Raffaele Minichiello, inventore italiano

Bisogna sublimare la passione del volo fino a rendere l’Italia il paese più aviatorio del mondo

Italo Balbo, 1928

Con colpevole ritardo di qualche mese, celebriamo il quarantennale di un’invenzione italiana che ha fatto la storia.

Ci sono tutti gli elementi di un racconto edificante: l’inventore – che è ancora felicemente tra di noi, precisamente nella sua gelateria nel centro storico di Roma – è un uomo del popolo, che è riuscito nella sua impresa senza aiuti esterni, grazie semplicemente al proprio ingegno e coraggio; e la sua vicenda è anche legata a un sacrario caro alla devozione di credenti e sportivi, il Santuario del Divino Amore nei pressi di Roma.

In più, la vicenda illustra un momento commovente nei secolari rapporti tra l’Italia e l’America, avviati già dal nostro compatriota Cristoforo Colombo.

Stiamo parlando ovviamente del dirottamento aereo, inventato dal ventenne Raffaele Minichiello il 29 ottobre del 1969.

Siamo certi che qualcuno cercherà di negare il primato italiano anche per questa invenzione, magari attribuendola a qualche mediorientale in nome dell’islamicamente corretto. Non ci preoccupiamo: è già successo in passato, quando il nostro Meucci fu costretto a trascinare Bell davanti a un tribunale di vili che non osò ammettere la verità. Ma nel 2002, la stessa Camera dei Deputati degli Stati Uniti dovette riconoscere che aveva ragione l’italiano.

Il volo di Raffaele Minichiello avvenne in senso inverso a quello mitico di Italo Balbo. Ma Italo Balbo apparteneva alla buona borghesia ferrarese, che gli aveva permesso di laurearsi; mentre Raffaele Minichiello, di Melito Irpino (che oggi ha meno di 2.000 abitanti), ha potuto solo fare un po’ di pratica da bambino presso un meccanico di Grottaminarda, rappresentante della Lancia. Bisogna dire che seppe fare un uso eccellente di quell’esperienza: il felice incontro tra infanzia e motori è una costante della storia del nostro paese.

Ma subito dopo il suo quattordicesimo compleanno, i genitori emigrarono negli Stati Uniti, a Seattle, portandosi dietro il piccolo Raffaele, che si trasformò così in Ralph.

Raffaele Minichiello, pur avendo imparato ben poco l’inglese, assolse il proprio dovere verso la sua nuova patria, arruolandosi volontario per la guerra nel Vietnam, mentre tanti disfattisti indigeni fuggivano in Canada pur di non difendere l’Occidente.

Non sappiamo quante democrazie o quanti lutti abbia seminato in Vietnam, comunque lui sicuramente assolse al proprio dovere (una foto ci dimostra infatti che mangiava gli spaghetti anche nella giungla), tanto che il governo della Repubblica gli doveva alla fine la somma di ottocento dollari per il lavoro svolto. O così calcolava Minichiello, che aveva anche doti innate di ragioniere: non dimentichiamo che la partita doppia fu l’invenzione di un altro genio italico.

Invece il governo degli Stati Uniti pagò il giovane Minichiello appena seicento dollari. Così lui entrò in uno spaccio militare e con matematica precisione e correttezza, si impossessò della differenza dovutagli, in cibo e bevande: all’epoca, purtroppo, non erano ancora diffusi negli Stati Uniti i vini italiani, per cui temiamo che il giovane abbia preso soprattutto whisky.

Spesso le grandi invenzioni sono il frutto felice del matrimonio tra genio creativo e caso: invece di subire passivamente la successiva corte marziale, Minichiello decise di recarsi all’aeroporto di Los Angeles con il suo mitra Plainfield a canna corta e 350 pallottole, con cui salì senza difficoltà su un volo per Kansas City. E qui un filosofo potrebbe meditare sul fatto che all’aeroporto non gli fecero il body scanning, per il semplice motivo che il mondo non poteva ancora immaginarsi ciò che lui stava per inventare in quel preciso momento.

