Trenta giorni

Un cittadino italiano sta morendo in un carcere marocchino, tra l’indifferenza generale.

Quest’uomo non ho avuto la pubblicità di cui hanno potuto godere – per fortuna –  Ingrid Betancourt o le infermiere bulgare in Libia.

Però quest’uomo è, 1 – innocente e 2 – un cittadino dell’Unione Europea.

Putroppo per lui, è musulmano. Ci chiediamo: Roma e Bruxelles ascolteranno la voce di sua moglie Khadija, che combatte quasi da sola per salvare la vita di Kassim, prima che sia troppo tardi?[1]

Quattro giorni fa, Khadija scriveva

Oggi fanno trenta giorni che Kassim Britel rifiuta il cibo: giorni senza riposo, di silenzio, di sofferenza, di attesa. 

Ad Ain Bourja, Kassim cerca di tenersi ritto mentre prega, ignorando i battiti affrettati a tagliare il respiro, la testa pesante, il ventre spalancato a reclamar pienezza, le viscere doloranti e acquose, la schiena che pare spezzata, …

Così ieri è svenuto, i suoi compagni l’hanno aiutato, il medico gli ha contato le costole: è molto dimagrito, eppure di ora in ora cresce la sua determinazione, una determinazione che nulla può scalfire.

Ci sentiamo al telefono, umiliata io, una volta di più dal silenzio del nostro Paese, dal fluire delle mie giornate di lavoro come se nulla fosse, con il tarlo della sua possibile morte eppure solidale con lui fino in fondo, perché quest’ingiustizia che ci ha privato della vita deve finire, in un modo o nell’altro.

E gli racconto come meglio posso del bene che avremo, e lui ha un pensiero di fede, una parola buona che solleva la pena taciuta e nascosta. Con lui sono calma, so che non ci succederà nulla che non ci sia stato destinato.

Nella nostra casa vuota, lavoro come sempre per la vita di mio marito, pena e collera sono intollerabili, Kassim ha già patito troppe violenze e privazioni, so che non resisterà a lungo, già ora si poggia ad un bastone per muovere qualche passo, ieri non è stato in grado d’incontrare sua sorella…

Per il rispetto dovuto ad ogni vita, per la giustizia dovuta alla vittima innocente di una "guerra" non sua, per la nostra famiglia separata da quasi sei anni, che il Governo italiano si decida finalmente a portare a casa questo cittadino!                     khadija

Nota:

[1] Il cappello introduttivo viene, con qualche modifica, dal sito di Tlaxcala.

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10 risposte a Trenta giorni

  1. ikalaseppia scrive:

    e magari si decida (il Governo) a rispondere rapidamente all’unica

    interrogazione parlamentare presentata dal verde/ciprota A.Cassola martedì 11 dicembre

    – Al Ministro degli affari esteri, al Ministro della giustizia.- Per sapere – premesso che:

    sembrerebbe che Abou Elkassim Britel, cittadino italiano nato in Marocco, sposato con un’italiana, sia in carcere in Marocco, vittima di extraordinary rendition;

    infatti, sospettato di essere un terrorista, il tribunale di Brescia ha condotto delle indagini a suo carico a partire dal 2000. Tuttavia, queste indagini non avrebbero portato a dei risultati concreti, tanto che a settembre del 2006, il tribunale di Brescia ha disposto l’archiviazione del caso;

    sembrerebbe che il cittadino italiano sia stato seguito fino in Pakistan dalla Digos di Bergamo dove i servizi segreti locali lo hanno arrestato il 10 marzo del 2002. Kassim si trovava in Pakistan per cercare dei fondi per tradurre in italiano il Tafsir (commento del Corano) di Ali Khatib, un testo fondamentale di teologia musulmana. Nonostante fosse in possesso di un passaporto italiano, i servizi pakistani non gli hanno concesso di contattare l’ambasciata, consegnandolo alla Cia. In seguito sarebbe finito in Marocco, nella prigione segreta di Témara per otto mesi fino all’11 febbraio 2003;

    all’uscita dal Marocco, però, un nuovo arresto nel maggio del 2003 con le accuse di associazione sovversiva;

    una domanda di grazia è stata già presentata alle autorità marocchine firmata da deputati, senatori e europarlamentari europei;

    nei giorni scorsi il prigioniero ha iniziato lo sciopero della fame, determinato ad andare avanti ad oltranza se nulla succederà -:

    se sia a conoscenza di quanto esposto in premessa e quali misure intenda adottare al fine di salvare la vita ad un cittadino italiano sul quale non sono state trovate prove concrete di colpevolezza.

