Stragi, strategia della tensione e ruota della fortuna

Facciamo emergere alcuni punti dai commenti al mio post di ieri.

La discussione si è soffermata in gran parte sulla strage di Bologna: una discussione interessante, ma il mio intento non è quello di rifare la storia delle stragi in Italia, bensì di focalizzare l’attenzione sul meccanismo con cui tendiamo a interpretare episodi analoghi, anche quelli che avvengono oggi.

 

Verità ufficiale, verità antagonista
Intanto, non si tratta di contrapporre "verità ufficiali" e "verità antagoniste". Sia le "istituzioni" (in senso lato e compresi i grandi media), sia gli antagonisti possono essere "complottisti". Ed entrambi possono mentire.

Tra il 1969 e il 1980, sono avvenute in Italia quattro stragi contro quelli che potremmo chiamare "civili": Piazza Fontana, Brescia, l’Italicus e Bologna. E’ bene ricordare il numero ridotto e la distanza temporale tra una strage e l’altra, perché è evidente che episodi così isolati non costituivano la norma e non creavano nessun clima generale di terrore. Nulla a che vedere, ad esempio, con gli attentati suicidi compiuti quasi quotidianamente dai palestinesi in Israele in un certo periodo.

La versione che allora era antagonista è oggi la versione più o meno ufficiale: non c’è commissione parlamentare o editoriale che parli di quegli anni senza citare la "strategia della tensione" volta a "soffocare la democrazia in Italia".

Il quadro che ne emerge è di un immenso sistema tentacolare, in grado di compiere stragi tremende senza lasciare traccia, di far sparire le prove, di condizionare tutte le indagini e di far sì che i giudici assolvessero i rei.

Da chi era costituito questo sistema tentacolare? Nessuno cerca di soffocare la democrazia come passatempo; lo fa perché vuole monopolizzare il potere, di cui probabilmente già possiede molto.

Allora chi era il regista della strategia della tensione? La famiglia Agnelli? Per carità, sono l’anima dell’impresa italiana. Il governo degli Stati Uniti? Per carità, sono il baluardo della democrazia. Il Papa? Per carità, è il custode dei Nostri Valori e occorre parlarne con rispetto. Resta poco più della P2, che in realtà era soprattutto un sistema di raccomandazioni per persone molto diverse tra di loro e che già contavano qualcosa; e la P2 comunque è stata smantellata dalla stessa magistratura che non è riuscita a punire le stragi.[1]

L’errore qui non sta nel credere ai complotti, che se ne fanno tutti i giorni di veri;  ma sta nella concezione che molti hanno del potere, anzi del Potere, immaginato come un ente astratto e unitario.

Esistono in realtà potenti di ogni sorta, in perenne corsa su e giù per la ruota della fortuna e in incessante lotta tra di loro, nonché con il colesterolo e le proprie mogli. E che non sono sostanzialmente diversi da noi poveri mortali.

Ecco perché uso con parsimonia la parola "potere", e preferisco "dominio", con riferimento a tutta l’impostazione della società capitalista occidentale, quella sì davvero capace di sopravvivere e riprodursi all’infinito. Ma sono concetti difficili per chi è abituato a ragionare in termini di "potere occulto", di "trame oscure" e cose simili.[2]
 
 

Motivazione e carte processuali
Nel guardare gli anni Settanta, confondiamo due realtà completamente diverse: la diffusa violenza quotidiana, che talvolta sfociava in omicidio, e le quattro grandi stragi. La confusione proietta sulla violenza diffusa qualcosa dell’oscurità delle stragi: anche atti brutali, ma perfettamente comprensibili nelle loro motivazioni, vengono inseriti nell’atmosfera complottista. Come se ci volesse la P2 per spiegare che hai dato una coltellata a uno che ti aveva tirato una molotov perché tu gli avevi dato fuoco al motorino. Ah, dimenticavo, lo hai fatto quattro giorni prima che Andreotti litigasse con Fanfani…

L’omicidio e la strage hanno comunque alcuni elementi in comune.