Il giovanissimo ma intrepido Minichiello si alzò in piedi dopo pochi minuti di volo, afferrò la hostess Charlene Del Monico – ovunque nel mondo, tra italiani ci si riconosce – e ordinò al pilota di volare fino a New York, già un’azione rischiosa per un aereo adatto solo al traffico locale. Cavallerescamente, lasciò scendere a Denver i passeggeri e con una fiera occhiata, scacciò anche gli agenti dell’FBI che cercavano di salire sull’aereo.

Ma ben più grande era il vero disegno di Raffaele Minichiello:

"Considerate la vostra semenza:
fatti non foste a viver come bruti,
ma per seguir virtute e canoscenza".

Giunti all’aeroporto di New York, "A Roma!", ordinò perentoria la sua voce. Il pilota intimorito eseguì l’incredibile impresa, con quel poco di carburante che ci poteva stare nella stiva.

Raffaele Minichiello, inventore italiano
Trasvolatore, opera di Gerardo Dottori, futurista umbro

I rombanti motori dell’aeromobile erano forse sospinti anche dal tempestoso vento dell’amore?

Si narra che in quel di Grottaminarda, il giovanissimo meccanico Raffaele avesse conosciuto l’ancora più giovane Rosalia, e prima di partire per l’America, avesse affidato la di lei virtù all’amico Salvatore, appena decenne ma pur sempre uomo. Salvatore, compiuta l’impresa di Minichiello, avrebbe raccontato alla stampa che pochi giorni prima, gli era arrivata una cartolina dagli States, con la promessa che Raffaele sarebbe "tornato con l’aereo".

Ora dopo ora, con tutte le televisioni del mondo che trasmettevano in bianco e nero le immagini della sua invenzione, Raffaele si avvicinava alla Patria e all’amata Rosalia, nel frattempo sposatasi e pure madre.

All’aeroporto di Roma, Minichiello fece salire sull’aereo un solo uomo, il vicequestore Gulì, puntandogli alla testa il mitra. Insieme si sedettero nella piccola Giulietta della polizia, una macchina incisa a colpi di manganello nelle teste di tanti giovani contestatori di allora.

"A Napoli!" ordinò l’Inventore, poi mentre la macchina correva verso sud, improvvisamente si fece lasciare in aperta campagna.

Dove il destino che veglia sulle sorti di viandanti e trasvolatori vuole che la polizia lo abbia sorpreso – dietro delazione del prete – nel Santuario del Divino Amore.

Lì si erge una torre della feroce famiglia degli Orsini, decorata da una dolce immagine della Madonna:

"Nella primavera del 1740, un viandante che si recava a Roma, giunto nei pressi della torre, fu assalito da una turba di cani e stava per essere addirittura sbranato;  il poveretto alzò gli occhi, vide la sacra effige e chiese aiuto alla Madre di Dio; il miracolo avvenne: i cani si dispersero improvvisamente, fuggendo per la campagna."

Raffaele Minichiello, inventore italianoDai trasvolatori ai calciatori,  il Santuario del Divino Amore custodisce sempre i ricordi dei grandi italiani

E quasi ripetendo il miracolo di allora, Raffaele Minichiello fece sciogliere i cuori della turba di agenti che lo circondava, con una frase che resterà scolpita per sempre nei cuori di un popolo:

"Paisà, perché mi arresti?"

    Romba il motore
    e nell’azzurro vola l’aviatore;
    sfida il destino,
    e da lontano l’accompagna un cuor,
    un cuor di mamma che dormir non sa,
    un cuor di bimba che aspettando sta…
    Canta il motore:
    il tricolore sempre vincerà!

La mamma di Raffaele Minichiello, per la precisione, si chiama Maria Giuseppa, e vive ancora a Seattle.

Raffaele Minichiello, nel frattempo, è diventato evangelico, rinsaldando il legame con l’Altra Sponda dell’Oceano.

A proposito di inventiva italica, il lettore potrà trovare interessante il confronto tra questo articolo riguardante Minichiello uscito sul Giornale a firma di Massimo M. Veronese, e che sembra un’intervista, e questa precedente testimonianza di Minichiello alla Chiesa Apostolica di Viareggio. Il signor Veronese si è dimenticato di ricopiare almeno due virgole.

