Contro il processo a Geert Wilders

Intervistatore: “Il suo partito si chiama Partito della Libertà. Libertà di…”

Geert Wilders: “Libertà di fare con i propri soldi quello che si vuole”

Geert Wilders. “Il mio idolo è Oriana Fallaci: capì il pericolo musulmano”,
Il Giornale, 30.8.2007.

In questi giorni, è in corso ad Amsterdam un processo ad altissimo contenuto simbolico.

L’imputato è Geert Wilders, ex-assicuratore e fondatore del Partito della Libertà (PVV), che ha appena preso quasi il 16% del voto alle elezioni parlamentari ed è stato ammesso a sostenere, dall’esterno, la coalizione di governo.[1]

Il Partito della Libertà ha un programma a tema unico. “Islam? No!” lo capisce anche chi non ha la minima idea cosa sia l’Islam.[2] Ma capisce perfettamente quando Wilders propone una tassa di 1000 euro l’anno per chi vuole indossare un hijab, anzi uno “straccio sulla testa”, perché con il suo abbigliamento “inquina” il paesaggio urbano.

Wilders sembra riuscito a convincere il governo a imporre il “divieto del burqa“, in un paese in cui probabilmente nemmeno una donna porta quell’indumento tribale afghano, e appena qualche decina porterò qualche forma di velo integrale. Ma oggi tutto è giocato sui simboli, e questa legge afferma in modo deciso il diritto delle istituzioni occidentali sui corpi delle donne “altre”.

Nel processo, l’accusa porta come prova numerose dichiarazioni pubbliche fatte da Wilders, come questa:

‘Tutti si adattino alla nostra cultura dominante, chi non lo fa non sarà più qui tra vent’anni. Saranno deportati.’
(Intervista a De Volkskrant, 7 ottobre 2006)

Geert Wilders lo ritengo un uomo in gamba: basta leggere i suoi discorsi. Non è delirante né confusionario. Parla in maniera logica, ma semplice, esattamente al livello del consumatore medio di notizie. A differenza dei leghisti, il suo target è il ceto medio e la sua arma retorica sono i luoghi comuni del consenso liberale, che per la loro stessa vacuità sono incontestabili.

La pensionata che ha paura degli scippi, il pittore gay che passa le estati in Tailandia, il cultore del Medioevo, la femminista militante, il piccolo imprenditore che si è stufato di pagare le tasse, il cultore di Adolf Hitler, l’ebreo che si esalta per le imprese dell’esercito israeliano, l’immigrato cattolico portoghese… in apparenza non hanno nulla in comune. Ma no, qualcosa ce l’hanno – non sono musulmani.

E’ un tenue dato negativo, ma Wilders ingigantisce l’Islam fino a farlo diventare la questione  fondamentale dei nostri tempi. Un lavoro facile, visto che glielo fanno già i media.

E così Wilders obbliga tutti a chiedersi, “siamo musulmani oppure…” Oppure cosa? E’ sufficiente metterci un vago “noi”, e l’ebreo e il nazista, il gay e il cristiano estremista si trovano mano nella mano, quasi senza rendersene conto.

Wilders ha dimostrato di essere capace, non solo di guidare al successo un piccolo partito olandese; ma anche di candidarsi a leader di tutta la nuova destra in espansione da un capo all’altro dell’Europa: non solo con veri e propri partiti, ma anche – ad esempio in Germania – con una forte presenza dentro diversi partiti, nonché nei media. E non solo in Europa, ma anche negli Stati Uniti e in Israele.

Nel marzo del 2009, Geert Wilders si è recato negli Stati Uniti, in un viaggio finanziato dalle principali centrali neocon – Il Centre for Security Policy di Frank Gaffney, il Freedom Center di David Horowitz e il Middle East Forum di  Daniel Pipes; quest’ultima organizzazione raccoglie anche fondi per difendere Wilders nel processo di cui stiamo parlando.

Anche se alcuni di questi movimenti avranno vita rumorosa ma breve, siamo probabilmente a un momento di cambiamento storico.

Lo ritengo quindi l’uomo politico più pericoloso del continente, in questo momento, assieme a Sarkozy (altroché Silvio Berlusconi). E non mi dispiacerebbe affatto se una folla di piccioni-mujahidin gli calasse sulla testa, strappando via a colpi di becco la sua chioma.

Ma sono contrario a un processo come quello in corso.

Sia chiaro, Wilders è quello che ha chiesto venisse proibito il Corano in Olanda:

‘Un divieto è un divieto. Non solo la vendita, ma anche l’uso nelle moschee e il possesso a casa devono essere puniti. Se ciò non è possibile con le leggi attuali, bisogna fare un nuovo testo di divieto”.

“Il nucleo del problema è l’Islam fascista, l’ideologia malata di Allah e di Mohammed come viene stabilita nel Mein Kampf islamico: il Corano.”

“Ne ho abbastanza di Islam in Olanda: basta immigrati musulmani. Ne ho abbastanza dell’adorazione di Allah e di Mohammed in Olanda: basta moschee. Ne ho abbastanza del Corano in Olanda: si proibisca questo testo fascista. Quando è basta, è basta”.

(De Volkskrant, 8 agosto 2007)

Wilders vuole impedire, vietare, chiudere, mettere a tacere, espellere.

Poi, al suo processo, dichiara:

“La libertà non è mai stata la proprietà di un piccolo gruppo, ma è sempre stato il patrimonio di tutti noi. E’ la nostra benedizione. Io spero che la libertà di parola trionfi in questo processo.”

L’ipocrisia non è però questione penale.

La difesa di Wilders si fonda su diverse importanti obiezioni.

La prima è che Wilders viene processato per avere espresso le proprie opinioni. E in questo ha indubbiamente ragione: non gli viene attribuita alcuna aggressione fisica, e nemmeno di essersi rifiutato di dare un posto di lavoro a una persona per motivi di “genere, razza o fede religiosa”.

Le numerose leggi che in Europa condannano ad anni di carcere le persone per le loro opinioni vengono sempre presentate come leggi che vietano la “discriminazione“, la “violenza“; e quando non c’è né discriminazione né violenza, come divieto di “istigazione” a tale discriminazione o violenza; e quando non c’è nemmeno l’istigazione, come cose che potrebbero “offendere” un certo gruppo.

Il legame tra l’opinione espressa e il presunto danno inflitto può facilmente diventare indimostrabile.

Secondo, Wilders dichiara di non prendersela con i musulmani, bensì con l’ideologia islamica. Questa difesa coincide con la posizione di alcuni cattolici, che affermano di criticare radicalmente “l’ideologia talmudica“, ma di non avere nulla contro gli ebrei in quanto esseri umani. E forse un tribunale non è il luogo più adatto per decidere cosa sia un “gruppo” o una “razza” o una “religione”.

Wilders, al processo, ha detto:

“Questo processo evidentemente riguarda la libertà di parola. Ma questo processo riguarda anche la procedura con cui si stabilisce la verità. Le affermazioni che ho fatto e i confronti che ho fatto, come citati nel rinvio a giudizio, sono veri? E se qualcosa è vero, può ancora essere punito?”

Questa domanda viene regolarmente posta dalla difesa in tutti i processi riguardanti il cosiddetto revisionismo o negazionismo dell’Olocausto, e viene respinta da tribunali che non hanno né il tempo né le competenze per studiare innumerevoli carte in molte lingue riguardanti fatti storici: si condanno le conclusioni dell’imputato, non il modo in cui è arrivato a tali conclusioni.

Wilders certamente bara un po’, in quanto molte delle frasi per le quali è accusato sono più insulti che affermazioni di fatto; ma nel suo video, Fitna, ci sono anche fatti di cronaca accostati sia a brani del Corano che a frasi attribuite a singoli musulmani dei tempi nostri.

L’inganno risiede negli accostamenti e nella mancanza di contesto. Ma se esistesse il reato di discorso manipolatorio e fuorviante, politici, media, venditori o pubblicità starebbero tutti in carcere. Ora, è perfettamente possibile che i singoli fatti che lui ha mescolato drammaticamente nel calderone siano tutti veri.

Wilders ha chiamato vari “testimoni esperti”, tra cui l’immane cialtrone Bill Warner, di cui abbiamo già parlato qui,  e Raphael Israeli, l’uomo che ha trasferito a livello europeo l’ossessione israeliana con la “demografia araba“: le famose Mamme Bomba che partorirebbero un piccolo barbuto ogni nove mesi.

Ma Wilders ha anche chiamato esperti più seri, che hanno affermato che l’Islam è inseparabile dalla politica. E quindi, Wilders dice, se io critico l’Islam, faccio una critica a una forma di politica.

Che l’Islam sia inseparabile dalla politica è vero, come lo è per tutte le religioni. Se aveva ragione Max Weber a dire che lo spirito calvinista ha permesso la nascita del capitalismo, il calvinismo ha avuto un impatto politico ancora più grande dell’Islam.

Se Wilders verrà assolto, magari con qualche incomprensibile cavillo legale, l’assoluzione sarà tradotta ovunque allo stesso modo: un tribunale di un paese libero ha stabilito che attaccare l’Islam non costituisce razzismo. Che si può chiedere la deportazione di intere popolazioni in base alla loro fede religiosa. E, di slittamento in slittamento, si arriverà magari a dire che un tribunale di un paese libero ha stabilito che l’Islam è un pericolo e Wilders fa bene a difendere l’Occidente.

Ma viceversa, una condanna sancirebbe Wilders come eroe planetario, martire vivente perseguitato dal tribunale di un paese in cui le fila della politica e dell’economia sono tutte tirate dai kebabbari siriani e dai venditori di fiori bengalesi. E ovviamente non sarà la fine per Wilders. Anzi.

Su un altro piano, il politicamente corretto è semplicemente un gioco, dove tutti possono concorrere: Wilders inveisce contro il fascismo e l’antisemitismo, accusa i musulmani di essere razzisti e maschilisti, esalta la democrazia e la libertà, insomma sa giocare su tutti i tasti del luogo comune liberale. Lo sappiamo noi, lo percepiamo a pelle, che è un uomo che godrebbe nel vedere bombardati interi quartieri dell’Europa, ma non lo dirà mai.

E poi le leggi a salvaguardia del politicamente corretto cercano di spazzare i grandi conflitti sotto il tappeto: gli attori sono solo degli individui, più o meno “offesi” o “discriminati”, che si rivolgono passivamente “per avere giustizia” a quella forma particolare di clero laico che è la magistratura, che deve trovare nel Sacro Codice chi avrebbe “ragione” oppure “torto”.

Mentre la società in cui viviamo sta tremando dalle fondamenta, e ha bisogno di esprimersi. Anche nel male.

Note:

[1] Ci sono cinque capi di imputazione contro Geert Wilders, per vari commi dell’articolo 137 del Codice Penale, che vieta la discriminazione:

– diffamazione di un gruppo

– istigazione all’odio contro persone a causa della loro religione

– istigazione alla discriminazione contro persone a causa della loro religione

– istigazione all’odio contro persone a causa della loro razza

– istigazione alla discriminazione contro persone a causa della loro razza

[2] Per completezza, diciamo che il programma del partito chiede anche l’abrogazione del divieto di fumo nei bar, l’abrogazione delle misure per ridurre l’emissione di anidride carbonica e l’introduzione di centrali nucleari e al carbone.

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65 risposte a Contro il processo a Geert Wilders

  1. mirkhond scrive:

    Questo dimostra come ormai lo schema destra/sinistra sia abbondantemente superato dal nuovo Islam/anti Islam a favore delle nostre libertà.
    Temo che questo bipolarismo, rozzo e semplicistico quanto si vuole, ma che fa sempre più presa in Occidente, se andrà avanti, grazie anche ad una persistente crisi economica dovuta alla globalizzazione, e all’incapacità dei nostri governanti di tirarsi fuori da situazioni infognate vedi l’Afghanistan, tutto questo temo che alla lunga potrebbe portarci a società sempre più autoritarie e dittatoriali, in cui sarà sempre più difficile esprimere pareri diversi da quelli dell’apparato politico-giornalistico al potere.
    Questo è almeno il mio timore.

