Keny Arkana, “come curare l’inguaribile”?

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Keny Arkana

Keny Arkana, la cantante franco-argentina delle banlieues di Marsiglia, con la faccia da bambina,  con il suo hijab universale, per me è un simbolo dell’eternità.

Prima di tutto, perché non c’è sradicamento, scuola, televisione, architettura tenebrosa e utilitaria, modernizzazione, integrazione, che riesca a spezzare un’anima quando è bella dentro:

“n’oublie pas en ton âme cette flamme allumé, n’oublie pas l’enfant en toi et tous les rêves qui l’animait.

E poi, le cose eterne che ci sono dentro di noi, rinascono sotto qualunque forma. Non importa che io diffidi dei tempi sincopati della civiltà mediatica con cui nasce il rap, perché le parole di Keny Arkana non sono diverse da quelle di tutti coloro che hanno vissuto lamor iliscus:

« Je viens de l’incendie, regarde les brûlures de mon âme ; Marquée au fer rouge, comment faire, ma mémoire me condamne : des douleurs intérieures, lancinantes, impérissables me bouffent jour et nuit… Comment soigner l’inguérissable ? »

Con gente come lei, ricostruiremo il mondo che loro hanno distrutto: “méfie-toi des temps modernes, qui fabriquent des êtres humain à la chaîne…”

Non pretendo di capire molto del francese rappato a gran velocità, ma il brano che segue è accompagnato dal testo. Che è uno dei più profondi saggi sui nostri tempi e sulla Resistenza, che io abbia letto in questi anni.

“Il y’a peu d’êtres humains parmi les ‘êtres économiques'”




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33 risposte a Keny Arkana, “come curare l’inguaribile”?

  1. rafiqqqq scrive:

    Dopo Julia B. anche Keny Arkana, a questo punto aspetto con ansia la prossima recensione di artista musicale!

  2. mirkhond scrive:

    Il coprirsi la testa indica un cammino religioso intrapreso dalla signora Arkana?

  3. Andrea Di Vita scrive:

    Per Martinez

    La canzone è meravigliosa.

    Detto questo, lo so che l’Amor Iliscus è uno dei tuoi temi preferiti, e i post che vi hai scritto sopra sono fra i tuoi migliori in assoluto, secondo me.

    Ma permettimi di non condividere la tua speranza: ‘Con gente come lei, ricostruiremo il mondo che loro hanno distrutto’.

    In quei post l’Amor Iliscus lo descrivi come un desiderio incomprimibile, ma indifferenziato. Ed effettivamente la forza primordiale degli istinti è il motore della storia umana.

    Ma finora questo motore ha riprodotto sempre le stesse strutture -contro le quali in ogni epoca i poeti hanno appunto cantato l’Amor Iliscus. E queste strutture comprendono appunto ‘sradicamento, scuola, televisione, architettura tenebrosa e utilitaria, modernizzazione, integrazione’.

    Non c’e’ davvero ragione di credere che una vita umana basata sulle esortazioni di questo bellissimo rap porti a meno ingiustizia e meno sfruttamento della situazione attuale. Non a caso parlando di Amor Iliscus hai parlato della ‘cecità verso i difetti di ciò che si desidera’ (http://kelebek.splinder.com/post/15093245/amor-iliscus-i).

    Ibn’ Arabi avrà pure visto il Khidr: ma questo non ha minimamente ridotto gli orrori della tratta degli schiavi. Spartaco sta ancora a monito di quanto possa essere terribile il governo degli ex-schiavi. Illudersi che le cose cambino senza un cambiamento dei rapporti di forza fra le classi è il viatico migliore per i futuri supplizi.

    Ciao!

    Andrea Di Vita

  4. mirkhond scrive:

    E come possono cambiare tali rapporti di forza?
    Non mi sembra che i tentativi fatti finora siano riusciti a cambiare di molto le cose.
    Ci saranno sempre i dominanti e i dominati, anche se i primi possono provenire dai secondi e giungere al potere per mezzo di una rivoluzione.
    ciao

    • Andrea Di Vita scrive:

      Per mirkhond

      Appunto. L’importante e’ saperlo, e non illudersi che seguendo quelli che cantano una canzone la storia si riduce a ‘peace and love’. L’orrore si limita conoscendolo, non lo si annulla esorcizzandolo.

