Laudato si, mi Signore, per sora nostra Morte corporale

Non ho seguito per nulla la vicenda della signora Englaro, deceduta pubblicamente un’oretta fa.

Quando sento che una perfetta sconosciuta viene chiamata per nome e non più per cognome, già inizio a provare un senso di ribrezzo. Mica è colpa sua, ovviamente: non conosco la signora Englaro. Ma non fate finta, per favore, di conoscerla nemmeno voi. Parliamo piuttosto della signora Englaro come è stato ricostruita per noi da esponenti della chattering class, dai preti ai politici, dagli intellettuali laici ai giornalisti.

In questi giorni ero troppo preso dallo spettacolo di politici italiani che festeggiavano le morti atroci e la mutilazione di migliaia di abitanti di Gaza, per preoccuparmi della sorte di gente che ha avuto, invece, il massimo possibile di cure mediche.

Mi dà anche fastidio l’esaltazione, da una parte e dall’altra, di una persona che esiste solo in quanto è annullata.

Non ho idea se la signora Englaro avesse o no qualche qualità umana propria. Ma la figura mediatica della signora Englaro, è nota unicamente dal momento in cui ha smesso di averne. Cioè in quanto esempio supremo della cultura delle Vittime e dei Vittimi. Per entrambe le parti, ovviamente: è proprio la condivisione di questa falsa incultura che permette la nascita di un Acceso Dibattito.

Dietro questo, c’è un fatto materiale molto semplice, che si chiama divisione del lavoro.

Altri squartano le vacche per noi, altri seppelliscono i nostri morti, altri uccidono con il fosforo bianco per conto nostro. E le nostre immacolate mani hanno orrore di uccidere: ecco la stessa matrice dietro il vittimismo dei pacifisti, il vittimismo dei "nemici del terrorismo", il vittimismo di coloro che vorrebbero la signora Englaro in vita a tutti i costi e anche il vittimismo di chi vorrebbe che "non soffrisse più".

C’è una cosa, poi, che non capisco. Io credo che qualche ragione ce l’abbiano, almeno potenzialmente, quei cattolici che temono la trasformazione della natura umana attraverso la chimerizzazione genetica. Ma la signora Englaro è essa stessa una chimera. Voglio dire, vi pare che una persona nelle sue condizioni sarebbe campata ai tempi in cui hanno dipinto la Cappella Sistina, o potrebbe campare nell’80% del nostro pianeta? La signora Englaro è rimasta in quella che chiamano meccanicamente vita semplicemente a causa di una forma decisamente contro natura di presunzione progressista. Cavalli chimici per correre a Samarcanda

"Sbagli, t’inganni, ti sbagli soldato
io non ti guardavo con malignità,
era solamente uno sguardo stupito,
cosa ci facevi l’altro ieri là?"

Infine, ed è la cosa più importante, la cultura religiosa sarà sempre superiore alla cultura laicista, perché sa incorporare in sé la morte.

Vedete, è qui che si distinguono i farisei dai santi.

Gianni Alemanno, che per gli assassinati di Gaza ha passato giornate in appassionati abbracci con Riccardo Pacifici, ma per la signora Englaro ha fatto accendere tutte le luci del Colosseo.

Contro Giovanni di Pietro Bernardone, detto Francesco d’Assisi:

In quei giorni un medico di Arezzo, a nome Bongiovanni, molto amico di Francesco, venne a visitarlo nel palazzo vescovile di Assisi. Il Santo lo interrogò: «Che ti sembra, Benvegnate, della mia idropisia?».

Non voleva chiamarlo col suo nome, perché non dava a nessuno l’appellativo di «buono» per rispetto verso il Signore, che disse: Nessuno è buono, eccetto Dio solo. Allo stesso modo, non dava a nessuno il titolo di «padre» o di «maestro», nemmeno nelle lettere, per riguardo verso il Signore, che disse: Nessuno chiamate vostro padre su questa terra, e non fatevi chiamare maestri.