    (4-05863)

  2. utente anonimo scrive:

    da Khadija

    una precisazione le interrogazioni parlamentari attuali sono tre:

    1. presentata da Ezio Locatelli del PRC alla quale il Governo darà risposta domani in tarda mattina e che risale al mese di novembre

    2. quella di Arnold Cassola, Verdi, che l’ha presentata subito dopo aver letto un mio comunicato

    3. una di Marco Boato, Verdi, che è stata presentata ieri.

    la prima in assoluto fu presentata nel dicembre 2006 sempre da Ezio Locatelli, il problema è che il Governo risponde, come racconto nel sito, ma poi è molto blando nei suoi interventi come possiamo evincere dai mancati risultati.

    khadija

    http://www.giustiziaperkassim.net

  3. utente anonimo scrive:

    ciao ho appena ricevuto notizia della 4. interrogazione al senato di Russo Spena, presentata oggi khadija

  4. ikalaseppia scrive:

    precisazioni:

    ieri nel sito della camera cercando un’interrogazione ho trovato solo quella di Cassola, ma non quella di Locatelli che è un’interpellanza, così come quella di Boato CAPRILI MILZIADE

    Oggi ho trovato anche un Interrogazione a risposta orale 3-00291

    presentata in Senato da

    FRANCESCO MARTONE

    martedì 12 dicembre 2006

    per cui gli atti di sindacato ispettivo sono 5

    ma la cosa forse interessante è che l’interpellanza urgente di Locatelli è conclusa (ha cioè avuto una risposta) ma il sito della camera si rifiuta di farmela vedere, riprovo poi, saluti

  5. ikalaseppia scrive:

    eccola:

    Resoconto stenografico dell’Assemblea

    Seduta n. 87 del 14/12/2006



    (Vicende giudiziarie del signor Abou Elkassim Britel – n. 2-00259)

    PRESIDENTE. L’onorevole Locatelli ha facoltà di illustrare la sua interpellanza n. 2-00259 (vedi l’allegato A – Interpellanze urgenti sezione 3).

    EZIO LOCATELLI. Signor Presidente, il caso che sottoponiamo all’attenzione del Governo è molto grave e per esso ci aspettiamo risposte molto chiare nonché l’adozione di alcune iniziative in tempi celeri.

    Il caso in questione riguarda il signor Abou Elkassim Britel, cittadino italiano, residente a Bergamo, vittima di quella pratica aberrante che va sotto il nome di rendition straordinaria, una pratica perseguita dalla Cia con la complicità attiva di servizi di intelligence di altri paesi in base alla quale qualsiasi cittadino, semplicemente sospettato di terrorismo, può essere rapito e arrestato in qualsiasi momento, al di fuori di qualsiasi pratica giudiziale per poi essere tradotto in prigioni segrete e lì essere interrogato, anche mediante ricorso alla tortura: questo è ciò che è capitato al signor Britel in questi anni.

    Tutto comincia nel 2001 quando, nei confronti di questo cittadino, così come nei confronti di altre persone, viene aperta un’indagine, senza – lo sottolineo – che ad essa corrisponda alcuna misura cautelare, circa la sua presunta appartenenza all’organizzazione terroristica Al Qaeda.

    Ora, a distanza di cinque anni, sappiamo che quell’ipotesi era destituita di qualsiasi fondamento, stante il fatto che la magistratura, proprio nelle settimane scorse, ha deciso di archiviare il caso, con ciò attestando la completa estraneità a qualsiasi attività eversiva degli indagati.

    Questa attestazione arriva dopo cinque anni interminabili, in cui è successo di tutto. Sono stati anni che hanno stravolto e rovinato la vita di Britel, bollata e perseguita come quella di un pericoloso soggetto eversivo. Tutta questa vicenda comincia nel marzo del 2002, quando Britel viene fermato in Pakistan, dove si trovava per ragioni di lavoro, con regolare passaporto italiano e regolare visto. Lì viene sequestrato, picchiato e torturato dai servizi pachistani e statunitensi, probabilmente fermi ai primi titoli allarmistici di alcuni organi di stampa italiani e alle prime illazioni dei servizi di intelligence, rivelatesi, alla prova dei fatti, infondati.