      Ciao!

      Andrea Di Vita

  5. Jam scrive:

    …vorrei sempre precisare che l’hijab universale, simbolo dell’eternità, non é un fazzoletto di stoffa, o un velo di tessuto materiale, ma un velo invisibile tessuto col filo luminoso della verginità primordiale. La stoffa terrestre é soltanto una metafora, una fashion, perché si puo’ avere il velo autentico anche a testa exotericamente scoperta.
    Le donne del Profeta andavano al bazar di Medina con i capelli scoperti, purtanto portavano il velo. (il miglior velo é il rispetto, il timor di Dio)
    Di quanti metri di stoffa d’amore ho bisogno per portare il mio velo invisibile?
    Ibn’Arabi ha incontrato il Khidir i Hurqalya, la terra della canfora bianca, che é una capacità a riconoscere, una possibilità di vedere qualcosa che la non conoscenza non puo vedere. Cioé il messaggio é : gli orrori della tratta degli schiavi saranno ridotti solo quando non soltanto un singolo individuo lo vorrà, ma quando molti uomini lo vorranno, cioé quando lo spirito d’amore abiterà nei cuori, scacciandone l’indifferenza. Altrimenti il governo degli ex schiavi sarà terribile! Perché se gli schiavi liberi, restano schiavi nei loro ragionamenti, di che libertà possiamo mai parlare?
    Ecco perché la storicità a lei stessa é insufficiente, ecco perché bisogna sempre andare un attimo in hurqalya per vivere la vita, altrimenti non siamo nemmeno il nulla cosmico, satori-nirvana, ma il nulla que c’est vraiment nul, très mauvais.
    L’amor iliscus é un’essenza di hurqalya, un profumo che si trova soltanto in quest’intermondo, i filo sottilissimo, sottile perché di un ‘altra consistenza, fra il mondo dell’anima e quello dell’intelletto. Mi riporta all’oracolo di delphi alle parole ‘folli’ della vestale ed al “conosci te stesso”. Dioniso impazzito d’amore.
    ciao, j

    • Andrea Di Vita scrive:

      Per jam

      ”hurqalya”

      Va benissimo per affrontare la notte dell’anima. Se usata per redigere i programmi della scuola pubblica, no.

      Ciao!

      Andrea Di Vita

  6. Moi scrive:

    Salvare la Francia dall’ Islamizzazione ?

    http://www.youtube.com/watch?v=GFK1EhK9Njg

    … solo Lui potrebbe. Tornerà mai ?

    🙂 🙂 🙂

  7. mirkhond scrive:

    “Le donne del Profeta andavano al bazar di Medina con i capelli scoperti, purtanto portavano il velo. (il miglior velo é il rispetto, il timor di Dio)”

    Non mi sembra che questa interpretazione sia UNIVERSALMENTE riconosciuta da TUTTI i musulmani….
    Il Corano è come il Vangelo, ognuno se lo PIEGA alle PROPRIE ESIGENZE!

    ciao

  8. alban scrive:

    qua trovate una traduzione amatoriale (non mia) della canzone..

    http://www.youtube.com/watch?v=btqQdsS8hvo&feature=player_embedded

  9. Guido scrive:

    “Il y’a peu d’êtres humains parmi les ‘êtres économiques”
    Non si può non essere d’accordo: frigidi burocrati dell’oggettività economica, amministratori zelanti della non-vita, miserabili anche se benestanti. Banalità del male.
    Tagliando corto su islam, hijab, religione, spirito ecc. il mio convincimento è semplice. Utilizziamo la lingua che impariamo e la cultura in cui nasciamo: non v’è scelta in questo. La bellezza che le parole possono veicolare alludono a volte a un altro piano di consistenza, a una possibilità, a una densità temporale differente (il tempo della rivoluzione, o quello dell’innamoramento…che è la stessa cosa).
    La storia umana, oltre a essere un’immensa distesa di rovine, è anche una somma di tante possibilità, anche abortite o distrutte. I Fratelli del Libero Spirito, le repubbliche pirata, le grandi e piccole comuni. In sostanza si tratta dei rari ma intensi grumi spazio-temporali in cui ci si libera della condanna ad essere sé stessi.