Una strage, o anche un semplice omicidio politico premeditato, è una faccenda difficile da organizzare. Anche per acquistare una pistola, devi rivolgerti a un malavitoso, che ti deve conoscere abbastanza bene da fidarsi di te, mentre tu non potrai mai fidarti di lui. Figuriamoci l’acquisto di grandi quantità di esplosivo. Le grandi azioni difficilmente si possono compiere da soli; ma la banale esperienza con innocui fatti privati ci mostra che quando due persone sanno qualcosa, lo sa tutto il mondo. Se pensiamo poi al mondo sempre pettegolo e spesso demenziale dell’estremismo politico…

Anche chi è più o meno apertamente coperto da potenti macchine statali può compiere errori clamorosi: ricordiamo il tentativo fallito di avvelenare Khalid Meshal da parte del Mossad, o la scia di indizi lasciata dai rapitori statunitensi di Abu Omar.

Certo, in un villaggio dell’Aspromonte, si può contare sul fatto che anche se spari a viso aperto a qualcuno in piazza, tutti diranno di non aver visto niente (ma esistono anche i pentiti di Mafia). Però in luoghi socialmente più complessi, chi compie un’azione del genere sa che prima o poi lo potranno prendere, per un errore qualsiasi.

Per compiere un omicidio politico o una strage, ci vuole quindi una forte motivazione; e ci vuole anche un progetto e uno scopo.

Qualcuno mi ha chiesto se ho letto le carti processuali della strage di Bologna. Ovviamente, per parlare seriamente della strage di Bologna, avrei dovuto farlo. Sono 500 mila pagine, e non me ne importa abbastanza di quello specifico fatto per farlo: l’ho citato solo come esempio.

Ma le carte processuali, la grande risorsa dei cronisti e degli autori di "inchieste" (e qui ci sarebbe da aprire una parentesi su questo orrendo genere letterario), ci dicono tutto sulla lettura giuridica e carceraria di un fatto; ma difficilmente rivelano la motivazione, il progetto o lo scopo.  

Non viviamo in un sistema inquisitoriale, e quindi le motivazioni ricevono un’attenzione minima, trovandosi sommerse da infiniti dettagli, che a loro volta possono nascondere infiniti bachi. La figura umana dei protagonisti – che è tutto quando parliamo di motivazione – scompare nel nulla. E permette anche le più sgradevoli demonizzazioni di persone trasformate in semplici ruoli nella recita del delitto.

 

Motivazioni materiali e ideali
Le motivazioni possono essere di tipo materiale o ideale.

Un grupppo di potere, con uno scopo ben preciso (siamo sempre lì) può affittare un serio professionista del tritolo o dell’omicidio, pagandolo somme ragguardevoli e organizzandogli attorno un’ampia infrastruttura nonché ovviamente una via di fuga, preferibilmente verso qualche isola tropicale. Chiaramente ci si rivolgerà a un tecnico e non a qualche inaffidabile fanatico politico – non è certo tra gli estremisti che bisogna cercare i sicari seri, come saggiamente mi disse un signore che si fece quattro anni di carcere per le accuse più improbabili, finendo poi assolto.

Una persona che non possiede potere corre rischi invece per motivazioni ideali. Questo è un termine che non uso con alcun intento morale; potete anche trovare un altro termine, meno simpatico, però se non capiamo il concetto, non arriviamo da nessuna parte.

Cogliere la motivazione ideale non significa semplicemente credere a ciò che qualcuno scrive di se stesso, magari reinterpretandolo secondo i nostri criteri. Bisogna sempre cercare una specie di punto focale dei discorsi.

Ad esempio, Forza Italia si presenta con questi ideali sul sito della divertente soubrette Gabriella Carlucci. Mica voglio negare che Gabriella Carlucci in qualche modo ci creda; ma è ovvio che il punto focale dei militanti di Forza Italia è diverso – è una simpatica congrega di affaristi, che mirano a ricoprire il massimo numero possibile di assessorati. Cosa che emerge più da una chiacchierata con qualche dirigente di Forza Italia che dalla loro carta scritta.

A volte, i nostri pregiudizi ci impediscono di cogliere il punto focale di un movimento, che si può nascondere in quello che ci sembra un dettaglio.

Il Gush Emunim e i Neturei Karta sono due gruppi di barbuti "fondamentalisti" ebrei, che sembra che scrivano più o meno le stesse cose e condividono gli stessi riferimenti di base. Ma una divergenza nel modo di interpretare alcuni dettagli fa sì che i primi appoggino qualunque cosa faccia l’esercito israeliano e i secondi preghino tre volte al giorno per l’abolizione dello Stato d’Israele.