Il medico rispose: «Fratello, con l’aiuto del Signore starai meglio». Francesco insistette: «Dimmi la verità. Qual è il tuo parere? Non aver paura di dirmelo, poiché con la grazia di Dio non sono un pusillanime che teme la morte, per dono dello Spirito Santo, sono così unito al mio Signore, da essere ugualmente felice sia di vivere che di morire».

Allora Bongiovanni parlò senza reticenze: «Padre, secondo la nostra scienza la tua malattia è evidentemente incurabile.

Penso che per la fine di settembre o ai primi di ottobre tu morrai».

Allora Francesco, steso sul letto, levò le mani verso il Signore con grande fervore e riverenza, e, pieno di gioia d’anima e di corpo, esclamò: «Sii la benvenuta, sorella mia Morte!».

[…]

Allora Francesco, sebbene soffrisse più del solito per i suoi mali, sembrò trasfigurato a quelle parole da una nuova gioia, udendo ripetere che la morte sua sorella era vicina. Con gran fervore di spirito, lodò il Signore e disse: «Se dunque piace al Signore che io debba presto morire chiamatemi frate Angelo e frate Leone perché mi cantino di sorella morte!».

Quando i due gli furono dinanzi, affranti dalla pena e dal cordoglio, cantarono lacrimando il Cantico di frate sole e delle altre creature del Signore, che il Santo stesso aveva composto. Egli aggiunse allora alcuni versi sopra la morte sua sorella, prima dell’ultima strofa, dicendo:

Laudato si, mi Signore, per sora nostra
Morte corporale,
da la quale nullo omo vivente po’scampare.
Guai a quelli che morranno ne le peccata mortali!
Beati quelli che trovarà ne le tue sanctissime
voluntati,
ca la morte seconda no li farrà male.

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33 risposte a Laudato si, mi Signore, per sora nostra Morte corporale

  1. utente anonimo scrive:

    Post di cruda lucidità,per niente banale. Una bella risposta all’ipocrisia.

  2. utente anonimo scrive:

    Alla fine di Eluana Englaro, non sapevamo niente, non sapevamo se era una brava persona ne tanto meno una cattiva persona, non sapevamo cosa lei volesse veramente, sapevamo soltanto che la sua mente era morta 17 ani fa, e il suo corpo quasi a simboleggiare un altare in nome di non si sa che cosa, tenuto in vita artificialmente.

    un corpo sacrificato sull’altare del gioco politico, ognuno di noi si è fatto la propria opinione, ma lo sciacallaggio da parte di politici e da parte della chiesa è stata la più grande offesa che si poteva infliggere ad un corpo già offeso dal tempo.

    Solo pena per queste persone.

    NINO

  3. utente anonimo scrive:

    La signora Englaro è rimasta in quella che chiamano meccanicamente vita semplicemente a causa di una forma decisamente contro natura di presunzione progressista.

    In questi giorni stavo pensando proprio alla questione della naturalità… è quasi automatico pensare che fino a qualche tempo fa una persona in quelle condizioni sarebbe morta in poco tempo e che mantenerla in vita è un atto contro natura.

    Ma poi ho cominciato a pensare che si comincia a scendere la china della “naturalità”, non si finisce più di rotolare.

    Basta guardare come viene usata la questione natura. La Chiesa predica la legge di natura quando si tratta di contraccezione, ma non quando si tratta di “staccare la spina”. Altri predicano la legge di natura quando si tratta di certi casi di morte, ma non quando si tratta di contraccezione.

    Ma, per esempio, nessuno si auspica di lasciare che la natura faccia il suo corso quando si tratta di una broncopolmonite, né la Chiesa né i progressisti. Perché? Non è forse contro natura assumere i surrogati di sintesi di una muffa scoperta per caso?