    «… Le macerie non ci fanno paura. Sappiamo che non erediteremo che rovine, perché la borghesia cercherà di buttare giù il mondo nell’ultima fase della sua storia. Ma, le ripeto, a noi non fanno paura le macerie, perché portiamo un mondo nuovo nei nostri cuori…Questo mondo sta crescendo in questo istante».
    Buenaventura Durruti

    • Andrea Di Vita scrive:

      Per Guido

      ”I Fratelli del Libero Spirito, le repubbliche pirata, le grandi e piccole comuni. In sostanza si tratta dei rari ma intensi grumi spazio-temporali in cui ci si libera della condanna ad essere sé stessi.”

      Aggiungi pure certe Comuni anarchiche nella guerra di Spagna, certe esperienze di autogestione nella rivolta d’Ungheria, e per certi vesti l’Inglese Waverley e la Sovietica Kronstadt. Il punto è che queste esperienze, criticando con l’esempio la radicale insufficienza delle stesse politiche rinnovatrici da cui sono nate, ne diventano i più fomidabili nemici. L’autoorganizzazione su scala locale è nemica di ogni potere centralizzato, anche e soprattutto di quello capace di fare riforme che tocchino milioni di persone. Se un potere centrale fa l’errore di indugiare a reprimerle seguendo la politica del ‘niente nemici a sinistra’ seguita ad esempio dal Fronte Popolare nella Francia degli anni ’30 del secolo scorso, finisce come la Francia del 1940. Lo spirito rivoluzionario è tanto più pericoloso a se stesso quanto più è incontrollato: se Robespierre on avesse finito col terrorizzare molti dei suoi stessi sostenitori la causa della libertà e della ragione si sarebbe diffusa molto prima. Il motto sessantottino ‘siamo realisti’ si conclude con ‘vogliamo l’impossibile’, Appunto. Se le azioni dirette auspicate da Tiqqun e dgli autori del bel libro ” L’insurrezione che verrà ” si realizzassero su larga scala si scatenerebbero i linciaggi, che a loro volta giustificherebbero la più genocida delle reazioni. Come già ha scritto un tale piuttosto noto, l’estremismo è la malattia infantile del Comunismo.

      Personalmente sospetto che come già al tempo del Vietnam una ventata libertaria in Europa possa arrivare solo con l’indebolimento dell’impero masticabibbie, indebolimento che potrà seguire all’effetto combinato di una sconfitta militare stile Afghanistan e della crisi dei consumi e dei redditi indotta dalla voracità della finanza. Ecco perchè occorre vigilare per limitare il piuù possibile il ricorso a capri espiatori, ricorso come quello praticato dai sostenitori interessati dela xenofobia nelle sue varie forme (islamofobia e zingarofobia in primis).

      Ciao!

      Andrea Di Vita

      • Francesco scrive:

        “L’autoorganizzazione su scala locale è nemica di ogni potere centralizzato, anche e soprattutto di quello capace di fare riforme che tocchino milioni di persone”

        potrebbe anche essere vero ma non tocchi il punto decisivo: ogni potere centralizzato capace di fare quelle riforme è già Male, pur blaterando di voler fare il Bene.

        ogni tanto le tue nostalgie lenin-staliniane ti prendono la mano, caro Andrea.

        mi tocca diventare cattolico progressista e dirti che lo Spirito soffia dove vuole e all’autorità non spetta certo di fermarLo.

        lo stesso vale per ogni forma di liberazione dell’uomo: se ha bisogno di opprimere, ha già fallito

        ciao

        • Andrea Di Vita scrive:

          Per Francesco

          Permettimi uno sfogo sincero: a volte mi sembri un allievo di Solovev (www.popian.it/anticristo.pdf).

          Tutto sta, come al solito e come aveva capito il solito Orwell, in una questioen di lessico. Cosa vuol dire che un ”potere centralizzato capace di fare quelle riforme” ”ha bisogno di opprimere”? E’ una contraddizione in termini, come dire che un triangolo ha quattro lati. Se è capace di fare quelle riforme, come fa ad opprimere? L’oppressione è non fare quelle riforme. L’oppressore è chi a quelle riforme si oppone. E la liberazione è la liberazione dagli oppressori.

