricordo di una sola insegna scritta in francese in tutta Anversa, salvo quelle pubbliche, e un motivo ci sarà…

            In compenso, con me sono stati gentilissimi sia gli uni che gli altri – sia i valloni quando ordinavo al McD di Bruxelles in fiammingo sia i fiamminghi quando parlavo francese nei negozietti ad Anversa – senza distinzione, e ho un ottimo ricordo del mio breve soggiorno belga.

            Z.

            PS: A questo punto, se ve ne fregasse qualcosa :-), potreste chiedermi: ma perché parlavi fiammingo a Brucsèl e francese ad Anversa? Perché non so parlare né l’uno né l’altro idioma, e così dicevo la prima parola che mi veniva in mente: come un idioma, appunto 🙂

            • PinoMamet scrive:

              Beato te che te vengono in testa le parole fiamminghe!!

            • roberto scrive:

              caro Z.,
              non per difendere i fiamminghi, ma a proposito di “Non ricordo di una sola insegna scritta in francese in tutta Anversa”, hai mai notato una sola scritta in fiammingo in una qualsiasi città della vallonia?

              • Z. scrive:

                roberto: mi ricordo di averne viste diverse a Brucsèl. Per il resto non ho girato affatto in Vallonia, sicché non saprei dire come funziona nelle altre città.

                Pino: scherzi? quando dico “qualche” dico proprio nel senso letterale di “qualche”. Non più delle dita di una mano, ed era pure una mano monca 😆

                Z.

                PS:
                Bottega in Vallonia:
                “Qui non si parla fiammingo”
                Bottega fiamminga:
                “Qui non si parla, si lavora”

              • roberto scrive:

                Z.,
                per tua doverosa informazione, bruxelles ha uno statuto un po’ particolare, quindi è normale che ci siano scritte in tutte e due le lingue…SPQB come direbbe obelix 🙂

              • Z. scrive:

                Ecco svelato l’arkano 🙂

                grazie!

                Z.

  9. falecius scrive:

    Tamas: niente contro i belgi. È lo stato belga che mi da problemi. La sua esistenza offende il mio senso estetico quando guardo una carta geografica (e diciamolo, anche la Bielorussia non è un granché. Stalin poteva pagare un pittore più bravo per disegnare i confini delle Repubbliche Sovietiche).

  10. DoppiaD scrive:

    Buonasera. Sono amica di amici, e anche un’assidua lettrice di questo spazio, seppur da poco.

    Non saprei dove segnalare questo interessantissimo video, che non c’entra niente con le schifezze che accadono all’aeroporto di TelAviv ma tutto con le contorsioni mentali della nuova destra riciclatasi da antisemita a islamofobica in un battibaleno:

    http://www.youtube.com/watch?v=HzPTkFTx98E

    la “signora” mi sembra in palese difficoltà ed imbarazzo. mammamia.

    ti segnalo anche un interessante caso di traduzione sbagliata dove da “cristiani” si passa a “jihadisti”. Ora, non conosco l’urdu, ma molti commentatori pakistani su loonwatch hanno confermato, con riferimenti precisi, che la regazzina estremista intende anche radere al suolo i cristiani. Qui al punto otto per la storia completa, che di per sè è tristissima anche senza errori di traduzione.

  11. Moi scrive:

    Ma non è che la povera Vilma l’ hanno paranoicamente ritenuta una “Islamica” Filippina del Mindanao che cercava la connection tra il movimento jihadista independentista Moros [sic] e Hamas ?

    • Francesco scrive:

      fammi fare il cattolico quasi lefevriano: ad un ebreo non serve immaginarti musulmano per trattarti male, se sei cristiano va benissimo lo stesso.

      anche se questo dispiace a Miguel.

      OT qui a Milano la xenofobia popolare (che non è identica a quella dei mass media) è ad ampio spettro: non solo musulmani e zingari ma anche negri, albanesi, romeni – solo in pare confusi con i rom – e cinesi. Con qualche punta di attenzione rivolta ai latinos (che bevono e si aggregano in bande di delinquenti).

      Non escludo che scavando un attimo anche i russi (in senso lato, cioè gli slavi) abbiano i loro problemi.

      Questo senza dimenticare i napoletani (i veri terroni, già i pugliesi piacciono di più) e i romani.

      O le antiche ma sempre vive opinioni sui piemontesi, i toscani, i provinciali …

      Caro Miguel, vedo un mondo di razzismo “vero” molto più ampio di quello che vedi tu, e meno strumentale agli interessi dell’Entità Sionista.

      Ciao

      • Peucezio scrive:

        “fammi fare il cattolico quasi lefevriano: ad un ebreo non serve immaginarti musulmano per trattarti male, se sei cristiano va benissimo lo stesso.”

        Sottoscrivo al 100%.
        Apparentemente e per ragioni puramente contingenti gli ebrei vanno un po’ più d’accordo coi cristiani, 1) perché ci sono i puritani ed evangelici vari statunitensi che professano una sorta di giudeo-latria e quindi sono degli utili servi, oltretutto potenti e 2) perché il resto dei cristiani contemporanei ha fatto proprio un irenismo buonista e tollerante, che nel caso della Chiesa Cattolica postconciliare si manifesta nei termini di un vero e proprio servilismo verso l’ebreo, per cui sono lontanissimi da costituire un pericolo, anzi, talvolta possono essere un utile alleato.
        Diverso è il caso dell’Islam, che, benché sia una derivazione meno diretta ma più fedele dell’ebraismo (non c’è trinitarismo né incarnazione, non c’è la mediazione di un corpo sacerdotale con una gerarchia centralizzata, rimangono certe prescrizioni e tabù che già S. Paolo eliminò dal cristianesimo…) oggi rappresenta un avversario molto più irriducibile soprattutto a causa della Palestina, ma anche per la resistenza che molti suoi settori oppongono al capitalismo imperialista occidentale (cioè al potere ebraico), al quale invece le società europee sono pienamente organiche, compresi i comunisti in tutte le loro declinazioni, che lo sono anche più degli altri, malgrado i loro altisonanti e ormai sclerotizzati slogan.
        Ciò non toglie che per secoli sia stato il contrario: gli ebrei vivevano perfettamente a loro agio e prosperi nelle nazioni islamiche, mentre nel mondo cristiano erano marginalizzati, subalterni e circondati da un sentimento di ostilità.
        Gli ebrei non hanno alleati naturali, fissi e fedeli, ma solo alleati strategici o tattici: essi sono per natura alleati solo di sé stessi.

        • PinoMamet scrive:

          Vabbè, adesso non esageriamo.

          Qui si sta confondendo con lo Stato d’Israele, che fa le sue porcate riguardo all’immigrazione più o meno come tutti gli stati “ricchi” (illuminante il paragone col Belgio, ma penso basterebbe andare in una Questura all’Ufficio immigrazione per sentirne di tutti i colori…)
          con idee più o meno fondate delle simpatie religiose degli “ebrei”.

          Che tra l’altro, se Israele volesse bloccare tutti i turisti cristiani, hai voglia…

          Poi, nel caso specifico, non è che le contentassero il cattolicesimo: le contestavano la “filippinità”.

          Ciao!

          • PinoMamet scrive:

            “CoStestassero”, ovviamente.

          • Peucezio scrive:

            Il pellegrinaggio ai luoghi santi lo tollerano, perché è una fonte di reddito di tale entità che sarebbero pazzi a privarsene (degli ebrei si può dire tutto, tranne che non abbiano il senso degli affari).
            Poi è vero che gli ebrei sono una cosa, Israele un’altra e ci sono ebrei della diaspora che con Israele non c’entrano nulla. Ma Israele è comunque lo “stato ebraico” e la sua potenza militare, economica e politico-diplomatica si deve essenzialmente agli ebrei della diaspora: ovviamente non ai Falascià o a qualche famiglia sefardita tunisina o a quello con la botteguccia di oreficeria sotto casa, ma a quelli che contano, che dirigono le grandi banche americane e inglesi ecc.

            • PinoMamet scrive:

              Peucezio

              io quando tu parli degli ebrei, ho sempre l’imrpessione che tu stia parlando di qualche entità mitologica, alla quale si possono attribuire a piacere una serie di virtù o vizi, e non di persone concrete.

              Sembra che per te essere ebrei costituisca in partenza un handicap, un “peccato originale”, da cui alcuni poi possono salvarsi per meriti individuali, ma comunque una propensione (non naturale perché non sei nazista, ma culturale perché sei cattolico “vecchio stile”) a una certa malvagità.

              Come se la “cattiveria” di Israele-stato non fosse qualcosa che giudichi dai suoi comportamenti concreti, ma che fai discendere a priori dalla sua origine culturale ebraica.

              Oltretutto da come parli degli ebrei si vede che li conosci poco, dico proprio personalmente, come persone.

              Insomma, mi sembra che tu stia avvicinando davvero troppo a posizioni antigiudaiche, e mi dispiace, perchè ti so persona intelligente.

              Ciao!

              • Peucezio scrive:

                Avvicinando… sono posizioni che ho più o meno da un quarto di secolo.
                Sì, diciamo pure che per me l’ebreo è una categoria metafisica, più che una razza, una religione, un dato storico, culturale, economico o qualsiasi altra cosa. D’altronde non vedo perché un popolo non possa, nella storia, incarnare un principio metafisico.
                Tu mi dirai: sì, ma è un atto di fede. Sì, ti rispondo, ognuno ha le sue fedi, però io mi baso sull’osservazione empirica, non sistematica, non dimostrabile in senso scientifico, intuitiva, ma pur sempre empirica.
                Di ebrei ne conosco qualcuno, alcuni corrispondono a ciò che io dico degli ebrei, altri no, o solo sotto certi aspetti. Ma ciò importa poco: non mi interessa capire come sono i singoli ebrei presi e sommati insieme, né qual è la percentuale, fra gli ebrei, di quelli con certe caratteristiche o senza. Quallo che mi interessa è il ruolo del popolo ebraico nei fatti del mondo.

