La Chiesa, l’Orso e l’Acqua (2)

"Lo spettacolo è il cattivo sogno della moderna società incatenata, che non esprime in definitiva se non il proprio desiderio di dormire. Lo spettacolo è il guardiano di questo sonno."

Guy Debord, La società dello spettacolo

La Chiesa italiana ha perso il potere di maledizione: quando condanna, le ridono dietro. Dan Brown, esempio supremo di ignoranza presuntuosa,  invade tranquillamente ogni libreria, mentre i librai sperano invano che sbuchi fuori da qualche parte il Prete Fulminatore per aumentare la controversia e le vendite.[1]

Ma la Chiesa conserva invece, quasi intatto, il potere di benedizione: nel senso letterale, può dire, "questo è bene". Più dice bene e più appare buona, fino a diventare il termine di paragone assoluto della bontà, cioè della vaghezza indefinita eppure incontestabile. Il postconciliare reale, insomma, al di là delle intenzioni soggettive dei protagonisti del Concilio Vaticano II.[2]

Chi non maledice, non pone limiti. E quindi si espande in maniera dolce e informe ovunque.

Possedendo il potere di benedizione, la Chiesa in Italia possiede ancora la chiave sociale dei tre passaggi della vita, battesimo, matrimonio e funerale – va bene, si benedicono anche le auto.

benedizione-auto

I battesimi e i matrimoni sono fatti privati, o al massimo appartengono alla sfera mediatica: il fotografo dei matrimoni per poveri, le telecamere per puttanieri e meretrici.

Invece i funerali possono, talvolta, essere eventi politici.

Ne abbiamo avuto parecchi esempi in anni recenti – i funerali per i militari italiani morti a Nassiriya, quelli di Mike Bongiorno e quelli per i militari morti a Kabul (del primo evento abbiamo già detto alcune cose che valgono anche per il secondo).

Gli immensi spettacoli dei funerali di Stato non sono propaganda di guerra. Rendendo visibile il lutto, smascherano la mistificazione delle missioni umanitarie, incidono almeno un’emozione di dolore in tutti gli spettatori, amplificando in maniera straordinaria l’effetto dell’azione militare della resistenza.

"Oh cursed be the cruel wars that ever they began
For they have pressed my Billy and many a clever man
For they have pressed my Billy likewise my brothers three
And sent them to the cruel wars in High Germany."

Non a caso, gli Stati Uniti evitano spettacoli che dimostrino in maniera troppo evidente che Dio e il Successo sono passati dall’altra parte. Ma quello degli americani è un altro Dio.

I Funerali di Stato, in Italia, sono la spettacolarizzazione, e quindi la falsificazione, di tre termini: Dio, patria e famiglia.

Anche qui, bisogna procedere con cautela, per non dire sciocchezze. Gli italiani sono forse familisti, ma non sono né credenti né patrioti.

Infatti, la frase, "Dio, patria e famiglia" la usano oggi, in realtà, unicamente (a) il minuscolo movimento che si chiama Forza Nuova e (b) una certa Sinistra che la attribuisce, in negativo, a tutta la Destra. Se avessimo tempo, sarebbe interessante una divagazione sui luoghi comuni che la Sinistra meccanicamente attribuisce alla Destra.

In essenza, Dio, patria e famiglia non coincidono con il fanatismo religioso o con il nazionalismo. Sono piuttosto riflessi di tre elementi che sono alla base di qualunque cultura umana – la presenza di un significato condiviso, un ambiente e una comunità umana elementare che vada oltre la singola generazione. Ovviamente con differenze infinite nei dettagli.

Che se ne parli o no, che i singoli termini si logorino per l’abuso, è evidente che si tratta di leve psicologiche di enorme potenza. Non perché siano false, ma perché in un certo senso sono vere.

La natura alienante del capitalismo sta anche in questo.

Il capitalismo non lascia alcuna sfera dell’esistenza fuori dal proprio dominio.

Il capitalismo nega il sacro, perché non ha altro senso al di fuori dello scambio mercantile.

Il capitalismo nega l’ambiente, perché ogni realtà del pianeta è intercambiabile.

Il capitalismo nega la comunità umana, perché ogni persona esiste solo nell’istante del consumo.

Il capitalismo, quindi – come intuisce qualunque indio messicano – è il nemico di mi Dios, mi tierra y mi familia.

Ma dove esiste un bisogno, nasce una merce: nel vuoto che il capitalismo stesso ha creato, si inserisce lo spettacolo di Dio, Patria e Famiglia. Anche se sotto altro nome, o meglio ancora, nessun nome, sotto forma di evento.[4]

Come ha detto molto bene Guy Debord nella Società dello spettacolo:

"La prima fase del dominio dell’economia sulla vita sociale aveva originato, nella definizione di ogni realizzazione umana, un’evidente degradazione dell’essere in avere. La fase presente dell’occupazione totale della vita sociale da parte dei risultati accumulati dell’economia, conduce a uno slittamento generalizzato dell’avere nell’apparire, da cui ogni "avere" effettivo deve desumere il proprio prestigio immediato e la propria funzione ultima. Nello stesso tempo ogni realtà individuale è divenuta sociale, direttamente dipendente dalla potenza sociale da essa plasmata. Le è permesso di apparire solo in ciò che essa non è."

Il Funerale di Stato è un Evento, esattamente come la Formula Uno o Pitti Moda.

Ma è l’Evento Supremo, perché riunisce i rappresentanti autorizzati delle tre realtà: il clero, per Dio; i politici e i militari per la Patria; e i parenti in lutto, per la Famiglia. Questo è il primo motivo per cui il Funerale di Stato non può essere laico, ma si deve svolgere in qualche basilica particolarmente significativa.

L’Evento si deve svolgere davanti alla televisione. Nella società liquida, nessuno pensa più ai tradizionali monumenti in duratura pietra: la notizia sarebbe morta molto prima dell’erezione di una statua. Ma la Statua si colloca nello spazio laico della piazza; l’Evento invece si deve svolgere in uno spazio nato per la liturgia, e quindi perfettamente adatto al surrogato della liturgia, che è l’Evento. Così è proprio la contemporaneità che porta il Funerale di Stato in un edificio che è nato con funzioni precapitalistiche.

Il fatto che nessuno rivedrà la cassetta del funerale è irrilevante: Dio, Patria e Famiglia, come ogni merce, durano il tempo di un’emozione.

Note:

[1] Parliamo dell’energico potere di maledizione biblica o del Sillabo. Certamente il clero italiano possiede ancora una sottile capacità nell’impedire cose a loro sgradite. Chi inveisce contro Papa Nazinger, il pastore tedesco, non ha capito assolutamente nulla della Chiesa cattolica.

[2] Mi dicono che un tale Karl Popper dicesse qualcosa a proposito della falsificabilità. Ecco, provate a falsificare la predica di un prete postconciliare a un matrimonio.

[3] Girando su internet, scopro che il mite comune rurale di Loreggia avrebbe avuto come unico cittadino famoso un certo Leone Wollemborg. La voce Leone Wollemborg su Wikipedia lo descrive come un personaggio molto mitteleuropeo – un economista di origine ebraica, per un breve periodo ministro delle finanze, giocò un ruolo importante nella diffusione delle casse di risparmio. Persino la giudeofoba Civiltà Cattolica nel 1894 riconobbe  a malincuore come questo "israelita" avesse ispirato i parroci veneti.

Invece, sempre su Wikipedia, la voce Loreggia descrive Leone Wollemborg in questi straordinari termini: "grande e controverso personaggio (notorio satanista, considerato il braccio destro di Aleister Crowley in Italia) legato alla vita del paese di Loreggia, finanziatore anche di altri edifici a carattere prettamente filantropico (asilo e scuola elementare) oltre che della prima casa chiusa omosessuale d’Italia."

Incrociando Wollemborg e Crowley su Google, non si ottiene altro, per cui potrebbe trattarsi di un equivoco o dei residui di qualche vecchia calunnia; oppure qualche riferimento confuso a rituali esoterici di tipo sessuale, non necessariamente crowleyani. Qualcuno ne sa qualcosa? 