    Dopo due mesi di questo inferno, Britel viene brutalmente tradotto in Marocco, con un volo organizzato dalla CIA. La destinazione di tale viaggio è una prigione che non esiste sulla carta (si tratta del carcere di Temara), dove Britel rimarrà per altri otto mesi, all’insaputa dei suoi familiari, sarà lasciato in balia di sé stesso, verrà privato di qualsiasi diritto e sarà sottoposto a torture e vessazioni di ogni genere.

    Dopo questo periodo, Britel, che versa in un grave stato di debilitazione, viene rilasciato senza che sia formulata alcuna accusa formale nei suoi confronti. Il suo rilascio avviene, tuttavia, senza la riconsegna dei documenti.

    Britel vuole legittimamente rientrare nel suo paese, l’Italia; tuttavia, stando alle denunce presentate dalla moglie e dal suo avvocato, la blanda assistenza delle nostre autorità consolari, che rifiutano di accompagnare lui e la moglie in aeroporto, per garantirne la partenza, provoca un nuovo arresto.

    Britel si fa altri quattro mesi di prigionia segreta, per poi ricomparire nella prigione di Salé, con l’accusa di associazione sovversiva e svolgimento di riunioni non autorizzate, peraltro senza che gli venga contestato alcun fatto specifico. Ne segue un processo celebrato in mezz’ora – sottolineo: in mezz’ora! -, che si conclude con una condanna a quindici anni, ridotti successivamente a nove in sede di appello, che Britel sta attualmente scontando.

    Vorrei evidenziare che, anche in tale frangente, l’assistenza dell’ambasciata italiana lascia a desiderare, malgrado le sollecitazioni della moglie e dell’avvocato, le quali denunciano le gravissime violazioni dei diritti di difesa e delle regole del giusto processo, nonché l’utilizzo di prove estorte sotto tortura ed il fatto che non siano mai state depositate le relazioni dei servizi di intelligence.

    Dovremmo aggiungere ancora tantissimi elementi: desidero sottolineare, in particolare, che tutto ciò è avvenuto – e riteniamo si tratti di un fatto gravissimo – interagendo con i nostri servizi di intelligence e di sicurezza e, comunque, in presenza di una colpevole disattenzione del precedente Governo italiano.

    Desidero tuttavia concludere l’illustrazione dell’interpellanza di cui sono primo firmatario, signor Presidente, stante i tempi ristretti a disposizione. Di tale vicenda, grazie all’iniziativa della moglie di Britel e dell’avvocata Francesca Longhi, si è occupata la Commissione del Parlamento europeo appositamente costituita in merito al trasporto ed alla detenzione illegale di prigionieri.

    Nella sua bozza di rapporto, tale Commissione – cito testualmente – condanna la rendition straordinaria del cittadino italiano Abou Elkassim Britel e sollecita, altresì, il Governo italiano a fare passi concreti per ottenere la liberazione immediata di Abou Elkassim Britel.

    Si tratta di quanto chiediamo anche noi. Da parte nostra, infatti, esigiamo che si compiano passi concreti, anche attraverso la proposizione di una domanda di grazia al sovrano del Marocco, affinché il cittadino Britel venga liberato e possa rientrare nel suo paese; insieme ciò, inoltre, chiediamo che si accertino le responsabilità connesse a questi fatti gravissimi.

    Ritengo, in conclusione, che il nostro paese abbia un grande debito nei confronti di questo suo cittadino, al quale vanno restituiti libertà, dignità, salute ed affetti familiari, nonché la possibilità di ricostituirsi un’esistenza minimamente dignitosa.

    PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per la giustizia, Luigi Li Gotti, ha facoltà di rispondere.

    LUIGI LI GOTTI, Sottosegretario di Stato per la giustizia. Signor Presidente, la situazione descritta nell’interpellanza in oggetto desta sicuramente grave allarme e grande interesse, trattandosi, oltretutto, di un cittadino italiano (anche se in possesso di doppia cittadinanza).