    E allora cos’è naturale? Un contadino del medioevo che coltivava il suo campo seguiva forse la natura? No: utilizzava la migliore tecnologia disponibile al suo tempo (l’aratro, che tra l’altro è rimasto quasi lo stesso dopo 1000 anni, segno che quel contadino era all’avanguardia), mossa da un animale, il bue, frutto di secoli di incroci (ingegneria genetica) al fine di far germogliare il grano, una specie botanica selezionata per produrre un certo tipo di frutti (OGM).

    E in fin dei conti, per essere veramente naturali, dovremmo vivere nudi e cibarci esclusivamente di quello che possiamo prendere utilizzando solo mani e denti. Accettare che i neonati morti siano pari a quelli vivi. Non curarci alcuna malattia. Lasciare che la nostra sopravvivenza dipenda dal caso e dal nostro sistema immunitario.

    A meno che la vera natura dell’uomo non sia quella di produrre tecnologia, e quindi il paradigma si ribalterebbe.

    Per farla breve, mi pare del tutto inutile discutere su cosa sia più o meno naturale. L’uomo, nel corso della storia, ha saputo crearsi sempre maggiori strumenti che lo hanno allontanato da un presunto stato di natura e, di fatto, di volta in volta si è ritagliato degli spazi di libertà e di scelta che prima non aveva. E dove c’è la libertà e la scelta, lì subentra la morale, cioè la necessità di un codice di comportamento condiviso.

    Qualche tempo fa avrei pensato anche io che in fondo quella donna sarebbe morta se lasciata a sé stessa e che quindi bisognava lasciarla morire. Ma oggi penso che forse le cose sono più complicate e che non saprei più dire dove finiscono la natura e la necessità e iniziano la libertà e la morale.

    Ma forse di una cosa sarei sicuro: non vorrei che fosse la legge, lo Stato, a staccare la spina a mia figlia. Forse… forse penso che dovrei essere io a prendermi la responsabilità, con o senza il consenso della legge.

    Giorgio

  4. utente anonimo scrive:



    Infine, ed è la cosa più importante, la cultura religiosa sarà sempre superiore alla cultura laicista, perché sa incorporare in sé la morte.

    Decisamente l’opposto. La cultura religiosa non ha un’idea della morte, tanto che alla morte sostituisce una seconda vita (infinita). La cultura religiosa rifiuta il concetto stesso di morte -e subconsciamente ne ha un enorme terrore, infatti, come dimostra anche questo caso. La cultura laicista invece sa cosa significa morire, e lo accetta: la include in sè senza giudizi, e invece di ritenerla un tabù la prende di volta in volta come ostacolo o come liberazione.

  5. utente anonimo scrive:

    Concordo.

    Non solo la cultura cattolica sarà sempre superiore a quella laicista, ma la cultura cristiana in particolare si è mostrata qui superiore, nel momento in cui nella signora Englaro ha rivisto Cristo.

    Anche a me non piace chiamarla per nome, né vederne le foto, ma è vero che c’è un afflato particolare da parte cristiana, perché riesce a vedere nell’innocente che soffre l’immagine del proprio Dio.

    E così, al tempo stesso, sublimarne la morte. Di qui il passo di Francesco citato.

    No, non direi che c’è stata ipocrisia, stavolta. Ogni parte politica ha fatto la sua battaglia culturale, ha mostrato la sua concezione dell’esistenza, della morte e del dolore.

    Speriamo che se ne accorgano prima o poi che anche in Palestina il discorso non è poi tanto diverso…

  6. utente anonimo scrive:

    ero io al post di prima,

    Pgls

  7. utente anonimo scrive:

    Ah, c’è un’altra cosa del cristianesimo che lo separa anni luce dal pensiero “laico”, e questo è forse difficile da capire anche per un “simpatizzante” delle religioni, ma non credente: cioè quello che Manzoni fa dire a Lucia nei Promessi Sposi: «Dio perdona tante cose per un’atto di misericordia».