          E soprattutto: che significa ”ogni potere centralizzato capace di fare quelle riforme è già Male” ? E’ ”Male” perchè è centralizzato (ma non ti ci vedo nei panni dell’anarchico) o è ”Male” perchè è capace di fare le riforme?

          Sospetto che sia la seconda che ho detto. La Chiesa stessa è una struttura centralizzata, per cui non è la cenralizzazione in sè che condanni. Ma come dice Solovev nel testo che ho citato sopra (pagina 19) ”A nessuno dei prelati e dei monaci che lottano (realmente o solo a parole) contro la povertà altrui viene per la mente che essi per primi hanno fatto voto di povertà, proprio perché la povertà è lo stato migliore.” Naturalmente a dire una bestemmia simile è sempre chi ha la pancia piena. ”Non di solo pane vive l’uomo”. Sarà: intanto cominciamo da quello.

          ”lo Spirito soffia dove vuole e all’autorità non spetta certo di fermarLo”

          L’autorità quale che sia, non dovrebbe pensarci neppure. Ma non si puo’ mica aspettare che lo Spirito si decida a muoversi. Chi aspetta la manna dal cielo vivendo di speranza, tipicamente muore disperato.

          Ciao!

          Andrea Di Vita

          • Francesco scrive:

            “è ”Male” perchè è capace di fare le riforme? ”

            è male perchè pensa di avere il diritto e la capacità di fare le “riforme”.

            mi pare evidente: il crimine peggiore è pensare di saper instaurare un sistema che renda impossibili i crimini.

            forse dovresti uscire dalla torre d’avorio della letteratura e esplorare i vasti e AMBIGUI campi della storia.

            sennò resterai un individuo pericoloso.

            ciao

            • Andrea Di Vita scrive:

              Per Francesco

              ”il crimine peggiore è pensare di saper instaurare un sistema che renda impossibili i crimini.”

              De Gaulle riteveva che ‘a morte gli imbecilli!’ fosse uno slogan ambizioso persino per lui. Solo un pazzo desidera abolire tutti i crimini, ma ridurre lo sfruttamento è un altro paio di maniche. A pensare tutti come te ci sarebbe ancora la schiavitù (OT schiavitù che peraltro per secoli la Chiesa ha ritenuto non in contrasto con la volontà divina FINE OT).

              Come sta scritto all’aeroporto de L’Avana: ‘Oggi al mondo cento milioni di bambini si svegliano avendo fame. Nessuno di loro è cubano’

              Ciao!

              Andrea Di Vita

  10. Guido scrive:

    Rimanendo in tema musicale ma saltando di palo in frasca, propongo un altro video che che ha il potere di emozionarmi, perchè mi sembra che colga un aspetto che tutti conosciamo e che pochi hanno il coraggio o la voglia di confessare, soprattutto a sè stessi. E’ il piccolo sporco segreto della carcerazione collettiva, della cosiddetta civiltà moderna, occidentale, democratica…Il disvelamento della servitù volontaria.
    Eccolo

    http://www.youtube.com/watch?v=-_qMagfZtv8

  11. mirkhond scrive:

    Anche in Centochiodi di Ermanno Olmi, il protagonista, un giovane e brillante filosofo pensa di rompere la prigione di una vita senza senso crocifiggendo con cento chiodi appunto, una serie di preziosissimi testi della biblioteca dell’università dove insegna, per poi scomparire.
    Il fatto è che queste sono solo licenze artistiche, musicali e cinematografiche, ma nella realtà questi soggetti finirebbero in una clinica psichiatrica in regime di TSO….
    ciao

  12. Jam scrive:

    per Andrea
    … la notte dell’anima? il sole di mezzanotte vorrai dire?
    Hurqalya,il mundus imaginalis, Henry Corbin, i platonici di Persia i platonici di Cambridge, fondamentali. Henry Corbin ha fatto un lavoro importantissimo .
    Altrimenti che noia!
    ciao

  13. Jam scrive:

    …”siate realisti, chiedete l’impossibile”.
    E’ il Che Guevara a dire questa frase.
    Mi sembra coincidere con il “date a Cesare quel che é di Cesare ecc…”
    perché il regno dell’impossibile per la razionalità strettamente economica é Dio, mentre per un realismo visionario
    chiedere l’impossibile é chiedere Dio. (l’Amore, l’Umanità)
    ciaooo

    • Andrea Di Vita scrive:

      Per jam

      ”razionalità […] realismo visionario”

      Perfettamente d’accordo. Basta ricordare di tenere le due cose distinte. Confondere fede e politica porta al fanatismo.