    • Andrea Di Vita scrive:

      Per Mirkhond

      Concordo. E aggiungo che parlando della Cina, Federico Rampini conclude il suo libro ‘Il secolo cinese’ con la frase: ‘O la Cina diventa come noi, o noi diventiamo come la Cina’. L’Islam puo’ essere un ottimo baubau per spingere l’Occidente a irregimentarsi, e tale irregimentarsi puo’ essere funzionale alla concorrenza contro la Cina. Wilders crea per noi un Sinkiang immaginario. In altre parole stiamo apssando da un periodo postbellico a uno prebellico, il che spiega il rifiorire del mercato degli armamenti.

      Ciao!

      Andrea Di Vita

  2. Z. scrive:

    Ghébbels diceva (cito a memoria, abbiate pietà) qualcosa come:

    “La democrazia è un sistema idiota: ogni giorno ci fornisce le armi con cui distruggerla”.

    Esprimersi sì, ma con calma e giudizio, ché non si sa mai 🙂

    Z.

  3. Lorenzo scrive:

    Aggiungo che un processo come questo, col clamore che suscita, non fa che enfatizzare la retorica del parruccato Wilders, e della sua compagnia. (ommamma, a noi ci processano mentre a Loro danno le case popolari)

  4. Andrea Di Vita scrive:

    Per Martinez

    ” Intervistatore: “Il suo partito si chiama Partito della Libertà. Libertà di…”
    Geert Wilders: “Libertà di fare con i propri soldi quello che si vuole” ”

    Il che dimostra, se ce ne fosse ancora bisogno, la natura intrinsecamente classista (i soldi ce l’hanno i ricchi) e discriminatoria (l’islamofobia) del liberalismo. Lo slogan di Wilders potrebbe ben essere quello di berlusconi, della sarah palin o di giuliano ferrara.

    ” Wilders, al processo, ha detto:
    “Questo processo evidentemente riguarda la libertà di parola. Ma questo processo riguarda anche la procedura con cui si stabilisce la verità. Le affermazioni che ho fatto e i confronti che ho fatto, come citati nel rinvio a giudizio, sono veri? E se qualcosa è vero, può ancora essere punito?” ”

    Quest’uomo è un autentico genio. In poche parole ha spiegato, utilizzandolo nella prassi e in piena consapevolezza, il concetto marxiano dela falsa coscienza. Egli dà e fa dare sottilmente per scontato ai suoi stessi interlocutori l’arbitraria dottrina che esista un Valore ‘Verità’ al di fuori e al di sopra dei concreti rapporti sociali, semplicemente rivendicando il diritto di proclamarla. Già il fatto di rispondergli gli dà ragione, perchè implica l’accettare il linguaggio che ha già manipolato con la sua affermazione. In un solo colpo ha annullato Heisenberg, Epicuro e Pilato, ed è tornato alla Legge Naturale.

    ”Lo ritengo quindi l’uomo politico più pericoloso del continente, ”

    Concordo completamente. E’ il Gentile dell’Olanda. Se fossi credente lo definirei il più vicino candidato al ruolo dell’Anticristo. Un nemico del relativismo e della civiltà. Non a caso ammira l’orina fallace: ma va molto, molto oltre. E’ ancora più pericoloso del vaticano, perchè non ancora screditato da alcuno scandalo.

    Ciao!

    Andrea Di Vita

    • Francesco scrive:

      non ho capito tutto

      1) passi per la lagna sul classismo, la conosco. ma cosa c’entra il LIBERISMO con la discriminazione? un islamico coi soldi può finanzaire la costruzione di tutte le moschee che vuole, nel mondo di Geert.

      2) guarda che se la verità non esiste, non lui puoi più fare i processi. o li devi intendere come Stalin, come esecuzioni pubbliche di decisioni prese a prescindere. (Pilato sceglie in base alla convenienza di Roma, non alla verità o alla giustizia; Heisenberg parla di osservabilità di particelle sub-atomiche; Epicuro fuma una canna nel salotto di qualche signora bene. )

      3) Il Vaticano non è pericoloso, avendo solo Dio come azionista di riferimento il suo modus operandi è incommensurabile con i tuoi parametri di pericolosità. Tu intanto ferma Wilders con la “non esistenza della verità”, che a me vien da ridere …

      Ciao

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  6. Guido scrive:

    Sì, Miguel, concordo pienamente. E’ in atto la guerra che solo pochi hanno apertamente dichiarato tra il partito della difesa del “nostro” stile di vita e il partito dei refrattari e degli esclusi. Il cittadino dell’Impero percepisce la realtà di questa guerra ma spesso non ha le parole per esprimerla. Il demagogo di turno non fa altro che intercettare il bisogno di dare un volto o un nome al pericolo incombente. Grazie a questa continua sceneggiata tra pazzarelli e politicamente corretti nel nostro occidente la soglia del dicibile si sta continuamente riposizionando: ciò che ieri veniva espresso solo in stato di ebbrezza alcolica viene oggi orgogliosamente e apertamente manifestato e le trascorse due decadi sono state particolarmente eloquenti a riguardo: dalla Lega a Le Pen fino a Geert Wilders. In nome della “libertà” viene apertamente evocata la necessità di ampliare fino all’inverosimile l’apparato securitario sotto la cui protezione dovremmo continuare a vivere tranquilli.
    Il cittadino partecipa entusiasta ai DUE MINUTI D’ODIO.

    “Prima ancora che fossero passati una trentina di secondi d’Odio, incontrollabili manifestazioni di rabbia ruppero fuor da una metà del pubblico nella sala.(…)Durante il suo secondo minuto, l’Odio arrivò fino al delirio. La gente si levava e si rimetteva a sedere con gran rimestio, e urlava per coprire quella voce maledicente che veniva dallo schermo. La bruna della fila dietro urlò “Porco, Porco, Porco”, afferrò un pesante dizionario e lo scagliò sul teleschermo.(…)Una estasi mista di paura e di istinti vendicativi, un folle desiderio di uccidere, di torturare, di rompere facce a colpi di martello percorreva l’intero gruppo degli astanti.”
    Orwell – 1984

    Ma com’è possibile accettare questa claustrofobica “sicurezza”?
    Uno dei possibili perché:
    una peculiare forma di magia nera, una sorta di incantesimo a cui accondiscendo in virtù della protezione promessa riguardo alla mia fragilità e alla mia finitudine. Fingo dunque di credere a questa “identità” posticcia, a questa “presenza” che mi costituisce e che forma il mio stesso orizzonte.
    Quindi mi consegno ai dispositivi (un’autostrada, un centro commerciale, un parco giochi…ma anche una scuola, una clinica, un partito) perché mi viene risparmiato l’onere della percezione critica del pericolo: chiunque o qualsiasi cosa possa mettere in pericolo la mia “presenza”!
    Il risvolto di tutto ciò, la parte ancora aperta che resta da decifrare è come questo totalitarismo democratico potrà approfondire la tracciabilità dei suoi cittadini, visto che resterà sempre irrisolta la possibilità di misurare il grado d’ENTUSIASMO con cui essi partecipano alla propria non-esistenza. Prevedo dunque un esponenziale ampliamento della psico-polizia.
    Credo che sia questa la chiave per comprendere perché accettiamo l’inaccettabile.
    In quest’ottica la sintesi di turbocapitalismo e nazionalsocialismo sembra essere invincibile e quanto di più vicino si possa immaginare all’utopia cibernetica. E sempre in quest’ottica la sinistra per bene, col suo grande desiderio di partecipazione attiva alla società civile, rappresenta uno delle principali risorse per questo progetto.
    Va anche precisato che il processo di globalizzazione è tutt’altro che uniforme e omogeneo, me ne rendo conto: qui in Italia, ad esempio, il desiderio totalitario e cibernetico si scontra anche con l’inettitudine dei suoi agenti. E’ solo questo che sinistra e sindacalisti rimproverano all’attuale compagine governativa.

  7. mirkhond scrive:

    Il fatto che esista internet e un blog come questo, ci permette di avere ancora degli spazi di libertà.
    Qui noi discutiamo, senza censure e spesso in amichevole disaccordo, vedi la questione talebana o palestinese, ma questo per quanto ancora?
    Quindi si, temo anch’io un un Grande Fratello (non quello ridicolo di mediaset) e un’Alleanza Norrena, pardon Franca, un regime naziliberale che ci tolga la libertà in nome della libertà e il rischio che io, Andrea ed altri, possiamo finire in qualche nuova, terribile fenestrelle dove ci facciano il lavaggio del cervello per convincerci della bontà del sistema.
    Ieri notte, non riuscendo a prendere sonno, mi sono visto uno spezzone di Porta a Porta. A parte Di Pietro, gli altri erano TUTTI CONCORDI nell’uso della Neolingua per contnuare a considerare una missione di pace, un intervento armato sempre meno pacifico, anche se tra le pieghe, i giornalisti di regime hanno fatto trapelare che questa è una guerra persa.
    Il fatto è che altri giovani nostri connazionali, tra cui un mio parente, verranno inviati lì….per una guerra persa, stando a ciò che è trapelato dal servizio di Porta a Porta.

  8. Miguel Martinez scrive:

    Per Guido

    Grazie, con l’aiuto di Orwell, hai colto perfettamente il quadro.

  9. Miguel Martinez scrive:

    Per Mirkhond

    Io credo che i paralleli con il nazismo siano sempre validi, purché non fatti come semplice spauracchio.

    E c’è qualcosa effettivamente di nazista in questa Alleanza Norrena (perché Franca?). Qualcosa che si collega allo storico senso di superiorità diffuso in certe regioni settentrionali, insomma, sotto mille vesti diverse.

    Infatti, l’area di Wilders è quella “nordico-protestante” – abbiamo citato in vari post l’Olanda, l’Inghilterra, l’Ulster, i WASP americani del Tea Party e del Christian Zionism, la visita di Wilders a Berlino, le tesi neo-razziste di Thilo Sarrazin.

    Il “populismo” e la xenofobia si diffondono ovunque, con il crollo dei partiti e della politica organizzata, ma l’area Wilders è molto diversa da quella del Front National francese o dello Jobbik ungherese; e anche per molti versi dalla Lega – dei movimenti austriaci e svizzeri, non saprei.

    L’area Wilders non ha nulla di campanilistico, è molto tecno-moderna, cosa che coincide con un aspetto del nazismo.

    Sul versante USA, poi, abbiamo il Rapporto Personale con Gesù – cosa molto diversa dalle religioni tradizionali – mentre sul versante europeo, abbiamo un sostanziale ateismo tecnocratico. Nulla a che fare con i crocifissi dei leghisti o la Giovanna d’Arco del Front National.

    Un altro aspetto che si avvicina parzialmente al nazismo – e poco al fascismo italiano – sta nel porsi come “popolo” e non come “Stato”; il popolo esige che lo Stato agisca con maggiore durezza, non è il popolo che si adatta allo Stato.

    Sono solo riflessioni provvisorie e sparse, comunque.

  10. Miguel Martinez scrive:

    Qualcuno sul mio vecchio blog, molto tempo fa, aveva fatto un commento interessante: parlando di Forza Nuova, apparentemente un’organizzazione unitaria, aveva sottolineato come aveva due anime.