Proprio la differenza del punto focale comporta differenze radicali nelle scelte di gruppi che possono apparire simili: non esistono "i comunisti", i "fascisti", i "cattolici", i "fondamentalisti islamici" o gli "estremisti ebrei".

I delitti commessi da estremisti politici hanno quasi sempre motivazioni ideali, che comprendono cose viscerali come la vendetta. Queste motivazioni spiegano innumerevoli fatti: le azioni delle Brigate Rosse, l’omicidio del giudice Occorsio per vendicare lo scioglimento di Ordine Nuovo, l’attentato di Mohammed Game a Milano e così via. Ogni singola azione compiuta da Valerio Fioravanti e Francesca Mambro, per quanto spesso contro poveri disgraziati, rispondeva a una precisa logica di questo tipo (vendetta, soppressione di presunti infiltrati, rapine per sopravvivere una volta lanciato il meccanismo che li ha portati alla latitanza).

I responsabili di queste azioni hanno sempre agito in prima persona, hanno colpito bersagli significativi e hanno pagato: non si tratta di una considerazione morale, ma di qualcosa che ci permette ragionevolmente di escludere misteriosi scenari dietro le quinte.

 

La logica delle stragi
A maggior ragione, anche le stragi devono avere una loro logica. Sembra brutto dirlo, perché siamo programmati per condannare e non per capire le cose brutte.

Il modello insuperato delle stragi terroristiche è stato il sistema di bombardamento a tappeto angloamericano durante la seconda guerra mondiale, ripetuto dagli statunitensi nel Vietnam. Centinaia di migliaia di donne, bambini e vecchi arrostiti nella maniera più atroce. Ma non è stata opera di un individuo sadico, bensì di un’équipe di esperti – compresi  esperti di macellazione per studiare gli effetti sui corpi umani – con uno scopo perfettamente logico. Quello di ricordare agli esaltati soldati tedeschi sul fronte che finchè durava la guerra, anche i loro bambini potevano morire di una morte spaventosa.[3]

Accantoniamo i giudizi morali, e diciamo che la tecnica è stata molto efficace in Italia, meno in Germania, pochissimo nel Vietnam.

Un’azione di questo tipo, compiuta però da "idealisti" (in senso tecnico) e non da "sicari", è stata la strage della metropolitana di Madrid. E’ logico pensare che lo scopo degli attentatori fosse quello di portare la guerra dell’Iraq in casa degli invasori, colpendo un bersaglio accessibile. Non solo: un’azione di questo genere deve sempre offrire alla controparte la possibilità di far cessare il terrore facendo una concessione ragionevole: in questo caso, il ritiro delle truppe spagnole dall’Iraq. Ottenuta la concessione, non ci sono stati più attentati "jihadisti" in Spagna.

Conosco solo superficialmente il caso di Madrid; non posso garantire che la magistratura spagnola abbia preso i reali responsabili; ma mi sembra plausibile che i reali responsabili facessero parte almeno degli stessi ambienti che la versione ufficiale accusa. Ambienti precisi, di qualche decina di persone al massimo, mica "i musulmani" o "gli immigrati".

 

Perché si fa una strage?
Esiste una strage nella storia italiana di cui conosciamo abbastanza bene la logica. Una strage dimenticata, perché i delitti di Mafia non toccano le corde identitarie della politica: parliamo della strage di via dei Georgofili a Firenze. Che non fu isolata, ma accompagnata da una serie di altre azioni analoghe.

Ricostruisco a memoria, per cose lette nel tempo, e posso sbagliare nei dettagli. Ma mi sembra che la faccenda sia andata così.

A compierla non furono estremisti politici, bensì – come è ovvio – sicari professionisti, che agivano con una ragionevole copertura da parte di una potente organizzazione: non abbastanza potente, alla fine.

Le stragi furono decise dai cosiddetti corleonesi, cioè un gruppo preciso di persone. Non dalle "forze oscure della reazione", e nemmeno da "la Mafia", ma da un gruppo che doveva guardarsi continuamente alle spalle da altri gruppi.

Lo scopo era perfettamente ragionevole. Tramite vari emissari, hanno presentato una precisa richiesta al governo, una richiesta che il governo avrebbe potuto trovare la maniera di soddisfare: allentare le restrizioni cui andavano soggetti i boss arrestati in carcere.