                Ti ringrazio dell’intelligenza che mi attribuisci, ma per chi ha posizioni come le mie i casi sono due:
                – o non può essere intelligente e allora se poi dimostra di esserlo qualcosa non torna
                – oppure, se è intelligente, non può non aderire a certi principi imprescindibili di tolleranza, di rifiuto del razzismo, del’antisemitismo ecc., insomma, è per forza uno di larghe vedute, dalla mentalità evoluta, dalle idee “presentabili”. Tu non sei certo uno che fa del banale “politicamente corretto”, però, in forme più consapevoli e intelligenti, la sostanza che stai esprimendo è questa, o sbaglio?

                Il risultato, nell’uno e nell’altro caso, è o permanere nella contraddizione pensando che nel mondo ci sono fenomeni incomprensibili o pensare che io CREDO di avere certe idee, ma in fondo non le ho.
                Che ne pensi?

              • Raffaele scrive:

                Non ti crucciare, sei piu’ filo israeliano che intelligente.

        • Francesco scrive:

          casualmente disssento al 90% dalle motivazioni per cui tu mi sottoscrivi al 100%

          😀

          • Peucezio scrive:

            Per forza: tu quello di destra ma sei filoebraico.

            • Francesco scrive:

              in effetti potrei anche definirmi filo-ebraico, pur non avendo particolare simpatia (ma neppure ostilità) per Israele

              apprezzo, degli ebrei, le barzellette e la persistenza, che di solito stimo “a prescindere”

              non concordo sull’idea che un popolo possa incarnare un principio metafisico, escludendo solo la mia collezione di Playmobil

              è sbagliato, prima che razzista. dissento persino da Ferrara, su questo

  12. Athanasius scrive:

    “compresi i comunisti in tutte le loro declinazioni, che lo sono anche più degli altri, malgrado i loro altisonanti e ormai sclerotizzati slogan”

    Vero. E quello che si spesso dimentica,, cioè che i comunisti sono occidentalissimi nello spirito.

    • Moi scrive:

      Le origini ebraiche di Marx non sono mai state un segreto : anche se non religioso, culturalmente il Karlone era molto ebreo, idem per Freud !

  13. mirkhond scrive:

    Concordo con Athanasius e Peucezio.
    Del resto fu proprio Augusto Del Noce a riflettere su un comunismo antiborghese diventato una delle componenti PIU’ SALDE ED ESSENZIALI di quella borghesia capitalista che avrebbe dovuto abbattere…..
    La stessa rivoluzione bolscevica agli inizi fu ANCHE una spinta a completare il processo occidentofilo della Russia iniziato con Pietro il Grande.

    • Peucezio scrive:

      Infatti. Anche la rivoluzione bolscevica raramente viene compresa nella sua essenza storica e viene confusa con lo stalinismo, che fu tutt’altra cosa.
      La rivoluzione del ’17 in sostanza occidentalizzò la Russia, ovviamente nel senso peggiore del termine (ammesso che “occidentalizzare” possa avere un’accezione buona).

  14. Ritvan scrive:

    Confermo che la signora Vilma aveva il passaporto “giusto”.
    Nel sito dell’Ambasciata Israeliana a Roma http://roma.mfa.gov.il/mfm/web/main/document.asp?DocumentID=71019&MissionID=41
    è confermato che i cittadini filippini, muniti di passaporto con almeno 6 mesi di validità non hanno bisogno di visto turistico per visitare Israele.
    P.S. Lo stesso vale anche per gli albanesi.
    P.S.2 Ovviamente, in Israele come in qualsiasi altro Stato, quelli del Ministero degli Interni possono rimandare indietro chiunque sembri loro “sospetto”, in barba alle regole generali stabilite dal Ministero degli Esteri. Purtroppo.

  15. Miguel Martinez scrive:

    Chiedo scusa se intervengo con ritardo, visto che ho dovuto faticare molto per scrivere il post successivo…

    Ho segnalato questo episodio per due motivi.

    Il primo, per sostenere il mio amico nella denuncia di questa precisa ingiustizia.

    Secondo, perché è un segno di un clima diventato ormai planetario. Non c’è differenza, in questo senso, tra ciò che avviene in Israele e l’episodio che Roberto riferisce sul Belgio.

    Il punto è che da un po’ di tempo, cio’ che fa Israele, per una serie di motivi politici ma anche simbolici, legittima ciò che avviene in tutto l’Occidente – se Israele tortura, possiamo torturare anche noi; se Israele fa le rappresaglie collettive, possiamo farle anche noi…

    Questo è anche il senso profondo e storico dell’avvicinamento tra Israele e le nuove destre europee. Dove per Israele ovviamente non intendo affatto ogni singolo cittadino israeliano, ma la tendenza generale della società, del governo e dei loro referenti americani.

  16. Miguel Martinez scrive:

    Per Francesco

    “OT qui a Milano la xenofobia popolare (che non è identica a quella dei mass media) è ad ampio spettro: non solo musulmani e zingari ma anche negri, albanesi, romeni – solo in pare confusi con i rom – e cinesi. Con qualche punta di attenzione rivolta ai latinos (che bevono e si aggregano in bande di delinquenti).”

    Guarda che è una cosa che ho sempre detto.

    1) La xenofobia popolare è un fenomeno diffuso e abbastanza naturale

    2) La xenofobia popolare se la prende con ciò che il popolo vede e capisce, che non è l’interno degli harem o l’interno dei libri di hadith

    3) Per catalizzare la xenofobia popolare sull’interno degli harem o dei libri di hadith, ci vuole qualcuno che abbia studiato e che non appartiene affatto al “popolo”

    4) ecco perché l’islamofobia è una ristrutturazione artificiale e deliberata di un fenomeno spontaneo

    • Francesco scrive:

      credo che dissentiamo sul successo dell’operazione, allora, caro Miguel

      il divario tra teoria e prassi rimane amplissimo, anche quando la prima è l’islamofobia indotta dai media e la seconda è il fstidio per il tram pieno di senegalesi e cinesi

      e la prassi domina, mi sa tanto

      ciao

  17. PinoMamet scrive:

    “D’altronde non vedo perché un popolo non possa, nella storia, incarnare un principio metafisico.”

    Ti rispondo qua per comodità, Peucezio.

    Un popolo non può incarnare un principio metafisico perché… un popolo non è un principio metafisico!

    Un popolo è un insieme di persone che si riconosce, o viene riconosciuto, come parte di quel popolo.
    All’interno di quell’insieme, ci sarà sempre qualcuno che corrisponde in tutto o in parte all’idea che ci siamo fatti di loro. Di solito i popoli contano qualche milione di persone: sarebbe strano il contrario.
    E poi, i luoghi comuni (di cui il principio metafisico a me sembra essere la forma decantata e nobilitata) raramente nascono a caso (a dire il vero, credo che qualcuno nasca anche a caso, ma vabbè).

    Il problema è questi luoghi comuni, anche trasfigurati nel “principio metafisico”, non sono la realtà, ma ne sono la deformazione; e senza indagarne le cause (della realtà alla base, e della deformazione subita) non ci dicono assolutamente niente.

    Avendo avuto a che fare con persone convintissime che gli italiani siano tutti vili (perché non hanno vinto la seconda guerra mondiale, o perchè hanno vinto la prima, udite udite, grazie all’aiuto degli americani…), questi luoghi comuni già di partenza mi danno fastidio.
    Anche quelli che non mi toccano direttamente: vedasi sopra quei coglioni di “tedeschi antitedeschi”.
    Peraltro, sono sicurissimo che non sia difficile trovare italiani vili, tedeschi nazisti e ebrei che sanno fare gli affari.
    Neri stupidi, bergamaschi rozzi e meridionali incivili.
    Il problema è quando si applica il discorso come fai tu: il caso che si adatta al luogo comune ne è la prova, quello che non si adatta è l’eccezione (che conferma la regola).

    Quando poi si eleva tutto il discorso al piano del “principio metafisico”, allora è peggio ancora, perché tutto viene sottratto al mondo della cause e degli effetti, e posto in una sfera intangibile, dove alla fine ognuno proietta quello che gli pare.
    (un atto di fede, come dici tu).

    Allora tu nel tuo atto di fede cattolico-tradizionale attribuisci agli ebrei un certo ruolo (che non si sono scelti, e di cui la maggioranza di loro non sa niente), un protestante americano un altro, e così via.

    Il tuo discorso ha una triplice contraddizione:
    -cercare le prove empiriche di un fatto metafisico;
    -dire di non essere interessato alla percentuale in cui si adattano o meno alla tua teoria (in contraddizione con quanto sopra);
    -infine, accettarle o meno secondo la loro rispondenza alla tua idea.

    Cioè, è come se tu dicessi (scusami se semplifico)
    “gli ebrei sono il popolo dell’Anticristo; ecco il signor Piperno, senz’altro deve essere di cattivo carattere:
    a- non lo è: beh, per forza, non è mica detto che solo perchè sono il popolo dell’Anticristo devono essere tutti stronzi;
    b- lo è: ah ecco, lo sapevo che erano tutti stronzi!”

    (non voglio metterti cose in bocca che non dici, semplifico brutalmente per tentare di mostrare quello che a me sembra l’errore del tuo pensiero).

    In tutto questo, gli ebrei reali non solo non c’entrano assolutamente niente;
    ma anche non hanno nessuna possibilità di intervenire, perché, al contrario del “luogo comune”, in cui almeno si può fare l'”eccezione”, nel principio metafisico non ci sono cazzi, è così e basta.