[4] La falsificazione avviene in due momenti. In Italia, il primo si può datare al 1911, quando le istituzioni ecclesiastiche si accodarono allo Stato nazionalista nel promuovere la strage libica, con tutto ciò che ne conseguì. Il fascismo fu solo una nota a piè di pagina di questo delitto. Ma siamo ai tempi dello spettacolo monumentale e rigido, non di quello televisivo e fluido.

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72 risposte a La Chiesa, l’Orso e l’Acqua (2)

  1. roseau scrive:

    E intanto, don Giorgio De Capitani finisce sotto scorta. Così come il Giornale non si risparmia nel criticare don Paolo Farinella, che avrebbe denunciato un falso nel falso del funerale di stato: la patetica storia dell’ orfano del babbo militare.

    Don Farinella si è preso minacce da quelli di Forza Nuova….

  2. roseau scrive:

    E intanto, don Giorgio De Capitani finisce sotto scorta. Così come il Giornale non si risparmia nel criticare don Paolo Farinella, che avrebbe denunciato un falso nel falso del funerale di stato: la patetica storia dell’ orfano del babbo militare.

    Don Farinella si è preso minacce da quelli di Forza Nuova….

  3. roseau scrive:

    Per chi non sapesse della lettera di don Farinella.

    Ma intanto, tutto va bene. Trionfa il soft power… 🙁

  4. roseau scrive:

    Per chi non sapesse della lettera di don Farinella.

    Ma intanto, tutto va bene. Trionfa il soft power… 🙁

  5. PinoMamet scrive:

    Non c’entra evidentemente nulla, ma stamattina svegliandomi pensavo che le famiglie “di chiesa” sono in fondo un prodotto della ControRiforma.

    Ciao!

  6. Peucezio scrive:

    Ancor più che della Controriforma, direi che sono, attraverso la Controriforma, un prodotto della Riforma.

  7. falecius scrive:

    Conosco diverse persone di Loreggia, quando ho tempo mi informo se sanno qualcosa.

  8. utente anonimo scrive:

    Io sto a due passi da Loreggia. Nell’ostello per la gioventù di Padova, c’è in una camera una targa dedicata a Leo (lì è abbreviato così) Wollemborg.

    Saluti da Marcello Teofilatto

  9. kelebek scrive:

    Per Marcello n.6

    Attenzione, Leo dovrebbe essere il figlio di Leone. Leo, emigrato negli USA a causa delle leggi razziali, divenne un famoso corrispondente – il nome lo conoscevo anch’io.

    Miguel Martinez

  10. utente anonimo scrive:

    Ok, grazie. M.T.

  11. utente anonimo scrive:

    Poscritto personale: Wollemborg padre è morto a Camposampiero, dove abito io. M.T.

  12. falecius scrive:

    M.T., ma allora siamo quasi vicini!

  13. utente anonimo scrive:

    “Gli immensi spettacoli dei funerali di Stato non sono propaganda di guerra”

    Come no? Sono la celebrazione collettiva (televisiva) del fondamento delle decisioni in materia bellica. Cioè dell’autorità.

    Lo schema “funerale di stato” che significa? Superamento di ogni divisione, di ogni conflitto sociale, sospensione dei giudizi al cospetto della morte (per guerra, per stragi…fa eccezione Mike Buongiorno che è una tipologia introdotta dal berlusconismo). In realtà la presenza delle autorità e dei cittadini, fianco a fianco, conferma implicitamente l’adesione dei cittadini all’istituzione e alle autorità rappresentate.

    Quando si celebrano i funerali di guerra si conferma visivamente l’adesione alle autorità che quella guerra hanno deciso. E la spettacolarizzazione amplifica.

    Chiaramente questa solennità dovuta alla morte mistifica (in vario modo, per es nelle stragi allontanava il sospetto della complicità dello stato) e la mistificazione viene usata variamente dai media per amplificare o sottosignificare degli aspetti di queste morti

    cloro

  14. PinoMamet scrive:

    Non sono sicuro che la tipologia di Mike Bongiorno sia stata introdotta dal berlusconesimo.

  15. kelebek scrive:

    per Cloro n. 11

    Lo spettacolo certamente unifica, e ciò conviene decisamente a chi possiede l’autorità; l’autorità che poi è la stessa che fa la guerra.

    Non sono però d’accordo che costituisca “propaganda di guerra”.

    Idealmente, una guerra come quella in Afghanistan deve restare invisibile. Di tanto in tanto, si deve vedere qualche filmato di bravi parà che aiutano a costruire una scuola o danno pacche sulle spalle a bambini sorridenti.

    Solo la NATO e gli Stati Uniti devono sapere, in segreto, che l’Italia sta conducendo una vera guerra da quelle parti.

    Associare la morte alla “missione” vuol dire, dichiarare che è una guerra. E pochissimi italiani vogliono fare una guerra in Afghanistan.

    “Se quelli vogliono vivere nel Medioevo, che ci restino, branco di ingrati, senza che dei meravigliosi italiani debbano crepare per loro!” è un modo di pensare molto diffuso, proprio tra l’elettorato di centrodestra. Anche ai funerali c’è stato chi ha gridato cose simili, e Bossi – che è molto più intelligente di quello che sembra – ha colto al volo l’occasione.

    Quello di Kabul non è stato un attentato “in casa nostra”, che ci “obbliga a difenderci”. La gente capisce benissimo che non ci si può nemmeno vendicare di un attentato di questo tipo: non servirebbe a niente, che so, espellere dei marocchini dall’Italia per punire gli afghani. E sanno che qualunque cosa si faccia, ci saranno molti altri attentati.

    A ogni funerale di stato, quindi, si rafforza l’autorità che fa la guerra, ma cala precipitosamente la popolarità della guerra stessa.

    Miguel Martinez

  16. trotzkij scrive:

    Eh, parli proprio di Dan Brown; per un caso ‘esoterico’ ti volevo indicare questo blog, se già non lo conoscessi; guarda caso parla di abruzzo, dan brown, della lega e dell’islamizzazione incombente..:

    http://danielesensi.blogspot.com/2009/04/radio-padania-il-terremoto-in-abruzzo-e.html

  17. Peucezio scrive:

    #12 Pino:

    Anch’io non lo credo. Non foss’altro perché Berlusconi emerge un trentennio dopo Mike Bongiorno.

  18. utente anonimo scrive:

    Dio patria e famiglia l’ho sentito da Tremonti per la prima volta..

  19. Peucezio scrive:

    Sono d’accordo con Miguel.

    Quello che dice Cloro sarebbe vero in una guerra di tipo classico, in cui la retorica nazionale sarebbe esattamente quella che lui descrive.

    Ma oggi siamo al capovolgimento di quello schema: ha successo e può giustificare ogni suo atto chi si fa passare per vittima e, benché il mondo si basi ancora sulla forza, non bisogna dirlo.

    Gli ebrei hanno sempre ragione, perché hanno subito l’Olocausto, anche se la realtà è che hanno sempre ragione perché il loro stato è una delle prime potenze convenzionali e nucleari del mondo e perché in America le loro lobby hanno un enorme peso economico e mediatico.

    Gli americani hanno ragione perché hanno avuto l’11 settembre, mentre invece la loro ragione deriva solo dal fatto che possono fare guerra a chiunque e massacrare civili impunemente.

    E così dei nostri soldati non si dice che sono eroi perché sono morti sparando sul nemico, dimostrando il loro valore bellico, come si sarebbe detto settant’anni fa, ma per celebrarli si deve dire che erano degli umanitaristi in missione filantropica, tipo Croce Rossa.

    Il che non è del tutto falso (gli italiani fanno da supporto logistico e collaborano alle porcate degli altri, ma sono anche quelli più organizzati e attivi nell’aiutare la popolazione civile, che in Iraq e in Cossovo si occupano del patrimonio artistico ecc.), ma tutto ciò va nel senso di una forte distorsione del concetto stesso di guerra. Distorsione ipocrita ovviamente, perché vuol far passare la guerra per un’altra cosa, molto più presentabile agli occhi della società contemporanea.