    Al sud, i forzanovisti più cultori di miti cattofascisti magari, ma anche più possibilisti verso la Palestina. A nord, molto più influenzati dal razzismo biologico americano, stile Stormfront, e molto più islamofobi. Un po’ uno specchio della differenza di cui si parlava prima.

  11. mirkhond scrive:

    Per Miguel Martinez

    Uso il termine franco come sinonimo di occidentale, rifacendomi alla terminologia bizantina e islamica fino ad epoche recenti.
    Non dimentichiamo che dalle parti dell’Olanda nacque e si sviluppò quella popolazione germanica che unificando gran parte dell’Occidente all’epoca di Pipino il Breve e di Carlo Magno è poi diventata sinonimo dello stesso Occidente nelle culture sovracitate.
    Quanto all’Inghilterra, con la conquista normanna del 1066 anch’essa divenne parte di questo mondo franco, seppure dopo la 2° guerra dei cent’anni (1337-1453), e la perdita delle terre franco-normanne, essa assunse quelle posizioni di altezzoso isolazionismo e ostilità antieuropea che sono in parte giunte fino ad oggi.

  12. alessandro scrive:

    Gli anti-tedeschi – e la sinistra tedesca pro-Israele
    http://sitoaurora.xoom.it/wordpress/?p=371

  13. mirkhond scrive:

    Per Miguel Martinez

    Il termine Alleanza Norrena l’ho mutuato dal film V per Vendetta, in cui si ipotizza un’Inghilterra dominata da un Grande Fratello “clerico-fascista”, sorto proprio sulle paure della gente.

    • Andrea Di Vita scrive:

      Per Mirkhond

      ”Alleanza Norrena”

      Io l’avevo immediatamente identificata con l’Alleanza del Nord filoUSA e antitalibana dell’Afghanistan.

      Ciao!

      Andrea Di Vita

  14. Guido scrive:

    Questi ultimi commenti sono molto stimolanti e suggestivi. Mi vengono in mente un paio di cose.
    Nei Commentari alla Società dello Spettacolo Guy Debord coniava il termine “spettacolare integrato” per descrivere la modalità del dominio che andava delineandosi. Si tratta, in sintesi del superamento delle categorie dello spettacolare concentrato, predominante nelle società cosiddette totalitarie (militarismo, penuria, burocrazia, moralismo, censura, terrore concentrazionario ecc.) e dello spettacolare diffuso, quello delle società liberal-democratiche, basate sull’abbondanza di merci, sulla retorica della libera espressione, sul voto e così via. Il nuovo dominio integra il peggio di questi due sistemi in una sintesi superiore combinando la pervasività del controllo con un affinamento delle capacità di manipolazione.

    Sarebbe poi interessante, scegliendo nel vasto campo delle distopie, conoscere come due grandi autori, Huxley e Orwell, guardavano al prossimo futuro.
    Si guardi qui:

    http://www.recombinantrecords.net/docs/2009-05-Amusing-Ourselves-to-Death.html

    Visibile anche qui per chi non legge in inglese:

    http://www.blogzero.it/2010/01/08/1984-di-orwell-vs-il-mondo-nuovo-di-huxley/

  15. mirkhond scrive:

    Per Guido

    Credo che il regime che temo, si stà venendo a delineare sempre più in Occidente sia un mix tra 1984 di Orwell e Mondo Nuovo di Huxley, un’alternanza di bastone e carota.
    ciao

    • Andrea Di Vita scrive:

      Per Mirkhond

      Non scherziamo 🙂

      Quello che ha Orwell di diverso rispetto ad Huxley è la sottlineatura del ruolo del linguaggio.

      Modificare il linguaggio modifica il modo stesso di interpretare la storia che vci viene tramandata (e che viene quotidianamente riscritta), e questo modifica la nostra coscienza di cio’ che siamo. E’ la tesi marxiana della ‘falsa coscienza’ ripresa dal Roger Zelazny di ‘Babel17′.

      Il terrore è lo strumento esterno, ma il vero potere sta nel modificare l’essenza stesso dell’essere umano. E’ la tesi ripresa da Hannah Arendt nel suo ‘Origini delTotalitarismo’: solo che Arendt ci arriva partendo da Heidegger e vede l’essenza del potere nel lager e nel gulag, mentre Orwell ci arriva indipendentemente, partendo dalla Catalogna, e vede l’essenza del potere come distribuita ovunque, anonima e collettiva.

      Ecco perchè Huxley fa (‘solo’) della splendida fantascienza, per molti aspetti (la sottolineatura dell’edonismo) certamente più profetica di Orwell.

      Ma Orwell fa un vero e proprio saggio sulla natura del potere.

      Il potere (‘la capacità di fare soffrire’) è la struttura di fondo di ogni organizzazione umana dal Neolitico in poi, ed è sempre giocato sul duetto linguaggio/costrizione. Gruppi umani sottomettono altri gruppi e li tengono incatenati col linguaggio, fino ad essere rovesciati da altri gruppi ancora in un avvicendarsi nel suo complesso stabile come una trottola.

      Quello che Orwell ha è la Neolingua, con la famosissima appendice di ‘1984’.

      Quello che Orwell ha in più è la ‘Teoria e pratica del collettivismo oligarchico”, dove si teorizza la ‘guerra infinita’ e la ‘strategia della tensione’.

      Ma soprattutto, quello che Orwell ha in più è il monologo di O’Brien nella terza parte del libro, quando interroga Winston (‘non ci sarà più scienza’) in un monologo sul potere che è la voluta immagine speculare del solisloquio del Grade Inquisitore di Dostojevski e soprattutto del monologo sulla carità della lettera ai Corinti di S. Paolo.

      Particolare forse non a tutti noto: proprio il monologo paolino (‘se anche parlassi le lingue degli angeli’) è riscritto da Orwell nell’introduzione a ‘Fiorirà l’Aspidistra’ (‘Keep the Aspidistra Flying’), romanzo molto più duro e meno noto di ‘1984’ sulla precarietà del lavoro dipendente nell’Inghilterra del primo dopoguerra. Solo che Orwell sostituisce ovunque alla parola ‘carità’ la parola ‘denaro’.

      L’alternativa, l’unico limite, al potere è la realtà esterna, che è refrattaria a piegarsi al potere (‘finchè si parla di filosofia due più due puo’ fare tre o cinque, ma se si tratta di costruire un fucile deve fare sepre e solo 4′) .

      Dunque il potere sopravvive negando alle persone l’accesso alla realtà esterna. O direttamente, tramite la censura e il controllo dell’informazione, o incoraggiando la deliberta menzogna (il ‘bispensiero’) o l’invenzione di realtà fittizie.

      La vera libertà è libertà di dire che 2 + 2 = 4. Concessa questa libertà, tutte le altre ne seguono.

      Ciao!

      Andrea Di Vita

      • Francesco scrive:

        che mi ricordi, anche nel Mondo Nuovo si lavora e parecchio, sul linguaggio, per far scegliere liberamente al popolo quello che il sistema vuole

        (metti le virgolette dove credi meglio)

        e la classe degli Alfa è speculare al Partito Interno

        mi sa che me li rileggerò, in attesa di un peggioramento della attuale legge elettorale

        PS ingenuo pensare che nessuno decida che 2+2=4?

  16. Guido scrive:

    Certo Mirkhond, è quanto penso anch’io. E non solo in occidente. La Cina, da questo punto di vista è il modello vincente. Si tratta di un nuovo dispositivo imperiale, dove gli stati svolgono solo funzioni di polizia e ai cittadini viene richiesto di farsi carico di decisioni blindate. Si tratta di integrare terrore e consumismo compulsivo.
    Per chi non ci sta è sempre più necessario sfuggire all’ingiunzione di indossare una delle tante identità messe a disposizione del sistema e di adottare strategie di elusione e di invisibilità.

  17. Guido scrive:

    Ancora per Mirkhond.
    Rileggendo i precedenti commenti, se ho ben capito sei un cultore di VperVendetta. Ecco quindi un regalino promemoria:

    http://www.youtube.com/watch?v=5uEtrTM5Mk4

    Se non l’hai già fatto ti suggerisco il fumetto a cui il film è ispirato. Ancora più visionario, ancora più radicale.
    Ciao

    Guido

  18. mirkhond scrive:

    Per Guido

    Grazie.
    Ho visto il film alcuni mesi fa e devo dire che effettivamente mi ha impressionato proprio per ciò di cui si è parlato.
    Purtroppo non ho ancora letto il fumetto che, almeno da ciò che lo letto su wikipedia ha un taglio effettivamente più radicale.
    Diciamo che non mi piacciono i prepotenti, soprattutto quando si ammantano di ideali libertari e umanitari, per poi toglierci quelle libertà concrete che abbiamo, a cominciare da quella di pensare e criticare.
    Ciao e grazie ancora.

    • Francesco scrive:

      OT personale

      ho iniziato a vederlo ma mi sono annoiato a morte per la artificiosità di tutta la storia. ho perso la fine senza soffrire.
      alla fine non sopportavo neppure l’Eroe (invulnerabile come Superman, gentile come Heidi, geniale come Archimede Pitagorico) e neppure la Bella.
      in meglio, come farsi spiegare l’Italia da Enzo Biagi.

      fine OT personale

  19. Antonio Tacconi scrive:

    Ho letto alcuni commenti, uno più ingenuo e fuorviante dell’altro. Ma ci se ne vuole rendere conto o no che il pericolo per la libertà e per la democrazioa non viene dai
    rumorosi Geert Wilders o Sverigedemokraterna, ma dall’Islam?
    Si dice che nessuna religione è separabile dalla politica. Se questo è vero, per l’Islam tale verità vale moltiplicata per mille. Nessuna religione sulla faccia della Terra è collegata inscindibilmente ad sistemi politici totalitari, oppressivi, discriminatori e violenti come l’Islam. La minaccia islamica non vale solo per l’Europa schiava del politicamente corretto e di un relativismo malato: vale per i cristiani africani, vale per gli indù e per la grande e affascinante civiltà indiana, vale in ogni parte del globo, perché l’Islam è dichiaratamente una ideologia di conquista e di egemonia, decisa a schiacciare la complessità della vita e della cultura umane sotto un rullo compressore fatto di odio, di semplicismo e di ottuso conformismo elevato a dovere religioso.
    Vi dà noia che finalmente qualcuno in Europa cominci a guardare in faccia la realtà, magari con qualche rumorosa frase sopra le righe?
    La sharia è la legge islamica, e non è opera di pazzi. E’ una delle più lucide espressioni dell’autoritarismo scientificamente indirizzato a sottomettere l’uomo sotto un pugno di ferro. E’ parte integrante dell’Islam, è il suo esito finale e più coerente. Ed è la negazione dei diritti dell’uomo e della libertà religiosa. Siamo di fronte ad un duplice paradosso: da un lato, si invoca la tolleranza per aprire le porte ad un movimento internazionale che è la negazione più radicale della tolleranza, e che non appena sarà maggioranza abolirà tutti i diritti più sacrosanti. Dall’altra, nell’Europa del 2010, i cosiddetti movimenti di “estrema destra” sono gli unici che veramente si preoccupano di difendere democrazia, liberta, civiltà e diritti. Geert Wilders, Vlaams Belang, Sverigedemokraterna…Spero solo che Sverigedemokraterna porti un po’ di buon senso anche in Svezia, prima che sia troppo tardi.

    • Andrea Di Vita scrive:

      Per Antonio Tacconi

      ”La minaccia islamica”

      Avresti certamente ragione se l’Islam fosse un monoblocco granitico.

      Ma nemmeno Bin Laden sostiene una cosa simile.

      La prova è che a rimanere vittima del terrorismo e dell’integralismo Musulmano non sono i Cristiani o i Buddhisti, ma precisamente i Musulmani non fanatici.