    Sul blog vecchio si parlava di un tale convinto che i Circassi (che la maggioranza di noi non ha neppure la minima idea di chi siano, di preciso) fossero il popolo dell’Anticristo.
    Dubito peraltro che il tale, americano se non ricordo male, conoscesse i Circassi molto più di me, e ne avesse mai visto uno dal vero.
    Ma non importa: nella sua idea metafisica era così, e i poveri Circassi reali non ci possono fare proprio niente.

    è vero che non ci sono grandi persecuzioni anti-circasse in giro (non so, forse in Siria o in Russia o in qualche altro luogo dove sono la minoranza);
    ma visto che le persecuzioni anti-ebraiche sono state tutt’altro che poco comuni, capisci bene come l’argomento che tocchi sia, come dire, sensibile.

    Allora tu mi chiedi, ma se sono intelligente io, allora l’argomento è sbagliato?
    E la risposta è: sì.

    Non si tratta di aderire a un generico antirazzismo irenista (a me fa pensare a Maurizio Costanzo quando diceva “bbooooni… state bboooni…”)
    ma semplicemente di capire che un popolo NON è un principio.

    Poi se tu pensi che per colpa degli ebrei ci sarà la fine del mondo, o l’avvento di Gesù, o non so che altro, come dire, va be’: ma sono fatti tuoi, per i quali trovo ingiusto che gli ebrei reali debbano vedersi incollate etichette poco simpatiche.

    (pensa a uno che creda che i meridionali abbiano chissà quale ruolo nell’economia storica mondiale, e perciò passi il tempo a vedere se i meridionali che incontra sono o meno incivili, sporchi, antipatici…
    beh, non ti darebbe un filino fastidio?)

    Ciao!!

    • Peucezio scrive:

      No, lo riterrei al massimo un eccentrico…

      Il discorso sull’intelligenza però voleva dire un’altra cosa: e cioè che ci sono idee tabù che per definizione una persona intelligente no può professare, cosa che ovviamente io non condivido. Ma non arrivo certo a sostenere che siccome non sono scemo, quello che dico sugli erbei è esatto: sarei pazzo a sostenere una logica del genere!

      Devo inoltre chiarire che non è che le mie posizioni anti-ebraiche derivano dal mio tradizionalismo cattolico, semmai è più vero l’opposto. E comunque il cattolicesimo integrista è lungi dall’esaurire i miei riferimenti ideali, che sono estranei in genere al monoteismo semitico e accettano il cattolicesimo proprio per ciò che di non cristiano c’è in esso.

      Venendo al merito: mi rendo conto che la mia è una petizione di principio, quindi difficile da contestare (o facilissima, d’altronde), che si sottrae a qualunque falsificabilità o verificabilità.
      Però non è che mi sono alzato una mattina e ho detto: “toh, mi serve un dogma, sai che c’è? Mi invento quello dell’antiebraismo”.
      E’ vero che io considero poco rilevante il fatto che c’è una percentuale di ebrei diversi dallo stereotipo e che non sappiamo quanti sono, potrebbero essere anche la maggioranza. Ma perché io capovolgo il discorso: non è che tutto ciò che viene dagli ebrei, non mi piace. E’ che tutto ciò che disapprovo viene dagli ebrei. E questo lo dico a posteriori, empiricamente. In questo senso l’identificazione del principio A nel popolo X diventa corretta, a patto che si contempli la possibilità che ci siano tanti membri del ppopolo X che non sono responsabili di A.
      L’invasione dell’Unione Sovietica nella II Guerra Mondiale (che, per inciso, ha provocato 20 milioni di morti, ma il mio scopo ora non è né demonizzare né farel’apologia di un evento storico) l’hanno fatta i Tedeschi, con l’aiuto marginale di qualche alleato. Ora: è ovvio che un contadino tedesco di novant’anni che viveva in qualche villaggio della Baviera o della Turingia NON ha attaccato l’URSS. Forse nemmeno la maggioranza dei Tedeschi può essere considerata responsabile, forse (compiendo una forzatura non da poco) potremmo dire che l’unico responsabile sia stato Hitler, che era pure un austriaco. Ma ciò non toglie che per la storia la nazione tedesca, il popolo tedesco, “I” tedeschi hanno attaccato la Russia, poiché chi ha agito li rappresentava di fronte al mondo, li dirigeva, agiva in loro nome, era il capo della loro nazione.
      Questo significa che, nel bene e nel male, la storia di una nazione ci parla delle caratteristiche, delle tendenze, dello spirito di quella nazione, di quel popolo, altrimenti dovremmo occuparci solo di storia della vita quotidiana, delle classi subalterne ecc. e ritenere che tutto il resto, i grandi fenomeni storici, siano il risultato delle trame di un gruppetto di politici, governanti, re, imperatori che litigano o si accordano fra loro. Non escludo che in certe fasi soriche e in certe realtà lo iato fra la gente comune e i decisori sia stato tale per cui un metodo simile avrebbe un suo valore. Di certo non lo ha per gli ebrei, che, non solo non hanno mai avuto un capo riconosciuto almeno dalla conquista babilonese, ma per secoli, nella diaspora, non hanno avuto nessuna forma vera e propria di struttura politica, tantomeno di esercito, polizia, gerarchia vera e propria se non delle forme molto paratattiche e diffuse di micro-gerarchia religiosa e comunitaria.
      Però, ti ripeto, potremmo discutere all’infinito. Io ho portato un minimo d’acqua al mulino dei mie argomenti, ma non ho minimamente la pretesa di dimostrare la veridicità delle mie asserzioni, che sono frutto in larga parte di intuizioni e soprattutto di una sensibilità e un orientamento personale e, in quanto tale, né vero né falso, né dimostrabile o opinabile ma, rispetto al quale, al massimo, ci si può sentire più o meno in sintonia o in distonia, anche magari in una distanza abissale, senza che questo sia un problema per nessuno, certo non per me.

      • roberto scrive:

        peucezio,
        certo che NON ci sono idee tabù che per definizione una persona intelligente non può professare, ma una persona intelligente dovrebbe appunto “professare” idee e non “petizioni di principio, che si sottraggono a qualunque falsificabilità o verificabilità”.

      • Andrea Di Vita scrive:

        Per Peucezio

        ”la mia è una petizione di principio, quindi difficile da contestare (o facilissima, d’altronde), che si sottrae a qualunque falsificabilità o verificabilità.”

        Per dirla con una sola parola, e’ ‘metafisica’. La negazione del rasoio di Ockham, la distruzione della ragione. E il sonno della ragione genera mostri.

        I post di Martinez dimostrano come sia proprio l’intrinseca vaghezza, l’implicita arbitrarieta’ di una narrazione metafisica (Il Nemico, La Civilta’, I Valori) che rende facile scegliersi il capro espiatorio di turno (l’altro ieri gli eretici, gli Ebrei e i Nemici Del Popolo fino a ieri, oggi i Musulmani).

        Lager e gulag sono costruzioni malefiche precisamente perche’ irreali nei loro fondamenti, basati su gigantesche narrazioni abitrarie metafisiche (immanenti piuttosto che trascendenti, in omaggio ai tempi: ma sempre costruzioni ideologiche, discorsi fatti su discorsi. E’ notevole che non esista metafisica senza la disperazione assoluta di un qualche inferno). Kundera chiama sempre ‘angeli’ gli scherani della polizia politica.

        Oggi il Libero Mercato e’ l’unica divinita’ (ancora la metafisica!) che vuole ancora sacrifici umani. There Is No Alternative, dicono i liberisti: i loro predecessori dicevano Non Avrai Altro Dio Fuori Di Me. E l’inferno della precarieta’ diluisce in tutte le case l’nferno che prima era concentrato in campi appositi.

        Ciao!

        Andrea Di Vita

        • PinoMamet scrive:

          “Oggi il Libero Mercato e’ l’unica divinita’ (ancora la metafisica!) che vuole ancora sacrifici umani. ”

          Proprio l’altro giorno ho parlato con un economista che mi “spiegava” pazientemente come e perché non si può (o deve?) mai sconfiggere la fame nel mondo…
          casomai allieviarla!
          Spero di essere stato io che ci ho capito poco.

          • Moi scrive:

            Ma cos’ ha detto ?

            … “chi non lavora non mangia” ?

            • PinoMamet scrive:

              No, ha detto una roba che, come l’ho capita io, voleva dire che l’economia si basa sullo scambio tra non uguali; e ci ha infiliato anche in mezzo quasi testualmente le parole che ho riportato.

  18. mirkhond scrive:

    Per Pino Mamet

    Condivido la tua riflessione. Sulla prima guerra mondiale però, fu l’intervento americano a salvare l’intesa, in crisi con la defezione della Russia nel 1917 e il conseguente sfondamento di Caporetto.
    Fu l’arrivo di un milione di soldati Usa a a fornire all’intesa forze fresche in gran quantità e a permettere il crollo degli imperi centrali nel 1918, quando la Germania era stata ad un passo dalla vittoria.
    Che poi i risultati di quella vittoria abbiano costituito le premesse di una nuova e più devastante tragedia vent’anni dopo, questo naturalmente è un altro discorso…
    ciao

  19. PinoMamet scrive:

    ” Io ho portato un minimo d’acqua al mulino dei mie argomenti, ma non ho minimamente la pretesa di dimostrare la veridicità delle mie asserzioni, che sono frutto in larga parte di intuizioni e soprattutto di una sensibilità e un orientamento personale e, in quanto tale, né vero né falso, né dimostrabile o opinabile ma, rispetto al quale, al massimo, ci si può sentire più o meno in sintonia o in distonia, anche magari in una distanza abissale, senza che questo sia un problema per nessuno, certo non per me.”