    Beh – forse la sparo grossa – ma dal punto di vista religioso quello che hanno dichiarato Sacconi, Berlusconi, Alemanno etc… beh, forse vale(va) anche un farsi perdonare per quello che hanno fatto agli abitanti di Gaza…

    Speriamo (è il caso di dire “preghiamo”!) che la prossima volta aggiustino il tiro.

    Pgls

  8. PinoMamet scrive:

    Non è che mi interessi giocare al gioco della “coerenza”, perché mi interessa molto di più il discorso dell'”umanità”;

    ma cosa pensava la Chiesa del colpo di grazia?

    Ciao!

  9. utente anonimo scrive:

    …in effetti San Francesco nel suo Cantico non parla solo della morte fisica, ma di quella spirituale, condizione necessaria per arrivare a Dio, cioé lasciarsi andare alla volontà del Creatore, ed é questa la prima morte, come dicono anche i sufi, “muori prima di morire”, e soltanto se vivi questa morte la seconda non farà male….che ne sappiamo noi del viaggio spirituale della signora? Quello é il suo “segreto” e soltanto Lui conosce cosa c’é nei cuori. Non serve a niente sublimare la seconda morte se non c’é stata la prima. Gli atti di misercordia pubblica possono non avere niente a che vedere con la Misericordia Divina, che é umile e non ha bisogno di pubblicità. Possiamo certo augurare tutto il bene possibile alla signora. bye, jam

  10. Peucezio scrive:

    Condivido l’interessante e tutt’altro che banale commento di Giorgio.

    A Miguel dico: d’accordo, ma io, che ho partecipato con indignazione e costernazione per il macello criminale di Gaza, mi sento in diritto di soffrire anche per la morte di Eluana e di chiunque sia difeso e non sia in grado di proteggersi e curarsi da sé.

    A proposito di natura e cultura, non tanto tempo fa ho da qualche parte che fra i vari ritrovamenti di ossa dell’uomo di Neanderthal ce n’era uno curioso: lo scheletro di un uomo aveva i chiari segni di una malattia invalidante contratta in gioventù, che non gli consentiva la deambulazione. Tuttavia le sue ossa dimostravano una crescita che raggingeva pienamente l’età matura se non la vecchiaia. Cioè quest’uomo del paleolitico, completamente eteronomo, in una società basata sulla caccia e sulla forza fisica, caratterizzata dalla scarsezza di risorse e dalla lotta quotidiana per la sopravvivenza, è stato nutrito e accudito da altri fino alla fine.

  11. utente anonimo scrive:

    “Infine, ed è la cosa più importante, la cultura religiosa sarà sempre superiore alla cultura laicista, perché sa incorporare in sé la morte”

    secondo me è esattamente il contrario: la cultura religiosa ha una paura fottuta della morte tant’è che si inventa una vita dopo…

    roberto

  12. utente anonimo scrive:

    sorry,

    vedo solo ora il commento di brullonoulla (4): ovviamente sottoscrivo.

    aggiungo al mio 11 che in generale mi viene un po’ di orticaria quando vedo dei comparativi fra culture (questa è meglio di quella, questa è superiore a quella ecc.)

    roberto

  13. kelebek scrive:

    Per roberto n. 11

    Considera sempre la natura sintetica di simili analisi.

    Voglio sottolineare che la mia è una posizione diversa da quella di chi conduce una critica “laicista” a posizioni “clericali”.

    Miguel Martinez

  14. utente anonimo scrive:

    — Anche a me non piace chiamarla per nome, né vederne le foto, ma è vero che c’è un afflato particolare da parte cristiana, perché riesce a vedere nell’innocente che soffre l’immagine del proprio Dio. —

    Peccato che il corpo della sign.Englaro abbia cessato di “soffrire” molti molti anni fa, visto che la sua massa cerebrale era praticamente atrofizzata causa lungo inutilizzo.

    Quel corpo era ormai solo una macchina biologica che funzionava perché attaccata ad altre macchine.

    Nulla di diverso da un insieme di tessuti artificiali coltivati in vitro.