      Tutta l’Africa occidentale, buona parte del Medio Oriente, l’Oriente dal bacino dell’Indo alla Nuova Guinea esclusi sono terre piene di Musulmani lontanissimi dalla descrizione che ne fai tu. E non dappertutto (come in India) i Musulmani sono minoranza. Anzi, in Malaysia, Indonesia, Siria e Bangladesh i Musulmani sono maggioranza assoluta. E in Malaysia, Libano e Indonesia si tengono regolari elezioni, proprio come da noi. Pwer contro, molti dei Paesei a maggiroanza Musulmana con governi non democratici sono governati così appunto con la scusa della lotta al fodamentalismo -pensiamo alla Siria o alla Libia.

      Che cosa c’entra un Salafita mozzamani con un Marabuti del Senegal o un hajj di Celebes o un Bektashi d’Albania? Esistono davvero gruppi di fanatici Muulmani come li descrivi tu. Ma il loro principale nemico sono quelli che loro considerano traditori ed eretici: la maggioranza dei Musulmani che non sono fanatici come loro.

      Se poi andiamo a vedere caso per caso dov’e’ che i fanatici predominano, il loro fanatismo è sovente o l’ideologia ufficiale di governanti che così si lavano la coscienza davanti ai propri sudditi delle royalties petrolifere e della relativa corruzione (come coi wahabiti dell’Arabia Saudita e gli ayatollah Iraniani) o una bandiera per rivendicazioni nazionalistiche contro dominatori esterni (come col pashtunwali del Waziristan o gli Islamici di Mindanao).

      Vi sono i casi più diversi. Nell’Asia centrale ex-Sovietica il fondamentalismo Islamico è poco più che un pretesto per la tirannide di questo o quel satrapo più o meno eterodiretto, come in Tagikistan o in Cecenia.

      Gli stessi Talibani hanno preso il potere tre annui dopo la cacciata dei Sovietici dall’Afghanistan col favore di una popolazione stremata dalle continue lotte degli stessi signori della guerra che oggi formano il traballante governo fantoccio di Kabul.

      E lo stesso sta succedendo oggi in Somalia.

      L’unica cosa di cui dobbiamo avere paura è la paura stessa.

      Ciao!

      Andrea Di Vita

      • Antonio Tacconi scrive:

        Non ho affatto detto che l’Islam sia un blocco monolitico. Inoltre, ammiro la parte migliore del movimento islamico, che nella mia opinione è rappresentata dai Sufi. Ma ciò non toglie che gli effetti dell’islamizzazione di un territorio siano devastanti per la democrazia, la libertà di culto e la qualità della vita di chi vive in quel territorio e non è musulmano. E ciò non a causa delle deviazioni fanatiche dall’Islam, ma a causa di caratteristiche intrinseche all’Islam stesso. Quanti sono, in percentuale, i musulmani che vorrebbero vedere la sharia sostituire le leggi e le costituzioni di uno stato democratico? La risposta potrebbe essere allarmante: il settanta per cento nel “moderato” Egitto, l’ottanta per cento nel Pakistan “alleato” degli U.S.A..
        Geert Wilders ha fatto un semplice ragionamento: quanti erano i musulmani in Olanda vent’anni fa? Quanti sono adesso? Quanti potrebbero essere tra venti anni? Che cosa succederà quando una percentuale consistente della popolazione olandese sarà islamica? La risposta è semplice: al di là della buona volontà dei Sufi, o delle correnti moderate, che a volte si ha l’impressione che si arrampichino sugli specchi per cercare di convivere con un’ideologia che nella sua essenza NON è NE’ moderata NE’ pacifica, il risultato sarà una degradazione dell’ambiente olandese tale da costringere o alla guerra civile, come in Bosnia negli anni novanta, o alla fuga chi ama la libertà e non condivide la visione islamica del mondo.

        • Antonio Tacconi scrive:

          La paura dell’Islam, l’Islamofobia, non serve. Serve ragionare con lucidità, serve studiare e capire l’Islam e le conseguenze dell’Islamizzazione di un territorio.
          L’Europa ha gravi problemi, ma il processo di islamizzazione del territorio europeo potrebbe essere talmente catastrofico da mettere tutti gli altri pericoli in secondo piano. Wilders si è lasciato andare ad affermazioni sopra le righe, dice di ammirare Oriana Fallaci, che non ha certo trattato il problema Islam nel modo più intelligente, ma la sostanza del suo ragionamento è genuina e sincera. Si sta impegnando completamente per portare avanti la sua battaglia, senza lasciarsi intimorire dalle immancabili minacce di morte e dal fatto che deve vivere sotto scorta.
          Ha sicuramente gravi difetti, è un leader populista, ma in definitiva penso che la sua azione sia salutare per tutta Europa. Persino un colabrodo come Angela Merkel ha riconosciuto ormai che “la società multiculturale è completamente fallita”.
          Ma il vero argomento di questo post è il processo a Geert Wilders. Abbiamo criticato tutto, dal cristianesimo al capitalismo ai valori tradizionali, ma se qualcuno si azzarda a criticare l’Islam, oltre a ricevere le consuete intimidazioni di tipo mafioso, finisce sotto processo. Una cappa di “islamicamente corretto” soffoca la vita politica e i mezzi di informazione, quegli stessi mezzi di informazione che in Europa non perdono occasione per riversare fango sulla Chiesa Cattolica che in fondo rappresenta l’anima dell’Europa.
          Wilders, con indubbio coraggio, sta contribuendo a rompere questa cappa, a riportare quel dibattito sull’Islam al centro della discussione. Le ricche e potenti organizzazioni islamiche che dichiaratamente sognano di islamizzare l’Europa (e quindi di distruggere la nostra civiltà, con i suoi difetti ma anche con i suoi pregi) vorrebbero ridurre al silenzio tale dibattito, Grazie anche a Geert Wilders, probabilmente non ci riusciranno.

  20. Antonio Tacconi scrive:

    Tanti paroloni, tanti concetti filosofici, per cosa? Se vi piacciono i concetti, ce n’è uno semplice ed efficace che descrive gran parte della discussione. Il concetto di utile idiota. Utile idiota della colonizzazione islamica dell’Europa.

  21. Guido scrive:

    Per Andrea.

    Ti ringrazio. Le tue informazioni su Orwell sono preziose e ne terrò conto. Tuttavia si tenga presente che quest’autore aveva in mente l’atrocità controrivoluzionaria dello stalinismo e certi aspetti della dominazione presente non potevano apparire (o quanto meno non nella misura e nei modi che conosciamo), ed è già tanto quanto ha scritto.
    Voglio dire: la capillarità del controllo, la fabbricazione di un nuovo tipo umano che assume in sè i caratteri del poliziotto, dello psicologo e dell’imprenditore: il cittadino.
    Fuorviante, nel mondo attuale, è la personalizzazione di ciò che chiamiamo potere.
    Si tratta di capire che abbiamo a che fare con DISPOSITIVI e con la formattazione di un’umanità miserabile (capitalisti o operai, è solo questione di misura). Le singole persone o le lobbies sono sì importanti (e vanno studiate attentamente), ma ancora di più è la conoscenza del funzionamento, del “COME”.

    • Andrea Di Vita scrive:

      Per Guido

      ”COME”

      🙂

      Ti rispondo con le parole dello stesso Orwell, che fa scrivere così a Winston nel diario dopo la parziale lettura di ‘Teoria e pratica del collettivismo ogligarchico’: ‘Capisco COME, non capisco PERCHE’ ‘.

      Anche se è passato alla storia per la sua opposizione allo stalinismo, Orwell non aveva in mente solamente lo stalinismo.

      E’ un po’ come Machiavelli: svela ‘di che lacrime grondi e di che sangue’ la storia del mondo, e non solo la Rivoluzione Sovietica. Tant’e’ che parla esplcitamente di Inquisizione, di capitalismo, di nazismo e di regime sovietico come antecedenti del suo immaginario regime oceaniano.

      Il ‘PERCHE’ ‘ , come spiega O’Brien alla fine, è il perseguimento del potere come fine ultimo. ‘Iddio è il potere’. Il paragone religioso non è passeggero: O’Brien stesso spiega che vi sono tre fasi nell’indottrinamento (quello del ‘conoscere, del comprendere e dell’accettare’). E’ lo stesso schema tripartito della tradizione classica e religiosa Occidentale: le tre età dell’uomo (giovinezza. maturità, vecchiaia), le tre anime (corporea, intellettuale, spirituale) ecc. O’ Brien è animato da spirito missionario, ed è sincero: l’unica volta in cui perde il suo aplomb è quando chiede a Winston ‘perchè vi portiamo qui? Per salvarvi!’. L’aguzzino più pericoloso è il torturatore in buona fede.

      La forza di Orwell sta nell’idea che lo schema (l’alternarsi di dominio attraverso il linguaggio e capovolgimento del dominio) è lo stesso in ogni società umana, indipedentemente che ci sia una rivoluzione o no.

      Orwell propone ‘in nuce’ uno schema della storia alternativo a Marx (la rivoluzione come inizio di una nuova storia), Nietzsche (la storia come eterno ritorno dell’identico), Eraclito (la storia come perpetua novità), Vico (la storia come ripetersi ciclico lungo un progresso a spirale) ed Hegel (la storia come progressivo dispiegarsi dello Spirito immanente nel mondo).

      Orwell vede all”opera nelle varie società umane sempre lo stesso schema allo stesso tempo in movimento ma stabile, ‘come un giroscopio’. Il movimento stesso garantisce la stabilità di un giroscopio -o, per usare un paragone preso dalla vita quotidiana, come le ruote di una bicicletta in marcia. E’ quello che con un linguaggio giornalistico si chiamerebbe ‘equilibrio dinamico’, e in gergo tecnico matematico ‘attrattore’.

      In comune con Marx, Orwell vede tale attrattore alimentato dalla tecnica e dal lavoro umano (‘dal Neolitico’, ‘masse semischiave della zona da Timbuctu a Singapore’). Finchè il ciclista pedala la bicicletta non cade. Finchè tecnica e lavoro non mancano, il vortice continua a macinare vite. Una nota che piacerebbe a Costanzo Preve: energeticamente sarebbe possibile una reale uguagluianza fra gli esseri umani, ma l’attuale sistema è stabile (‘proprio quando la tecnica avrebbe reso possibile una reale uguaglianza fra gli uonini, sorsero dottrine che predicavano l’ineguaglianza’).

      A differenza di Marx, non solo Orwell non vede alcuna Rivoluzione salvifica. Ma vede nella cultura e nel linguaggio che tale cultura sottende non una sovrastruttura, ma la struttura stessa del dominio. E’ un’idea parzialmente e forse inconspevolmente ripresa nella Psicostoriografia del Ciclo della Fondazione di Isaac Asimov. Inoltre l a tecnica che cambia il mondo non è solo quella dei mezzi di produzione, quelle dalla macchina dell’industria come nelllo studio di Marx, ma anche quella della produzione e del controllo del’informazione e delle armi. Se ti leggi il suo articolo ‘You And The Atomic Bomb’, è chiarissimo: lo schema di potere concretamenteete realzzato in un acerta epoca dipende dalle armi disponibili in quell’epoca. Quanto a ‘1984’, è ovvia l’importanza del televisoore ricetrasmittente cje non si puo’ spegnere e delle macchine che producono automaticamente materiale pornografico.

