Gabriella Carlucci e le prediche in moschea

Immaginiamo un tipico imam di un luogo di preghiera islamico in Italia.

In Marocco, Ahmad ha studiato per anni quella che possiamo chiamare "teologia islamica". A un certo punto, è anche andato a una facoltà religiosa in Kuwait.

Ha appreso la complessa arte dell’oratoria araba, con il suo uso raffinato di pause, ripetizioni,  intermezzi poetici, modulazioni di forme derivate di verbi e ritmo; che si combina con citazioni coraniche, analisi dell’etimologia delle parole e una vasta conoscenza mnemonica di hadith del Profeta.

Poi si è anche laureato in ingegneria elettronica, studiando giorno e notte su alcuni ponderosi volumi in lingua inglese.

Alla fine, ha trovato lavoro come commesso in un negozio, guadagnando cento euro al mese.

Siccome si era sposato e aveva anche due figli da mantenere, è emigrato in Italia. Un’esperienza che gli ha permesso di imparare tutta una serie di espressioni come, "si metta in fila!", "guardi che l’ufficio è chiuso", "marca governativa" e "scadenza improrogabile dei termini di presentazione".

Adesso lavora in una fabbrica di tondini dalle parti di Brescia. Dove lo chiamano Osama, non per cattiveria ma perché fa ridere. E ha imparato tutto quello che c’è da sapere sulle macchine a controllo numerico (taglio plasma, pantografo, fresatura, doppia testa, sincronismo laser); ha appreso le fondamenta del dialetto bresciano, i termini tecnici della costruzione di archetti per catturare uccelli e una discreta quantità di parolacce.

0fabbrica

L’Italia vista da Ahmad detto Osama

Nel tempo libero, dirige la preghiera di un gruppo di marocchini. E tiene la predica in lingua araba classica. Una tranquilla oasi dove ci si può ritrovare senza tondini o marche governative. Nonostante il groviglio di microfoni della Digos in cui si inciampa sempre quando ci si tolgono le scarpe.

Poi arriva Gabriella Carlucci.

Noi Gabriella Carlucci  la conoscevamo finora come astrofisica  e come esperta dei risvolti economici della riproduzione clandestina di prodotti audiovisivi.

Adesso scopriamo che è anche islamologa:

"(ASCA) – Roma, 19 gen – Gabriella Carlucci, parlamentare del pdl e Vicepresidente della Commissione Bicamerale per l’Infanzia, ha dichiarato: ”Il presidente della Camera dei Deputati, Gianfranco Fini, individua, nelle moschee presenti nel nostro Paese, un potenziale pericolo per la sicurezza nazionale. All’interno di questi luoghi, ufficialmente ed apparentemente di culto, troppo spesso si nascondono e si annidano pericolosi predicatori d’odio [1] antioccidentale ed anticristiano. Letta in quest’ottica, la predica in italiano e’ una proposta di buon senso che potrebbe rivelarsi un utile strumento per migliorare la trasparenza ed il controllo degli spazi occupati dai fedeli musulmani sul territorio italiano.

Un’idea condivisibile che puo’ incontrare l’opposizione soltanto di chi ha qualcosa da nascondere. Se, come noi crediamo, la vera integrazione si raggiunge con l’apprendimento e l’accettazione della lingua, degli usi, delle tradizioni e dei costumi del Paese ospitante, la predica in italiano potrebbe costituire un contributo significativo sulla strada della definitiva inclusione nel nostro tessuto sociale di centinaia di migliaia di fedeli musulmani”.

Ancora più importante, ma la Carlucci non lo dice, è il risparmio sui traduttori per la Digos. Però se Ahmad si mette a parlare di tondini e di archetti, diranno che fa le prediche in codice.

Comunque, non appena dovesse passare la legge che vieta di predicare su temi religiosi in lingue diverse dall’italiano, prepariamo una bella serie di esposti contro tutti questi qui.

Nota:

[1] Eccola lì, la parolina!

P.S. Dal blog della Carlucci, 13 gennaio:

"Domani, mercoledi’ 14 gennaio, la parlamentare del Pdl Gabriella Carlucci, Vicepresidente della Commissione Bicamerale per l’Infanzia, partecipera’ alla maratona oratoria organizzata dall’associazione parlamentare di Amicizia Italia-Israele, che si svolgerà in piazza Montecitorio a partire dalle ore 18:30.
 
“Intendo manifestare pubblicamente la mia solidarietà al popolo ed allo Stato d’Israele, vittime, ancora una volta, di una campagna mediatica di odio e disinformazione”.