    Ah, beh, per te immagino che le tue opinioni non siano un problema.. 😉

    Comunque, con queste basi, come dici giustamente tu, rendi impossibile la discussione.

    E quindi rendi impossibile agli altri farti cambiare idea, e togli a te stesso la possibilità di cambiarla.

    Tu ti sei preparato un set di cose che non ti garbano
    (il monoteismo? l’usura? non so, vado a caso) e hai stabilito che vengono dagli ebrei.

    Ti si potrebbe anche smentire: ma a cosa servirebbe? Tanto continueresti a credere le stesse cose. Addirittura fai discendere il tuo cristianesimo (che per tante cose è l’esatto opposto della strada che dovrebbe seguire la chiesa di Roma secondo me; tranne per la messa in latino, che in effetti è bellina) dalle tue idee antigiudaiche….
    cacchio, ma che ti avranno mai fatto questi ebrei?

    Naturalmente io o chiunque altro potremmo portarti mille esempi concreti che smentiscono la tua immagine mentale, ma non importerebbe:
    tu hai deciso che i “tuoi” ebrei sono fatti così, e se non lo sono, peggio per loro.
    Sono cazzi della realtà, se non si adatta al tuo principio metafisico 😉

    ” Questo significa che, nel bene e nel male, la storia di una nazione ci parla delle caratteristiche, delle tendenze, dello spirito di quella nazione, di quel popolo, altrimenti dovremmo occuparci solo di storia della vita quotidiana, delle classi subalterne ecc. e ritenere che tutto il resto, i grandi fenomeni storici, siano il risultato delle trame di un gruppetto di politici, governanti, re, imperatori che litigano o si accordano fra loro. ”

    in realtà io la penso proprio così: non credo che esista un popolo che ha determinate caratteristiche sue proprie ed “eterne”, che ne determinano l’agire;
    e credo che la Storia sia fatta dalla vita quotidiana della gente, e dalle sue interazioni con le decisioni (umane, e perciò a volte anche stupide ed irrazionali) dei govenanti.

    ” Di certo non lo ha per gli ebrei, che, non solo non hanno mai avuto un capo riconosciuto almeno dalla conquista babilonese, ma per secoli, nella diaspora, non hanno avuto nessuna forma vera e propria di struttura politica, tantomeno di esercito, polizia, gerarchia vera e propria se non delle forme molto paratattiche e diffuse di micro-gerarchia religiosa e comunitaria. ”

    E non ti viene da pensare che in queste condizioni ben difficilmente potevano accordarsi in fine di un agire comune?
    E in effetti, non si sono mai accordati su niente, neanche sull’elemento base dell’identità ebraica, quello religioso.
    Come si può credere addirittura che, in una distanza spaziale e temporale così grande, le comunità ebraiche, per non parlare dei singoli individui, abbiano mantenuto qualcosa di “eterno”?

    Insomma, va là, sei un antisemita.

    Mi dispiace dirlo.

    Ciao.

    • Peucezio scrive:

      “E non ti viene da pensare che in queste condizioni ben difficilmente potevano accordarsi in fine di un agire comune?”

      Verissimo. Infatti la visione complottista dello spirito ebraico è una visione ingenua o, quantomeno, molto schematica. Gli ebrei hanno delle loro tendenze naturali, che esprimono costantemente nella loro storia. Oggi la società è molto più accentrata, organizzata e un potere ebraico esiste (che non significa che ci sia una regia, con una sorta di stanza dei bottoni, ma solo una convergenza di interessi e di progetti); allora no di certo. C’è da dire che in quei secoli gli ebrei contavano molto poco.

      Sul resto: infatti mica dibattere deve avere per forza lo scopo di convincere o farsi convincere. Al massimo di portare elementi, spunti, rendere palesi aspetti diversi di un problema, che quindi possono arricchire la conoscenza degli altri che leggono, anche capire meglio e rivedere aspetti di dettaglio, ma vorrei vedere che uno andasse nei commenti dei blog per “cambiare idea”. Non dico che le idee di una persona siano immutabili, ma il cambiamento, se mai c’è (e in una persona sopra i trent’anni non è comune), dovrebbe essere il frutto di una lenta maturazione, di un’evoluzione delle proprie idee, non è che uno legge l’intervento di un altro, per quanto stimabile, acuto, stimolante, e si converte sulla via di Damasco.

      Però io a ‘sto punto proverei a ribaltarti l’obiezione: tu conosci molti più ebrei di me, che pure ne conosco qualcuno. Che cosa in ciò che hai osservato in loro si discosta così tanto dalle mie affermazioni? Che caratteristiche hai rilevato? Che cosa ci puoi raccontare su di loro? Qualche accenno l’hai già fatto, ma sarebbe interessante sentire qualcosa in più.

      • PinoMamet scrive:

        “Che cosa in ciò che hai osservato in loro si discosta così tanto dalle mie affermazioni? Che caratteristiche hai rilevato? Che cosa ci puoi raccontare su di loro? Qualche accenno l’hai già fatto, ma sarebbe interessante sentire qualcosa in più.”

        Peucezio
        a parte che trovo un po’ bruttino fare il report dei miei amici che hanno avuto il caso di nascere in famiglie halakhicamente ebree, come se si trattasse di un documentario naturalistico;

        per il resto, cosa ho osservato? beh, come dire (e ti assicuro che sono serio): niente!
        Sono persone (evidentemente è ancora il caso di dirlo) come tutte le altre… no, non sputano in faccia ai cristiani (altrimenti dovrebbero sputare tutto il tempo!) e i miei amici israeliani ebrei passano il tempo, qua in Italia almeno, con i loro connazionali arabi (molti cristiani e qualche musulmano) facendo esattamente quello che fanno i loro coetanei… idem i non israeliani…
        ah, e vogliono dominare il mondo!
        (scherzo!! 😉 )

  20. PinoMamet scrive:

    Comunque non è che lo giudico un tabù
    (anche se eviterò di farti parlare con certi amici miei di idee meno elastiche…)

    e neanche penso che manderesti qualcuno nei campi di concentramento;
    è solo questione di saperlo, ecco.

    Ciao!

    • Peucezio scrive:

      Sì, condivido la tua cautela, del resto io stesso evito certi discorsi con certe persone.
      Sì, non credo nemmeno che manderei alcuno in campi di concentramento: io sono un buon diavolo alla fin fine 🙂

  21. Jam scrive:

    … la exenofobia popolare, non é popolare ma accademica, cioé provocata dall’imperfezione strumentale di chi detiene il potere in modo tirannico, cosi quella che chiamiamo a torto exenofobia del popolo é una bufala ed uno strumento usato da chi ha bisogno di realizzare l’ingiustizia legalizzata. Non a caso Goethe é convinto che le rivoluzioni non sono la colpa dei popoli-plebe, ma dei governanti che hanno mal diretto il popolo.
    Un popolo non é un principio tout-court, ma purtanto il principio aleggia nel popolo e lo influenza e deforma la gente. Chi mette in circolo certe idee storiche e metafisiche esclusiviste, proietta una forma istruita di ignoranza o un’ignoranza istruita e non potrà mai entrare nella sfera metafisica o mitologica che appartiene a tutti i popoli della terra.
    Entrerà invece in una metafisica ignorante. Un nazi non potrà mai essere né mitologico, né metafisico perché la sua é un’azione anti-sincera per eccellenza, che non sa andare al di là dell’essere.
    Il principio metafisico non é una
    “sfera intangibile sottratta dal mondo delle cause e degli effetti”
    ma é il solo “luogo” dove cause ed effetti, discordanze e tensioni sono autentiche, cioé vissute davvero nella loro autenticità. Quindi la sola cosa a non essere possibile nella mitologia metafisica o ierostoria é l’ignoranza, e non a caso viviamo in un mondo dove anche la “metafisica’ é diventata ignorante cioé strumentale all’egoismo umano.
    Un’istruzione lacunosa, un sapere che non sa, e soprattutto non sa di non sapere.
    ciao

    • Andrea Di Vita scrive:

      Per Jam

      ”autenticità”

      L’autenticita’ e’ individuale, non collettiva. Vedo il mio amico Yuval, non vedo l’Ebraicita’. Lascio ai nazisti parlare di popoli; era Stalin che deportava le etnie.

      Ciao!

      Andrea Di Vita

  22. Miguel Martinez scrive:

    Riguardo alle questioni poste da Peucezio e Pino Mamet,

    le cose non sono così semplici.

    Partiamo da considerazioni generali – è ovvio che esistono gli individui e non i “popoli”, nel senso che non esistono contatti telepatici tra persone che uniscano certi gruppi di individui in qualche unità superiore. Non solo non esistono gli ebrei, non esistono nemmeno i cristiani, gli italiani, i fascisti, i comunisti o gli interisti.

    Però è anche vero che esiste l’illusione di far parte di un gruppo. E in questo senso il discorso su “gli ebrei” si complica, perché non si tratta solo di una proiezione dall’esterno: non è che la società dei “non ebrei” decide un giorno che certe persone “sono ebree”.

    Esiste prima l’autodefinizione, e c’è una lunga tradizione che parte, probabilmente dai tempi dell’esilio in Babilonia, di autodefinizione come comunità di destino. Se si toglie questa autodefinizione, perde senso tutto il cosiddetto Antico Testamento, tutta l’esistenza del giudaismo post-templare, tutta la letteratura ebraica fino all’emancipazione, e successivamente il sionismo.

    Quindi, l’idea di una comunità di destino non è un’invenzione esterna, ma interna.

    Questo vuol dire che ogni persona che vuole criticare globalmente gli ebrei, troverà una quantità sterminata di materiale ebraico che dice che gli ebrei sono una sorta di entità collettiva.