      E come nella Bibbia vedere il volto di Dio puo’ essere pericoloso, così la comprensione della struttura che agita la vita degli esseri umani per dominarli è mortale. Winston diventrerà una non-persona, e la sua conoscenza morirà con lui. In ‘Pianeta Eden’ di Stanislaw Lem, gi alieni abitanti del pianeta scappano continuamente da un punto all’altro del pianeta come gli ignavi della Divina Commedia, inseguiti da sempre minacce cangianti e incomprensibili i cui mandanti e la cui natura rimane loro celata. I condottieri della interminabile guerra civile del pianeta sono anonimi e sconosciuti, come gli stessi cervelli che Winsotn non ha mai visto e che mandano avanti la baracca del Ministero della Verità in un mondo dove l’unica cosa che funziona davvero è la Psicopolizia.

      L’unica salvezza sta nella consapevolezza (‘la libertà è libertà di dire che 2+2 fa 4: concessa questa libertà tutte le altre seguono’) anche al di là della propria stessa vita (‘voi siete i morti’).

      Come mi piacerebbe saper scrivere la parte della ‘Teoria e pratica del collettivismo oligarchico’ che Winston non ha fatto in tempo a finire di leggere… 🙂

      Ciao!

      Andrea Di Vita

  22. Antonio Tacconi scrive:

    Non ho affatto detto che l’Islam sia un blocco monolitico. Inoltre, ammiro la parte migliore del movimento islamico, che nella mia opinione è rappresentata dai Sufi. Ma ciò non toglie che gli effetti dell’islamizzazione di un territorio siano devastanti per la democrazia, la libertà di culto e la qualità della vita di chi vive in quel territorio e non è musulmano. E ciò non a causa delle deviazioni fanatiche dall’Islam, ma a causa di caratteristiche intrinseche all’Islam stesso. Quanti sono, in percentuale, i musulmani che vorrebbero vedere la sharia sostituire le leggi e le costituzioni di uno stato democratico? La risposta potrebbe essere allarmante: il settanta per cento nel “moderato” Egitto, l’ottanta per cento nel Pakistan “alleato” degli U.S.A..
    Geert Wilders ha fatto un semplice ragionamento: quanti erano i musulmani in Olanda vent’anni fa? Quanti sono adesso? Quanti potrebbero essere tra venti anni? Che cosa succederà quando una percentuale consistente della popolazione olandese sarà islamica? La risposta è semplice: al di là della buona volontà dei Sufi, o delle correnti moderate, che a volte si ha l’impressione che si arrampichino sugli specchi per cercare di convivere con un’ideologia che nella sua essenza NON è NE’ moderata NE’ pacifica, il risultato sarà una degradazione dell’ambiente olandese tale da costringere o alla guerra civile, come in Bosnia negli anni novanta, o alla fuga chi ama la libertà e non condivide la visione islamica del mondo.

    La paura dell’Islam, l’Islamofobia, non serve. Serve ragionare con lucidità, serve studiare e capire l’Islam e le conseguenze dell’Islamizzazione di un territorio.
    L’Europa ha gravi problemi, ma il processo di islamizzazione del territorio europeo potrebbe essere talmente catastrofico da mettere tutti gli altri pericoli in secondo piano. Wilders si è lasciato andare ad affermazioni sopra le righe, dice di ammirare Oriana Fallaci, che non ha certo trattato il problema Islam nel modo più intelligente, ma la sostanza del suo ragionamento è genuina e sincera. Si sta impegnando completamente per portare avanti la sua battaglia, senza lasciarsi intimorire dalle immancabili minacce di morte e dal fatto che deve vivere sotto scorta.
    Ha sicuramente gravi difetti, è un leader populista, ma in definitiva penso che la sua azione sia salutare per tutta Europa. Persino un colabrodo come Angela Merkel ha riconosciuto ormai che “la società multiculturale è completamente fallita”.
    Ma il vero argomento di questo post è il processo a Geert Wilders. Abbiamo criticato tutto, dal cristianesimo al capitalismo ai valori tradizionali, ma se qualcuno si azzarda a criticare l’Islam, oltre a ricevere le consuete intimidazioni di tipo mafioso, finisce sotto processo. Una cappa di “islamicamente corretto” soffoca la vita politica e i mezzi di informazione, quegli stessi mezzi di informazione che in Europa non perdono occasione per riversare fango sulla Chiesa Cattolica che in fondo rappresenta l’anima dell’Europa.
    Wilders, con indubbio coraggio, sta contribuendo a rompere questa cappa, a riportare quel dibattito sull’Islam al centro della discussione. Le ricche e potenti organizzazioni islamiche che dichiaratamente sognano di islamizzare l’Europa (e quindi di distruggere la nostra civiltà, con i suoi difetti ma anche con i suoi pregi) vorrebbero ridurre al silenzio tale dibattito, Grazie anche a Geert Wilders, probabilmente non ci riusciranno.

  23. Antonio Tacconi scrive:

    I have nothing against the people. I don’t hate Muslims. But Islam is a totalitarian ideology. It rules every aspect of life – economics, family law, whatever. It has religious symbols, it has a God, it has a book – but it’s not a religion. It can be compared with totalitarian ideologies like Communism or fascism. There is no country where Islam is dominant where you have a real democracy, a real separation between church and state. Islam is totally contrary to our values.
    Geert Wilders.

    Per correttezza, correggo i dati sull’Egitto e sul Pakistan (di poco) citando le fonti:
    At present, overwhelming Muslim majorities — i.e., better than two-thirds (see the weighted average calculated here) of a well-conducted survey of the world’s most significant and populous Arab and non-Arab Muslim countries — want these immoderate outcomes: “strict application” of Shari’a, Islamic Law, and a global Caliphate. Specifically, the World Public Opinion.org/ University of Maryland poll (released February 25, 2009) indicated the following about our putative Muslim ally nations of Egypt and Pakistan: 81% of the Muslims of “moderate” Egypt, the largest Arab Muslim nation, desire a “strict” application of Shari’a, Islamic Law; 76% of the Pakistan’s Muslims — one of the most important and sizable non-Arab Muslim populations — also want this outcome. Furthermore, 70% of Egyptian Muslims and 69% of Pakistani Muslims desire the recreation of a “single Islamic state or Caliphate.” Elsewhere, I have detailed the totalitarian impact of these fulfilled Islamic desires based upon their doctrinal and historical application, across space and time.

  24. Miguel Martinez scrive:

    Per Antonio Tacconi

    Non so esattamente cosa intendi per Sufi, sono una varietà incredibile di realtà, che hanno rapporti molto diversi con la società e tra di loro. In Turchia ad esempio, sono state la base della resistenza al kemalismo, in Libia all’invasione italiana, in Chechnya al dominio russo-sovietico. Altrove hanno collaborato allegramente con gli occupanti. Altrove ancora, come in Senegal, hanno accettato la dominazione straniera, ma hanno costruito una vasta rete economica alternativa.

    Passiamo alla presunta questione shari’ah. Non dimenticandoci il dato cruciale: cioè che il benessere dei paesi dell’Europa settentrionale l’hanno costruito i migranti, portati per decenni anche con voli charter a ricostruire paesi distrutti dalla guerra che gli europei si erano divertiti a fare tra di loro. Quindi i migranti sono già una parte della vostra civiltà, dal momento che c’è il loro sudore in ogni pilastro delle autostrade della Francia o dell’Olanda.

    Il punto fondamentale è che nessuno musulmano sano di mente, di qualunque corrente, ha mai pensato di applicare qualche regola islamica in Europa ai non musulmani. L’unica domanda è, quanto di islamico può conservare chi è nato musulmano?

    Ogni musulmano si pone un solo problema, quindi: a quanto Islam deve rinunciare, pur di sopravvivere in Europa? Dove per “Islam” intendo non un’astrazione, ma ciò che quella persona è abituata a considerare sia Islam – come per noi “cristianesimo” magari vuol dire che si rispettano i preti, non si dicono parolacce, si mangia con la forchetta e ci si sposa in chiesa.

    I veri “integralisti”, se vogliamo usare questa pessima parola, dicono che è meglio fare la fame in un paese islamico, piuttosto che avviarsi su questa strada di rinuncia; e quindi non emigrano.

    Altri trovano una serie infinita di compromessi: qualcuno rinuncia giusto a cose come fare le preghiere durante l’orario di lavoro; altri rinunciano persino al proprio nome e si fanno magari anche stirare i capelli per sembrare “bianchi”. Tutti comunque ne soffrono, perché vivono in posizione di grande inferiorità economica e giuridica, mentre subiscono un incessante attacco a cui non possono rispondere.

    Il vero problema è cosa succederà con le future generazioni, quando i figli si stancheranno di vedere i padri che hanno piegato la schiena due volte – per il duro lavoro e per “integrarsi” – beccandosi solo ulteriori accuse e ulteriori vessazioni. Figli che non saranno certo cresciuti “nella shariah” ma in una sorta di cultura ghetto-pop, dove si mescolano tracce di musiche marocchine e suggestioni cinematografiche americane. Nella disoccupazione. E con addosso il ricordo di tutti gli insulti che hanno subito da gente come Wilders.

    In tutto questo, l’ultima cosa cui pensano gli immigrati è a distruggere la vostra civiltà, che potete benissimo tenervi. Basta che non la imponiate pure agli altri.

    • Francesco scrive:

      “il benessere dei paesi dell’Europa settentrionale l’hanno costruito i migranti, ”

      puoi qualificare questa tua profonda convinzione?

      e perchè migranti diventa, come nel peggior Bossi, islamici?

      e perchè non ti vengono in mente altre storie di migranti capaci di integrarsi creando una nuova identità che fonde quella di origine e quella di approdo?

      ciao

  25. Antonio Tacconi scrive:

    Il Sufismo è la parte esoterica e mistica dell’Islam. Le confraternite Sufi sono moltissime, e diverse tra loro, ma in generale la vocazione ad un Islam interiore, meno letteralista e più autenticamente spirituale, permane. La convivenza tra Sufi e ortodossia è spesso stata difficile, ma ciò non ha impedito alle confraternite Sufi di produrre una delle testimonianze spirituali più interessanti della storia umana. Specie in India, ci si accorge che c’è una vicinanza tra certi Sufi e la mistica indù.
    Questo per dire che l’Islam non è fatto solo di superficiale aggressività stile wahabiti.
    I flussi migratori sono sempre esistiti, a volte hanno prodotto arricchimento reciproco, a volte hanno prodotto catastrofi.
    Per evitare le catastrofi, è necessario gestire tali fenomeni in modo “ecologico”. Questo significa almeno due cose:
    1.I numeri contano. Una quantità schiacciante di immigrati produce solo caos e tensioni.
    2.Le culture diverse non vanno accostate incoscientemente. Esistono culture che si armonizzano meglio tra loro, e culture che si armonizzano peggio. Gli immigrati di origine islamica hanno la probabilità più bassa di integrarsi in Europa. Spesso, non vogliono nemmeno farlo: non imparano la lingua, si chiudono in comunità contrapposte ai valori dell’ambiente che li accoglie.I dati statistici in Olanda, Germania, Svezia mostrano che tali immigrati sono più spesso di altri a carico del sistema previdenziale o legati a episodi di criminalità. Una ricerca documentatissima di uno psicologo danese ha dimostrato che gli immigrati di origine islamica hanno bassissime possibilità di integrarsi in Danimarca, a differenza di altre categorie di immigrati.
    Il mito dell’Islam che conquisterà o riconquisterà il territorio europeo usando le armi dell’immigrazione di massa e della demografia non l’ha inventato Wilders: lo si ripete da tempo nel mondo islamico. Lo diceva Boumedienne, lo ripede Gheddafi, lo si sente ripetere in continuazione su internet nelle discussioni a cui partecipano musulmani.
    La stessa preoccupazione si avverte in India, dove, incuranti del pericolo della sovrappopolazione, le comunità islamiche sono più prolifiche delle comunità indù. A ciò si aggiungono le pulizie etniche e le intimidazioni verso indù e buddhisti in Bangladesh, in Kashmir, in Pakistan. Quanti erano gli indù in Pakistan o Bangladesh cinquanta anni fa, e quanti sono oggi? Molti indù parlano di “sleale complotto” per dividere e martoriare l’India ancora e ancora.
    La Svezia ha nove milioni di abitanti. Quanti milioni di arabi bastano per islamizzarla in trent’anni? E quando il tessuto sociale svedese sarà così sfigurato, cosa resterà di un Paese che un tempo era all’avanguardia nel mondo?