    Segnalo innanzitutto che, da informazioni assunte dagli uffici competenti, il caso del signor Britel è seguito con attenzione sia dal Ministero degli affari esteri, sia dalla nostra ambasciata a Rabat. Sin dall’inizio della detenzione, infatti, la rappresentanza a Rabat della nostra ambasciata ha fornito al cittadino italiano in questione l’assistenza possibile, attraverso visite consolari ed interventi volti ad ottenere un miglioramento delle condizioni detentive.

    A questa attività consolare di assistenza in carcere si è affiancata l’attività dell’Ambasciata di Rabat, che è intervenuta presso le autorità locali al fine di ricevere chiarimenti circa le accuse di costituzione di banda armata finalizzata al compimento di atti terroristici che gli vengono mosse nell’ambito di quel processo che si sarebbe concluso in circa 30 minuti.

    La nostra Ambasciata, oggi, è altresì impegnata per appoggiare la richiesta di grazia presentata dai legali del nostro connazionale. E un ulteriore appoggio verrà assicurato con il massimo impegno in occasione della prossima concessione del provvedimento di clemenza, prevista per il prossimo 31 dicembre. Speriamo che per quella data questo caso così drammatico ed allarmante possa ricevere una prima risposta idonea ad alleggerire la sofferenza del cittadino e della sua famiglia.

    PRESIDENTE. Il deputato Locatelli ha facoltà di replicare.

    EZIO LOCATELLI. Signor Presidente, sono soddisfatto della risposta e dell’impegno che, in questa sede, viene assunto formalmente da parte del nostro Governo e della nostra Ambasciata in Marocco, compreso l’inoltro formale della domanda di grazia nei confronti del cittadino Britel.

    Ritengo che, rispetto a questi passaggi formali, occorra fare in fretta. Infatti, come hanno più volte sottolineato i familiari ed il legale, dopo anni di carcerazione illegale, di indicibili sofferenze e di profonde ingiustizie – visto che la magistratura italiana ha dichiarato la completa estraneità del cittadino a qualsiasi attività eversiva -, non vorremmo che la vicenda personale di questo cittadino possa addivenire ad una conclusione drammatica. Quindi, chiediamo che si faccia in fretta!

    Peraltro, credo che il problema non sia rappresentato soltanto – e insisto su questo punto – dalle gravissime violazioni dei diritti di difesa o dei diritti umani, non sia solo la pratica aberrante della extraordinary rendition, ma anche l’atteggiamento inadeguato – su tale aspetto si dovrebbero svolgere alcuni approfondimenti – delle nostre autorità, soprattutto in considerazione della documentazione prodotta in sede di Commissione europea. Si tratta di atti formali; il problema è che i nostri servizi di intelligence addirittura (cito testualmente): «erano in cooperazione continua con l’intelligence marocchina».

    Mi domando come sia stato possibile tutto ciò! Mi rifaccio a quegli atti formali e a quelle denunce formali! Si tratta di fatti che mi sembrano molto gravi e dei quali occorre accertare la responsabilità.

    Infatti, senza la collaborazione deviata tra forze di polizia, frutto del fideistico utilizzo dei nominativi inseriti nelle cosiddette black list da parte della CIA e inoltre senza la colpevole disattenzione del Governo italiano precedente e dei suoi organi – quantomeno in alcuni passaggi -, certamente Britel non sarebbe stato vittima dei gravissimi fatti occorsigli.

    Queste sono le risultanze dell’inchiesta svolta a livello di Commissione europea, non si tratta di un nostro…

  6. utente anonimo scrive:

    ecco il resoconto di ieri, confrontiamolo con quello dello scorso anno (vedi n.5): la risposta del Governo è rimasta sostanzialmente la stessa, un anno esatto senza alcun passo positivo ed ancora ci viene detto “Va ricercata una soluzione che rispetti le regole e le procedure del diritto internazionale”

    Chiedo: QUALE DIRITTO SI RISPETTAVA MENTRE KASSIM BRITEL ERA SCOMPARSO, TORTURATO, UMILIATO, TRASPORTATO, LEGATO E CON IL NASTRO ADESIVO SULLA BOCCA? IN NOME DI QUALE SUPERIORE INTERESSE LO SI PRIVA DELLA DELLA SUA VITA DA QUASI 6 ANNI E SI CONTINUA A FARLO PUR NELL’ EVIDENZA DELLA SUA INNOCENZA?

    e, a parte eccezioni anche di alto livello, DOV’ E’ LA STAMPA CHE HA CONDANNATO ABOU ELKASSIM BRITEL SULLA BASE DI ILLAZIONI?

    khadija, moglie di Kassim Britel

    XV LEGISLATURA

    Resoconto stenografico dell’Assemblea

    Seduta n. 262 di giovedì 20 dicembre 2007

    Svolgimento di interpellanze urgenti.