    Che poi i tessuti del corpo della sign. Englaro conservassero ancora forma umana, questo è ininfluente.

    Fa però davvero riflettere che, in questi tempi, proprio da parte religiosa ciò che fa di un corpo una persona sia stato sempre più ridotto al suo puro funzionamento biologico, meccanicamente misurato e meccanicamente sostenuto.

    Sta’ a vedere che qui i più materialisti sono stati proprio coloro i quali sostenevano che il corpo della sign. Englaro era “vita umana e personale” solo perché il suo cuore pompava ancora sangue, misurato e sostenuto da sofisticati macchinari.

    Anche per questo mi sento d’accordo con brullonulla e roberto. La religione non solo sembra negare la morte più che accettarla, ma la Chiesa Cattolica si è fatta sempre più la più grande complice di quella tendenza dello Stato moderno a estendere il proprio potere assoluto sulla gestione (medica-politica-disciplinare) della vita dei cittadini, vita che è praticamente calata dall’alto come un obbligo indiscutibile, tirannico e “non negoziabile”. E allora non stupisce che, in quest’ultimo caso giocato sul corpo della sign. Englaro l’alleanza tra la Destra e la Chiesa Cattolica sia stata più ferrea che mai, come forse non si era visto dai tempi del Ventennio.

    Rock & Troll

  15. utente anonimo scrive:

    > Fa però davvero riflettere che, in questi tempi, proprio da parte religiosa ciò che fa di un corpo una persona sia stato sempre più ridotto al suo puro funzionamento biologico, meccanicamente misurato e meccanicamente sostenuto.

    è ancora diverso, e basta il fatto che l’embrione sia considerato persona per rendersene conto.

    Non che non sia legittimo, ma se dalla definizione di persona si espunge il beché minimo accenno alla mente si arriva davvero al materialismo assoluto, quasi al culto dell’inerte.

    > in generale mi viene un po’ di orticaria quando vedo dei comparativi fra culture (questa è meglio di quella, questa è superiore a quella ecc.)

    Circa la paura della morte della cultura religiosa (punto sul quale, peraltro, tendo a darle ragione) non c’era forse una nota di biasimo, il rimarcare una debolezza psicologica?

    Chiedo.

  16. utente anonimo scrive:

    per anonimo (15).

    no.

    in effetti, rileggendomi, la foga del mio intervento poteva indurre in errore.

    trattasi pero’ di una semplice.

    constatazione.

    peraltro, non riesco a considerare “psicologicamente debole” chi ha paura della morte

    roberto

  17. smn scrive:

    Commento interessante e ben scritto, grazie.

    Simone

  18. utente anonimo scrive:

    @ roberto: grazie e mi scuso.

    anonimo 15 (ora 17)

  19. utente anonimo scrive:

    Mi sono chiesto in questi giorni se su una vicenda del genere sia “obbligatorio” avere un’opinione, prendere posizione.

    Forse sì. In realtà credo che siamo di fronte davvero a una vera e propria tragedia greca, in cui nessuno poteva, né può, uscire vincitore. Non c’è una cultura della vita contrapposta a una cultura della morte (questa è propaganda di infimo livello), ma una cultura della vita contrapposta a una cultura della libertà. Gli uni fanno della vita un valore assoluto e intangibile, i secondi fanno della libertà un valore assoluto e intangibile. Entrambi hanno ragione, entrambi sbagliano: entrambi portano i propri valori a conseguenze così estreme da rovesciarsi nel proprio contrario. La libertà non esiste astrattamente, ma incarnata nei corpi delle persone: la libertà di togliersi la vita è il culmine della libertà stessa, ma anche il suo definitivo annientamento. Lo stesso per la cosiddetta difesa della vita (vita… offro un milione di dollari per una definizione convincente di questa parola!) che si risolve nel suo opposto: la sopravvivenza meramente materiale di un cadavere.