  26. Antonio Tacconi scrive:

    Il Sufismo è la parte esoterica e mistica dell’Islam. Le confraternite Sufi sono moltissime, e diverse tra loro, ma in generale la vocazione ad un Islam interiore, meno letteralista e più autenticamente spirituale, permane. La convivenza tra Sufi e ortodossia è spesso stata difficile, ma ciò non ha impedito alle confraternite Sufi di produrre una delle testimonianze spirituali più interessanti della storia umana. Specie in India, ci si accorge che c’è una vicinanza tra certi Sufi e la mistica indù.
    Questo per dire che l’Islam non è fatto solo di superficiale aggressività stile wahabiti.
    I flussi migratori sono sempre esistiti, a volte hanno prodotto arricchimento reciproco, a volte hanno prodotto catastrofi.
    Per evitare le catastrofi, è necessario gestire tali fenomeni in modo ecologico. Questo significa almeno due cose:
    1.I numeri contano. Una quantità schiacciante di immigrati produce solo caos e tensioni.
    2.Le culture diverse non vanno accostate incoscientemente. Esistono culture che si armonizzano meglio tra loro, e culture che si armonizzano peggio. Gli immigrati di origine islamica hanno la probabilità più bassa di integrarsi in Europa. Spesso, non vogliono nemmeno farlo: non imparano la lingua, si chiudono in comunità contrapposte ai valori dell’ambiente che li accoglie.I dati statistici in Olanda, Germania, Svezia mostrano che tali immigrati sono più spesso di altri a carico del sistema previdenziale o legati a episodi di criminalità. Una ricerca documentatissima di uno psicologo danese ha dimostrato che gli immigrati di origine islamica hanno bassissime possibilità di integrarsi in Danimarca, a differenza di altre categorie di immigrati.
    Il mito dell’Islam che conquisterà o riconquisterà il territorio europeo usando le armi dell’immigrazione di massa e della demografia non l’ha inventato Wilders: lo si ripete da tempo nel mondo islamico. Lo diceva Boumedienne, lo ripede Gheddafi, lo si sente ripetere in continuazione su internet nelle discussioni a cui partecipano musulmani.
    La stessa preoccupazione si avverte in India, dove, incuranti del pericolo della sovrappopolazione, le comunità islamiche sono più prolifiche delle comunità indù. A ciò si aggiungono le pulizie etniche e le intimidazioni verso indù e buddhisti in Bangladesh, in Kashmir, in Pakistan. Quanti erano gli indù in Pakistan o Bangladesh cinquanta anni fa, e quanti sono oggi? Molti indù parlano di sleale complotto per dividere e martoriare l’India ancora e ancora.
    La Svezia ha nove milioni di abitanti. Quanti milioni di arabi bastano per islamizzarla in trent’anni? E quando il tessuto sociale svedese sarà così stravolto, cosa resterà di un Paese che un tempo era all’avanguardia nel mondo?

  27. Miguel Martinez scrive:

    Per Antonio Tacconi,

    anch’io mi guardo tutti i giorni, in tutti i modi dall’integrarmi. Purtroppo non sempre mi riesce.

  28. mirkhond scrive:

    Per Miguel Martinez

    Ci sono anche i Franchi che sono attratti dalle variegate correnti islamiche e a volte si convertono ad esse.
    Di questi che ne facciamo nel bipolarismo Islam/Paura dell’Islam?
    Questi interventi mi confermano in ciò che penso da tempo: si arriverà ad una dittatura in nome della…libertà!
    Del resto si è oppresso in nome di Cristo, dell’Illuminismo, della Rivoluzione Francese, dell’Unità d’Italia, del Comunismo. Perchè non aggiungerci anche in nome della minigonna?

    • Francesco scrive:

      spero di no, ho una figlia e la minigonna non è prevista nell’orizzonte degli eventi.

      almeno per questa era geologica.

  29. mirkhond scrive:

    Mi viene in mente Neve di Orhan Pamuk, dove i progressisti-liberali-libertari-femministi opprimono i sostenitori del ritorno all’identità islamica e il poeta Ka al centro di queste due anime inconciliabili e tra le quali viene alla fine travolto.
    Che tra poco anche qui si dovrà scegliere, aut-aut?

  30. Guido scrive:

    Per Andrea

    Quanto scrivi è estrememente interessante e ne farò tesoro. Non conosco Orwell così bene come te: le mie letture andrebbero rinfrescate alla luce di quanto ho metabolizzato nel corso degli anni.
    Vorrei però esprimere quanto credo: il dominio non si limita solo a vietare, a censurare, a controllare. Queste sono azioni tutto sommato negative (in senso tecnico) e una analisi critica basata su questo approccio è destinata a rimanere monca o velleitaria. Pur non negando questo livello di analisi (psico-socio-economico?) credo che vada sottolineato l’aspetto “produttivo” del potere, il fatto che esso, occupandosi di noi “amorevolmente” dalla culla alla bara, monitorandoci senza sosta, instaura una società in cui ogni differenza di potenziale, ogni asintonìa, viene percepita come criminale. Per esempio il dominio più che vietare il sesso ci ingiunge di pensare ossessivamente a ess0, ma in termini prettamente performanti e identitari. Più che imporci una forma, ci impone di essere “informali”, ma sempre secondo i cliché previsti e programmati. Più che vietare un discorso ci invita a parlare ma sempre secondo i codici previsti. L’unica contestazione che accetta è quella fatta in nome della gestione di quella porcheria che viene chiamata società.
    Comunque, grazie di nuovo per il contributo prezioso.

    Per Antonio

    Perchè ti ostini a voler imbastire un discorso tipo NOI CONTRO LORO?
    Credo che una caratteristica di questo blog e del suo animatore sia proprio la negazione di questa premessa. Se non si condivide un minimo di sensibilità partecipata e un pò di affinità non ha senso interagire.

    • Andrea Di Vita scrive:

      Per Guido

      ”instaura una società in cui ogni differenza di potenziale, ogni asintonìa, viene percepita come criminale. Per esempio il dominio più che vietare il sesso ci ingiunge di pensare ossessivamente a ess0, ma in termini prettamente performanti e identitari. Più che imporci una forma, ci impone di essere “informali”, ma sempre secondo i cliché previsti e programmati. Più che vietare un discorso ci invita a parlare ma sempre secondo i codici previsti. ”

      La prima cosa che Orwell ci dice di Oceania è che non vi esiste alcuna importante legge scritta. Per vivere, ciascuno sa cosa deve fare, istintivamente. Certi comportamenti ‘che porterebero sicuramente al campo di concentramento non erano formalmente proibiti’. Le affermazioni davvero sovversive (‘Il Grande Fratello è sbuono’) sono equiparate al più evidente nonsenso (equivalgono a ‘tutti gli uomini hanno i capelli rossi’), e come tali rigettate senza che neppure ci si pensi sopra. L’assenza di leggi scritte rende arbitrari i codici di comportamento non scritti, e la loro arbitrarietà li rende appunto più ferrei.

      Ma il potere orwelliano non si limita ad essere solo negativo. Nè in profondità (‘il nostro comandamento è: tu sei’) nè in superficie (la ‘pornosez’ produce paccottiglia con speciali macchine per il mercato editoriale, il gionale viene riscritto tutte le sere, ‘chi controlla il passato controlla il futuro’). Nè si limita alla censura e al controllo dell’informazione: la principale industria del divertimento è la Lotteria.

      In Oceania le informazioni non mancano. Esse arrivano dal teleschermo, ma sono superflue o fasulle per chi non è già convinto. Si viene ingozzati di informazione, ma solo di quella a senso unico. Significativamente, in Oceania non esistono uffici reclami e nemmeno uffici informazioni. Non ogni forma di pensiero è negata, ma ogni forma di contatto col reale (anche ‘2+2=4′ puo’ costituire ‘psicoreato’) e ogni forma di confronto libero con l’Altro. (Lo straniero è inevitabilmente mostruoso, ‘la conoscenza delle lingue straniere è proibita’).

      Il non sapere cosa fare senza nessuno cui potersi rivolgere per auto o informazioni è la morte. La precarietà che nel passato era appannaggio della moda (‘quel cappellino non si era mai portato a Parigi, e dunque non doveva essere portato’, scrive Borges di una sua vecchia fiamma) si estende, tramite la società dei consumi, all’intera esistenza. Il diavolo veste Prada. Questo aspetto del mondo liquido, della precarietà come proletarizzazione manca del tutto in Orwell, ma è implicito in Marx ed è evidente oggi, in cui ironicamente in tanti guardano tanti volenterosi Winston sotto l’occhio della telecamera del ‘Grande Fratello’. Proprio l’essere guardati è il premio, la salvezza dalla precarietà di noi proletarizzati.

      ‘Dall’età dell’appiattimento, dal’età del Grande Fratello …tanti saluti!’

      Ciao!

      Andrea Di Vita

  31. Guido scrive:

    Per Andrea

    Quanto scrivi è estrememente interessante e ne farò tesoro. Non conosco Orwell così bene come te: le mie letture andrebbero rinfrescate alla luce di quanto ho metabolizzato nel corso degli anni.
    Vorrei però esprimere quanto credo: il dominio non si limita solo a vietare, a censurare, a controllare. Queste sono azioni tutto sommato negative (in senso tecnico) e una analisi critica basata su questo approccio è destinata a rimanere monca o velleitaria. Pur non negando questo livello di analisi (psico-socio-economico?) credo che vada sottolineato l\’aspetto \"produttivo\" del potere, il fatto che esso, occupandosi di noi \"amorevolmente\" dalla culla alla bara, monitorandoci senza sosta, instaura una società in cui ogni differenza di potenziale, ogni asintonìa, viene percepita come criminale. Per esempio il dominio più che vietare il sesso ci ingiunge di pensare ossessivamente a ess0, ma in termini prettamente performanti e identitari. Più che imporci una forma, ci impone di essere \"informali\", ma sempre secondo i cliché previsti e programmati. Più che vietare un discorso ci invita a parlare ma sempre secondo i codici previsti. L\’unica contestazione che accetta è quella fatta in nome della gestione di quella porcheria che viene chiamata società.
    Comunque, grazie di nuovo per il contributo prezioso.

    Per Antonio

    Perchè ti ostini a voler imbastire un discorso tipo NOI CONTRO LORO?
    Credo che una caratteristica di questo blog e del suo animatore sia proprio la negazione di questa premessa. Se non si condivide un minimo di sensibilità partecipata e un pò di affinità non ha senso interagire.