    (Iniziative riguardo alla vicenda di Abou Elkassim Britel, vittima di un’operazione di cosiddetta consegna straordinaria (extraordinary rendition) – n. 2-00890)

    PRESIDENTE. Il deputato Locatelli ha facoltà di illustrare la sua interpellanza n. 2-00890, concernente iniziative riguardo alla vicenda di Abou Elkassim Britel, vittima di un’operazione di cosiddetta consegna straordinaria (extraordinary rendition) (vedi l’allegato A – Interpellanze urgenti sezione 1).

    EZIO LOCATELLI. Signor Presidente, signora Viceministro, abbiamo già avuto modo di discutere in Assemblea del caso di Abou Elkassim Britel. Pertanto, do per assodato che il Governo sia in possesso di tutti gli elementi e di tutte le informazioni del caso. Voglio soltanto ricordare che quando parliamo di Elkassim ci riferiamo ad un cittadino italiano residente a Bergamo, uno dei due casi che hanno coinvolto il nostro Paese per quanto riguarda la pratica aberrante ed illegale delle extraordinary rendition attuata dei servizi segreti americani. Dal 2002, anno in cui è stato rapito, Elkassim sta vivendo una vicenda a dir poco allucinante, al di fuori di qualsiasi parvenza di legalità e di rispetto dei diritti umani. Si tratta di una vicenda fatta di carcerazioni segrete, di torture e di processi farsa. Voglio richiamare il fatto che Elkassim, additato a suo tempo dai mass media come persona collusa con organizzazioniPag. 35vicine ad al-Qaeda è risultato del tutto estraneo a qualsiasi ipotesi di associazione sovversiva, come ha stabilito l’inchiesta condotta dalla magistratura italiana.

    Voglio altresì richiamare il fatto che il Parlamento europeo ha sollecitato il Governo italiano a fare passi concreti per ottenere l’immediata liberazione di Elkassim, liberazione che ancora non è avvenuta.

    Sono fatti risaputi, che abbiamo già avuto modo di richiamare in Assemblea a seguito delle prese di posizione di un centinaio di parlamentari italiani ed europei con cui abbiamo inoltrato istanza di liberazione direttamente al re del Marocco, Paese dove attualmente il nostro concittadino è detenuto, e per dare forza a tale istanza, in rappresentanza di tale folto gruppo di parlamentari, ci siamo recati proprio in Marocco, nel mese di marzo, unitamente ai colleghi parlamentari Alì Rashid e Guido Poletti, dove abbiamo avuto modo di incontrare, presenti le rappresentanze della nostra ambasciata, autorevoli esponenti di Governo e autorità varie di tale Paese. Abbiamo giudicato positivamente tali incontri, perché in quell’occasione abbiamo ricevuto risposte possibiliste se non addirittura rassicuranti circa l’esito della vicenda. Alla prova dei fatti, però, qual è stato il riscontro di tutte le prese di posizione e di tutte le iniziative? Nonostante le pressioni e le rassicurazioni intervenute, nonostante vi sia stato anche l’intervento in campo internazionale di alcune fra le più autorevoli associazioni che operano per il rispetto dei diritti umanitari, Elkassim è rimasto in carcere, contrariamente a tutte le previsioni.

    A fronte di tale situazione, Elkassim ha deciso, dal 16 novembre, di intraprendere uno sciopero della fame che, dalle notizie in nostro possesso, vuole essere ad oltranza, ossia vuole essere uno sciopero che egli intende portare avanti fino in fondo. Le condizioni di salute del nostro concittadino, già minate da una lunga detenzione e dalle privazioni e torture fisiche e morali subite, stanno diventando, giorno dopo giorno, sempre più preoccupanti. Cosa chiede Elkassim? Egli chiede giustizia e, in particolare, che il Governo italiano – non in maniera formale, insisto su questo aspetto, perché sembra che finora sia stato così – si attivi per la sua liberazione. Lo ricordiamo ancora una volta: Elkassim è stato completamente scagionato dalla magistratura italiana da qualsiasi addebito o sospetto e il 29 settembre 2006 il tribunale di Brescia ha disposto l’archiviazione del caso per totale insussistenza di qualsiasi elemento di accusa.