Inoltre, hanno fatto un calcolo militarmente ineccepibile. Lo Stato stava per mandare molte forze in Sicilia, per sopraffare i corleonesi. Colpendo a caso in punti qualsiasi di tutto il territorio italiano, i corleonesi erano certi di poter distrarre  la maggior parte di queste forze, costrette a presidiare inutilmente ogni incrocio del paese. E colpendo obiettivi turistici, i corleonesi contavano anche di fare un danno all’economia.

La strategia è fallita perché altri gruppi mafiosi hanno deciso invece che fosse meglio mantenere un profilo basso, entrando nei partiti politici. E la forza di questi gruppi fu tale da bloccare i primi.

Tutto ciò è perfettamente logico; e se sei il tipo di persona che campa facendo morire migliaia di ragazzi di eroina e facendo a pezzi nelle vasche di acido i parenti dei tuoi nemici, possiamo anche accantonare troppe considerazioni morali.

Questa vicenda la conosciamo però solo per caso. Se non si fosse mai scoperto il vero movente, avremmo tutti proiettato le nostre fantasie su qualcuno che ci stava antipatico: gli anarchici non erano più di moda dopo il 1972, i fascisti sono diventati obsoleti negli anni Ottanta, forse ce la saremmo già presa con i musulmani che odiano i simboli dell’arte occidentale. In fondo, per decidere chi ha messo la bomba sull’Italicus nel 1974, è bastato un unico volantino che avrebbe potuto scrivere chiunque.

Magari dopo la bomba ai Georgofili, avrebbero trovato qualche ambulante senegalese che si aggirava in maniera sospetta da quelle parti e che aveva come unico alibi quello di essersi incontrato con un altro ambulante di cui si sono perse le tracce; e forse un compagno di cella, il solito pentito, avrebbe raccontato in seguito ai giudici di aver avuto da lui chi sa quali confidenze.

Infatti, essere anticomplottisti non significa affatto credere alla correttezza della magistratura, né tantomeno dei media.

Semplicemente, non è necessario pensare che il magistrato desideroso di fare carriera fosse anche lui della partita dei  corleonesi. E per spiegare il poliziotto che suggerisce al "pentito" cosa dire, è sufficiente ricordare che ogni poliziotto, come chiunque, vive sotto costante pressione per produrre. E che è sempre più facile produrre a spese di piccoli disgraziati, di gente che non ha connessioni di potere, di estremisti politici sciroccati.

La vera strategia della tensione
Tutto questo significa che non esiste la "strategia della tensione"?

Certamente esiste, ma su un piano diverso e perfettamente visibile. Consiste semplicemente nella maniera in cui il sistema spettacolare ci presenta i fatti. Una rom che fa un furtarello compare su tutte le locandine davanti alle edicole, o nelle serate di Bruno Vespa. Non c’è certo bisogno di montare stragi e rischiare ergastoli, per manipolare la realtà e per diffondere un senso sempre crescente di panico.

La strage di Falluja – decine di migliaia di persone massacrate dal "nostro imprescindibile alleato americano" – invece non esiste nella coscienza mediatizzata comune. E non è reato non parlarne in televisione.

Tutto questo non richiede una centrale occulta: chi fa carriera nei media è selezionato per agire spontaneamente così.

Anche negli anni Settanta, non mancava un riferimento quotidiano agli "opposti estremisti", senza che fossero necessarie le stragi – bastava un corteo un po’ rumoroso per dire che non se ne poteva più.[4]

A questo si aggiungono infinite piccole azioni compiute veramente da elementi dei servizi o dei carabinieri: Cossiga ci ha ricordato allegramente come fosse prassi infilare bustine di eroina in tasca a noti sovversivi e poi arrestarli; mentre conosciamo le infinite dritte dei servizi ai media, in cui si racconta che un comando di musulmani sta per compiere le cose più assurde.  Poi non succede niente (i produttori di veline mica rischiano sul serio a organizzare un attentato contro il Papa), le fonti sono vaghe e tutto viene dimenticato, lasciandosi dietro però una scia di paranoia.

Note

[1] Il fatto che quelli della P2 abbiano pagato poco, mentre piccoli estremisti politici si sono fatti anni di carcere, non dipende da qualche complotto, ma dal fatto che le leggi sono strutturalmente a favore dei più potenti.