      Ciao!

      Andrea Di Vita

  14. Jam scrive:

    …cioé in questa logica, l’impossibile non é impossibile, ma soltanto una parte inesplorata del possibile.
    L’impossibile é possibile.
    L’Amore é possibile.

  15. Moi scrive:

    @ Jam

    Scusa, ma … sei una Sufi ?

  16. Guido scrive:

    Che la crisi sistemica dia un enorme spazio a involuzioni di tipo degenerativo è fuor di dubbio: il riaffiorare di ripugnanti nazionalismi-razzismi, la chiusura nelle piccole immaginarie e merdose patrie (padroni a casa nostra ecc.ecc.). Da Weimar a oggi nessuna novità su questo fronte.
    Diffido, però:
    – di chi dice che, non potendo fare nulla contro siffatti nemici, mostruosamente potenti, bisogna assumere la posa geopolitica del giocatore di risiko, magari comunitarista, confidando che in una guerra tra racket planetari per il controllo delle risorse, ci scappi pure qualche scampolo di socialismo. Quindi tifo da stadio per il liberatore di turno o, peggio, per il tirannello locale che si oppone all’imperialismo egemone perseguendo progetti emancipatori pro domo sua. Mi viene da pensare ai tanti comunisti iraniani simpatizzanti di Khomeini…inutile aggiungere altro. Oppure ai sostenitori del capitalismo cinese (in chiave anti-americana, per carità…)
    – di chi pensa di fuggire ritirandosi su un eremo montano scrutando la miserabile umanità che si incammina come stupida mandria verso il ciglio del precipizio. Ovviamente costui, essendosi abbeverato alle fonti della a-storica Tradizione, dall’alto della sua saggezza si ritiene fuori e al di sopra di quanto accade. Sospira: Ah, i bei tempi andati in cui esistevano i VALORI! Il bel mondo in cui ognuno ricopriva il posto che un ordine superiore aveva previsto per lui! I figli non t’obbediscono più: hanno troppi soldi in tasca!

    Non si vuole ammettere che la rivoluzione non è un processo prevedibile che nasce in laboratorio e per cui ci si immagina un percorso lineare, liscio, costituibile sulla base di politiche di alleanze tattiche e strategiche. Non ha mai funzionato così e, quando qualcosa di simile è successo, i fatti si sono dimostrati molto lontani da quanto precedentemente immaginato.
    No. In senso stretto nemmeno si può “essere rivoluzionario”. Esiste la possibilità di un “divenire rivoluzionario” sulla base di una scelta di campo, di una SCELTA ETICA. E prima ancora bisogna assumere l’esistenza di una guerra civile, sebbene nessuno l’abbia dichiarata espressamente.
    Non può che essere così: nessuna garanzia, nessuna certezza, rapporto di forze di 1 contro 1000. Solo a partire da una scelta etica ci si possono dare strumenti e strategie adeguati, ma senza scorciatoie, senza surrogati.
    Il processo rivoluzionario, poi, avviene sulla base di opportunità. Ma questo è ovvio e non aggiungo altro.

    • Andrea Di Vita scrive:

      Per Guido

      Sono d’accordo su tutto, ma ho una chiosa da fare sull’ultimissima frase.

      ”nessuna novità su questo fronte”

      Concordo.

      ”confidando che in una guerra tra racket planetari per il controllo delle risorse, ci scappi pure qualche scampolo di socialismo”

      Concordo. Non bisogna stare seduti sugli allori, ma appoggiare chi di volta in volta ci sembra valido.

      Detto questo, rimane pur vero che le percentuali di successo aumentano quando si indeboliscono i poteri che ci assoggettano.

      Ripeto: difficilmente avremmo avuto l’avanzata del PCI negli anni ’60-’70 con tutti i progressi annessi e connessi (riforma della RAI, del diritto di famiglia, lo Statuto dei lavoratori, divorzio, aborto ecc.) se non avessimo avuto il Vietnam.