  20. utente anonimo scrive:

    Anch’io sono d’accordo con Miguel. Ci sarebbe da considerare quanto i funerali di Stato del passato – almeno in Italia – siano da concepire letteralmente, cioè come momento di ripiegamento e riorganizzazione – anche emotiva – tutta propria delle forze statali: è molto ottocentesco ed è diverso da una operazione di propaganda su scala nazionale, rivolta alla popolazione civile, quale fu, ad esempio, quella “Caporetto-Piave”.

    I funerali dei soldati morti sono stati, funzionalmente, non solo e non tanto propaganda bellica ma propaganda berlusconiana; direi che l’evento recava con se la firma del nostro tempo. E’ interessante, per chi prova a capire l’Italia, attestare la presenza del bambino ai funerali, chiaramente accanto al martire-eroe-veterano di guerra che pare esser stato eletto deputato proprio per occasioni di tal guisa; quel bambino è la declinazione in tempi berlusconiani dell’archetipo storico del bimbo italiano in tempi di guerra.

    Questi funerali, insomma, non sono semplice propaganda di guerra perché recano una sorta di carattere totalitario che bisogna attestare. Sono espressione luttuosa di una società ma si tratta di una espressione diretta, nel senso che esprimono una “emozione di Stato”.

    I recenti funerali di Stato non sono strettamente propaganda di guerra, ancora una volta, anche per un altro motivo addotto da Miguel. La campagna afghana, così come quella irachena, è da ascrivere al novero delle guerre di tipo “Vietnam”: operazioni belliche lontane da casa in cui le perdite dell’esercito belligerante sono relativamente tollerabili e sicuramente sostenibili – almeno, se paragonate alle guerre di trincea e alle guerre “totali”. Si tratta di operazioni in cui il cosiddetto “fronte interno” è l’unico punto debole di un esercito altrimenti incincibile, di operazioni che risultano vincenti se incrinano l’opinione pubblica del nemico, non se garantiscono il controllo di una testa di ponte. Mi pare significativo, in tal senso, il fatto che chiamiamo “terroristi” quelli che, a rigor di logica, sarebbero dei guerriglieri.

    Questa è la ragione per la quale la propaganda contemporanea non tenta di persuadere i cittadini ad arruolarsi bensì esprime una reazione volta a codificare, a dirigere e a controllare le emozioni della popolazione, senza lasciarle al caso. Mi pare che il carattere “totalitario” di tutta questa operazione sia evidente.

    Gaetano

  21. utente anonimo scrive:

    allora: il funerale di stato significa SEMPRE la celebrazione delle autorità vigenti, in quanto rappresentative dell’istituzione.

    La funzione dei funerali di stato (es quelli fatti per le vittime delle stragi) significa: “costoro sono morti per mano del nemico delle istituzioni”.

    Nel caso delle stragi il nemico era spacciato per “interno” : i fascisti che stavano contro la costituzione (e i suoi carnali rappresntanti) nel caso della “missione umanitaria” i nemici sono “coloro che non intendono beneficiare della pace esportata” dai nostri che sarebbero “eroi” cioè deceduti per i nostri valori.

    Quindi

    -si confema l’autorità che ha deciso questa missione

    -si conferma la bonta’ della missione (attestata dal sacrificio degli “eroi”)

    -si conferma la vicinanza tra i cittadini e le autorità deliberanti

    Il funerale di stato ha un intento mistificatorio: si parte dal presupposto che se si celebrano gli eroi, questi non sono caduti per una cosa bruttissima come una guerra. Mica si son fatti funerali di stato per i caduti della 2WW (eccezion fatta per Bruno Mussolini, caduto da aviatore)

    Nei fatti, questi ultimi funerali di stato vorrebbero dire che no, non c’è guerra, c’è missione di pace: guardate quanta gente importante e cittadini comuni (coi bambini)lo dicono con la loro presenza!

    Miguel dice che la mistificazione si “svela” nela spettacolarizzazione? secondo me no. O meglio: chi è informato coglie con maggior rabbia il lato propagandistico della cosa (ed è indifferente che dicano che si tratta di guerra o no, dal lato della spettacolarizzazione) chi non lo è, se la beve e pensa che stiamo facendo qualcosa per la civiltà e per alti valori, mentre siam li a proteggere interessi economici dell’ENI.

    Il funerale di stato vuol comunque far passare il messaggio che questi sn morti per qualcosa di giusto.

    cloro

  22. irSardina scrive:

    Veramente un ottimo pezzo Miguel soprattutto quando delinei il concetto “A ogni funerale di stato, quindi, si rafforza l’autorità che fa la guerra, ma cala precipitosamente la popolarità della guerra stessa.” che è quanto di più delirante si possa operare nell’immaginario collettivo…

    Sardina

  23. AndreaDiVIta scrive:

    Per Gaetano #19 e cloroalclero #20

    In generale concordo con voi e con Martinez. Ma mi pare interessante sottolineare un punto, certo leggermente OT rispetto al post di Martinez, ma credo carico di significato. Nonostante il lutto ufficiale, nelle scuole alcuni insegnanti molti non hanno rispettato il minuto di silenzio, tanto da suscitare le ire del ministro gelmini. Il berlusca ha indirettamente citato la cosa nel suo discorso di ieri, accusando ‘la sinistra’ (?) di gridare ‘meno 6’ nelle piazze. Ma -a parte i soliti ‘preti di frontiera’ come Don Farinella (vicinissimo a casa mia)- persino corsivi pubblicati sui giornali gratuiti che si distribuiscono in metropolitana hanno evidenziato che ‘o tutti o nessuno’: o si fanno i funerali di Stato anche per i morti nei cantieri edili o non li si fa per nessuno,chè i morti Italiani di Kabul sono esattamente morti sul lavoro. Per finire, il Corriere ha pubblicato una lettera di una lettrice (a Sergio Romano) che deprecava lo scarso patriottismo dei docenti che appunto non avevano rispettato il minuto di silenzio. Io ho subito mandato una lettera al Corriere cobntrobattendo all’opinione di questa lettrice. La mi alettera non è stata pubblicaa, ma il giorno dopo Sergio Romano (che ha ripetutamente sostenuto la necessità della nosra presenza in Afghanistan) rispondendo ad un altro lettore ha ammesso che in redazione sono stati subissati di lettere dello stesso tenore della mia. Insomma, nonostante l’informazione a senso unico sembra che questa volta l’operazione di propaganda non abbia avuto il successo sperato.

    Ciao!

    Andrea Di Vita

  24. PinoMamet scrive:

    “http://www.reportonline.it/2009092636534/cronaca/retroscena-di-un-funerale-di-stato.htm”

    Ho letto l’articolo e, come dire, non mi è piaciuto;

    mi pare un esempio di come, non comprendendola appieno, si possa fare la mistificazione di una mistificazione.

    La buona fede dell’estensore è evidente;

    però diventa malafede nell’attribuire sempre malafede (scientemente voluta) alla parte che critica, oltretutto senza averla vista ma per sentito dire.

    Mi permetto di citare:

    “Al contrario, sembra che tutto sia stato centellinato dall’équipe di sostegno psicologico che in questi giorni circondano i familiari con un cordone sanitario strettissimo. Mi dice il militare interlocutore che lo scopo di questo gruppo di sostegno non è aiutare le famiglie ad elaborare la morte e il lutto, ma impedire che facciano scenate o mettano in atto comportamento lesivi dell’onore dell’esercito.

    La mia fonte asserisce che buona parte di questo personale non è specializzata in psicologia, ma è un corpo speciale che ha un obiettivo preciso: la gestione dei giorni successivi alla morte e il contenimento o meglio l’annullamento della rabbia, della contestazione e della disperazione conseguenti che potrebbero portare a comportamenti di indignazione verso l’esercito e le istituzioni. ”

    Corpo speciale? Hmmm…

    a me pare evidente che l’estensore abbia frainteso e reinterpretato la sua fonte, vedendo tutta la questione non troppo diversamente da come è andata, ma, diciamo, pesantemente colorata con lenti scure.