    Le due cose, a mio avviso, vanno invece demistificate insieme: la base della critica all’antisemitismo consiste nella critica radicale al cosiddetto Antico Testamento e a ciò che ne deriva.

    Solo allora ci si potrà considerare come gli esseri umani che siamo tutti. Altrimenti vivremo nelle follie alla Antideutsche/melaninodeficienti.

    • Andrea Di Vita scrive:

      Per Martinez

      ”Le due cose, a mio avviso, vanno invece demistificate insieme: la base della critica all’antisemitismo consiste nella critica radicale al cosiddetto Antico Testamento e a ciò che ne deriva”

      Concordo.

      Ciao!

      Andrea Di Vita

    • Peucezio scrive:

      Miguel, ti faccio però una domanda: tu stesso penso che non avresti difficoltà a riconoscere che lo stato di Israele sia un elemento eccezionale nella politica internazionale, che si permetta cose che nessun altro stato al mondo, per quanto potente e armato, si permette, contro nemici veri e presunti, diretti e indiretti, senza nessuna remora né giuridica, né diplomatica, né morale, umana ecc.
      Tu pensi davvero che questo accada solo perché gli viene consentito, perché si sentono forti del ricatto morale che esercitano su tutto il mondo perché hanno avuto l’Olocausto? Ma allora come mai anche l’Armenia non ha la stessa licenza?
      E se invece c’è una specificità nell’agire di quello stato, indipendentemente dal giudizio degli altri, visto che è lo stato degli ebrei, da dove deriva? Dovremmo concluderne che ha una classe dirigente particolare, che per qualche ragione storica è molto più feroce di quella degli altri stati, malgrado governi gente normalissima, mediamente mite e mediamente aggressiva come tutti i popoli del mondo.
      Ma tu, sinceramente, pensi davvero che gli ebrei siano un popolo “normale”, uguale a tutti gli altri?
      E se è così perché essi hanno inventato la “comunità di destino” e gli altri no? Eppure gli Assiri prima e i neo-babilonesi poi ne hanno deportati tanti di popoli. E perché solo loro hanno inventato il monoteismo (che rimane un collante fortissimo per loro)?
      E se anche tale comunità di destino fosse dovuta a cause storiche contingenti e si fosse poi fossilizzata come un retaggio del loro popolo (cosa che io non credo), non li avrebbe a sua volta influenzati come popolo, nel loro carattere collettivo?

      Sia chiaro che io non sto minimamente sostenendo che l’ebraicità sia necessariamente un fatto genetico. Può essere benissimo che sia solo ed esclusivamente culturale. In realtà la questione mi interessa poco, perché un popolo è quello che è, quale che sia la matrice delle sue caratteristiche.
      Ma anche se è un dato culturale non cambia nulla: gli ebrei nascono da altri ebrei, da questi vengono educati ecc. Cambia il mezzo, non l’esito.

      • PinoMamet scrive:

        “Dovremmo concluderne che ha una classe dirigente particolare, che per qualche ragione storica è molto più feroce di quella degli altri stati,”

        Non so cosa ti risponderebbe Miguel, Peucezio, però io di mio ti risponderei che io personalmente ne deduco che l’AIPAC e l’ADL e la galassia di organizzazioni satelliti sono più influenti delle organizzazioni della diaspora armena (può essere per mille ragioni, economiche, storiche, anche semplicemente numeriche negli Stati Uniti);
        che l’Armenia ha problemi in gran parte diversi da quelli di Israele, che non richiedono una difesa così assidua e “aggressiva”;
        eccetera eccetera.

        Per la “comunità di destino”, ti ho risposto in qualche misura nell’altro intervento: ogni popolo, autodefinendosi tale, sceglie di aderire a un “destino”.
        Nel caso del popolo ebraico, per la solita pletora di vari motivi, questo è più evidente
        (ma anche gli americani non scherzano, e sarebbero da indagare i cinesi…)

        Ciao!

        • Peucezio scrive:

          Mah, sono scettico sulle “mille ragioni”.
          A me la cosa pare molto più semplice e riconducibile a una ragione sola: gli Ebrei sanno fare lobby, hanno un potere economico enorme che gli Armeni non hanno “basta vedere i cognomi dei massimi dirigenti delle maggiori banche americane”, hanno una capacità di infiltrarsi nei gangli più nevralgici del potere, giornalistico, mediatico, editoriale, finanziario ecc., che gli Armeni si sognano.
          In Italia, fra i giornalisti più noti, influenti e autorevoli quanti ebrei ci sono? Lerner, Mentana, Mieli, Colombo, Mimun, Parenzo ecc…. Quanti armeni? Quanti di altre minoranze etniche? E in campo economico-indistriale-finanziario?
          Gli Elkann, cioè la Fiat, sono ebrei, De Benedetti pure, insomma due dei massimi in assoluto. E l’Italia non è certo uno dei paesi in cui il potere ebraico è più pervasivo.
          I luoghi comuni e gli stereotipi saranno pure luoghi comuni e stereotipi, ma talvolta sono suffragati dai fatti.

          • mirkhond scrive:

            Da cosa deriva questa capacità di far lobby, che altri gruppi etnici non hanno?
            ciao

            • Peucezio scrive:

              Boh, da cosa deriva lo spirito aggressivo ed estroflesso degli anglosassoni, l’inclinazione dei russi all’alcol (che, secondo una scienziata locale avrebbe addirittura una base genetica), il senso della disciplina dei tedeschi, il talento artistico di polacchi, cechi, slavi in genere…?
              Gli ebrei hanno un’inclinazione al potere e una capacità di conseguirlo che è tipica di molti popoli, ma che nessuno ha sviluppata nella misura in cui ce l’hanno loro.
              I siciliani (e un po’ noi italiani in genere), quando siano presenti in una società, difficilmente saranno assenti dai posti di potere, si nota in America, in Italia…
              Immaginiamoci una capacità analoga ma moltiplicata mille volte, un’astuzia raffinatissima combinata a un’estrema risolutezza, una totale mancanza di scrupoli fusa con una determinazione e una capacità di sacrificio ai limiti dell’umano (e secondo me oltre). Questo è l’ebreo. Non saranno così tutti. Ma sono così in numero sufficiente da avere le redini di fatto del mondo occidentale.

              • PinoMamet scrive:

                “Immaginiamoci una capacità analoga ma moltiplicata mille volte, un’astuzia raffinatissima combinata a un’estrema risolutezza, una totale mancanza di scrupoli fusa con una determinazione e una capacità di sacrificio ai limiti dell’umano (e secondo me oltre). Questo è l’ebreo”

                Addirittura.
                Peucezio, ma che stai a ddì??

                Pare di leggere coso, Telesio Interlenghi si chiamava? quello della Difesa della Razza.
                E dai su…

                si vede che quelli normali, la cui massima aspirazione di potere è trovarsi un buon lavoro e mettere su famiglia, li conosco tutti io…

                ma davvero, come fai a credere certa roba??

                Sulla pagina bianca, non cosa dirti, io uso Safari e mi dà abbastazna casini (lo uso per abitudine da quando avevo il Mac, spero di tornarci presto perchè Windows mi fa cagare) ma questo no.

                Ciao!!

              • Andrea Di Vita scrive:

                Per Peucezio

                Siano rese grazie a Ockham.

                Gli Ebrei hanno sviluppato il senso degli affari? Quelli che non l’hano sviluppato sono morti di fame, in una Europa cristiana che vietava loro la proprietà della terra.

                Gli Ebrei sono diventati influenti in USA più degli Armeni? E te credo: l’Armenia faceva parte dell’URSS, ce lo vedi McCarthy che appoggia un procuratore generale di etnia Armena?

                Gli USA appoggiano Israele più dell’Armenia? Misura la distanza dei campi petroliferi da Tel Aviv e poi misurala da Erevan, e saprai perchè.

                Ciao!

                Andrea Di Vita

          • Peucezio scrive:

            Scusate le virgolette di troppo, forse volevo fare una parentetica…
            Nessuno mi risponde sulla pagina che diventa bianca dopo la risposta, anziché tornare sui commenti all’articolo?

          • PinoMamet scrive:

            “In Italia, fra i giornalisti più noti, influenti e autorevoli quanti ebrei ci sono? [… ] Quanti armeni? Quanti di altre minoranze etniche?”

            Oddio, prima di tutto penso che gli ebrei italiani siano molti di più degli armeni italiani; e poi tra giornalisti e “uomini di potere” ce ne sono sicuramente di altre minoranze, e non da ieri (e nessuno parla di “lobby albanese” per Crispi e Gramsci…)
            mica è colpa loro se i cognomi arbereshe passano inosservati e quelli tedeschi o francesi sono accettati senza problemi, senza che nessuno ti attribuisca chissà che maligna inclinazione al potere;

            ma soprattutto, che in una comunità che sta in Italia da quanto, Duemilacento anni?, ci sia qualcuno che ha fatto carriera, non mi sembra mica così strano…

      • roberto scrive:

        “Tu pensi davvero che questo accada solo perché gli viene consentito, perché si sentono forti del ricatto morale che esercitano su tutto il mondo perché hanno avuto l’Olocausto? Ma allora come mai anche l’Armenia non ha la stessa licenza?”

        ammettiamo che la licenza esista (cosa che contesto), l’armenia non ha bisogno della stessa licenza.
        chi se la impipa l’armenia? chi ne contesta il diritto ad esistere? chi c’è ossessivamente nei discorsi di ahmadinedjad, l’armenia?

    • Francesco scrive:

      >> Non solo non esistono gli ebrei, non esistono nemmeno i cristiani, gli italiani, i fascisti, i comunisti o gli interisti.