Quand on est con, on est con…

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25 risposte a Gabriella Carlucci e le prediche in moschea

  1. gaguette scrive:

    Ma se Benedetto XVI ha dato l’ ok per rifare la messa in latino e io il latino non lo capisco posso fare un’ interrogazione parlamentare in merito?

  2. falecius scrive:

    “la vera integrazione si raggiunge con l’apprendimento e l’accettazione della lingua, degli usi, delle tradizioni e dei costumi del Paese ospitante,”

    Errore. Questa cosa si chiama “assimilazione”. E non mi piace.

  3. kelebek scrive:

    Per Gaguette n. 1

    Probabilmente useranno il trucco – peraltro usato dalla Lega in altre sue proposte – di applicare simili leggi a “tutte” le religioni che “non hanno un’intesa con lo stato”.

    Poi per una serie di motivi, eviteranno di fare una “intesa” con l’Islam.

    Miguel Martinez

  4. utente anonimo scrive:

    Ma si può fare un esposto anche contro questi qui!!!

    http://www.unavox.it/messa.htm

  5. falecius scrive:

    Sul blog della Carlucci il delirio contro la messa in latino non c’è. Il suo staff batte la fiacca, o si è resa conto che “libertà” in italiano è una parola che ha un significato?

  6. Aramcheck scrive:

    La proposta di Fini è il solito “argomento-moda”, utile soltanto a riempire i TG, a rassicurare elettori xenofobi e a non far parlare di cose piu’ serie. La violazione dell’articolo 15 della Costituzione di una tale eventuale norma è talmente macrospcopica che Fini, che non è stupido e conosce la costituzione, non puo’ non saperlo (per la Carlucci il discorso è diverso: lei è astrofisica).

    Tutto fumo negli occhi, come i 3/4 delle norme annunciate da questo governo e mai nemmeno discusse seriamente.

  7. utente anonimo scrive:

    la predica è sempre in italiano, da quello che mi risulta, anche quando la Messa è in latino

    Francesco

  8. iostoconhamas scrive:

    Applicando il principio di Fini in modo non discriminatorio, dovrebbe essere proibito, aldifuori dell’uso puramente rituale:

    – l’uso del latino nelle chiese cattoliche,

    – l’uso del tedesco nelle chiese cattoliche o protestanti dell’Alto Adige,

    – l’uso dell’ebraico nelle sinagoghe ebraiche,

    – l’uso del greco, dell’ucraino, del russo, del rumeno, del serbo, del bulgaro nelle chiese ortodosse,

    – l’uso dell’armeno nelle chiese armene,

    – l’uso dell’Hindi nei templi Sikh e Indù,

    e ho dimenticato sicuramente qualche comunità religiosa.

    Quella di Fini è solo la solita stronzata propagandistica (non nuova, Fini aveva fatto la stessa proposta nel 2007).

    Molto più serio è invece quel che fa Maroni.

  9. utente anonimo scrive:

    ottimo post!

    roberto

    ps. non ci sfugge comunque il tuo interesse personale, visto che vedi a rischio dei lucrosi contratti di interpretariato con la digos 🙂

  10. utente anonimo scrive:

    pero’ giusto un osservazione a chi cita l’esempio della messa in latino o dell’ebraico alla sinagoga:

    secondo la logica di fini/carlucci* non è che l’arabo è vietato in quanto “lingua straniera” ma in quanto “lingua in cui i pericolosi terroristi anti-occidentali complottano”.

    siccome né nelle chiese né nelle sinagoghe (immagino almeno, non frequentando in maniera particolarmente assidua né le une né le altre) si fanno pericolosi-discorsi-anti-occidentali, ecco che il trattamento diverso delle lingue è facilmente spiegabile.

    roberto

    * per amore di precisione, non è la mia logica, trovo l’uscita di fini un’emerita cazzata

  11. paniscus scrive:

    Roberto, scusa, ma che dietro alle sparate di Fini & Carlucci ci fosse quello, era abbastanza chiaro: quello che ci si stava chiedendo è se una cosa del genere è LEGALE in Italia.

    Ovvero, mettere dei vincoli censori alla lingua usata per dei sermoni religiosi, scegliendo arbitrariamente a quale lingua sì e a quale no, o a quale religione sì e a quale no… in base all’idea che ci siano “le lingue straniere cattive che servono per complottare contro l’occidente” e “le lingue straniere buone che servono per esprimere sentimenti e idee legittime che con l’occidente vanno bene“…

    Lisa

  12. controlL scrive:

    Cioè in sudtirolo si doveva vietare il tedesco perché v’era un terrorismo di lingua tedesca, vero, non immaginario, peraltro? E come la mettiamo col siciliano parlato dai mafiosi? Vietato parlare siciliano o almeno siciliano troppo stretto?