      E difficilmente avremmo avuto le gioie del neoliberismo, l’erosione dei diritti dei lavoratori, l’esplosione incontrollata della speculazione finanziaria, le ‘piccole patrie’ legaiole e haideriane, la rinascita della xenofobia ecc. se non fosse caduto il Muro: esauritasi la spinta propulsva della Rivoluzione d’Ottobre della minaccia militare Sovietica, le nostre classi dirigenti si sono sentite la briglia sciolta sul collo, e si sono progressivamente rimangiate il Welfare addossando tutte le colpe ai lavoratori.

      Oggi siamo arrivati alla Merkel spernacchiata quando vuole togliere il diritto di voto ai paesi con grande debito pubblico, agli Statunitensi imbottigliati in Afghanistan, e al bunga-bunga in Italia. Forse il pendolo ha smesso di oscillare a favore dei Difensori dei Valori: ma dalla parte della ragione sono rimaste le macerie. Del resto, era Lukàcs a ricordare che l’opera finale dell’oppressione è la distruzione della ragione. Solo chi non ha paura delle macerie, come la Ibarruri, puo’ farcene uscire degnamente: il che dimostra come non si debba buttare via il bambino dell’ideologia con l’acqua sporca dell’opportunismo.

      ”Quindi tifo da stadio per il liberatore di turno o, peggio, per il tirannello locale che si oppone all’imperialismo egemone perseguendo progetti emancipatori pro domo sua. Mi viene da pensare ai tanti comunisti iraniani simpatizzanti di Khomeini…inutile aggiungere altro. Oppure ai sostenitori del capitalismo cinese (in chiave anti-americana, per carità…)”

      Concordo. E’ proprio questo tifo a sputtanare molti che pure giustamente rifiutano la sostanziale concordanza odierna fra ‘liberisti’ e ‘riformisti’ nell’adorazione del Libero Mercato.

      Ad esempio: quelli del Campo Antimperialista, che si oppongono alla guerra in Afghanistan, poi si lasciano sorprendere a sostenere Ahmadinejad.

      ”Ah, i bei tempi andati in cui esistevano i VALORI!”

      Concordo. La Difesa dei Valori serve soprattutto a delegittimare chi ne contesta l’uso come copertura dell’esistente.

      ”Non si vuole ammettere che la rivoluzione non è un processo prevedibile che nasce in laboratorio e per cui ci si immagina un percorso lineare, liscio, costituibile sulla base di politiche di alleanze tattiche e strategiche. Non ha mai funzionato così e, quando qualcosa di simile è successo, i fatti si sono dimostrati molto lontani da quanto precedentemente immaginato.”

      Concordo. Qui forse troverai interessanti gli scritti di Cosatnzo Preve che Martinez ha pubblicato sul suo sito.

      ”Esiste la possibilità di un “divenire rivoluzionario” sulla base di una scelta di campo, di una SCELTA ETICA.”

      Scelta etica che Orwell -e qui completo il tuo pensiero- vede nell’uso del linguaggio. Orwell scrive esplicitamente (””Politics and the English Language”, 1946) che l’onestà intellettuale si concretiza nell’uso delle parole e parte da una scelta etica.

      Più concisamente, il Moretti della ‘Palombella rossa’ ricorda che ‘chi parla male vive male’, quando schiaffeggia la giornalista che vanta la propria ‘professionalità’. Non amo molto Moretti, ma quella scena è da Oscar.

      L’impegno a favore di una coscienza critica dell’esistente passa innanzitutto per una denuncia dell’esistente. Questa denuncia che a sua volta comporta un corretto uso delle parole e una decostruzione delle ambiguità semantiche e dei silenzi che vengono continuamente imposti.

      Un esempio è il termine ”missione di pace” usato per i nostri interventi in Iraq e Afghanistan.

      Diffondere un uso critico del linguaggio è la prima fase della costruzione di un senso comune che porti le persone a rifiutare spontaneamente la menzogna: Gramsci avrebbe usato il termine ‘egemonia’. Per contro, la prima vitima della eterna guerra che i priviegiati fanno al resto della società è la verità: Travaglio parlerebbe di ‘scomparsa delle notizie’.

      ”Il processo rivoluzionario, poi, avviene sulla base di opportunità.”

      Che vanno utilizzate e sfruttate da una apposita organizzazione politica, altrimenti detta Partito. Poprio la scomparsa della forma Partito azzera molte delle pssibilità di progresso sociale, specie in questi tempi di crisi del sistema.