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21 risposte a Raffaele Minichiello, inventore italiano

  1. pedronavaja scrive:

    Caro Miguel, ti darò una notizia poco nota.

    Non vorrei che apparisse come una disputa tra poveri “olvidados”, ma il primo sequestro e/o dirottamento aereo è stato realizzato da un gruppo di boliviani di santa cruz nel 1956. L’aereo trasportava mezzo centinaio di oppositori al governo del Movimiento Nacionalista Revulucionario (MNR) da Santa Cruz de la Sierra, città dell’oriente tropicale boliviano, verso la carcere di san pedro a La Paz, nelle Ande.

    Nel 1956 si erano realizzate le prime elezioni a suffragio universale vinte con un solidissimo 82% da Siles Zuazo, il candidato del MNR, il partito che aveva organizzato la rivoluzione nazionalista del 1952. L’oriente boliviano, allora come oggi, rivendicava maggiore partecipazione ed attenzione da uno stato troppo centralista, anzi, “andinocentrico”.

    La risposta del governo fu l’arresto dei principali oppositori “cruceños” la notte precedente al volo. Alcuni di questi riuscirono a portare alcuni armi nell’aereo beffando i controlli e obbligarono i piloti a dirigersi Salta, nel nord argentino, dove ottennero asilo politico. L’episodio è noto per questo come “il salto a Salta”.

    L’aereo era un dc4, o douglas c54, costruito alla fine della seconda guerra mondiale ed arrivato l’anno prima alla compagnia di bandiera boliviana LAB. Era quindi un velivolo di linea, anche se stava molto probabilmente effettuando un volo privato, una delle differenze importanti con il tuo Minichiello.

    Ho avuto anch’io occasione di conoscere alcuni dei sequestratori, come Alvaro Nazario Gutierrez, morto una quindicina d’anni fa. Altri sono ancora vivi. Ma sembrano destinati all’oblio come Minichiello.

  2. PinoMamet scrive:

     Wikipedia in inglese ci informa che:

    "The first recorded aircraft hijack took place on February 21, 1931, in Arequipa, Peru. Byron Rickards, flying a Ford Tri-Motor, was approached on the ground by armed revolutionaries. He refused to fly them anywhere and after a ten day stand-off Rickards was informed that the revolution was successful and he could go in return for giving one group member a lift to Lima. [3]
    Between 1948 and 1957, there were 15 hijackings all over the world, an average of a little more than one per annum."
    ecc .ecc.

    A Minichiello rimane l’aver ispirato un fortunato personaggio cinematografico, circostanza questa che trovo del tutto credibile.
     

  3. pedronavaja scrive:

    No. Scusa Miguel. Non vorrei aver dato l’impressione di aver considerato il tuo intervento solo un omaggio tardivo a minichiello, e il mio una rivendicazione sul primato dell’invenzione.

    I sequestri o le azioni armate che coinvolgono aerei civili – e tutte le nefandissime conseguenze per i poveri passeggeri oramai asserviti ad un ossessivo, quanto apparentemente inutile, esercizio di spoliazione delle libertà individuali di cui i bodyscan sono solo il temporaneo nuovo gingillo – sono ora attribuite al terrorismo di matrice islamica. Ma qualche decennio fa lo erano, mi sembra però senza altrettanto allarme, forse anche per la minore virulenza (generalizzo: non dimentico le bombe di posadas carriles), legati a cuba, alla guerriglia o al rifiuto della guerra del vietnam. Negli anni ’70 addirittura alle imprese estorsive di delinquenza comune avviate dal famoso copper.

    Gli anticastristi affermavano fino a qualche tempo fa, con evidenti fini propagandistici, che i primo dirottamento aereo era da attribuire a Fidel castro nel 1958, ma poi scoprirono (non tutti) che, almeno nel continente americano, il primato era appunto dei boliviani che citavo. In Europa alcuni dicono che i dirottamenti sono di poco posteriori alla seconda guerra mondiale (est-ovest). Leggo ora che anche il perù rivendica i suo primato e anche in Asia negli anni 40 già si parlava di sequestri: quindi il vero inventore del sequestro aereo, se esiste, non è ancora stato identificato.