    Se uno ha “qualcosa da nascondere”, può semplicemente dire bugie in qualunque lingua sappia parlare. Vietiamo le bugie per legge? Qui siamo al puro delirio logico.p

  13. utente anonimo scrive:

    lisa,

    erachiaro per te (e per me) ma vedo che vari commentatori si sono chiesti perché l’arabo no e il latino o l’ebraico si.

    ho cercato di mettermi nei panni della carlucci e ho risposto

    roberto

  14. utente anonimo scrive:

    p,

    sempre immeddesimandomi nella carlucci direi che né gli altoatesini né i mafiosi sono antioccidentali e anticristiani…

    dai la logica c’è, solo che è una logica che si fonda su presupposti falsi et idioti e che quindi a arriva a risultati idioti

    roberto

  15. utente anonimo scrive:

    Non credo che una cosa del genere sia legale, e non credo che possa realisticamente essere messa in pratica.

    Un po’ come l’idea di imporre a chi vuol manifestare di pagare una cauzione. Imponiamo una cauzione anche a chi vuol cercare lavoro, vuole l’inviolabilità della propria persona e del proprio domicilio, vuole esercitare il proprio diritto allo sciopero?

    E’ il carluccismo elevato a sistema di governo.

    Z.

  16. RitvanShehi scrive:

    Ehmmm…scusate ma mi risulta che la terribile:-) UCOII, quella propaggine dei “Fratelli Musulmani d’Egitto” (che turba i sonni del Neocristiano Allam) ha dichiarato che nella maggior parte delle sue moschee in Italia la predica si fa in Italiano. Vogliamo per caso essere “più musulmani dell’UCOII”?:-)

    P.S. Non so in altri Paesi, ma in Albania la predica nelle moschee si fa in…albanese. E il primo ad introdurla indovinate chi fu? Massì, avete indovinato, fu il mio famoso bisnonno imam Hasan Alia, detto Haxhi Shehi Shamia, nella seconda metà del XIX secolo, ovvero ancora sotto occupazione turca! Allora, la domanda sorge spontanea: perché un musulmano albanese praticante emigrato in Italia dovrebbe sorbirsi la predica del venerdì in arabo, lingua che non conosce?

  17. controlL scrive:

    Che si possa fare propaganda in una lingua sconosciuta a chi ascolta, mi riesce duro da comprendere. Sì c’è storicamente il caso degli apostoli pentecostali, ma mi pare che sia annoverato nella categoria “miracoli”.p

  18. PinoMamet scrive:

    La predica in lingua italiana, va benissimo;

    l’imposizione della predica in lingua italiana, va malissimo.

    Amen.

    PS

    Egregio Ritvan 🙂

    il tuo illuminato bisavolo fece benissimo, considerando che in Albania i musulmani parlano albanese.

    In Italia qualcuno parla arabo, qualcuno albanese, qualcuno parsi, urdu o chissà cos’altro… e anche qualcunino italiano.

    Perché mai tutti quanti dovrebbero sorbirsi l’italiano?

    Ciao!!

  19. roseau scrive:

    Mancava questo intervento illuminante….

    D’altra parte, era una dichiarazione a margine di un convegno della CO.RE.IS , mica pizza e fichi! 😀

  20. roseau scrive:

    Il sockpuppet del regime come al solito invita a minimizzare, lanciando messaggi di pace, tolleranza, fraternità al popolo italiano (!)

  21. controlL scrive:

    A roma avrebbero profanato il colosseo con preghiere? Bisognerebbe avvisare ronchi che vuol chiudere la stalla dopo che i buoi sono scappati:

    Il Negromante di Benvenuto Cellini

    I demoni del Colosseo

    Mi accadde per certe diverse stravaganze, che io presi amicizia di un certo prete siciliano, il quale era di elevatissimo ingegno ed aveva assai buone lettere latine e grecie. Venuto una volta in un proposito d’un ragionamento, in nel quale s’intervenne a parlare d’arte della negromanzia, alla qualcosa io dissi: grandissimo desiderio ho avuto tutto il tempo della vita mia di vedere o sentire qualche cosa di quest’arte. Alle qual parole il prete aggiunse: forte animo e sicuro bisogna che sia di quell’uomo che si mette a tale impresa. Io risposi che della fortezza e della sicurtà dell’animo me ne avanzerebbe, purché i’ trovassi modo a far tal cosa. Allora rispose il prete: se di cotesto ti basta la vista, di tutto il resto io te ne satollerò. Così fummo d’accordo di dar principio a tale impresa.