    Poiché anch’io ho amicizie militari, per quanto non fonti della questione in oggetto, do la mia lettura dei fatti:

    esiste un’unità a qualche livello dell’EI (non un “corpo speciale”) destinata al supporto psicologico;

    no, in questa unità non sono tutti psicologi

    (come negli Alpini non sono tutti rocciatori o in una troupe cinematografica non sono tutti operatori…);

    probabile che la loro funzione principale sia proprio quella di evitare scenate, o piuttosto che sia l’unica attuabile nel breve periodo;

    trattandosi dell’EI, però, e non dell’Armata Rossa o delle SS, non c’è da immaginarsi il funzionario che “siringa” la donna o il bambino in lacrime ,quanto piuttosto

    “bel bambino tuo papà è un eroe e adesso è in un posto migliore, tieni il suo berretto”.

    Ecco come una una roba dopo tutto normale (due ufficiali dell’esercito, sono quasi sicuro almeno uno dei due donna, che consolano con retorica militaresca le famigliedei defunti) viene trasformata in una scena agghiacciante di un regime che controlla le menti dei sudditi con “corpi speciali” addestrati a questo…

    “Se le informazioni che ho ricevuto sono vere, e non posso dubitare della serietà della fonte, i funerali dei sei militari uccisi e tutta l’opera dei pupi presente a San Paolo, è stata un’operazione terribile, ancora peggiore degli attacchi dei talebani. Tutto è gestito per deviare il Paese, le Coscienze e la Verità. E’ una strategia scientificamente codificata. ”

    Ecco una cosa che è vera e falsa allo stesso tempo:

    un funerale di stato è una rappresentazione, e, trattandosi di militari, è perfettamente logico che si calchi sulla logica (insulsa finché si vuole) dell’eroe, che l’estensore dell’articolo apprende con tanto addolorato stupore.

    “Il vescovo militare (generale di corpo di armata) non ha risparmiato parole grosse di encomio e di osanna al servizio che i militari fanno alla Pace e alla Democrazia”

    è il suo lavoro…

    ” Una sviolinata che neppure La Russa è capace di fare.”

    ecco perchè La Russa nonè cappellano militare.

    “Enrico Peyretti mi dice che durante l’Eucaristia, pane spezzato per la fame del mondo, è risuonato l’urlo di guerra dei parà: «Folgore!» quasi una schioppettata nel cuore del Sacramento. ”

    Infine, un ripassino alla dottrina cattolica non farebbe male: non mi risulta che l’Eucarestia sia per i cattolici una commemorazione buonista della fame nel modno, e neppure un rituale di magia simpatica per sconfiggerla, ma il sacrificio (reale e presente, per i cattolici) del corpo e del sangue del Figlio di Dio per la salvezza degli uomini, che è una cosa un po’ diversa;

    e c’entra con la fame tanto quanto con i parà morti.

    Davvero, non voglio dire che chi abbia scritto l’articolo abbia del tutto torto;

    però, nella sostanza, fraintende:

    è come se andassi a vedere un film e mi alzassi in mezzo alla proiezione urlando “è tutto falso! è un complotto!” e magari pretendo che mi ridiano i soldi del biglietto.

    Ciao!

  25. utente anonimo scrive:

    @ 21: grazie per la segnalazione

    “In questa logica si capisce la retorica dell’«eroe», l’insulsaggine del servizio alla Patria, il sacrificio per la Pace nel mondo e anche la lotta al terrorismo. Tutti sanno tutto e giocano a fare i burattini (…) secondo una strategia scientemente codificata”



    Il punto è che nella grande Idrovora i corpi speciali non sono solo quelli descritti da Don Farinella e nella sociertà dello spettacolo si gioca con le immagini (cioè, nel senso esplicitato dall’articolo, con la vita delle persone) utilizzando frammenti.

    Paparazzi al servizio della verità.

    Burattini anche senza contratto.



    Per questo è così importante che si abbia accesso il meno possibile al privato delle persone, soprattutto quando questo privato è privato davvero [per partecipare a matrimoni per poveri,puttanieri o meretrici normalmente si riceve un INVITO. (Altro è, in questo contesto, la nuova corrente dei farabutti ma non è di questa che voglio dire: ne parlano in molti e non vorrei proprio che lì si esaurisse tutto)].



    vietnam-afganistan: al netto di quel che dice Maria (e non è poco) ieri ho visto il Grande Sogno…gli agenti speciali dell’immaginario non erano ancora entrati in servizio, evidentemente.

    Non con le modalità di questa guerra-spettacolo.

    Si tratta di capire quali siano gli effetti collaterali: quelli prodotti dai duri e puri del tempo(più o meno) li abbiamo visti, il torpore di questi giorni comincia a sentirsi.

    ciao

    F.L.

  26. utente anonimo scrive:

    1) e i solenni funerali dei poliziotti americani morti in servizio che abbiamo visto al cinema e alla TV? adozione temporanea del Dio italiano o mistificazione?

    2) i funerali di Stato NON sono berlusconiani, sono di Ciampi e di Napolitano. Se Berlusconi è incapace di declamare il Dio-Patria-Famiglia perchè non in grado di capirne neppure un termine, almeno questi due presidenti hanno lavorato duramente per costruire una mitologia che rifondasse l’Italia.

    3) ma i funerali di Stato dei morti in guerra non precedono l’ideologia della guerra giusta? non appartengono ad un’epoca di “questi sono i nostri morti e li piangiamo” e basta?

    ciao

    Francesco

  27. PinoMamet scrive:

    Francesco

    credo che l’ideologia della guerra giusta sia antica quanto l’ homo sapiens…

    sui funerali dei poliziotti americani non so risponderti, non li ho visti;

    suppongo che ci fossero parecchie differenze a livello di rappresentazione.

    Per esempio, da noi (con grande rabbia di molti militari che conosco) la rappresentazione ufficiale del militare è quella del bonaccione che accarezza i bambini

    (tacendo completamente o quasi il fatto che i nostri soldati combattano)

    in America non credo proprio che sia così.

    Berlusconi, che c’entra??

    Ciao!!

  28. zet37 scrive:

    Francesco,

    — ma i funerali di Stato dei morti in guerra (…) non appartengono ad un’epoca di “questi sono i nostri morti e li piangiamo” e basta? —

    “I nostri morti si piangono da sempre”: ti risulta che per i funerali di stato e i minuti di silenzio per “i nostri morti” si possa dire la stessa cosa?

    Ti risulta che, durante i conflitti mondiali, ogni volta che moriva un italiano al fronte il Re organizzasse un funerale di Stato con lutto nazionale e minuti di silenzio?

    Mi pare difficile sostenere seriamente che iniziative del genere possano avere una qualsiasi finalità diversa dalla propaganda di governo. Ma il mondo è bello perché è vario…

    Z.

  29. PinoMamet scrive:

    “Ti risulta che, durante i conflitti mondiali, ogni volta che moriva un italiano al fronte il Re organizzasse un funerale di Stato con lutto nazionale e minuti di silenzio?”

    No, perché erano troppi.

    “Mi pare difficile sostenere seriamente che iniziative del genere possano avere una qualsiasi finalità diversa dalla propaganda di governo.

    Z.”

    Appunto, non vedo quale altra funzione debba avere: cosa c’è di strano??

  30. PinoMamet scrive:

    Scusa, mi correggo: avevo letto “propaganda di Stato”.

    Di governo? Sì, anche.

    Ma non credo sia qestione di colore politico. Un governo meno di destra avrebbe calcato forse un po’ meno sull’eroe e un po’ più sull’accarezzatore di bambini, oppure avrebbe tagliato qualche ora di diretta: sfumature.