  4. kelebek scrive:

    E’ dura la sorte di questo blog.

    La maggior parte dei blogger riceve commenti tipo:

    1) "Bravo!" "Fantastico come sempre!" "Siamo con te e ti vogliamo bene!"

    2) "buttati al cesso che fai schifo!"

    Invece Kelebek ha un tremendo seguito di documentatissimi smontatori, avvocati del diavolo ed esperti dell’improbabile che su qualunque argomento sanno trovare infallibilmente il punto debole.

    Però Minichiello rimane l’Inventore per almeno due ragioni:

    1) E’ italiano, come Michelangelo e Roberto Cavalli

    2) Non ha mica fatto il Salto a Salta, ha fatto la Trasvolata Oceanica.

    Miguel Martinez

  5. kelebek scrive:

    Per PinoMamet n. 2

    A proposito di film, il Corriere della Sera all’epoca diede questa curiosa notizia, che credo sia rimasta senza seguito. Già all’epoca doveva esistere la moda di correre dietro la notizia inventandosi realtà inesistenti:

    Sulla vicenda sarà girato un film. La società produttrice <<Morgan Film>> ha infatti  annunciato questa mattina di aver cominciato la preparazione di un lavoro cinematografico che rievocherà l’incredibile impresa del giovane Minichiello che ha costretto il pilota di un <<Boeing>> in servizio da San Francisco a Los Angeles a condurlo in volo fino a Roma. Il titolo del filma è stato tratto dalla frese che Minichiello ha pronunciato al momento dell’arresto : <<Paisà, perché m’arresti?>>. Il soggetto è stato scritto, con la rapidità con cui si elabora un articolo di cronaca, da Antonio Girasante e Carlo Fasano. La sceneggiatura è stata affidata a Giuseppe Mangione che ha già cominciato a stenderla. I produttori del film non hanno ancora
    pensato agli attori che dovranno interpretarlo. La vicenda di <<Paisà, perché m’arresti?>> sarà fedelissima a quella che ha portato Raffaele Minichiello sulle prime pagine dei giornali italiani e stranieri. Il film si aprirà sullo sfondo della guerra nel Vietnam, alla quale il giovane italo-americano ha partecipato nel corpo dei <<marine>> e che, secondo quanto afferma il difensore americano del soldato, gli ha provocato un trauma psichico, causa non ultima del suo folle gesto.

    http://www.studiosiniscalchi.it/attivita/mass_media/testi/vincenzo_siniscalchi/9_novembre_1969_pirateria.pdf

    Curiosa la fonte, uno studio di avvocati che evidentemente colleziona casi clamorosi da quarant’anni:

    http://www.studiosiniscalchi.it/home.html

    L’intramontabile difensore di Minichiello, Vincenzo Siniscalchi, è oggi senatore (con il PD) e componente del CSM appunto "in quota PD".  Poi questi Comunisti negano di essere Amici dei Terroristi!

    Miguel Martinez

  6. kelebek scrive:

    vale la pena anche dare un’occhiata alla biografia del padre di Vincenzo Siniscalchi, favoloso esempio di Barocco Italico:

    http://www.studiosiniscalchi.it/home.html

    Miguel Martinez

  7. utente anonimo scrive:

    Kelebek ha un tremendo seguito di documentatissimi smontatori, avvocati del diavolo ed esperti dell’improbabile che su qualunque argomento sanno trovare infallibilmente il punto debole.

    Ogni blogger si costruisce il pubblico a propria immagine e somiglianza 🙂
    Sono convinto che i blog infestati da troll lo siano per colpa dei curatori, così come i blog seguiti da lettori pacati siano curati da persone pacate.

    Evidentemente, i blog seguiti da lettori ca*****zi avranno dei degni curatori 😀

    Buon anno!

    Tommy

  8. utente anonimo scrive:

    viste le nefaste previsioni del Club di Roma, perchè non ci riveli come ha fatto il Minchioncello a far volare un Boeing da San Francisco a Roma col solo carburante che doveva portarlo a Los Angeles?

    pensa a come l’applicazione di questo sistema migliorerebbe la vita dei seguaci del motore a combustione interna, chiesa di cui sono diacono da vari anni

    Francesco

    PS scusa per la smentita della notizia che i tuoi lettori sono gente seria!