      Miguel, Andrea, non credete che quando un principio metafisico viene contraddetto dai datti dovrebbe decadere?

      Fin dai tempi di Aristotele si è notato che l’uomo è un animale collettivo (e non telepatico), l’individualismo metodologico è una “finzione accademica” per sviluppare alcuni modelli economici, insomma esiste una evidente dialettica tra persona e comunità che è persino ridicolo negare

      esistono gli interisti e i comunisti (purtroppo), i messicani e i russi, gli albanesi e i vegetariani

      e sono tutti esseri umani

      • Andrea Di Vita scrive:

        Per Francesco

        ”metafisico”

        Più che metafisico direi ”linguistico”.

        ”Fin dai tempi di Aristotele si è notato che l’uomo è un animale collettivo”

        Questa non l’aveva detta nemmeno Beria. 🙂

        Compagno Francesco!

        Aristotele ha detto che l’uomo è l’animale politico: nessuno più di lui è individualista (tanto da predicare che per non essere ‘idioti’ occorre rinunciare a un poco del proprio individualismo e concedersi alla discussione delle ‘cose comuni della città’ AKA ‘politica’)

        ”persona e comunità […] umani”

        Certo che questa dialettica esiste. Ma non è esclusiva. Non si è mai solo Interisti, Comunisti o Filatelici: si puo’ essere un po’ Filatelici e un po’ Milanisti, un po’ Interisti e un po’ Comunisti, ecc. Come ricorda Amartya Sen, l’identità è sempre multipla. Come tale, non è mai esclusiva. (A meno di non voler essere contemporaneamente Comunisti e berlusconiani, o Milanisti e Interisti: ma a tutto c’e’ un limite). L’individuo sceglie di volta in volta quale identità adottare -il che nega alla radice i cosiddetti Valori Comuni: nel senso che i Valori esistono, ma non sono Comuni.

        OT: Insomma -concedimi il paragone a me familiare- è un po’ come per l’atomo. Un atomo ha gli elettroni e il nucleo. Le cose che avvengono dentro il nucleo gli elettroni qusi non li toccano: tramite gli elettroni l’atomo interagisce con altri atomi nei modi più diversi e intercambiabili, ma non è assolutamente definito da queste relazioni. I Valori che hai tu dentro di te sono e saranno sempre inattingibili per me, e viceversa.

        Ciao!

        Andrea Di Vita

  23. PinoMamet scrive:

    “Quindi, l’idea di una comunità di destino non è un’invenzione esterna, ma interna.”

    è assolutamente vero, però è vero- in una certa misura- per tutti i popoli.

    Dico in una certa misura perché il popolo ebraico, tra gli altri, per una serie di contingenze ha dato particolare enfasi alla sua narrazione “in divenire”, e quindi il senso di “destino” è più chiaro ed evidente.

    Ma in realtà penso che lo si possa trovare nelle auto-rappresentazioni di quasi tutti i popoli che hanno occupato un certo posto sul “palcoscenico storico”, in forma esplicita;
    e in forma implicita in tutti i popoli sic et simpliciter
    (se io popolo X mi autodefinisco appunto come popolo, come entità, dovrò perciò avere delle cose che secondo me mi caratterizzano, venire da qualche parte e andare da qualche altra…)

    Riguardo a quanto dici della critica all’Antico Testamento, devo pensarci bene.
    In realtà mi stupisce che spesso gli antisemiti e i sionisti, anche in senso lato, lo usino e lo leggano esattamente nello stesso modo
    (poi, certo, è una questione di angolature e punti di vista):

    lo tirano fuori dalla storia (e quindi dalla critica storica, testuale ecc.) e ne fanno, come giustamente dice Peucezio, un “principio metafisico”.

    In questo senso abbiamo così il sionista-religioso che si vanta di aver “inventato” il monoteismo e di appartenere al popolo eletto, sacerdotale ecc.;
    l’antigiudaismo cattolico che accusa gli ebrei come entità collettiva di usurpare il titolo sacerdotale dopo la resurrezione di Cristo;
    l’antigiudaismo peucetico 🙂 che, se ho capito bene, accusa l’antichità ebraica proprio di aver inventato ed esportato il monoteismo;
    e magari l’antisemitismo classico che condanna la vanteria giudaica del popolo eletto ecc.

    Sono tutte cose che si reggono l’una sull’altra: e certo sparirebbero togliendo la base comune, che è la lettura a-storica dell’Antico Testamento.
    Sulla quale (ma non sono sicuro) basano paradossalmente la propria identità gli ebrei convertiti di recente o i “signori del ritorno” (baalei teshuva) , ebrei laici recuperati alla pratica religiosa;
    così come i “nuovi” protestanti americani, o in Italia gli evangelici e certi cattolici “recuperati”, hanno lettura della Bibbia molto più primitiva e letteralistica di quella tradizionale.

    Ci devo pensare bene

    ciao!!

    • Moi scrive:

      Ma anche quelli che chiamiamo “fondamentalisti islamici” e “islamofobi” fanno più o meno la medesima cosa (lettura acontestualizzata) con il corano, no ?

      Solo che quel che è assolutamente positivo per un imam fondamentalista è assolutamente negativo per un seguace_ ad esempio_ di Geert Wilders … e viceversa.

      Ma il modus operandi nella lettura è sempre quello. … No ?

  24. mirkhond scrive:

    Invenzione per invenzione, bisogna allora aggiungere che il Monoteismo, fu “inventato” quasi in “contemporanea” nell’antico Israele pre e soprattutto esilico, e nell’Iran orientale (attuale frontiera tra Tagikistan, Afghanistan e Turkmenistan), all’epoca di Zarathushtra.
    L’irruzione dell’Unico Dio nella storia e nel divenire umano, nonostante studi e ricerche sempre più approfondite, resta uno dei più profondi misteri della storia….

    • Moi scrive:

      … e per come la vedo io il problema è tutto nell’ irruenza di quell’ ingresso, che dal nulla ha creato il presunto crimine di essere “goiom”, “pagani”, “kuffar” …

    • Peucezio scrive:

      Beh, non sono une sperto, ma non so se lo zoroastrismo non so se si possa definire esattamente un monoteismo.

      Una domanda tecnica: succede anche a voi che quando inviate una risposta, la pagina diventi tutta bianca e per tornare alla pagina dei commenti dobbiate andare a riprendere il “link” dalla pagina principale del blog? O succede solo a me perché uso Opera?

  25. mirkhond scrive:

    Il fatto che abbia avuto delle “ricadute” para-politeistiche in certi periodi storici, non toglie per i suoi più profondi studiosi e conoscitori come Gherardo Gnoli, che l’origine e il cuore dello Zoroastrismo sia MONOTEISTA e, a parere personalissimo di chi sta scrivendo, con un’escatologia molto più profonda di quella giudaica e cristiana, con un Dio che alla fine perdona TUTTI….
    ciao

  26. mirkhond scrive:

    Lo Zoroastrismo come il Cristianesimo può definirsi un Monoteismo “articolato”…..
    ciao

  27. Jam scrive:

    x Andrea Di Vita
    “il sonno della ragione genera mostri”
    ….l’insonnia della ragione genera mostri,
    il sonno genera sogni che stimolano e tonificano la ragione stessa, rendendola autentica. ( Dove va la tua anima mentre dormi?)
    La metafisica non abolisce la ragione la rende superiore, Nietzsche non elimina la trascendenza, anzi, esige che sia Trascendenza.
    L’autenticità é individuale e collettiva, l’individuo non é altro che la comunità in miniatura, tutto cio’ che l’individuo raggiunge, anche la collettività puo raggiungerlo. Quando nevica a Firenze invece di scrivere xenofobia, scrivo exe, perché ho un desiderio inconscio di moltiplicare due fiocchi di neve…
    distrattamente addormentata
    ciao

    • Andrea Di Vita scrive:

      Per jam

      Tutto sta ad intenderci. Quello che tu chiami ‘ragione’ io lo chiamo ‘meditazione’.

      Ti regalo una delle mie poesie preferite: si spiega da sola, e spiega meglio di me che cosa intendo. E’ Rilke, ‘Pont du Coarrousel’, da ‘Il libro delle immagini’.

      ”Il cieco ch’è sul ponte, ritto, grigio
      come pietra miliare di regni senza nome,
      è forse lui la cosa eternamente fissa
      intorno a cui ruota da lontano
      l’ora degli astri, e il centro
      in quiete delle costellazioni.
      Chè tutto intorno a lui scorre, erra, brilla.

      E’ lui il giusto che immobile sta in mezzo
      alle tante vie che si confondono,
      l’oscuro ingresso agli inferi per una specie
      che abita la superficie del mondo.”

      Ciao!

      Andrea Di Vita

  28. mirkhond scrive:

    Il sonno genera anche incubi…..
    ciao

  29. Jam scrive:

    …il monoteismo é nato con l’uomo, il primo uomo “Adamo-Eva” era-é monoteista.
    Nessuna religione é politeista: gli dei non sono altro che le energie-manifestazioni di un Unico che si frammenta come conseguenza dell’atto creativo. L’Indhuismo visto dall’esterno puo sembrare politeista in realtà non lo é.
    Un fiocco di neve é un frammento d’infinito, tanti fiocchi che ci cadono sulla testa, ma é sempre la stessa neve, dune di neve …
    ciao

  30. Peucezio scrive:

    Questo è uno dei profondi limiti dell’esoterismo e di ogni universalismo: non contemplare la molteplicità irriducibile, ritenere che le religioni e i popoli siano manifestazioni cangianti e molteplici di una sorta di unità originaria, credere nella Tradizione e non ammettere le Tradizioni, ricondurre tutto a un unico principio e quindi pretendere di aver tutto capito e ricompreso.
    In realtà si tratta di elaborazioni prodotte in precisi contesti storici e culturali e come tali vanno anch’esse relativizzate.
    Gli autori poi come Guénon, Evola ecc., che pure qualche merito ce l’hanno, si sono sostanzialmente inventati la tradizione: si tratta di uomini del ‘900 che si sono messi a tavolino e hanno mischiato un po’ di massoneria, teorie spiritiste e altre invenzioni ottocentesche e condito il tutto con un po’ di induismo, buddismo, taoismo, crisitanesimo e Islam.
    Ora riceverò gli strali dell’ottima Jam, pazienza. Io ho il massimo rispetto per il suo orientamento, ma dissento sei lei cerca di ricondurre il mio negli schemi del suo.