[2] E’ interessante notare come anche in ambienti neofascisti, il mito della "strategia della tensione" sia stato pienamente assorbito: la versione neofascista di ciò che è successo in quegli anni coincide quasi perfettamente con quella dell’estrema sinistra, tolti ovviamente i riferimenti a singoli gruppetti neofascisti, che comunque sono sempre immaginati come "infiltrati dai servizi".  Ovviamente lo erano, ma è facile confondere l’infiltrazione con il controllo delle linee politiche.

[3] Il terrorismo richiede continuità: infatti gli squadroni di centinaia di bombardieri partivano a un certo punto quasi ogni giorno, mese dopo mese, anno dopo anno.

[4] A ogni strage, come a ogni azione armata delle BR, si sono aggravate le leggi contro i reati associativi. Se tale fosse lo scopo delle stragi (ma non lo so), la sinistra mainstream di allora come quella di oggi se ne è fatta pienamente complice.
 

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14 risposte a Stragi, strategia della tensione e ruota della fortuna

  1. AndreaDiVIta scrive:

    ”una faccenda difficile da organizzare.”

    Mica vero. Metti un registratorino con altoparlante all’uscita dell’Olimpico alla fine di una partita che gridano alla gente che si sta sta accalcando al’uscita : ‘Aiuto! Al fuoco!’ e vedi cosa succede. La cosa sorprendente non è quante stragi ci siano, ma quanto poche.

    Quanto alla facilità di procacciarsi armi da fuoco, dipende da quanto è sdrucito il tessuto sociale. Oggi in Polonia è difficile per un passante comprasi una Tokarev, ma a Danzica due anni dopo la caduta del Muro me ne hanno offerta una per 80000 lire. Sono convinto che con una gita in Transnistria lo possa fare ancora adesso quasi chiunque.

    Copncordo sul resto, in particolare quando parli dell’imoprtanza dei dettagli ideologici e dela ‘ruota della fortuna’ dei potenti di turno.

    Ciao!

    Andrea Di Vita

  2. Santaruina scrive:


    Conosco solo superficialmente il caso di Madrid; non posso garantire che la magistratura spagnola abbia preso i reali responsabili;

    E’ stato accertato che il gruppo di "folli attentatori" era a stretto contatto con alcuni reparti della polizia spagnola, fatto emerso dal ritrovamento di un cellulare di uno dei "terroristi" morti nell’assedio finale.

    Il cui prodest rimane in fin dei conti un argomento che va in qualche modo tenuto in considazione.

    Le tue analisi sono sempre sottili, Miguel, ma spesso ti sforzi di interpretare gli eventi per fargli rientare all’interno della tua ottica.
    Che, beninteso, è una cosa che facciamo tutti.

    Ma, nel tuo caso, questo rappresenta un po’ una piccola pecca.
    Proprio perchè hai dimostrato più volte capacità di analisi per nulla comuni.

    Ed ovviamente, mi riferisco in primis al caso dell’11 settembre.
    Tu stesso hai più volte ammesso di non aver approfondito la questione.
    Per molto tempo mi sono chiesto il motivo di tale tua mancanza, finchè ho compreso che l’idea dei beduini col bandana in testa ed armati di taglierino che aprono una breccia nel cuore dell’impero ti piaceva troppo per metterla in discussione.

    Se ben ricordo un altro tuo lettore (francesco?) aveva avuto questa stessa impressione.

    Ed è questo che intendo nel dire che interpreti gli avvenimenti secondo uno schema già impostato.
    Cosa che, ripeto, in qualche modo facciamo tutti,
    Ed è proprio per questo che in alcuni casi conviene studiare a fondo gli eventi.

    A presto
     

  3. utente anonimo scrive:

    Ciao Miguel,

    Non viviamo in un sistema inquisitoriale, e quindi le motivazioni ricevono un’attenzione minima

    tranne quando i fatti non ci sono, e ci sono solo le motivazioni ideali (Ponte Felcino)…

    Erika

  4. utente anonimo scrive:

    Miguel,

    voglio precisare una cosa: io non ti ho contestato perché non hai letto le carte (e comunque, sia chiaro che mi riferivo alla sentenza, mica a TUTTO il fascicolo del procedimento!).

    E non ho detto neppure che nella sentenza debba esserci necessariamente il Vero.