  31. utente anonimo scrive:

    Z

    propagando di Stato e di Nazione è evidente, di governo (nel senso del governo in carica al momento del funerale) è ridicolo.

    la presenza dei Capi dello Stato e il fatto che le nostre guerre all’estero siano state sempre bipartisan negli ultimi 20 anni mi paiono mostrare chiaramente che non si tratta di bieca propaganda di Silvio

    un’icona di questo fatto: Silvio sorride per definizione, a questi funerali deve stare serio ed è in contraddizione con la sua immagine

    Francesco

  32. utente anonimo scrive:

    x Z 28

    se tu visiti un cimitero, una chiesetta di paese, una piazza di un villaggio, ci troverai i monumenti ai caduti, dalle guerra d’Africa in poi ne ho visti innumerevoli

    e fanno una vera impressione e fanno riflettere, nulla di più lontano dalla retorica da cui a volte sono deturpati

    Francesco

  33. PinoMamet scrive:

    A volte ci si trova d’accordo persino con Francesco 😉

    sì, al tempo delle Guerre Mondiali non c’era la TV, e i morti eran davvero troppi, quindi niente cerimonie come questa o quella per i caduti di Nassiryia;

    ma c’erano i cimiteri militari, i monumenti ai caduti nelle città e nei paesi (inaugurati con cerimonie pubbliche), i mausolei per i militi ignoti ecc. ecc.

    e credo, in modi e misure diverse, fin dai tempi di Maratona, e probabilmente prima.

    Ciao!

  34. utente anonimo scrive:

    Per Francesco #31

    Secondo me si fa sempre bene a pensar male; credo che ogni gruppo di potere tenti di rafforzare la propria autorità ad ogni buona occasione – quella dei funerali lo è.

    E’ abbastanza logico ipotizzare che un gruppo di potere faccia tutto ciò

    secondo modalità e convincimenti propri. Poi, beh, mi viene sempre da pensare che “berlusconiana” sia l’intera Seconda Repubblica, quasi un periodo storico “di breve durata” e non solo l’attuale élite al potere.

    Ci vedo un po’ il segno dei tempi, in tutto questo. Non sono necessarie propagande di Stato e non serve Walt Disney per convincere i cittadini al pagamento delle tasse di guerra o al reclutamento di massa. Non esistono esigenze belliche di tal genere per nessuno degli eserciti occidentali.

    Due sono le cose che servono ai gruppi al potere, attualmente: che a nessuno venga in mente una perplessità o un dubbio sulla giustezza della guerra – viva i liberatori, quindi; che a nessuno venga in mente che la guerra la stiamo perdendo – cosa realmente improbabile, dal punto di vista militare, in quanto non credo che vedremo mai Roma o New York assediate. Non vedo molta preoccupazione o sensi di colpa circa le vittime civili, nemmeno nel caso dell’enormità dei morti iracheni.

    Secondo me, il paragone con il Vietnam è azzeccato. Se queste sono le uniche preoccupazioni dei gruppi al potere, è inutile dire che la direzione ( mi verrebbe da scrivere “controllo”) delle emozioni e delle percezioni su larga scala – nella forma specifica del lutto che dura un istante televisivo – diventa il mezzo perfetto per il fine.

    Tutta questa solfa per dire che ai governanti interessa che il popolo li rielegga (interessa anche agli apparati economici e militari, certamente) – una condizione che presume che il popolo non li veda come degli spietati guerrafondai in corsa per qualche spicciolo di risorsa e per un posto al Sole in un gioco geopolitico più grande; qualche lacrimuccia, un po’ di onor patrio da quattro soldi (La Russa non è proprio come Oberdan, insomma), qualche bandiera, qualche bimbo affranto, la prorpia versione della storia e Bruno Vespa possono ben servire allo scopo. Qualcosa del tipo “emozioni contro buon senso” – con buona pace dei soldati morti.

    Per Andrea #23

    “Insomma, nonostante l’informazione a senso unico sembra che questa volta l’operazione di propaganda non abbia avuto il successo sperato”

    Non lo escluderei, anzi.

    A partire da un paio d’anni prima del ritiro delle truppe italiane dall’Iraq, se ben ricordo, nelle opinioni dei molti si coglieva spessissimo – implicito od esplicito – un confronto tra la campagna afghana e quella irachena; la prima sarebbe stata giusta, opportuna e ben motivata mentre si iniziò a considerare la seconda come priva di senso, pur con tutta una serie di sfumature. Fa anche pensare il fatto che le rispettive considerazioni sulle due guerre andavano di pari passo con la valutazione dello stato di avanzamento delle campagne: positivo nel primo caso, pessimo nel secondo.

    Magari l’avrò fatta troppo facile ma chissà se un certo logorio non sia già iniziato.

    Gaetano

  35. utente anonimo scrive:

    Pino,

    — No, perché erano troppi. —

    Perfetto: abbiamo stabilito che no, non si facevano.

    — Di governo? Sì, anche. —

    Appunto 🙂

    Z.

  36. utente anonimo scrive:

    Francesco,

    — un’icona di questo fatto: Silvio sorride per definizione, a questi funerali deve stare serio ed è in contraddizione con la sua immagine —

    Oh, non è che la presunta “contraddizione” gli crei grossi problemi. Gli basta aspettare un paio d’ore per tornare sul palco festante ad accusare Casini di inneggiare alla morte dei militari italiani 🙂 E i pecoroni dietro 🙂

    — se tu visiti un cimitero, una chiesetta di paese, una piazza di un villaggio, ci troverai i monumenti ai caduti, dalle guerra d’Africa in poi ne ho visti innumerevoli —

    Vero. Ma qui parlavamo di funerali di stato, e della funzione che hanno a sostegno del governo in Italia [1]. Non stavamo parlando di monumenti ai caduti.

    — e fanno una vera impressione e fanno riflettere, nulla di più lontano dalla retorica da cui a volte sono deturpati —

    Laddove le cerimonie ufficiali, appunto, sono gonfie di regorica. Ma era delle seconde che si parlava, appunto, non dei primi. Sui quali, effettivamente, non hai tutti i torti.

    Z.

    [1] Altrove infatti la morte dei militari in guerra attirano critiche al governo (com’è peraltro ragionevole che sia) e non all’opposizione. Naturalmente, il fatto che altrove il presidente del consiglio non abbia il monopolio di fatto dei media è puramente casuale 🙂

  37. utente anonimo scrive:

    OT:

    ieri leggo un titolo de Il Giornale (o un suo analogo):

    “BERLUSCONI: GOVERNERO’ PER SEMPRE”

    Non “per cinque anni”, “fino a fine legislatura”, “per due legislature”: per sempre!

    In saecula saeculorum, amen!

    E poi dicono che gli ideali eterni sono passati di moda 🙂

    Z.

  38. genseki scrive:

    Caro Martinez,

    sbaglio o il riferimento a Debord è nuovo nel suo Blog? Mi pare di si, e io lo seguo con una certa assiduitá ma potrei sbagliarmi.

    Ultimamente vado convincendomi di come Debord sia alla fine molto piú hegeliano che marxista e di come debba molto di piú di quello che dichiara a Kojève. Il passo da lei citato sullo spetaccolo e il sogno è un altro modo di descrivere la fine della storia. L’umanitá incatenata è facilmente idenificabile con il destino animale, con la finale animalitá di cui parla Kojève. La fine della storia, il sogno, lo spettacolo sono tutte figure della fine della dialettica, cioè della fine della negazione e questo spiega in modo luminoso perché la Chiesa non puó piú maledire.

    La maledizione sembra avere la funzione dell’antitesi sacralizzata. Ma la storia è giunta alla fine proprio perché non si presenta piú nessuna antitesi. Cioè gli indios messicani non ono davvero un’antitesi, forse piuttosto un residuo.

    Comunque mi pare che seguendo Debord si arrivi molto piú vicino ai neocons di quanto si pensi quando si comincia il confronto con il suo pensiero. Questo lo scrivo senza nessuno spirito polemico, naturalmente, ma solo per confrontarmi su questa possibilitá; che davvero la negazione espulsa dalla storia sia possibile ormai solo nella forma, nel “geste”, nel residuo (qualcosa come il Messico di LeClézio) e comunque al di fuori della politica.

    genseki

  39. utente anonimo scrive:

    x Z

    i morti in guerra possono attirare critiche alle forze politiche in funzione della loro posizione sulla guerra, non a seconda del fatto che siano o meno al potere (e Mediaset non c’entra nulla).