    Il detto prete una sera infra l’altre si mise in ordine, e mi disse che io travassi un compagno, insino a due. Io chiamai Vincenzio Romoli mio amicissimo, e lui menò seco un pistoiese, il quale attendeva ancora lui alla negromanzia. Andaticene al Colosseo, quivi paratosi il prete a mo’ di negromante, si mise a disegnare i circuli in terra con le più belle cirimonie che immaginar si possa al mondo; e ci aveva fatto portare profummi preziosi e fuoco, ancora profummi cattivi.

    Come e’ fu in ordine, fece la porta al circolo, e presoci per mano, a uno a uno ci messe drento al circulo; di poi compartì gli ufizi; dette il pintaculo in mano a quell’altro suo compagno negromante, agli altri dette la cura del fuoco per e’ profumi; poi messe mano agli scongiuri. Durò questa cosa più d’una ora e mezzo; comparvero parecchie legioni (di diavoli), di modo che il Culiseo (Colosseo) era tutto pieno. Io che attendevo ai profumi preziosi, quando il prete cognobbe esservi tanta quantità si volse a me e disse: Benvenuto, dimanda lor qualcosa. Io dissi che facessino che io fussi con la mia Angelica siciliana.

    Per quella notte, noi non avemmo risposta nessuna; ma io ebbi bene grandissima satisfazione di quel che io desideravo di tal cosa. Disse il negromante, che bisognava che noi andassimo un’altra volta e che io sarei satisfatto ai tutto quello che io domandavo, ma che voleva che io menassi un fanciulletto vergine. Presi un mio fattorino, il quale era di dodici anni in circa, e meco di nuovo chiamai quel ditto Vincenzio Romoli, e per essere nostro domestico compagno un certo Agnolino Gaddi, ancora lui menammo a questa faccenda.

    Arrivati di nuovo al luogo deputato, fatto il negromante le sue medesime preparazione con quel medesimo e più ancora meraviglioso ordine, ci misse in nel circolo, qual di nuovo aveva fatto con più mirabile arte, e più mirabil cerimonie; di poi quel mio Vincenzio diede la cura dei profumi e del fuoco; insieme la prese il detto Agnolino Gaddi: dipoi a me pose in mano il pintaculo qual mi disse che io lo voltassi secondo i luoghi dove lui m’accennava, e sotto il pintaculo tenevo quel fanciullino mio fattore.

    Cominciato il negromante a fare quelle terribilissime invocazioni, chiamato per nome una gran quantità di quei demoni capi di quelle legioni, e a quelli comandava per la virtù e potenzia di Dio increato, vivente ed eterno, in voci ebree, assai ancora greche e latine; in modo che in breve di spazio si empiè tutto il Culiseo l’un cento più di quello che avevan fatto quella prima volta. Vincenzio Romoli attendeva a fare fuoco insieme con quell’Agnolino detto, e molta quantità di profummi preziosi. Io per consiglio del negromante, di nuovo domandai potere essere con Angelica.

    Voltosi il negromante a me, mi disse: senti che gli hanno detto? che in ispazio di un mese tu sarai dove è lei; e di nuovo aggiunse, che mi pregava che io gli tenessi il fermo (cioè stessi saldo), perché le legioni eran l’un mille più di quel che lui aveva domandato, e che l’erano, le più pericolose; e poi che gli avevano istabilito quel che io avevo domandato, bisognava carezzargli, e pazientemente gli licenziare. Dall’altra banda il fanciullo, che era sotto il pintaculo, ispaventatissimo diceva, che in quel luogo si era un milione di uomini bravissimi, e’ quali tutti ci minacciavano: di più disse, che gli era comparso quattro smisurati giganti, e’ quali erano armati e facevan segno di voler entrare da noi. In questo il negromante, che tremava di paura, attendeva ai profummi. Io, che avevo tanta paura quanto loro, m’ingegnavo di dimostrarla manco, e a tutti davo meravigliosissimo animo; ma certo io m’ero fatto morto, per la paura che io vedevo nel negromante.