      ”Ma questo è ovvio e non aggiungo altro.”

      E’ ovvio per noi due. Ma giorno e notte ci viene raccontata la gigantesca menzogna che ‘l’importante è partire dal cuore dell’uomo’. No: importante è portare avanti una politica chiara che consenta di sfruttare le opportuntà che di volta in volta si presentano. Il misticismo va benissimo, ma è un’altra cosa.

      Ciao!

      Andrea Di Vita

      • Francesco scrive:

        >> un senso comune che porti le persone a rifiutare spontaneamente la menzogna: Gramsci avrebbe usato il termine ‘egemonia’.

        quindi lo spudorato uso della menzogna da parte del PCI era un’operazione di “rifiuto della menzogna”? e il regime culturale che ha obnubilato l’Italia dagli anni ’60 agli ’80 circa, regime al cui confronto Drive In rifulse come una apparizione celeste, non era un cumulo di ipocrisie, censuere e semplici bugie?

        non è che sei anche interista?

        Senza Parole

        • Andrea Di Vita scrive:

          Per Francesco.

          Allora Umberto Saba, Eduardo De Filippo, Andrea Camilleri, Gianni Rodari, Marcello Marchesi, Gian Maria Volonté, Giampiero Albertini, Ludovico Geymonat, Edoardo Sanguineti, Elio Vittorini, Pier Paolo Pasolini …tutti utili idioti telecomandati da Mosca.

          Poi dicono che ad essere paranoici fossero gli stalinisti.

          Ciao!

          Andrea Di Vita

  17. Jam scrive:

    x Andrea
    “corretto uso della parola ed una decostruzione delle ambigiutà semantiche e dei silenzi che vengono continuamente imposti” (???)

    …tra svario e svolta
    la parola m’intorta
    il viaggio (mistico-filosofico)
    mi trasporta ( mi lascio trasportare dal viaggio, divento “essente”)

    Imposto o no il silenzio é necessario, il silenzio é l’assenza necessaria alla meditazione (filosofia é un a parte della mistica). Il silenzio é l’estinzione della marionetta, che rinasce come protagonista “essente”, da’sein.
    La denuncia dell’esistente é puro non significato, se non si é capaci di decifrare l’esistente in tutta la sua totalità. E se rifiuti la filosofia mistica o profetica o metafisica che dir si voglia, rifiuti la totalità dell’uomo,
    quindi rifiuti l’uomo,
    quindi ti metti in una posizione nella quale non puoi decifrare l’esistente ma quello che tu credi essere l’esistente. Un uomo spezzato che ha perso la parte più importante di sé.
    Il corretto uso della parola é una potenzialità, se non analizzi completamente il terreno in tutte le sue molteplici componenti, anche la parola diventa impropria,
    la scomparsa della notizia soltanto un bumerang,
    e frasi come ‘rifiutare la menzogna’ all’interno delle cose che stai spiegando, una retorica, perché vuoi farmi credere l’enorme menzogna che il mio cuore sia inutile.
    A parte il fatto che anche fisicamente senza il cuore, vivere non si puo’.

    La révolution est devenue un cauchemar, maintenant il faut un rêve.

    ciao, ciaooo

    • Andrea Di Vita scrive:

      Per jam

      ”rifiuti la totalità dell’uomo”

      No. La parte mistica è certamente una parte essenziale dell’essere umano. Ma pretendere che sia la totalità è tanto assurdo quanto pretendere che lo sia il corpo fisico.

      ”inutile”

      Non ho mai detto che il tuo cuore sia inutile. Per innamorarsi e pregare va benissimo. Per amministrare un condominio o un ministero, no.

      Ciao!