    Ho detto che, senza aver letto la sentenza e le sue motivazioni, mi pare difficile emettere con tanta granitica certezza critiche radicali al provvedimento e verdetti assolutori motivati in via prevalente o esclusiva da criteri di logica astratta. Perché proprio tu ci insegni che per quanto la logica possa essere condivisibile, le situazioni concrete abbondano regolarmente di bachi.

    E questo è certamente ancor più vero, per ragioni sin troppo evidenti, nel percorso politico di coloro che chiami "idealisti" che non nell’attività praticata da coloro che chiami "sicari".

    Z.

  5. kelebek scrive:

    Per Andrea Di Vita n. 1

    Sì, in effetti, l’espressione "difficile da organizzare" non rende bene l’idea.

    Anche a Roma, negli anni Settanta, se avevi il giro di amici malavitosi, la baiaffa la trovavi.

    Il punto però è che il giro è complesso: tu conosci uno, che a sua volta deve convincere un altro e così via. E ognuno di questi è un potenziale testimone al tuo processo.

    Come è testimone la barista del bar dove il malavitoso ti ha passato un grosso pacco, e così via.

    Miguel Martinez

  6. kelebek scrive:

    Per Santaruina n. 2

    Se ho capito bene, vuoi dire che tra i numeri su un cellulare di uno degli attentatori c’era il numero di un poliziotto?

    Bene, tu hai approfondito l’attentato di Madrid fino a questo livello, io no.

    Poniamo che sia così. E cosa vuol dire? Francamente non lo so.

    1) Era il poliziotto che gli dava gli ordini per gli attentati? 

    2) Era uno conosciuto al bar che faceva finta di essere interessato ad acquistare dei tappeti, per carpire informazioni a un marocchino a caso?

    3) Era uno dell’ufficio stranieri?

    4) Era il fratello del padrone di casa venuto per riscuotere l’affitto?

    E il poliziotto si occupava di antiterrorismo, oppure di schiamazzi notturni?

    E allora non basta ancora approfondire fino al livello del cellulare, bisogna arrivare a questi altri livelli. E se sono vere le versioni 2) e 3) e 4), abbiamo solo perso tempo. Solo se è vero 1), abbiamo qualcosa di interessante. Ma né tu né io siamo in grado di scoprire per conto nostro quale sia la versione giusta.

    In ogni caso, ciò non ci permette di saltare alla conclusione che gli attentatori erano in "stretto contatto con alcuni reparti della polizia spagnola".

    Poi magari ho capito male il tuo esempio.

    Miguel Martinez

  7. kelebek scrive:

    Per Erika n. 3

    Hai ragione, devo pensare come riformulare il concetto.

    Certamente non c’è alcun tentativo di ricostruire le vere idee dell’imam di Ponte Felcino, c’è solo il tentativo di accumulare indizi a senso unico.

    L’imam ha detto la cattiveria A e la schifezza B, non "l’imam crede che".

    Miguel Martinez

  8. kelebek scrive:

    Per Z

    Beh, sai quando uno ha un percorso piuttosto lineare – tutto ciò che fai, lo fa con motivazioni sempre piuttosto evidenti, e dopo racconti per filo e per segno tutto ciò che hai fatto…

    forse ti scappano alcune piccole cose di cui preferisci non parlare, forse alcune cose le racconti glissando su sciocchezze che hai fatto, ma non credo che ti scappi una strage di 85 persone senza motivo.

    Il rasoio di Ockham mi sembra che qui sia tutto dalla parte di Fioravanti e Mambro.

    Miguel Martinez

  9. Santaruina scrive:

    Uno degli attentatori era un informatore della polizia nazionale, per la precisione per un reparto d’elite della Guardia Civil, conosciuta anche come Unidad Central de Operaciones 8qualcosa che ricorda molto dei servizi segreti).

    Spain suspects ‘were informants’
      (articolo BBC)

    Madrid 3/11 train bombing suspects linked to Spanish Security Services

    Poi la questione si può approfondire ulteriormente.

    Però bisogna ammettere che questi servizi segreti sono proprio degli ingenui, a non accorgersi che due dei loro informatori stavano preparando un attentato.

    Ma questo era solo un esempio.
    In molti dei maggiori "attentati" degli ultimi decenni basta grattare un po’co per essere indirizzati da tutt’altra direzione, e senza aver chiare le varie direzioni, di volta in volta, fare delle analisi risulta difficle.