  9. idiotaignorante scrive:

    Chiesa apostolica di Viareggio?!?!? Sono nato a Viareggio e ci vivo da 33 anni,  eppure non l’avevo mai sentita dire! 🙂

  10. kelebek scrive:

    Per Francesco n. 8

    L’aereo ha fatto rifornimento a Denver, a New York e a Bangor nel Maine. Comunque da Bangor, l’aereo che doveva avere solo la capacità per voli interni, è riuscito ad attraversare l’oceano e arrivare a Roma.

    Miguel Martinez

  11. PinoMamet scrive:

     Ci vorrebbe un esperto di aviazione;

    ma considerando che Denver-New York è appunto un volo interno, e che la distanza tra Bangor e Roma è superiore, ma neppure troppo, a quella tra le due città precedenti;
    e tenendo presente che i voli regolari avvengono in "corridoi" e su rotte che non credo siano necessariamente le più brevi in assoluto, mentre il dirottatore, in virtù della forza, può prendersi tutte le scorciatoie possibili;
    e aggiungendoci anche un po’ di carburante supplementare che credo (o voglio sperare) gli aerei di linea abbiano in caso di emergenze;

    l’impresa aviatoria di Minichiello sembra possibilissima.

    Ciao!

  12. PinoMamet scrive:

    Dimenticavo i complimenti per la riuscita imitazione dello stile fascista:

    "A Roma! ordinò perentoria la sua voce…"

    PS
    "Paisà, perché mi arresti?" sembra scritto- e forse lo è- da un emulo di De Amicis.
    Il piccolo trasvolatore irpino…

    ciao!

  13. PinoMamet scrive:

     Terzo commento di seguito, scusate:

    ma mentre scrivevo il num 11, mi sono reso conto che essere un dirottatore preparato è meno semplice di quello che sembra.

    Voglio dire, io ho la patente di guida, conosco la geografia della mia provincia e molte delle sue strade, mi so orientare diciamo in Italia e parte dell’Europa a grandi linee;
    con una pistola potrei "dirottare" una macchina, anche di modello diverso da quello che guido io, e mi renderei conto di quando finisce la benzina e se il guidatore quando mi dice "accendo i tergicristalli" in realtà sta accendendo l’autoradio, o se invece di imboccare l’autostrada per Milano prende lo svincolo per Soragna.

    Ma non credo che avrei altrettanta padronanza di un aereo di linea, ecco.

    Ciao!!

  14. utente anonimo scrive:

    Intendevo rilevare che il Nostro ha avuto ampia collabroazione da parte delle autorità, forse preoccupate dell’incolumità del prezioso aeromobile!

    ciao

    Francesco

  15. kelebek scrive:

    Per n. 9

    1) Non so nulla di te

    2)  Non so quasi nulla di Viareggio

    3) Quindi mi limito a sfruttare quello che dici per fare delle mie fantasie personali, smentibilissime.

    Immagino che tu a Viareggio conosca l’ambiente dell’estrema sinistra, composta da 20 persone.

    E che tu conosca anche quello dell’estrema destra composto da 5 persone.

    E immagino che esista anche un variegato ambiente New Age /esoterico/massonico ecc. ecc. composto da 400 persone, di cui sai molto di meno.

    E che esista un ambiente evangelico composto da 100 persone, di cui non sai assolutamente nulla.

    Devo mettere meglio a fuoco il concetto, però è una riflessione che ho in mente esattamente dal 1995, quando a Imola (città "rossa") andai a un incontro sul cinquantesimo anniversario della fine della guerra, e c’erano circa 15 persone; e lo stesso giorno, andai a un incontro presso la locale Sala del Regno dei Testimoni di Geova, e c’erano 1.500 persone.

    Eppure per qualche fantastica distorsione mentale dell’italiano medio, i primi facevano "più notizia" dei secondi.