    Il fanciullo s’era fitto il capo infra le ginocchia, dicendo: io voglio morire a questo modo, perché, morti siamo. Di nuovo io dissi al fanciullo: queste creature son tutte sotto di noi, e ciò che tu vedi si è fumo e ombra; sí che alza gli occhi. Alzato che gli ebbe gli occhi, di nuovo disse che era morto, e che non voleva più vedere. Il negromante mi si raccomandò pregandomi che io gli tenessi il fermo, e che io facessi fare profumi di zaffetica (quelli puzzolenti); così voltomi a Vincenzio Romoli, dissi che presso profumassi di zaffetica. In mentre ch’io così diceva, guardando Agnolino Gaddi, il quale era tanto ispaventato che la luce degli occhi aveva fuor del punto, ed era più che mezzo morto, al quale dissi: Agnolo, in questi luoghi non bisogna aver paura, ma bisogna darsi da fare ed aiutarsi; sicché mettete su presto di quella zaffetica.

    Il ditto Agnolo, in quello che lui si volse muovere, fece una istrombazzata di coregge con tanta abundanzia di merda, la quale potette molto più che la zaffetica. Il fanciullo a quel gran puzzo e quel romore alzato un poco il viso, sentendomi ridere alquanto, assicurato un poco la paura, disse che se ne cominciavano andare a gran furia. Così soprastemmo in fino a tanto che e’ cominciò a sonare i mattutini. Di nuovo ci disse il fanciullo, che ve n’era restati pochi, e discosto.

    Fatto che ebbe il negromante tutto il resto delle sue cerimonie, spogliatosi e riposto un gran fardel di libri che già gli aveva portati, tutti d’accordo seco ci uscimmo del circulo, ficcandosi l’un sotto l’altro; massimo il fanciullo, che s’era messo in mezzo, ed aveva preso il negromante per la vesta e me per la cappa; e continuamente in mentre che noi andavamo inverso le case nostre in Banchi lui ci diceva che dua di quelli, gli aveva visti nel Culiseo, ci andavano saltibeccando innanzi, or correndo su pei tetti e or per terra.

    Il negromante diceva che di tante volte quante lui era entrato nelli circuli, non mai gli era intervenuto una così gran cosa, e mi persuadeva che io fussi contento di voler esser seco a consacrare un libro, dal quale noi trarremmo infinita ricchezza, perché dimanderemmo li demonii, che ci insegnassino delli tesori, i quali n’è pien la terra, e a quel modo noi diventeremo ricchissimi; e che queste cose d’amore si erano vanità e pazzie, le quali non rilevano nulla. Io gli dissi, che se io avessi lettere latine, che molto volentieri farei tal cosa. Pur lui mi persuadeva, dicendomi, che le lettere latine non mi servivano a nulla, e che se lui avesse voluto, trovava di molti con buone lettere latine; ma che non aveva mai trovato nessuno d’un saldo animo come era io, e che io dovessi attenermi al suo consiglio. Con questi ragionamenti noi arrivammo alle case nostre, e ciascuno di noi tutta quella notte sognammo diavoli.

    Benvenuto Cellini (1500-1571)

    p

  22. utente anonimo scrive:

    Pino,

    — La predica in lingua italiana, va benissimo;

    l’imposizione della predica in lingua italiana, va malissimo.

    Amen. —

    Chiaro, circonciso, limpido, Recoaro insomma.

    Non avrei saputo dirlo meglio.

    Z.

  23. Aramcheck scrive:

    http://aramc

    [..] Surrealismo politico italiano. Argomenti-moda: la strategia del dar fiato alle trombe. Il presidente della Camera Gianfranco Fini ha di recente proposto di rendere la predicazione in lingua italiana per gli imam, presenti nel nostro paese al fine di s [..]

  24. utente anonimo scrive:

    x z 15

    mi pare di ricordare che una delle più grandi imprese di Maggie Thatcher fu proprio quella di rendere economicamente responsabili i sindacati per eventuali violazioni delle leggi sugli scioperi … principio che la rende tutt’ora estremamente popolare tra i reazionari come me.

    Francesco

  25. utente anonimo scrive:

    Francesco,

    non ho ben capito il nesso.

    Stavo dicendo che un diritto costituzionale non può essere garantito solo dietro pagamento in denaro. E che solo un governo Carlucci può pensare una cosa del genere.

    Z.

    PS: Anche se non ho capito il nesso, non ho mai sentito parlare della legge di cui parli e non ne ho trovato traccia sul web. Sei sicuro di non sbagliarti? Anche perché, detta così, mi sembra una cosa senza senso: se un militante di FI viola la legge, a pagare dev’essere Berlusconi? Mica ho capito…

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