    A presto

     

  10. Santaruina scrive:

    Uno degli attentatori era un informatore della polizia nazionale, per la precisione per un reparto d’elite della Guardia Civil, conosciuta anche come Unidad Central de Operaciones 8qualcosa che ricorda molto dei servizi segreti).

    Spain suspects ‘were informants’
      (articolo BBC)

    Madrid 3/11 train bombing suspects linked to Spanish Security Services

    Poi la questione si può approfondire ulteriormente.

    Però bisogna ammettere che questi servizi segreti sono proprio degli ingenui, a non accorgersi che due dei loro informatori stavano preparando un attentato.

    Ma questo era solo un esempio.
    In molti dei maggiori "attentati" degli ultimi decenni basta grattare un po’co per essere indirizzati da tutt’altra direzione, e senza aver chiare le varie direzioni, di volta in volta, fare delle analisi risulta difficle.

    A presto

     

  11. Santaruina scrive:

    Uno degli attentatori era un informatore della polizia nazionale, per la precisione per un reparto d’elite della Guardia Civil, conosciuta anche come Unidad Central de Operaciones 8qualcosa che ricorda molto dei servizi segreti).

    Spain suspects ‘were informants’
      (articolo BBC)

    Madrid 3/11 train bombing suspects linked to Spanish Security Services

    Poi la questione si può approfondire ulteriormente.

    Però bisogna ammettere che questi servizi segreti sono proprio degli ingenui, a non accorgersi che due dei loro informatori stavano preparando un attentato.

    Ma questo era solo un esempio.
    In molti dei maggiori "attentati" degli ultimi decenni basta grattare un po’co per essere indirizzati da tutt’altra direzione, e senza aver chiare le varie direzioni, di volta in volta, fare delle analisi risulta difficle.

    A presto

     

  12. utente anonimo scrive:

    Ritengo sia consigliabile continuare a pensare che l’analisi dei composti e i dibattiti tra esperti di balistica esulino dai contesti della geopolitica e dell’analisi storiografica. Costruire una narrazione degli eventi logica e coerente, rivederla, criticarla e correggerla – lo "schema" che si è ravvisato nell’analisi di Miguel – è ancora, a mio avviso, il modo più pertinente e preciso di penetrare e comprendere l’esistente. 
    Innegabilmente, i singoli dati e le singole informazioni possono prodursi in seguito a contraffazioni, pressioni, ideologie, pregiudizi et cetera. Queste son cose che, però, possono cadere di fronte ad un processo induttivo di conoscenza del presente come storia.

    Qualche dritta per una buona conoscenza delle cose si può dare ed alcune convinzioni vanno sdradicate. Quali? Ecco, gli americani non sono superuomini, tutt’altro. Non si contarono gli errori durante l’Operazione Husky, tra un incredibile fuoco amico e paracadutamenti improbabili e fuori destinazione; lo stesso Patton fu, è giunta l’ora di riconoscerlo, un notevole idiota.
    Ci possiamo anche permettere di essere lapidari: le élites sono tali perché gestiscono potere, non perché siano superiori intellettualmente al resto della società. Il pregiudizio positivo di alcune analisi nei confronti delle élites è un cancro, per la giustizia sociale. Insomma, le élites non sono capaci di congegnare piani diabolici; al più, stipulano patti informali ed illegittimi nelle piattaforme loro dedicate e si godono la vita alla faccia nostra. Del resto, i gruppi di potere non hanno alcuna necessità di congenare piani diabolici, vedremo subito perché.