  32. mirkhond scrive:

    Il problema da porsi è questo: PERCHE’ tutti questi immigrati dal vasto e variegato Mondo Islamico vengono in Occidente?
    Forse perchè a casa loro la vita è IMPOSSIBILE come per tutti coloro che nella storia sono emigrati.
    Indubbiamente la compresenza tra soggetti e culture molto diverse produce tensioni, insofferenze e scontri, del resto a volte non ci si sopporta all’interno delle stesse famiglie come la cronaca ci riporta tutti i giorni, figuriamoci nei confronti di allogeni.
    Ma diciamo anche che questi immigrati NON SONO COLPEVOLI della decadenza etico-morale, del relativismo, della mancanza di senso della vita, mali che sono nostri e che hanno origine e nascono qui da noi, sono il frutto di un nostro sviluppo storico, culturale ed economico.
    Certo in un domani non lontano potrebbero diventare la maggioranza forse anche diventare i dominatori del Frangistan e modellarlo sulla loro cultura. E’ già accaduto nel Medio Oriente romano, nell’Iran, in parte in India, nel Maghreb.
    Ma allora i terrorizzati dall’Islam, dal culturalmente diverso CHE COSA PROPONGONO? Assimilazione più o meno forzata degli allogeni? Oppure tornare all’Albero degli Zoccoli, in modo che tornando all’economia preindustriale, i “Saraceni” non ci vengono più, al massimo qualche scorreria che noi poveri e quindi (nuovamente) prolifici e giovani possiamo respingerli come già nell’VIII-XI secolo e poi con i ben più agguerriti Ottomani nel XV-XVIII secolo?
    Perchè certe conquiste furono impedite dal fatto che i Cristiani non erano molto diversi per condizioni economiche e culturali dai Musulmani (a parte la poligamia, ma quella è sempre stata MINORITARIA tra i Musulmani), insomma erano poveri e più religiosi.
    L’Albero degli Zoccoli poteva respingere l’islamizzazione perchè ne condivideva alcune caratteristiche socio-economiche, l’Albero delle Zoccole invece no.
    Questo è quanto penso.

  33. Antonio Tacconi scrive:

    Diversi italiani, sulla scia dell’entusiasmo provocato dalla rivoluzione iraniana, si convertirono all’Islam sciita. Alcuni di loro erano lettori di Evola e di Guénon, e vedevano nella Scia la più radicale alternativa alla decadenza del mondo moderno. Altri invece provenivano dall’estrema sinistra. Un loro slogan era ed è “Non opporsi ma imporsi alla modernità. Non modernizzare l’Islam ma islamizzare la modernità.”
    Non siamo di fronte a un problema di razza o di etnia, siamo di fronte a un problema ideologico. Le élites politiche europee hanno finora sottovalutato l’impatto dell’islamizzazione,ma le cose stanno cambiando. Non è un problema di “noi contro loro”. Io non sono un “noi”, e ogni mussulmano ha le proprie caratteristiche individuali.
    Ma se il territorio e la popolazione europea si islamizzano, sarebbe ipocrita dire che ciò mi è indifferente o gradito. L’islamizzazione non è un destino ineluttabile, se le popolazioni europee aprono gli occhi sul pericolo, tale minaccia può essere superata.
    Con questo, l’Europa resterà ugualmente con enormi problemi, ma avrà evitato una catastrofe. Noi contro loro: questa è precisamente una delle caratteristiche del modo di ragionare islamico, per il quale il mondo è diviso in credenti e miscredenti. Sarei ingiusto se dicessi che i mussulmani sono carnefici, e gli “altri” vittime. In India, in Palestina, in Bosnia, in Cecenia, in Nigeria, è una tragica storia di comunità contrapposte e di catene di violenze reciproche. Ma nella storia attuale, l’Islam è la
    principale causa al mondo (non l’unica, ma la principale) di questa logica del noi contro loro.

    • Andrea Di Vita scrive:

      Per Antonio Tacconi

      ”Noi contro loro: questa è precisamente una delle caratteristiche del modo di ragionare islamico, per il quale il mondo è diviso in credenti e miscredenti. ”

      Lo stesso si potrebbe dire del modo di pensare di quasi tutte le religioni, e in particolare del Cristianesimo – in caso contrario non avremmo avuto i missionari. Sicuramente questo è il modo di pensare di chi ragiona in termini di ‘conflitto di civiltà’: un’espressione questa che ci viene dagli USA, e che nel Corano manco esiste. Nel Corano si trovano continuamente i termini ‘kafiruna’ e ‘muslimuna’, cioè ‘infedeli’ e ‘sottomessi (a Dio)’. Ma da qui a fare del Corano una dottrina politica ci corre lo stesso spazio che passa fra la distinzione Agostiniana fra ‘Città di Dio’ e ‘città del mondo’ e la teocrazia della Ginevra Calvinista.

      In sintesi, quello che non mi convince del tuo ragionamento è il negare a priori un fatto noto: che l’Islam stesso si modifica a contatto con le civiltà con cui viene a contatto. L’esempio clamoroso è la distanza siderale fra la pratica religiosa nella Penisola Araba da una parte (dove si arriva a negare la patente di guida alle donne sole) e regioni come l’Indonesia e l’Afica Occidentale dal’altra. Come escludere che proprio da noi gli immigrati di origine Musulmana di seconda e terza generazione non creino un Islam europeo, originale e differente da quello Saudita quanto quello Malese o Senegalese?

      Forse che la ragazze Italiane di origine mediorientale sgozzate dai genitori che vogliono obbligarle a portare il velo sono MENO Islamiche dei vari Bin Laden? Credi che solo per il fatto che non vogliono portare il velo siano meno devote, osservino meno il Ramadan e rifuggano da pregare cinque volte al giorno? Ma che c’entra?

      Da Genovese che vive nel centro storico della sua città dove oggi la proporzine fra Islamici e cattolici è di 1 a 1, ti posso testimoniare che i problemi non mi sono mai venuti dagli Islamici, ma semmai da qualche Uruguaiano Cattolico che aveva alzato un po’ troppo il gomito, o da qualche tossicomane Italiano e Cattolico.

      Certo, se continuiamo a vedere nell’immigrazione (Islamica e no) un problema e non una insperata risorsa creeremo noi stessi i ghetti in cui marcirà il risentimento del futuro. Non c’e’ bisogno di essere Islamici per concordare con quella Sura del Corano che recita: ‘E’ peggiore la persecuzione dell’omicidio’ (Ritvan correggimi se sbaglio a citare). Basta ricordare quel famoso monologo del ‘Mercante di Venezia’ di Shakespeare ‘se ci pungete, forse che non sanguiniamo?’

      Ciao!

      Andrea Di Vita

  34. mirkhond scrive:

    Ognuno naturalmente ha i suoi punti di vista, ma quello che mi sfugge è quale soluzione alternativa prospettano coloro che temono l’islamizzazione dell’Occidente.
    La decadenza della nostra società non è dovuta ai musulmani che, nella peggiore delle ipotesi, colmerebbero soltanto un vuoto.
    Alcuni anni fa lessi un libro (non ricordo purtroppo titolo e autore), di un sociologo francese di origine algerina, il quale cercava di capire le ragioni che portano degli occidentali a convertirsi agli Islam.
    Oltre agli estremisti delusi di destra e di sinistra, l’autore citava persone che hanno difficoltà nell’approccio con l’altro sesso, persone in cerca di un senso della vita, persone sole ecc. insomma degli emarginati e dei disadattati, dei “falliti”, persone che, se ce li hanno, perdono amici e familiari che li considerano dei “diversi” dei “lebbrosi”, persone che cercano di ritrovare nella nuova comunità religiosa ciò che hanno perso o non hanno mai avuto. Solo in Italia sono circa 10000, correggetemi se sbaglio.
    Nel lontano 1975 Pasolini, prima di essere assassinato, osservando la gioventù sbandata delle borgate romane, attribuiva il trionfo della droga al fatto che questi ragazzi erano degli sradicati, erano stati strappati ad un mondo contadino che, pur non privo certo di orrori e brutture al suo interno, radicava però gli uomini in un mondo più lento, più attaccato alle radici, familiari, sociali, un mondo dove c’era anche Dio, anzi ne era il centro.
    Questo è il mondo che per secoli ha potuto resistere a varie ondate islamiche, molte solo delle azioni brutali di pirateria (ampiamente ricambiate da parte cristiana), altre di veri e propri tentativi di conquista come il famoso assedio di Vienna del 1683.
    Ed ha potuto resistere proprio perchè povero e bisognoso di Dio, malgrado orrori e brutture.
    Nel 1477 un’armata ottomana partì dalla Bosnia e, dopo aver devastato le terre asburgiche dell’attuale Slovenia, comparve sulla sponda sinistra dell’Isonzo, il confine veneto-austriaco.
    Questi scorridori entrarono nel Friuli e lo devastarono, lasciando un ricordo nella memoria popolare, memoria che ispirò l’opera pasoliniana i Turcs tal Friul, i Turchi in Friuli.
    Le avanguardie ottomane si spinsero fino al Piave e dal campanile di San Marco si vedeva il fumo dei villaggi incendiati.
    Cosa salvò questa gente poverissima dalla conquista ottomana?
    Perchè il Friuli restò cristiano?

  35. Guido scrive:

    Per Antonio

    Come volevasi dimostrare, per quanto tenti di articolare un discorso riguardo gli “islamici”, risultano evidenti delle macroscopiche incongruenze.
    Scrivi <>
    Che proponi dunque? Chiusura blindata delle frontiere? Assimilazione forzata? Instaurazione di diversi tipi di cittadinanza? (Sembri una brava persona e non oso pensare a proposte di “soluzioni finali”). E poi… non so gli altri, ma io non ho siglato alcun patto con “le popolazioni europeee”, e non mi viene in mente alcun motivo per cui non dovrei sentirmi più vicino a un emigrato senegalese rispetto, chessò?, a un Tremonti qualsiasi.
    Quindi il NOI buttato fuori dalla porta ritorna inevitabilmente dalla finestra.
    E quando scrivi <>, ho l’impressione che stai semplicemente proiettando le tue ossessioni (ma non solo tue, purtroppo) su un fantasma immaginario.

    Per Mirkhond

    Hai ragione quando contrapponi l’Albero degli Zoccoli (quale antidoto omeopatico all’islamizzazione) all’Albero delle Zoccole (ottima metafora del mondo in cui viviamo). Rimango comunque sospettoso quando mi si parla di “radici” da recuperare. La condizione di nichilismo attivo in cui siamo immersi non è superabile con un presunto ritorno a un mondo contadino: si tratta infatti di una situazione di non ritorno. E, direi, per fortuna non siamo delle piante! Tra l’altro la specie umana è sopravvissuta nei millenni grazie alla capacità di muoversi, di adattarsi, di cambiare abitudini, di interagire con “alieni” e, magari, mischiarsi con essi.
    Questa condizione di sradicamento è, volenti o nolenti, il punto di partenza per ogni possibile avventura. Lasciamooci dunque alle spalle tutte le putrescenti retoriche sui bei tempi andati. Capisco il pasoliniano rimpianto per la nostra giovinezza, per gli affetti ormai distrutti da un mondo crudele, ma stiamo bene attenti a non intrappolarci in qualche favola demagogica (quella della presunta patria per esempio, ma anche quella dell’appartenenza ineluttabile e irrevocabile a un’imprinting culturale o razziale).

    A mò di chiusura, mi piace citare l’ebrea Hannah Arendt che, rispondendo a chi le contestava di non amare abbastanza il popolo ebraico rispondeva : “…nella mia vita non ho mai amato nessun popolo o collettività – né il popolo tedesco, né quello francese, né quello americano, né la classe operaia, né nulla di questo genere. Io amo solo i miei amici, e la sola specie d’amore che conosco e in cui credo è l’amore per le persone. In secondo luogo, questo amore per gli ebrei mi sembrerebbe, essendo io stessa ebrea, qualcosa di piuttosto sospetto. Non posso amare me stessa o qualcosa che so essere una parte essenziale della mia stessa persona. […] Ebbene, è in questo senso che io non amo gli ebrei, né credo in loro; sono semplicemente una di loro. Questo è un dato di fatto fuori discussione”

    • Andrea Di Vita scrive:

      Per Guido

      “Arendt […] discussione”

      Ed è questa la risposta. Dostojevski ha ragione: solo la bellezza salverà il mondo. Ma la bellezza è nelle persone, non nei passaporti. Le identità certamente esistono, ma sono mutiple e mai univoche per ciascuno di noi. Consiglio al riguardo Amartya K. Sen, Identità e violenza’, Laterza 2006.