    Vita e libertà diventano pure astrazioni. Ho l’impressione che le conseguenze di questa estremizzazione siano potenzialmente deleterie per il semplice fatto che i Valori Assoluti non esistono. Nella vita reale e concreta nulla è assoluto, e adeguare la vita a valori assoluti è sempre una violenza.

    Val

  20. utente anonimo scrive:

    Aggiungo: forse non nuovo, ma interessante il giudizio di Miguel sulla “superiorità” della cultura religiosa su quella laica.

    C’è del vero, se ci poniamo su un piano di valutazione dell’efficacia: la ritualità delle religioni riesce a gestire meglio l’ansia e l’incertezza dei momenti di passaggio, a cominciare da quello definitivo dalla vita alla morte. L’abisso insondabile in cui scivola inesorabilmente ogni vita non può essere colmato dalle parole: forse per questo il linguaggio simbolico delle religioni ha sempre la meglio su quello logico-razionale. Ma questa è una mia interpretazione che do sul momento.

    Quello che mi preme capire è, in tutto questo, quale sia il vero ruolo della scienza, che non darà risposte ultime, ma è sistematicamente invocata, anche e soprattutto dalla cultura religiosa, a sostegno delle proprie posizioni. Si pensi a tutto il dibattito sulla definizione del momento in cui la vita ha inizio e in cui la vita termina (con tutte le conseguenze in tema di aborto, procreazione, eutenasia, accanimento terapeutico ecc.).

    Val

  21. utente anonimo scrive:

    “Voglio dire, vi pare che una persona nelle sue condizioni sarebbe campata ai tempi in cui hanno dipinto la Cappella Sistina, o potrebbe campare nell’80% del nostro pianeta?”

    Non potrebbe, è vero. Ma andiamoci con prudenza nell’evocare la Natura e il suo corso. Perché anche molti disabili con piena coscienza di sé stessi probabilmente non sopravviverebbero senza l’ausilio di strutture “artificiali”.

    Eluana Englaro era tenuta artificialmente in vita dalla tecnica o era curata con mezzi certo artificiali – nutrimento liquido, sondino (e, a quanto pare, nulla più) – ma proporzionati e non invasivi?

    La domanda per me non è secondaria, perché rinvia a quest’altra questione, centrale: Eluana Englaro era una “chimera” o era una disabile grave? Nel primo caso il ragionamento del post regge. Ma se fosse vera la seconda ipotesi (e chi se la sente di escluderla a priori?) allora la sua “eliminazione”, al di là delle buone intenzioni che riconosciamo a tutti, diventa oggettivamente inquietante.

    Alessandro

  22. utente anonimo scrive:

    Se dunque piace al Signore che io debba presto morire chiamatemi frate Angelo e frate Leone perché mi cantino di sorella morte!»

    Se dunque piace al Signore, non ad altri.

    La citazione, pur mirevole emotivamente, reca errore logico nel contesto del commento.

    Saluti

  23. utente anonimo scrive:

    A tutti dico di leggere la Bibbia e cioè il libro di Siracide 30, 17.

  24. utente anonimo scrive:

    Caro amico neanche tu potresti scrivere il tuo articolo se fossimo ancora ai tempi di san Francesco mi sai dire che discorsi fai?

  25. utente anonimo scrive:

    …”Beati quelli che troverà ne le tue sanctissime voluntati

    ca la morte SECONDA no li farà male.”