    Veniamo agli americani della contemporaneità. Che roba sono le élites americane? Sul presente sito esiste una ricca documentazione, al riguardo; ciascuno giustifica e legittima il proprio potere come può. Ebbene, per quanto folcloristici, i gruppi di potere statunitensi sono pericolosi e dannosi quanto tutti gli altri gruppi di potere della Storia.
    Il pregiudizio positivo nei riguardi dell’Occidente e, in particolare, nei confronti degli Stati Uniti è sconcertante – lo affermo da antropologo. Le lande dove vigerebbero in eterno libertà e giustizia sono – in molti si stupiranno – una favoletta balzana. In Occidente, qualsiasi cosa esso sia, non si tentenna e non ci si pensa due volte ad andare a far la guerra e tutti sono convinti di essere sempre dalla parte del giusto – lo afferma il presente ma lo suggerisce anche lo Storia. E gli occidentali, in effetti, si fanno sempre trovar presenti quando si tratta di azzannare ciò che definiscono e percepiscono come "diverso". Luoghi comuni? Certamente. I processi che vi sottendono, però, sono complessi e profondi.
    Resta il fatto che, ad ogni modo, i "fronti interni" non si indeboliscono con la propaganda – la II Guerra Mondiale lo dimostra – bensì con i bombardamenti a tappeto e la fame. Non mi risulta che Al Qaeda abbia ridotto in rovina tutte le grandi città americane né che abbia costretto alla fame gli americani.
    La dinamica che stiamo descrivendo potrà stare bene a qualcuno – a chi ci guadagna, in genere – ma non a tutti. No, non tutti amano l’Occidente.
    C’è chi lo combatte o vorrebbe combatterlo perché è un povero, misero sfruttato; altri, però, potrebbero volerlo fare perché non ci guadagnano a sufficienza. Lo scrivo con convinzione: Bin Laden non è l’unico petrol-sceicco sedotto ed abbandonato dai gruppi di potere statunitensi.

    L’analisi geopolitica è molto più interessante ed illuminante di qualsiasi complottismo. Una guerra si inizia e si porta a compimento per un miliardo di motivi – compreso quello della "guerra per guerra", che fa guadagnare tanti soldini; lo sanno bene in Israele. Pure, si porta la guerra in un Paese anche rispetto ad uno scacchiere internazionale di forze ed interessi ed è questo che giustifica la cronaca di un imperialismo. Me lo si lasci dire, allora: che dei gruppi di potere abbiano o meno organizzato un auto-attentato non ha alcuna importanza rispetto ad un milione di morti civili iracheni – insomma, il fatto non li renderebbe peggiori di quello che già sono; la qual cosa, credo, è stata troppo rapidamente dimenticata.

    Gaetano 

  13. utente anonimo scrive:

    A parte chi si dichiara apertamente nemico dell’intera comunità (per esempio Bin Laden dell’occidente) nessuno ha interesse a rivendicare una strage. ANche il più feroce fascista sa benissimo che nessuno approva una strage di innocenti, e quindi negherà per principio. Per cui i 2 killer fascisti sono prontissimi a rivendicare tutti gli omicidi fatti (perchè comunque per il loro ambiente di riferimento è giusto uccidere un comunista o un giudice che indaga sui fasci), e anche qualcuno che non hanno fatto, purchè la vittima sia identificabile come un nemico della loro parte. Ma se avessero ucciso un bambino a sangue freddo piuttosto che 90 persone negherebbero risolutamente, perchè nessuno li giustificherebbe. Il rasoio di Ockham pertanto è contro i due fascisti, sia per questo motivo che per quello dell’inesistente differenza tra uccidere una persona e ucciderne 90. QUando hai ammazzato 30 persone una ad una, ucciderne 90 tutte insieme non fa questa gran differenza, visto che è evidente che per te la vita umana non ha nessun valore.

  14. kelebek scrive:

    Per n. 11

    Firmare sempre, anche con uno pseudonimo qualunque.

    Il tuo è un ottimo ragionamento, chiaro e accettabile.

    C’è un solo punto debole:

    1) Mambro e Fioravanti non hanno esattamente dimostrato di disprezzare la vita umana; hanno dimostrato di disprezzare un tipo preciso di vita umana, quella che nel loro linguaggio di allora sarebbe degli "infami", dei nemici su cui vendicarsi, degli "sbirri" eccetera. Non è una giustificazione, ma una constatazione: le famiglie di vacanzieri non rientrano in queste categorie, e bisognerebbe spiegare questa eccezione.

    Comunque, se si chiarisse questo punto e ci fossero altri motivi logici per sospettarli della strage.

    Non c’è alcun motivo infatti per pensare che Fioravanti e Mambro avessero contatti con alcun interesse potente; quindi bisognerebbe cercare la logica della strage all’interno degli interessi del loro stesso gruppo.

    E nulla fa pensare che quegli interessi andassero oltre giustiziare nemici più o meno personali, far vedere che i "camerati" non dipendevano da nessuno e sopravvivere facendo rapine.

    Non mi sembra che alcuno di questi interessi possa dare senso alla strage.

    Ovviamente, se si trova una motivazione valida per fare la strage, il tuo ragionamento spiegherebbe molto bene il loro silenzio successivo.

    Miguel Martinez

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