  31. mirkhond scrive:

    Credo piuttosto che Jam si rifaccia ad una tradizione ismaelita, che poi non è altro che una forma di gnosi musulmana, gnosi che, rifacendosi ad altre tradizioni ugualmente tali d’impronta zoroastriana, mazdakita, buddista, induista e eretica cristiana come Bardesane di Edessa (Urfa), si consideri continuatrice della Religio Perennis, di cui tutti i credi religiosi, Islam compreso, non sono che manifestazioni essoteriche.
    Questo almeno, da ciò che credo di aver compreso dalla mistica di Jam.
    Leggiti Ismaeliti e Assassini di Pio Filippani Ronconi edito dal Cerchio, e troverai una gnosi molto simile a ciò di cui ci parla Jam.
    ciao

  32. mirkhond scrive:

    Terreno gnostico musulmano questo, condiviso anche dai Sufi, e che, spesso non a torto, erano considerati alla stregua di eretici da parte delle autorità politiche e religiose sunnite.
    ciao

  33. Jam scrive:

    …gli incubi si lasciano macerare durante tre ore di luna piena insieme all’essenza di bergamotto…

    Peucezio, la Tradizione é composta di Tradizioni, senza le Tradizioni non ci sarebbe nemmeno la Tradizione e viceversa.
    Il ricondurre all’Unità, (l’Unità é piena di diversità) non elimina le particolarità anzi le valorizza, ogni diversità é una necessità da coltivare, x’ é soltanto attraverso la molteplicità che si puo’ realizare la “Misericordia”, questo é il terreno del lavoro.

    Infatti il carissimo Sohrawardi, nella sua filosofia illuminativa, dice chiaramente “restaurare la saggezza dell’antica Persia”, Saladino lo considero’ un eretico e lo mise a morte. Saladino era un’exoterico che non approfondiva l’ampiezza e vastità del messaggio Coranico, oppure era saturato dai problemi pratici, le crociate, e non aveva tempo libero da dedicare a quei pazzi mistici sognatori …
    ciao

    • Peucezio scrive:

      D’accordo, ma se l’uno si manifesta nel molteplice e nel particolare , perché poi chi fa suo queste categorie si occupa quasi sempre dell’universale e lo associa tra l’altro a una delle religioni (ovviamente universalistica, qual è l’Islam), anziché occuparsi del suo particolare? Perché, in altre parole, Guénon si è occupato di Islam e non delle tradizioni della regione della Francia da cui proveniva? Diciamo meglio: il problema non è tanto essersi occupato di categorie universali: uno è uno studioso e fra le cose possibili studia le categorie universali cui sono riconducibili le singole tradizioni.
      Ma lui ha abbracciato, ha professato l’Islam, che è cosa ben diversa.
      Probabilmente, come dice mirkhond, tu non sei guenoniana, ma mi par di capire che fai riferimento a categorie e a tradizioni mistiche che sono le stesse che costituiscono la base delle dottrine di Guénon (è così?). E mi pare che il discorso possa essere, mutatis mutandis, applicato anche a te.

      Ti devo inoltre unpaio di obiezioni sul primo intervento. La xenofobia può anche essere diffusa e incoraggiata dal potere, così come la stessa metafisica che di solito è un’elaborazione dotta, può essere (come può non essere) funzionale al predominio di una classe o di un sistema di potere.
      Ma la xenofobia popolare e spontanea esiste eccome dall’alba dei tempi e, anzi, direi che è in una certa misura connaturata a tutti i gruppi umani, così come è connaturato un certo sentimento di ospitalità ogni popolo e società può caratterizzarsi per uno sbilanciamento verso l’una o l’altra di queste tendenze, ma non credo arrivi mai a eliminare del tutto quella opposta.
      Inoltre anche il potere può identificarsi in dei popoli. Gli anglosassoni (e gli ebrei in misua ancor maggiore, per cui il sistema di potere che deriva dalla sinergia di questi due popoli è micidiale) hanno una connaturata tendenza al razzismo aggressivo, quello cioè che non si esprime in una diffidente chiusura ed evitamento dell’interazione con gli altri, ma a una tendenza espansiva che mira a sottometterli e trattarli come bestie. In questo modo, come dicevo, hanno costruito un sistema di potere, ma non va interpretato come il dominio di una classe, di un’élite: poi lo è diventato, ma in origine è espressione del sentimento popolare e delle tendenze delle comunità che lo hanno imposto, che tra l’altro sono partiti essendo i reietti, i fuggiaschi, gli emarginati, quali erano gli ebrei, i Padri Pellegrini e le varie minoranze calviniste, i galeotti e altri perseguitati di ogni genere, quindi il gradino più basso della scala sociale.

      Sul nazionalsocialismo poi: si sa, i perdenti vengono delegittimati anche culturalmente. Non riesco a vedere un qualche fondamento nel tuo giudizio, che mi pare piucchealtro il frutto di un atteggiamento liquidatorio in cui non mi pare di trovare una base razionale. Ma se invece è il risultato di una riflessione seria e fondata, sono qui ad ascoltarti.

  34. Miguel Martinez scrive:

    “In Italia, fra i giornalisti più noti, influenti e autorevoli quanti ebrei ci sono? [… ] Quanti armeni? Quanti di altre minoranze etniche”

    Beh, di armeni in grado di squalificare tutta la categoria, ce n’è uno, Marco Taradash di Livorno, spesso scambiato per ebreo.

  35. Miguel Martinez scrive:

    Per Peucezio

    “E se invece c’è una specificità nell’agire di quello stato, indipendentemente dal giudizio degli altri, visto che è lo stato degli ebrei, da dove deriva? Dovremmo concluderne che ha una classe dirigente particolare, che per qualche ragione storica è molto più feroce di quella degli altri stati, malgrado governi gente normalissima, mediamente mite e mediamente aggressiva come tutti i popoli del mondo.
    Ma tu, sinceramente, pensi davvero che gli ebrei siano un popolo “normale”, uguale a tutti gli altri?”

    Questo è un po’ il discorso che, sul fronte opposto, fanno tanti: il piccolo popolo che ha creato Dio, il capitalismo, la rivoluzione russa, la teoria della relatività, il cinema moderno, la psicanalisi, ecc…

    La prova, quantomeno, che le razze esistono; e quantopiù, che Dio esiste e ha creato il mondo come un contorno agli ebrei.

    E’ una teoria che pone comunque due problemi.

    Tra l’invenzione di YHWH e il capitalismo, ci passano duemila anni, in cui le comunità ebraiche creano una rispettabile quantità di dibattiti giuridici e di testi esegetici, totalmente ignoti al resto della specie umana e di scarsissimo interesse oggi. Il primo libro di storia ebraica risale, credo, ai primi decenni dell’Ottocento.

    Poi abbiamo un’esplosione in effetti straordinaria di individui di origine ebraica di notevole talento, che si spegne con la costruzione d’Israele.

    Ora, Israele, visto i livelli di istruzione, l’internazionalità, i mezzi economici e tutto il resto di cui gode, se la cava certamente bene con la ricerca scientifica e in altri settori, come probabilmente se la cava anche, che so, la città di Parigi. Però basta guardare ciò che producono i hasbaristi, per capire che sono, beh, diciamo stupidi quanto noi, per essere generosi 🙂

    Quindi, la questione è piuttosto, cosa che ha reso eccezionali alcuni individui di origine ebraica orientale (perché i sarti della Lituania non è che fossero chissà cosa) negli anni tra il 1870 e il 1930 circa?

    • roberto scrive:

      “Quindi, la questione è piuttosto, cosa che ha reso eccezionali alcuni individui di origine ebraica orientale (…) negli anni tra il 1870 e il 1930 circa”

      non vorrei dare risposte esageratamente facili, ma è un po’ come chiedere perchè negli anni 60/70 in brasile hanno avuto pelé, garrincha, tostao e rivelino, e mo’ hanno pato e ronaldinho

    • Peucezio scrive:

      Miguel, tu applichi un principio di prudenza e una sorta di scepsi a certe teorie e discorsi, che in effetti è molto salutare, soprattutto in una società e in ambienti molto portati alla creazione di miti.
      Non è che le tue obiezioni non siano pertinenti, lo sono eccome, invece!
      Io ravviso nella storia ebraica un reiterarsi di elementi di eccezionalità, pur con soluzioni di continuità, periodi, per così dire, di latenza, che mi fanno ritenere che esista un’eccezionalità ebraica. Tu però vai a guardare questi periodi intermedi, analizzi i nessi di causalità, stai più attento ai dettagli insomma e arrivi alla conclusione opposta.
      Per come la vedo io, non è che tu hai torto e io ho ragione o viceversa, ma è una questione di metodo: tu cogli un aspetto della questione, io un altro.
      Ritengo comunque, come dicevo, che le tue obiezioni rispetto a chi fa una modellistica troppo schematica (cosa che probabilmente capita anche a me) siano sempre utili a smitizzare un po’