    La paura che si ha della morte non é assoluta, ma relativa, perché un cuore religioso sa bene che l’eternità esiste e la morte é un passaggio, un ponte, un arcobaleno, e gli angeli sono li a sostenere il ponte e a rendere brillanti i colori dell’arcobaleno. Ma questa paura relativa consiste nel timore di essere impreparati davanti ad un esame che dobbiamo affrontare. E’ paura di avere ancora troppe imperfezioni, paura di non essere riusciti ad amare come avremmo dovuto, é il timore che stimola ad essere migliori ed ad impegnarsi sulla via del bene. Ma paradossalmente non é per paura che si sceglie il bene invece del male, ma per amore, sceglielo per paura é ipocrisia e non vale. In quest’ottica pensare che morendo non saremo giudicati, assomiglia a una mancanza d’amore, cioé a non essere morti una prima volta, cioé non aver rinunciato di volontà propria con un atto di fede alla falsità dell’orgoglio, cioé non aver dichiarato a Dio il nostro amore. Vivere e pensare che soltanto questa vita sia la vera vita é riduttivo e certamente non saggio, questa non é che una prova, un passaggio, una piccola parte del vero esistere che é “qui-e-altrove” continuamente, non-stop, forever. Ma le nostre azioni debbono essere”giuste”, piene di amore, perché saranno loro a determinare la nostra eternità. bye, jam

  26. utente anonimo scrive:

    roberto,

    pressoché tutti quanti abbiamo una paura fottuta della morte. Però di regola la religione ci offre una speranza per il dopo, ciò che alla cultura laica riesce più difficile.

    Z.

  27. georgiamada scrive:

    http://georg

    [..] Signora Englaro? Miguel Martinez, kelebek in rete, ha scritto un pezzo, non precisamente sulla morte di Eluana Englaro, ma sul concetto schizofrenico e schizomorfo di morte nel nostro mondo. E’ un pezzo duro, impietoso, sgradevole, ma che mi ha fatto [..]

  28. kelebek scrive:

    Per i vari commentatori che hanno trattato l’argomento, “che cosa è natura”.

    Concordo in pieno nella difficoltà di dare una definizione.

    Casomai, trovo irritante che a chiedere il massimo di intervento tecnico sia chi in altri momenti condanna altre pratiche – come la contraccezione, l’ingegneria genetica, ecc. – come “contro natura”.

    Notare questa contraddizione, che ritengo fondamentale, non vuol dire schierarsi necessariamente contro le “ingerenze del clero nella scienza”.

    Il problema della chimerizzazione esiste realmente e la tecnica non è neutrale, in una società di mercato.

    Semplicemente, lo stesso pacchetto che ci dà la pillola – ma che potrebbe anche venderci biorobot da combattimento o i famosi “bambini con gli occhi azzurri” per acquirenti facoltosi – contiene anche le macchine che hanno tenuto in vita la signora Englaro per diciassette anni oltre quella che sarebbe stata la sua morte “naturale”.

    Miguel Martinez

  29. utente anonimo scrive:

    n22.

    — Se dunque piace al Signore, non ad altri. —

    Io un giorno vorrei che qualcuno mi spiegasse come riconoscere, tra le tante cose che vedo succedere nel mondo, quelle che accadono per “volontà del signore” e quelle che accadono per “volontà dell’uomo”.

    Perché ho il piccolo sospetto che in realtà siano due etichette che ognuno appiccica a propria convenienza.

    Ed è lo stesso processo per cui alcune cose vengono dette “naturali” (quelle che ci piacciono), altre “artificiali” (quelle che non ci piacciono).

    Rock & Troll

  30. utente anonimo scrive:

    Miguel, proprio perché temo molto anch’io quello che tu chiami “chimerizzazione”, vorrei dire che mi riesce difficile considerare l’idratazione e alimentazione assistite come “il massimo di intervento tecnico”.

    Alessandro

  31. kelebek scrive:

    Per Alessandro n. 30

    Un’obiezione sensata, che richiede un passo indietro da parte mia.

    Qui non c’è, evidentemente, la creazione di qualche nuovo incrocio tra essere umano e merce.

    C’è però decisamente una hybris tecnica notevole.

    Miguel Martinez

  32. RitvanShehi scrive:

    Anch’io condivido il #3 di Giorgio.

  33. utente anonimo scrive:

    Giorgio,

    — Per farla breve, mi pare del tutto inutile discutere su cosa sia più o meno naturale. —

    Difficile darti torto.

    Z.

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