    Miguel Martinez

  16. PinoMamet scrive:

      A livello di pura esperienza personale (che quindi non riguarda Viareggio) mi viene da confermare quanto dice Miguel qua sotto.
     
    Non mi dispiacerebbe capire qualcosa di più sull’ambiente che Miguel definisce new age-esoterico-massonico, e che, visto che ci mette dentro anche iTestimoni di Geova, è probabilmente ancora più variegato di quanto si direbbe (e si direbbe molto).
     
    I pochi testimoni di Geova che ho conosciuto erano tutti persone di livello culturale assai basso (in un caso si trattava di una straniera) ma sono decisamente troppo pochi, e conoscenze troppo vaghe e occasionali, per fare statistica. 
     
    Al contrario nel tempio buddhista zen che ho avuto occasione di frequentare ho conosciuo persone che direi provenissero dal mondo "new age" e la variabilità in termini sia economici che culturali era enorme.
    Sia i laureati che le casalinghe, sia i professionisti con macchinona (non è un modo di dire: c’erano davvero più auto di lusso parcheggiata di fianco alla mia Punto scassa che in tutta Fidenza) che i tizi che campano facendo i buttafuori nelle discoteche sembravano condividere tutto un immaginario particolare, che poi aveva poco o punto a che fare col buddhismo vero (con grandi ire dell’abate).
     
    Un’altra esperienza interessante è stato farmi trascinare in una specie di messa di una setta protestante (non ricordo il nome piuttosto complicato) formata solo da immigrati africani più un paio di invasati italiani.
    Uno dei predicatori o sacerdoti che fossero, fratel Qualcosa, appena arrivato dall’Africa e che parlava francese (tradotto- male- da un altro religioso anche lui africano) si rivolgeva al suo pubblico al 99% africano dicendo "come siete bravi voi italiani, siete un popolo di inventori e di artisti ecc. ecc."
    E tutti lo applaudivano fortissimo per questo (anche per il resto, vabbè), il che mi è parso un segno di grande desiderio di "integrazione"
    (e sconfessa i razzisti. questi non si integrano perché sono gli altri a volere che non si integrino…)
    Grande spreco di cravatte e abiti africani.
     
    Ciao!!

  17. idiotaignorante scrive:

    Non ho ben chiaro quel che vuoi dire, ma è divertente lo stesso. Confermo che esista un ambiente new-spiritual-crappotronic-age-buddhanate, l’estrema destra è praticamente inesistente (per quella c’è da spostarsi a Lucca), l’estrema sx è presentissima, pure fra amicizie, conoscenze etc etc. Tutte queste cose sono note da anni e forse non ci faccio più caso. Eppure mi sorprendo per la chiesa apostolica, perchè uno pensa "chiese apostoliche? Toh, a Milano, magari a Firenze, ma qui…" e invece c’è. Ho pure visto dov’à dal sito che hai linkato, fra una banca, un buonissimo ristorante e il Mercato dei Fiori, e ci arrivo a piedi in cinque minuti! 🙂

  18. PinoMamet scrive:

     Mi accorgo adesso, rileggendo, che Miguel ha diviso l’ambiente new-age-esoterico da quello cristiano-evangelico;
    come infatti mi sembra logico che sia (ma aderenze e somiglianze non mancheranno).

    Ciao!

  19. utente anonimo scrive:

    Miguel, sto aspettando la Tua risposta…. Maurizio Armanetti

  20. kelebek scrive:

    Per n. 19

    Ma credo che ci siamo già ampiamente risposti e ri-risposti: per ogni cosa che ho scritto qui su di te, tu hai avuto almeno tre volte lo spazio.

    Quindi hai potuto dire tutto quello che volevi, non è che io debba aggiungere qualcosa e non ho problemi a lasciarti l’ultima parola.

    Miguel Martinez

  21. kelebek scrive:

    Per Maurizio Armanetti

    Sul post originale, ho messo un P.S. che spero ti soddisfi pienamente. Eventualmente mi puoi rispondere tra i commenti lì, dove peraltro saranno più visibili per visitatori casuali che dovessero arrivare cercando il tuo nome su Google.

    Miguel Martinez

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