    I repubblicani USA e i democratici italiani sono favorevoli alla guerra e ne patiscono le conseguenze quanto i governi.

    E ovunque i guerrafondai come me (+o-) se la prendono con l’ampi fronte pacifista (-o+), dagli schifidi esaltatori della morte dei nostri ai pavidi “che stiamo lì a fare” ai dubbiosi “regole di ingaggio da codice militare di pace”.

    Cosa che facciamo anche quando tutta l’opinione pubblica si schiera per la fine della guerra, peraltro.

    I funerali di Stato e i monumenti ai caduti sono la stessa cosa, in essenza. Le differenze sono circostanziali.

    Su Silvio: quando un vecchietto di 73 anni dice “per sempre”, sono preoccupato per lui, non per me (a meno che non abbia una valigetta atomica …)

    Francesco

  40. utente anonimo scrive:

    Francesco,

    — i morti in guerra possono attirare critiche alle forze politiche in funzione della loro posizione sulla guerra, non a seconda del fatto che siano o meno al potere —

    Vorrai scherzare. Dalla guerra in Viet Nam all’invasione del Libano di tre anni fa, è sempre il governo a essere sottoposto a critiche pesantissime, e a prescindere dal colore politico, com’è ovvio e normale che sia. Tranne in Italia: chissà perché 🙂

    — (e Mediaset non c’entra nulla) —

    No, Raiset non c’entra nulla. C’entra il Corriere dei Piccoli 🙂

    — E ovunque i guerrafondai come me (+o-) se la prendono con l’ampi fronte pacifista (-o+), dagli schifidi esaltatori della morte dei nostri ai pavidi “che stiamo lì a fare” ai dubbiosi “regole di ingaggio da codice militare di pace”. —

    Sì, ma tu sei una persona umile, e comprenderai che ciò che preoccupa il governo non sei tu 🙂 Sono le critiche di chi è contrario al modo in cui la guerra viene condotta. Che solo in Italia, chissà come mai, il governo tenta di addossare all’opposizione 🙂

    — I funerali di Stato e i monumenti ai caduti sono la stessa cosa, in essenza. Le differenze sono circostanziali. —

    Francè, prima mi parlavi di opere che “fanno riflettere, nulla di più lontano dalla retorica da cui a volte [i caduti in guerra] sono deturpati”. Difficile in tal caso accomunarli ai funerali di stato – rectius, di governo – che traboccano di retorica tronfia e ipocrita.

    — Su Silvio: quando un vecchietto di 73 anni dice “per sempre”, sono preoccupato per lui, non per me —

    Io non sono preoccupato che Silvio governi “per sempre”. Anzi, ho trovato la frase parecchio divertente 🙂 Al più, se vuoi, ci si può preoccupare che ci siano tanti Italiani a cui la frase sembra normale 🙂

    Z.

  41. utente anonimo scrive:

    scrivi: Non sono però d’accordo che costituisca “propaganda di guerra”

    dal momento in cui si celebrano i morti, testimoni di un’azione di civiltà, con bandiere, bambini e fiamme tricolori che volano sopra l’altare della patria, lo schema “funerale di stato” trasmesso in tv è riempito inequivocabilmente del messaggio “propaganda a favore della conferma dell’impresa Afghana”

    cloro

  42. PinoMamet scrive:

    “Francè, prima mi parlavi di opere che “fanno riflettere, nulla di più lontano dalla retorica da cui a volte [i caduti in guerra] sono deturpati”. Difficile in tal caso accomunarli ai funerali di stato – rectius, di governo – che traboccano di retorica tronfia e ipocrita.

    Z.”

    Z.

    sai benissimo che un monumento ai caduti non si erige da solo;

    viene eretto dalle autorità, inaugurato con banda, veterani e militari in congedo, discorso del sindaco, grandi elogi dei nostri combattenti.

    Sempre stato così.

    Non è stato Berlusconi a scrivere

    ´Ω ξεíν´, ´αγγέλλειν Λακεδαιμονíοις ´οτι τηδε

    κείμεθα τοîς κείνων ρήμασι πειθόμενοι.

    E il Vittoriano?

    All’epoca non c’era la televisione, guarda che roba hanno dovuto mettere in piedi per avere un po’ di propaganda gonfia di retorica.

    Ciao!

  43. utente anonimo scrive:

    x Z 40

    ma a te attenerti ai fatti fa schifo?

    sennò si apre un campo molto divertente di dibattito ma un attimino (!) vacuo.

    I pacifisti USA mica votavano repubblicano contro la guerra di Kennedy e Johnson in Vietnam.

    E le critiche “da destra” alle guerre che tu citi erano di tipo tecnico, mica il Likud era dispiaciuto per gli Hezbollah.

    In Italia il governo non è criticato per la guerra in Afganistan perchè … nessuno è contrario (quel nessuno, ad oggi, comprende con fare spregiativo tutti quelli che si oppongono)

    Quando c’era la guerra in Iraq ed eravamo lì, Raiset NON fermò la contrarietà dell’opinione pubblica e siamo scappati a gambe levate.

    Ma Silvio ha detto “io” o “noi” governeremo per sempre “vista la qualità dell’opposizione”? perchè mi paiono cose diverse assai

    Francesco

  44. utente anonimo scrive:

    Pino,

    — sai benissimo che un monumento ai caduti non si erige da solo;

    viene eretto dalle autorità, inaugurato con banda, veterani e militari in congedo, discorso del sindaco, grandi elogi dei nostri combattenti. —

    Insomma, qualcosa di non troppo differente dalla rituale Festa della Repubblica tanto amata da Ciampi.

    Non un evento creato al solo fine di sfruttare i media contro l’opposizione (riuscendo a paragonare Casini a Casarini!).

    Z.

    PS: cos’è, hai scoperto quanto sono ignorante e mi infliggi pezzi in greco sugli Spartani per farmi sentire ulteriormente caprone? 😀

  45. utente anonimo scrive:

    Francesco,

    — I pacifisti USA mica votavano repubblicano contro la guerra di Kennedy e Johnson in Vietnam.

    E le critiche “da destra” alle guerre che tu citi erano di tipo tecnico, mica il Likud era dispiaciuto per gli Hezbollah. —

    Francè, ma tu veramente pensi che se entrambe le guerre fossero state vinte con la velocità e l’efficienza che ci si aspettava vi sarebbero state proteste significative? Cos’è che ha permesso lo svilupparsi, in entrambi i casi, di critiche al governo comunque (e certo diversamente) motivate, se non l’inaspettato rallentamento nel progredire del fronte?

    Se l’Iraq fosse stato schiacciato definitivamente ad Aprile 2003, pensi veramente che vi sarebbero state altrettante polemiche sull’intervento italiano?

    E questo accomuna le critiche da sinistra e da destra a Olmert. Finché suo figlio era vivo, Grossman era più che favorevole all’intervento. E così la signora che campeggiava sotto la casa Bianca all’epoca di Bush…

    — In Italia il governo non è criticato per la guerra in Afganistan perchè … nessuno è contrario —

    Nessuno è contrario? Ma te non eri quello attaccato ai fatti? 🙂 Nessuno, dicasi nessuno dei sondaggi effettuati – ivi inclusi i “sondaggi” riportati da Raiset – ha mai accertato una maggioranza di favorevoli all’intervento o alla permanenza delle truppe italiane in Afghanistan. E sono certo che lo ricordi anche tu.

    — Quando c’era la guerra in Iraq ed eravamo lì, Raiset NON fermò la contrarietà dell’opinione pubblica e siamo scappati a gambe levate. —

    Se Prodi non avesse disposto il ritiro dall’Iraq, guerra cui tutta l’allora maggioranza si opponeva, sarebbe caduto in un mese. Così invece è caduto in due mesi 😀

    — Ma Silvio ha detto “io” o “noi” governeremo per sempre “vista la qualità dell’opposizione”? perchè mi paiono cose diverse assai —

    No, no, ha detto proprio “io” – almeno stando al Giornale, beninteso. Proprio per questo la frase mi era piaciuta tanto 🙂

    Z.