      Andrea Di Vita

  18. Francesco scrive:

    >> vuoi farmi credere l’enorme menzogna che il mio cuore sia inutile

    ecco, su questo posso certamente essere con Jam al 100%

  19. Jam scrive:

    …Andrea,
    Amore e Conoscenza coincindono:
    amore=conoscenza,
    conoscenza=amore
    non puo’ esserci conoscenza-sapere-cultura-civiltà senza amore,
    cosi come non puo esserci amore nell’ignoranza.
    Pensi forse stia parlando dell’amore delle telenovelas? No, no, no. I don’t need to lose my time!
    Cosi quando parlo dell’uomo totale, non vorrei dire che la mistica sia la totalità dell’uomo, ( x’ hai capito una cosa cosi assurda?) ma vorrei dire che senza la sua parte spirituale l’uomo non é uomo, ma un tentativo, una marionetta , uno straniero a casa sua. Parlo di (ci risiamo!) al’insan al kamil!
    Quante volte ne abbiamo già parlato di quel: “conosci de stesso”.
    Sulla porta dell’oracolo di delphi era scritto:
    conosci te stesso,
    Socrate andava in giro in pieno giorno con una lampada accesa cercando l’uomo.
    Il Profeta Mohammed dicendo:
    “Chi conosce se stesso conosce il suo Signore”,
    definisce chiaramente che senza il suo mondo spirituale, l’uomo non é Uomo e Socrate é ancora qui che stà cercandoci in pieno giorno, con una lampada in mano. La vera oscurità é la luce del giorno nella quale l’uomo si ubriaca di sé stesso, di egoismo di alterigia, di non-conoscenza!
    Quella luce se non é vista nella dialettica exoterico-esoterico, per estrarne una via di mezzo, una linea mediana, un’orizzonte, in quel caso quella luce é un’oscurità nel quale l’uomo si crogiola credendo di vedere benissimo.
    Se amministro il condominio nell’ignoranza, e se prego nell’ignoranza, non avro’ mai risultati civili., non avro’ mai pregato, e mai amministrato. Il mondo purtoppo é zeppo di preghiere che non sono preghiere e di amministrazioni che lasciano il tempo che trovano.
    Se amministro senza umanità, cioé senza considerare, non solo il lato economico ma anche quello interelazionale di tutti gli abitanti del condominio, pensi il lavoro, sia un buon lavoro? Amministrare il condominio é un lavoro di équipe e tutte le compenenti devono essere prese in considerazione, non solo quella degli scambi umani o
    non solo quella economica. Tutto é collegato. In Francia ad esempio, stanno distruggendo molti condomini per ricostruire delle case a dimensione + umana.
    Non puoi pensare che l’amore sia in un cassetto che apri soltanto per fare una preghiera, questa é alienazione, quindi non va benissimo, ma malissimo. Una preghiera alienata e un’amore alienato, non sono l’amore di cui parlano i Saggi , l’amore che coincide con il sapere.
    Non é perché le religioni hanno commesso innumerevoli tradimenti verso questo amore che l’amore debba essere qualcosa da usare soltanto in certe circostanze, sai meglio di me che sarebbe assurdo.
    E ancora penso sia Djam di Herat al XIV sec. che abbia detto:
    meglio un principe senza religione ad un principe tiranno che dice di essere religioso, perché? certamente perché anche la religione puo diventare una forma di oppressione se non é vissuta nella continua ricerca della purezza archetipo, nella continua ricerca del vero senso della Parola, la parola cosmogonica.
    ciao, jamiyla

    • Andrea Di Vita scrive:

      Per Jam

      Concordo. Quello che mi interessa è che la luce alla quale siamo chiamati non sia il criterio di giudizio dei risultati dell’azione. Sarà il criterio della nostra autenticità, la pietra di paragone del nostro metterci in gioco. Ma riguarda solo noi. Il risultato di quel che facciamo è l’unica cosa sulla quale abbiamo diritto di chiedere venga giudicato il nostro operato, perchè il mondo interiore del mio prossimo è tanto unico ed irripetibile quanto il mio, e non posso chiedere agli altri indulgenza basata sulle intenzioni mie. Detto concisamente: la via dell’inferno è lastricata di buone intenzioni. Poi è indubbio che se ho una motivazione sincera e profonda ho più probabilità di amministrare bene il condominio o anche solo di anaffiare le piante del mio balcone. Ma come non mi sforzo di migliorare me stesso solamente allo scopo di annaffiare bene le mie piante, così non posso giustificare i miei errori di giardiniere dilettante con i miei progressi spirituali. Sembra una cosa ovvia: ma di questi tempi è fin troppo frequente l’invocare presunti Valori spirituali per giustificare bruttezze materiali.

      Ciao!

      Andrea Di Vita

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