      Ciao!

      Andrea Di Vita

  36. mirkhond scrive:

    Per Guido

    L’Albero degli Zoccoli e delle Zoccole era un riferimento agli islamofobi, i quali sono dei terrorizzati, e come tutti i terrorizzati gridano al lupo al lupo ma poi non espongono con chiarezza le ALTERNATIVE ad una tendenza ormai multietnica.
    Quanto alle radici, pienamente d’accordo con te, io stesso sono una contraddizione vivente, meridionale di simpatie borboniche, ma anche insofferente a qualsiasi tipo di ordini, tranne quelli dei miei defunti genitori, amante del minestrone, del riso e anche della polenta purchè condita col sugo mentre detesto la pasta al forno, soprattutto se farcita di mozzarella e prosciutto, attratto dall’Islam ma nel profondo da Gesù Cristo da cui sono lontanissimo per tante cose, attratto dalle donne velate come monache, ma anche da una vestita all’occidentale e che vorrei che fosse la mia zoccola e che invece non mi amerà mai.
    Vedi io li capisco i terrorizzati perchè sono anch’io un terrorizzato, sebbene non dall’Islam che non mi ha fatto niente, come non mi hanno fatto niente i Piemontesi tra i quali conosco persone che in momenti difficili, hanno saputo dirti una parola buona, una parola di autentica speranza cristiana, speranza che purtroppo ho perso, ma qui l’importante è il gesto fatto nei miei confronti e da una persona piemontese doc.
    Mentre invece ho pessimi rapporti con consanguinee terrone come me, gente che ama Bari, gente che si dichiara aperta, moderna, progressista, ma che non capisce i parenti più deboli, più fragili, distrutti da un immenso dolore, delle “mache” che ti considerano solo un buono a nulla e che se gli dai un dito ti divorano (Raffaele ne imbastirebbe di discorsi se conoscesse queste superdonne!).
    No delle radici non me ne fotte un tubo, visti i pessimi rapporti con mezza famiglia, io sono terrorizzato proprio dai miei simili, dagli altri Franchi, dagli altri terroni, dalle “supermache” nella misura in cui invadono la MIA libertà e non mi permettono nemmeno di elaborare il mio lutto, il mio dolore.
    Io non mi batto certo per la restaurazione delle Due Sicilie, ma sono in cerca di una Terra Promessa, un mondo dove poter (ri)trovare ciò che ho perso e quindi la mia pace…..
    Spero di aver reso nel modo più chiaro il mio pensiero.
    ciao

  37. mirkhond scrive:

    A proposito delle radici distrutte mi viene in mente Ignazio Silone, uno dei più grandi scrittori del ‘900, un uomo che per quasi tutta la vita, attraverso la sua dolorosa narrativa, cercava proprio quelle sue radici distrutte, il mondo perduto per sempre della sua infanzia, un uomo che nel profondo avrebbe preferito essere uno stronzo di contadino comm’all’artri, piuttosto che uno scrittore di successo si, ma ad un prezzo spaventoso….

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  39. Antonio Tacconi scrive:

    L’Islam non ha niente a che vedere con la democrazia e i diritti umani. Chi lo dice? Wilders? Åkesson? Dewinter? No, lo dicono importanti teologi islamici. E hanno ragione, perché nessuna altra religione al mondo propone una connessione così stretta tra religione, società, organizzazione della vita nei minimi particolari, politica. Le religioni non sono uguali, e i loro effetti sulla vita, sulle idee e sulla società sono diversi.
    I teologi islamici criticano il cristianesimo proprio perché, secondo loro, avrebbe consentito la separazione tra Stato e Chiesa e la formazione di società secolarizzate. Essi affermano che con l’Islam questo non è possibile, perché riesce ad imporre con forza principi sempre uguali, metastorici, anche nel mondo moderno.

    Sono intervenuto in questo post perché non mi piace sentire etichettare Wilders come “xenofobo” o “islamofobo”. Wilders ragiona, e propone delle soluzioni. Può darsi che alcune soluzioni siano giuste, e altre sbagliate, ma il suo merito è di aver attirato con coraggio l’attenzione di tutta Europa su un problema sempre più importante.
    E’ anche merito di Wilders se persino la Merkel ha riconosciuto che “la società multiculturale è completamente fallita”. Ora, preso atto di tale fallimento, spero che si cominci a cercare qualche soluzione. Una politica severissimamente selettiva sull’immigrazione è stata alla base del successo, e della sopravvivenza, di Stati posti in condizioni etniche e culturali delicatissime, come Singapore.

  40. mirkhond scrive:

    “Una politica severissimamente selettiva sull’immigrazione è stata alla base del successo, e della sopravvivenza, di Stati posti in condizioni etniche e culturali delicatissime, come Singapore.”

    Si e dove li andiamo a prendere quelli che devono svolgere i lavori pesanti, grazie ai quali mangiano anche gli islamofobi?
    Gli stessi islamofobi ci faranno la cortesia di TORNARE nei campi, nelle fabbriche, nei ristoranti, ad accudire anziani e malati?
    Se si, allora la soluzione è stata trovata.

  41. mirkhond scrive:

    “I teologi islamici criticano il cristianesimo proprio perché, secondo loro, avrebbe consentito la separazione tra Stato e Chiesa e la formazione di società secolarizzate.”

    In realtà nella ormai due volte millenaria storia cristiana, la secolarizzazione è un fatto MOLTO RECENTE, le cui radici sono nell’illuminismo del XVIII secolo, e si è sviluppata attraverso lotte feroci e sanguinose CONTRO il Cristianesimo, soprattutto quello cattolico, per poi diffondersi grazie allo sviluppo industriale e ai modelli televisivi.
    Ho la sensazione che dietro l’islamofobia ci sia in realtà la religiofobia, il terrore cioè di essere costretti NUOVAMENTE a fare le persone serie, ciò che non siamo più dopo esserci LIBERATI della opprimente morale cristiana, nel nostro caso cattolica.

  42. Antonio Tacconi scrive:

    No, il discorso è diverso. Sverigedemokraterna, Dansk Folkeparti, Geert Wilders hanno avuto successo anche perché, dati alla mano, hanno mostrato che l’immigrazione, soprattutto islamica, ha un bilancio negativo sullo Stato, soprattutto sul generoso welfare degli stati nordici. Esistono infatti numerosi immigrati islamici che lavorano e si integrano, ma in media il bilancio è negativo sia perché la popolazione carceraria di questi Stati è composta in gran parte da immigrati islamici, sia per i numerosi atti di vandalismo e di criminalità a cui tali immigrati si abbandonano, sia perché sono portati a pesare tremendamente sull’assistenza dello Stato.
    Per quanto riguarda i diritti dell’uomo e il cristianesimo, l’idea che tali diritti si sviluppino da una lotta contro il cristianesimo è completamente fuori luogo. Più passa il tempo, e più mi rendo conto di come la dignità della persona, le libertà fondamentali e i diritti dell’uomo siano fondati sull’influenza della tradizione cristiana, e prima ancora, su Gesù Cristo (figura chiave della storia sacra che l’Islam banalizza e deforma).
    Senza tale influenza, il totalitarismo comunista, giacobino, nazista, scientista, neopositivista,utilitarista o transumanista è sempre in agguato. La storia della Chiesa è legata anche ad oppressioni o autoritarismi perché una grande organizzazione capace di plasmare la civiltà europea nei secoli ha dovuto confrontarsi, e sporcarsi le mani, con forze tremende in epoche durissime. Ma lo spirito del cristianesimo è l’anima della dignità umana. Anche l’Islam contiene valori spirituali profondi, ma tali valori, intrinsecamente, sono inquinati sin dall’origine da una buia e umana volontà di potenza autoritaria e da un ottuso conformismo di massa imposto come dovere religioso. Non è un caso che i Paesi e gli studiosi islamici abbiano opposto alla dichiarazione dei diritti dell’uomo la dichiarazione dei diritti dell’uomo nell’Islam. Per loro, prima viene l’Islam, poi la dignità. Se sei fuori dall’Islam, per loro non sei nessuno, sei spazzatura, e come tale si sentono autorizzati a trattarti (vedi la condizione dei dhimmi).

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  46. alberto scrive:

    Mamma mia, quanti commenti spesi inutilmente. La verità e che temo che Wilders farà la fine dell’ austriaco Haider, anche l’olandese Fortein ( se l’ho scritto bene) fu eliminato, come il regista Theo van Ghog, semplicemente spariscono. Il futuro dell’europa è ormai stabilito, chiaro, lampante, e qualsiasi dissenso possa esprimere uno, due o dieci uomini la storia farà comunque il suo corso. Il livello di fecondità parla chiaro, una donna europea ha zero o al massimo un figlio che crescerà senza padre perchè nel frattempo ha divorziato, al contrario una donna d’origine araba o subsahariana ha una media procreativa devastante dai 4 ai 6 figli. Una risoluzione potrebbe essere il mischiarsi ma è sempre il maschio arabo a prendersi una donna europea mai o quasi mai una donna africana che possa sposare un maschio cristiano-europeo e sono pieni i giornali di episodi tragici proprio quando una donna musulmana compie l’affronto infamante di coniugarsi ad un europeo a meno chè quest’ultimo non si converta a Maometto ed è quello che avviene sempre. Un proverbio arabo recita “se educhi un uomo educhi un individuo, se educhi una donna educhi una società”. Buona fortuna

    • Concordo in pieno con te, alberto. Quindi direi, per disinnescare il rischio di invasione e garantire i nostri valori occidentali contro la minaccia islamica, di fare le seguenti liberali riforme:
      1) costringere le donne europee a fare almeno due figli a testa. E, se si rifiutano, mettiamole in prigione così le stuprano i secondini. Ovviamente ogni forma di aborto sarà vietata ed equiparata all’omicidio doloso.
      2) imporre un rigido controllo delle nascite alle coppie non ariane e non giudeo-cristiane: massimo un figlio a coppia e poi sterilizzazione obbligatoria (modello cinese)
      3) abrogare immediatamente la legge sul divorzio. Anzi, già che ci siamo, eliminiamo anche la riforma del diritto di famiglia: ridare la piena autorità al marito garantirà quell’unità del nucleo familiare che garantisce prole e stabilità.
      4) vietare il matrimonio misto tra donne ariano-italiche e uomini semiti arabi.
      5) vietare la conversione all’Islam. Per garantire l’efficacia del divieto, sarà riformato il Santo Uffizio le cui sentenze saranno immediatamente recepite dagli organi giurisdizionali italiani.

      Poi, se proprio vogliamo essere paladini della tradizione giudeo-cristiana e della libertà, proporrei anche:
      a) obbligare tutti gli stranieri che vengono ad abbracciare la fede cattolico-romana o, in alternativa, diventare atei, protestanti o seguaci di qualche setta nostrana di derivazione wicca, odinista o azteca (http://kelebek.splinder.com/post/21597805/il-messico-immaginario-sciamani-new-age-e-qualche-problema-di-ortografia-2), a scelta.
      b) sottrarre le figlie femmine alle coppie non giudeo-cristiane e straniere, perché così le potremo educare alla nostra civiltà giudeo-cristiano-occidentale in quanto “se educhi una donna educhi una società”. Ciò varra anche da soluzione all’annoso problema di queste qui che vengono e pretendono di andare in giro velate… mah!
      c) costituire una bella commissione d’inchiesta per scoprire quale congiura massonico-islamico-comunista si nasconda dietro l’incidente stradale di Heider. A presiederla sarà Mario Borghezio e i membri verranno scelti tra i migliori esponenti del neonazismo mitteleuropeo

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