  36. Miguel Martinez scrive:

    Per Peucezio

    “Questo è uno dei profondi limiti dell’esoterismo e di ogni universalismo”

    Una riflessione che condivido in pieno. Grazie, da un ex-esoterista…

  37. Jam scrive:

    ….alla nascita siamo tutti vergini e illetterati, ummi, eppure abbiamo la potenzialità di tutto, siamo tutte le religioni della terra, poi il luogo geografico e l’ambiente circostante fanno di noi un’essere culturale specifico, cioé fanno si che seguiamo una religione e uno stile di vita invece di un’altro, ma usciamo tutti dalla stessa Anima, dalla stessa creta, dello stesso Adamo.
    E’ anche una legge matematica e filosofico-ottica, non puoi occuparti del particolare se non ti occupi anche dell’Universale, perché l’Universale é l’Origine, la Sorgente, il Luogo, da cui tutti gli uomini e tutte le religioni provengono.
    Il famoso “Conosci te stesso” dei filosofi greci ripreso dal Profeta Mohammed, significa proprio questo, perché chi conosce sé stesso conosce il suo Signore, ed il Signore é lo stesso a qualsiasi religione si appartenga anche se lo chiamiamo con nomi diversi, lo Spirito Cristico é Uno, lo Spirito Cristico-Mohammediano, sono la stessa Luce lo stesso Amore. I Santi e i Saggi di tutta la terra e di tutte le epoche storiche sono continuamente in contatto fra di loro anche se si esprimono in lingue diverse, il simbolismo di base é lo stesso. Anche i “selvaggi”più lontani sanno che la Sorgente é Unica, poi si dirama in ruscelli e fiumi, i “selvaggi” conoscevano Gesù, prima dell’arrivo dei missionari…il Deus nascosto che é in ciascuno di noi e in ciascun popolo della terra…
    Con queste premesse capirai che la xenofobia popolare é una xenofobia di copertura o strategico-tattica, e a seconda dei momenti storici diventa tanto più xenofoba quanto più é incoraggiata ad esserlo da chi dirige il popolo. Infatti l’ospitalità serve a riparare l’errore xenofobo, e l’essenza dell’ospitalità é superiore x’ risponde al principio dell’Amore insegnato da Gesù e Mohammed e tutti gli uomini della terra hanno questo Amore dentro al cuore e perche é il solo modo per arrivare al Porto.
    Molte guerre dell’antichità, cosi come le continue lotte fra tibù e clan rivali, seguivano dei codici di onore ben precisi ed erano anche un modo per raggiungere una comunicazione scambio economico-culturale più elaborata. Ne seguivano matrimoni che stipulavano nuove alleanze ecc.. chiaro che l’emergere di popoli particolarmente tiranni fa saltare tutti gli equilibri e riporta l’umanità intera ad uno stato di barbarie. Il nazismo ne é l’esempio tangente. Erano già perdenti anche prima di perdere, esaltazione del singolo senza considerare l’universale non é intelligenza é errore puro, e se ne sono visti i frutti.
    Guénon ha vissuto la sua vita, il fatto di essere francese non impedisce a nessuno di appartenere all’umanità, magari un suo bisnonno era arabo. Che ne sappiamo noi ? Il fatto di diventare musulmano non gli ha fatto rinnegare la sua Francia, ha semplicemente vissuto la sua cultura sotto tonalità più ampie, era un’erudito, ci sono uomini che sono ponti fra le culture.
    Anche i Profeti i filosofi e i poeti e i Santi e i saggi sono ponti fra le comunità. Polpolo e Santità camminano insieme, una saggezza nascosta più autentica di mille erudizioni e che per sua essenza non puo essere xenofoba! Non esiste forse un detto popolare che dice: “tutto il mondo é paese?”,
    ma non é vero purtanto che tutto fa brodo, soltanto l’autenticità produce il “diamante”.
    Mi sento un po’ buffa nel dirti queste cose x’ ho sintetizzato al massimo argomenti enormi.
    ciao

  38. Jam scrive:

    …non puoi Miguel definirti un ex-esoterista!
    Perché se come dice tu, non sei più esoterico significa che non lo sei mai stato, ed in questo modo ti precludi anche la possibilità di essere un vero exoterista, perché in fondo exoterismo e esoterismo si necessitano vicendevolente per la giustezza o completezza dell’idea.
    ciao

    • Z. scrive:

      Non ho mica capito: non può aver cambiato idea, Miguel? solo a leghisti, forzidioti e anali è concesso di cambiare idea, in ‘sto paese?

      e che diamine!

      Z.

  39. Jam scrive:

    X Z.
    …esoterismo é un sigillo, un amore infinito e indissolubile, una ricerca interminabile, una passione sempre rinnovata , se questo amore finisce significa che non era vero esoterismo, ma dell’exoterismo travestito da esoterismo, capisci? Quindi, certo che puo aver cambiato idea, ma cambiando idea deve anche cambiare la definizione del suo esoterismo.
    ciao

    • Z. scrive:

      …e se, più banalmente, tra Miguel e l’esoterismo fosse finito l’amore? Voglio dire, immagino che possa succedere.

      Z.

  40. PinoMamet scrive:

    “Quindi, la questione è piuttosto, cosa che ha reso eccezionali alcuni individui di origine ebraica orientale (perché i sarti della Lituania non è che fossero chissà cosa) negli anni tra il 1870 e il 1930 circa? ”

    La questione è davvero interessante e non mi stupisce che continui a generare curiosità.
    Però dovrebbe essere approfondita: il mio omonimo 😉 americano David fa notare per esempio che molte delle persone che hanno “costruito” Hollywood come produttori, registi, sceneggiatori ecc., non avevano in comune solo il fatto di essere ebrei ashkenaziti originari dell’Europa orientale; ma avevano tutti radici in un’area piuttosto ristretta, centrata attorno alla città di Varsavia in Polonia.

    Ora, fare il regista o fare il produttore sono cose molto diverse, che richiedono talenti diversi e, direi, inclinazioni quasi opposte; tendo perciò ad escludere che esista un “gene del cinema” che per qualche motivo si aggirasse tra le famiglie ashkenazite di Varsavia.

    In ogni caso, un buon regista può essere un pessimo fisico o viceversa, ragion per cui tutta la faccenda genetica mi sembra stare poco in piedi come causa della, come chiamarla, jewxploitation di un secolo circa.

    Per quanto riguarda il campo della letteratura/cinematografia/narrazione/mondo dello spettacolo, ritengo sia più logico pensare a una inclinazione culturale, a una lunga familiarità con l’ambiente e con i mestieri collegati, all’esistenza di una rete di sostegno di legami di relazione;
    il tutto finalmente libero di esprimersi in un ambiente dove cominciavano a sentirsi gli effetti di politiche di emancipazione, o dove (gli Stati Uniti) gli ostacoli sociali e pratici erano molto minori.

    In un gruppo di persone abituate da secoli ad adattarsi a condizioni difficili, non mancheranno certo quelli che, in condizioni migliori, daranno risultati eccellenti. Anche senza tirare in ballo la genetica.
    E in questo caso, la provenienza da un’area geografica limitata può davvero essere indice di una certa famigliarità con il mestiere, o di certi legami relazionali antichi ma in definitiva mai recisi.

    E poi, anche se molto meno ostacolate che in Europa, le comunità ebraiche in America erano comunque minoranza, e comunque oggetto (almeno ai inizi Novecento di sicuro) di qualche discriminazione: il che paradossalmente ha aiutato il sentimento di alterità, l’avere un piede dentro e uno fuori, la capacità di narrare con partecipazione ma anche con distacco, ecc., che sono tutte buone qualità.
    Direi che trovano il culmine e la fine con il primo Woody Allen: da allora, anche socialmente, ebreo negli USA è mainstream e basta.
    Al limite può esserci rievocazione nostalgica di un’epoca in cui si era “diversi” (c’è un po’ nei Coen) ma io attualmente negli attori americani di origine ebraica noto molta più “assertività”(ai confini dell’aggressività vera e propria, tipo Curb your enthusiasm) e schietta e un po’ antipatica vanteria (l’insopportabile Seinfeld che negli USA trovavano simpatico, oppure le serie col genio della matematica che risolve tutti i casi, oppure l’ex agente del Mossad strafiga che sa fare tutto ecc. ecc.) , che alla fine è yankee al cento per cento.
    E quindi direi che l’epoca d’oro è decisamente terminata, e c’è spazio per altre minoranze meno integrate
    (già il tale di Comma 22, di cui mi sfugge il nome, s’era scelto un alter ego armeno…)

    E anche in casi più seri, mi pare sia ormai luogo comune negli USA che il medico dal cognome ebraico sia ora sostituito da un medico dal cognome hindi o tamil;
    e i laboratori delle Università sono in effetti presidiati giorno e notte da assidui studenti indiani, coreani e cinesi, che non hanno in comune probabilmente il patrimonio genetico, ma sono la nuova incarnazione del luogo comune del “nerd geniale”.

    Ciao!

  41. riccardo scrive:

    I cognomi arbereshe passano inosservati perché solo pochissimi cognomi arbereshe nascondono un’origine albanese o greco-albanese. La maggioranza delle famiglie arbereshe hanno cognomi italiani. E poi gli arbereshe si sono mescolati fino da subito con gli italiani. La loro questione etnica è stata sollevata solo di recente, anche a causa dell’influenza nefasta del nazionalismo albanese degli albanesi d’Albania. Provate a chiedere a un arbereshe italiano, la maggioranza netta degli arbereshe si sente italiana e non albanese, anche perché i loro avi dettero un contributo importante al Risorgimento Italiano e non costituirono mai una lobby.

  42. riccardo scrive:

    questo per spiegare, perché non hanno mai costituito un problema. Almeno fino ad oggi.

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