  46. RitvanShehi scrive:

    >….persino corsivi pubblicati sui giornali gratuiti che si distribuiscono in metropolitana hanno evidenziato che ‘o tutti o nessuno’: o si fanno i funerali di Stato anche per i morti nei cantieri edili o non li si fa per nessuno,chè i morti Italiani di Kabul sono esattamente morti sul lavoro…. ADV< Caro ADV, l’ignoranza – persino quella dei corsivi pubblicati sui giornali gratuiti che si distribuiscono in metropolitana – non è mai un argomento. Chi abbia diritto ai funerali di Stato lo stabilisce la legge 7 febbraio 1987, n. 36. ( http://www.governo.it/Presidenza/cerimoniale/esequie.html ). Come si dice, dura lex sed lex……

  47. AndreaDiVIta scrive:

    Per Ritvan #46

    ”ignoranza”

    Concordo, se l’argomento tende a sostenere la bontà della tesi a facvore della equiparazione fra morti di Kabul e manovali e affini caduti sul lavoro. Non concordo, invece, se sostieni che tale ignoranza non ha contribuito a diffondere un senso di sostanziale estraneità emotiva ala fuffa riguardante le nostre missioni all’estero. Proprio tale diffusione voleva essere l’argomento del mio post, qualuinque cosa se ne pensi.

    ”esequie”

    Grazie per il sito. Vi si legge che le ”esequie di Stato” [..] ”spettano” […] a ”cittadini caduti nell’adempimento del dovere”. Mi sembra azzardato sostenete che un manovale morto sul lavoro NON sia morto nel’adempimento del dovere. Allora, esequie di Stato per tutti. O per nessuno.

    Ciao!

    Andrea Di Vita

  48. AndreaDiVIta scrive:

    Per Z. #45

    ”velocità”

    Questoè un punto importante. C’e’ una tesi styoriogarfica, illustrata in bel testo divulgativo di Asimov, che afferma che Washington non tirasse tanto ad evere una vittoria eclatante sugli Inglesi, ma a trascinare il conflitto il più possibile in modo che l’opinione pubblica inglese spingesse la Corona a ritirare le truppe dalle riottose colonia americane. Anche indipendentemente dal ‘fronte interno’, nel suo ‘Strategy’ Liddell Hart esalta il ruolo della velocità di manovra che disarticola le difese nemiche rispetto al ruolo della saldezza dei caposaldi in tutta una serie di campagne militari nella storia, da quella di Mountbatten nella Germania del XVIII secolo a quella israeliana del 1948. Più articolatamente, Clausewitz dice che la sola guerra alternativa a quella finalizzata allo sterminio del nemico è quella basata sulla velocità di manovra, ed ha chiaramente in mente il Napoleone di Marengo (Gengis Khan ha forse unito entrambe le caratteristiche). Se i talibani toglierano alla NATO la velocità e la prontezza di esecuzione costringendola in pochi caposaldi, avranno allora messo una seria ipoteca sulla vittoria.

    Ciao!

    Andrea Di Vita

  49. RitvanShehi scrive:

    >Grazie per il sito. Andrea Di Vita< Non c’è di che. >Vi si legge che le ”esequie di Stato” [..] ”spettano” […] a ”cittadini caduti nell’adempimento del dovere”. Mi sembra azzardato sostenete che un manovale morto sul lavoro NON sia morto nel’adempimento del dovere. Allora, esequie di Stato per tutti. O per nessuno.< Beh, a quel punto non si potrebbero negare i funerali di Stato neanche alla sciura Pina, casalinga deceduta sbattendo la testa contro lo spigolo della credenza dopo essere scivolata su una macchia d’unto, cadutale nel mentre preparava il sughetto per la pasta. O dici che non sia caduta nell’adempimento del dovere?:-)
    Scherzi macabri a parte, per “caduto nell’adempimento del dovere” si intende “nei confronti dello Stato” e non nei confronti del cumenda a cui stai riparando il tetto di casa.

    Ciao

  50. marijam scrive:

    sbaglio o hanno fatto i funerali di stato anche a mike bongiorno?

  51. utente anonimo scrive:

    “Se l’Iraq fosse stato schiacciato definitivamente ad Aprile 2003, pensi veramente che vi sarebbero state altrettante polemiche sull’intervento italiano?”

    mi auguro di sì, non sono critico di Hitler perchè dai successi contro Polonia e Francia è passato alle sconfitte con Inghilterra e Russia.

    e Gesù Cristo è finito appeso ad una croce. e Socrate a bersi la cicuta.

    e le guerre dell’oppio sono state vinte dai “cattivi”

    ciao

    Francesco

    PS insomma, credo veramente che le bugie abbiano le gambe corte

  52. utente anonimo scrive:

    x ADV 45

    per nessuno, devo allore intendere riduttivamente nessun soggetto politico che prenda in considerazione di governare il paese e di assumerne le relative responsabilità.

    Questo per dire che “scappiamo” è facile a dirsi, “fronteggiamo le conseguenze di scappare” un pò meno.

    Francesco

  53. AndreaDiVIta scrive:

    Per Francesco #52

    Temo tu mi abbia scambiato per Z.

    Ciao!

    Andrea Di Vita

  54. RitvanShehi scrive:

    >sbaglio o hanno fatto i funerali di stato anche a mike bongiorno?marijam< No, non sbagli. Ma non in quanto “caduto nel compimento del dovere” nei confronti dello Stato, in quanto appartenente alla categoria “cittadini che abbiano illustrato la Nazione” ( http://www.governo.it/Presidenza/cerimoniale/esequie.html ).

  55. utente anonimo scrive:

    scusa

    tra compagni a volte mi confondo, sai, tutto quel rosso

    🙂

    Francesco

  56. marijam scrive:

    No, non sbagli. Ma non in quanto “caduto nel compimento del dovere” nei confronti dello Stato, in quanto appartenente alla categoria “cittadini che abbiano illustrato la Nazione” ( http://www.governo.it/Presidenza/cerimoniale

    grazie ritvan, se non ci fossi tu:-)

    però allora non ha torto chi ha rivendicato i funerali di stato anche per altri che muoiono sul lavoro

    Voglio dire che con tutta la considerazione dei militari morti, francamente non riesco a vedere cosa abbiano fatto di tanto illustre.

    Sono andati in un teatro di guerra e sono morti, lo stato provvederà ai figli e alle vedove come deve fare un giusto datore di lavoro e basta.

    Del resto negli stessi stati uniti c’è molta più sobrietà nel trattare i morti in guerra, la retorica e l’enfasi patriottica che ci sono in italia sono veramente il frutto di una grande ipocrisia e fumo negli occhi.

  57. utente anonimo scrive:

    Francesco,

    — mi auguro di sì —

    Francè, rassegnati: anzi, rassegnamoci entrambi. E’ un fatto che il celebre scrittore israeliano fosse interventista fino alla morte di suo figlio. E non mi risulta che la “mamma coraggio” che campeggiava sotto la Casa Bianca fosse contraria all’intervento in Iraq. E già Sun Tzu si era accorto della cosa a suo tempo 🙂 Dopodiché la cosa può non piacerci: nemmeno a me piace, se vuoi saperlo. Ma non dobbiamo confondere i nostri desideri con la realtà.

    — non sono critico di Hitler perchè dai successi contro Polonia e Francia è passato alle sconfitte con Inghilterra e Russia —

    Né Olmert né Bush né Nixon, per quanto possano piacere poco ad alcuni, sono paragonabili a Hitler: parliamo di presidenti di Paesi democratici, con un’opinione pubblica attiva e critica cui sottostare. Quindi il paragone non pare molto pertinente[1].

    — per nessuno, devo allore intendere riduttivamente nessun soggetto politico (…) —

    Questo è più vero – oltre tutto, persino l’estrema sinistra ha votato per il rifinanziamento della missione – ma non stavamo parlando di forze politiche. Stavamo parlando del sostegno che ha nel paese la guerra in Afghanistan: prossimo allo zero.

    Cosa penso io l’hai letto altrove, ma – di nuovo – non è di questo che stavamo parlando.

    Z.

    [1] Tanto premesso, e senza accettare il contraddittorio su temi nuovi o diversi, :-))) per puro interesse storico ti faccio notare che durante i suoi successi contro Polonia, Paesi Bassi, Belgio e Francia i critici di Hitler erano molti, molti meno. Ma mooooolti meno. Persino in Francia (“meglio Hitler che Blum!”) e in Inghilterra (dove il fronte pacifista era nutritissimo). E se avesse chiuso la guerra contro la Russia nel ’41, come auspicava, Hitler sarebbe raccolto molti elogi e poche critiche. Chissà cosa diremmo oggi di lui. Meglio non pensarci.

  58. utente anonimo scrive:

    Ah,

    per me è un onore essere confuso con ADV 🙂

    Z.

  59. utente anonimo scrive:

    “negli stessi stati uniti c’è molta più sobrietà nel trattare i morti in guerra”

    forse perchè c’è tutta un’altra considerazione dei militari anche prima, e una certa abitudine al fatto che i soldati muoiano in guerra

    non credo che nessuno che osasse paragonare i morti in uniforme con quelli sul lavoro uscirebbe vivo dalla sala in cui ha fatto l’affermazione, negli Stati Uniti quanto nella maggior parte dei paesi del mondo.

    per caso, avete mai visto un cimitero militare americano? dà l’idea

    credo che si confonda la maggior classe americana rispetto alla pompa italica per minore attenzione

    Francesco

  60. marijam scrive:

    non credo che nessuno che osasse paragonare i morti in uniforme con quelli sul lavoro uscirebbe vivo dalla sala in cui ha fatto l’affermazione, negli Stati Uniti quanto nella maggior parte dei paesi del mondo.

    maria

    sì l’analogia è provocatoria anche perché ogni giorno dovremmo fare uno o più funerali caro francesco, però vedi la discussione e la ripulsa profonda di tali cerimonie nasce anche dal fatto che i militari siano considerati degli eroi.

  61. utente anonimo scrive:

    1) i funerali dei morti sul lavoro si devono fare e sono momenti di dolore collettivo, che coinvolgono anche i colleghi. e non sono certo così destro da scandalizzarmi se coinvolgono pure i sindacati (magari questi si coinvolgessero PRIMA)

    però è altra cosa rispetto a chi muore in armi.

    2) sull’abuso del termine EROE non posso che essere d’accordo.

    Francesco

  62. utente anonimo scrive:

    x 57

    Franco, Lenin e Stalin e successori, Mao, Kim Il Sung: moltissimi sono morti nel loro letto circondati da onori e tirapiedi, addirittura tra folle sinceramente piangenti. Il giudizio storico (e del popolo) non è però stato quello.

    Non sono così pessimista, col tempo il vero emerge.

    Ciao

    Francesco

    PS credo che la guerra in Afganistan abbia ancora un appoggio popolare maggiore di quanto dici tu (però tu dici 0%) 😉

  63. RitvanShehi scrive:

    >grazie ritvan, se non ci fossi tu:-)marijam< Siempre al servizio del Popolo, Kompagnera!:-) >però allora non ha torto chi ha rivendicato i funerali di stato anche per altri che muoiono sul lavoro

    Voglio dire che con tutta la considerazione dei militari morti, francamente non riesco a vedere cosa abbiano fatto di tanto illustre.< Stai mischiando due cose diverse. Come ti dicevo prima in risposta alla tua domanda è stato Mike ad avere i funerali di Stato in quanto “illustratore”:-). I soldati uccisi a kabul, invece non li hanno avuti in quanto “illustratori”, bensì in quanto morti facendo il loro dovere – e a causa di quel dovere – nei confronti dello Stato. >Sono andati in un teatro di guerra e sono morti, lo stato provvederà ai figli e alle vedove come deve fare un giusto datore di lavoro e basta.< Perché basta? Qual è il problema? Economico- marxisticamente parlando?:-). Ma non è che qualche litro di benzina consumato dai carri funebri di Stato (perché il resto della coreografia viene pagata lo stesso, eh, anche se non partecipa) manderà in malora il Belpaese, eh! >Del resto negli stessi stati uniti c’è molta più sobrietà nel trattare i morti in guerra, la retorica e l’enfasi patriottica che ci sono in italia sono veramente il frutto di una grande ipocrisia e fumo negli occhi.< No, i funerali di stato ci sono anche lì, ma la differenza in sfarzo è dovuta alle differenze culturali fra sobrietà di eredità puritana laggiù e cerimonialismo di eredità cattolica quaggiù.

  64. utente anonimo scrive:

    Francesco,

    — Franco, Lenin e Stalin e successori, Mao, Kim Il Sung: moltissimi sono morti nel loro letto circondati da onori e tirapiedi, addirittura tra folle sinceramente piangenti —

    Beh, anche se Mao e Stalin avevano salvato il loro paese durante la guerra, non sono certo che avrebbero avuto grosse possibilità in una libera competizione elettorale (a Churchill, come sappiamo, non è stato sufficiente)…

    Ma non è questo il punto: il punto è che non dovevano rendere conto a nessuno del loro operato, e men che meno dei loro sudditi mandati a morire in guerra.

    — credo che la guerra in Afganistan abbia ancora un appoggio popolare maggiore di quanto dici tu (però tu dici 0%) —

    Dai, non esageriamo 🙂 Ho detto che si tratta di una netta minoranza. Credo che alle due cifre ci si arrivi 🙂

    Z.

    PS: Non c’entra, quindi lo riporto solo come curiosità storica. Franco era tanto amato dai suoi sudditi che dopo la sua morte era impossibile trovare bottiglie di spumante in tutta la Spagna 🙂

  65. utente anonimo scrive:

    Z

    infatti ancora oggi una buona metà degli spagnoli è “franchista”

    capisco che tu sia affezionato ai tuoi Lari, Penati e Miti vari ma la storiografia avanza

    Francesco

  66. utente anonimo scrive:

    Francesco,

    — infatti ancora oggi una buona metà degli spagnoli è “franchista” —

    Non me risulta, ay carramba! 🙂 seriamente… perché dici ciò?

    — capisco che tu sia affezionato ai tuoi Lari, Penati e Miti vari ma la storiografia avanza —

    Guarda, se devo dirla tutta l’unico Penati che conosco mi sta sulle palle, specie ultimamente…

    🙂

    Z.

  67. utente anonimo scrive:

    Per Lari e Penati, intendevo gli spiriti degli eroici combattenti repubblicani nella Guerra Civile. Sempre rigorosamente anonimi, sennò si rischia di indicare qualche sterminatore di ragazzini o stupratore di suore o un paio di divisioni di “volontari” mandati da Stalin … mica è bello mescolare la realtà di una guerra civile con i miti, giusto?

    Parlavo di franchisti in senso lato, come Cossiga, quindi quel quasi 50% di spagnoli che si oppone a Zapatero

    Francesco

  68. PinoMamet scrive:

    “Parlavo di franchisti in senso lato, come Cossiga, quindi quel quasi 50% di spagnoli che si oppone a Zapatero

    Francesco”

    Beh, non so che senso gli dia Cossiga,

    ma chiamare “franchista” chiunque si opponga a Zapatero mi sembra davvero un po’ eccesivo; e dubito che sarebbe gradito dalla stragrande maggioranza degli “antizapateristi” stessi.

    Ciao!

  69. zet37 scrive:

    Pino, Pino…

    lo sai, vero, che chiunque non lecchi il culo a Berlusconi è un comunista?

    E quindi tutti gli spagnoli che non votano Zapatero sono, ipso facto, franchisti!

    😉

    Z.

    PS: Non ho ben capito cosa c’entrino i crimini commessi nella guerra civile spagnola, ma vabbè, aspetto il prossimo giro, non ho fretta 🙂

  70. utente anonimo scrive:

    considerando la forte connotazione ideologica di Zapatero, e da quel poco che ho visto in Spagna, mi sento di dire che l’opposizione “di destra” al pippettino radical-socialista è definibile, in senso molto lato, “franchista”.

    ma trattasi di questione irrilevante e ritiro la mozione

    Francesco

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