    In questi giorni, Elkassim ha intrapreso uno sciopero della fame, che, signori del Governo, rappresenta il senso di una richiesta disperata di aiuto. Con tale richiesta, sta rischiando la vita nel silenzio e nell’indifferenza di quegli stessi mass media italiani che, con la loro campagna del tutto infondata, hanno direttamente contribuito al suo dramma personale ed umano. Credo che ci sia una responsabilità della campagna di disinformazione attuata da alcuni organi di stampa del nostro Paese per il sequestro illegale, che ha visto come vittima innocente Elkassim. Lo dico in questa sede, perché sia ben chiaro a tutti: oggi Elkassim non solo è prigioniero di un’ingiustizia, ma del silenzio colpevole di tanti organi di stampa, che hanno scelto, con pochissime eccezioni, di girare la testa da un’altra parte. Trovo ciò semplicemente vergognoso. La moglie di Elkassim dichiara: «È forte la sensazione che mio marito sia considerato un cittadino di serie B, perché non è nato in Italia o perché di religione musulmana». Quindi, penso che il Governo debba dimostrare di voler fugare tale dubbio.

    Concludo, chiedendo al Governo italiano, sulla scorta degli elementi e delle motivazioni che anche oggi sosteniamo in questa sede, di fare tutto quanto è possibile e di farlo presto. Non vi è molto tempo davanti per salvare una vita umana e per rendere giustizia ad una persona, vittima innocente di questa pratica illegale ed aberrante dell’extraordinary rendition. In questo caso, non si tratta semplicemente – vorrei insistere molto su tale punto – di decidere di fare passi semplicemente formali e di reiterarli, mettendosi così la coscienza a posto. Naturalmente, non chiediamo al Governo di intervenire, sappiamo che ci sono stati alcuni interventi per mettersi la coscienza a posto.

    In questo caso, si tratta di decidere di muoversi con determinazione ai massimi livelli. Vogliamo chiedere, in particolare, che i Ministri D’Alema e Mastella battano un colpo e che spendano una parola autorevole, che intervengano con grande fermezza e che, quindi, ci sia un intervento ai massimi livelli, come del resto si è fatto in altre circostanze, andando fino in fondo. Chiediamo che vengano poste in essere un’iniziativa e una pressione forte, non atti semplicemente formali per la liberazione di Elkassim, insieme ad una iniziativa, che riteniamo doverosa, all’accertamento delle responsabilità di chi si è reso protagonista o complice di un sequestro illegale di persona.

    PRESIDENTE. Il Viceministro per gli affari esteri, Patrizia Sentinelli, ha facoltà di rispondere.

    PATRIZIA SENTINELLI, Viceministro degli affari esteri. Signor Presidente, la situazione descritta dall’onorevole interpellante è certamente molto grave e desta grande preoccupazione, anche per le azioni che sta portando avanti il cittadino detenuto, di cui l’onorevole Locatelli si è fatto espressione diretta. Naturalmente, assicuriamo il nostro dovuto interesse al caso per portarlo a soluzione positiva. Come l’onorevole interpellante ben sa, il caso del signor Elkassim Britel, in possesso di doppia cittadinanza italiana e marocchina è seguito da tempo con la massima attenzione dal Governo. Il sottosegretario Li Gotti aveva dato conto, un anno fa, delle azioni intentate a suo favore dal Governo, in particolare del sostegno assicurato dalla nostra ambasciata alla domanda di grazia inoltrata dai legali del signor Britel alle autorità marocchine.

    L’impegno non è venuto meno in questo anno. Sul piano dell’assistenza consolare, la nostra ambasciata a Rabat e il nostro consolato generale a Casablanca hanno continuato da adoperarsi al fine di fornire al connazionale ogni possibile assistenza provvedendo, nel contempo, a stabilire e a mantenere costanti contatti con i familiari in Italia. Durante il periodo di reclusione sono state effettuate diverse visite consolari, l’ultima delle quali lo scorso 12 dicembre, e sono stati compiuti diversi passi nei confronti delle autorità carcerarie, al fine di ottenere un miglioramento delle condizioni di detenzione. La nostra ambasciata ha continuato ad appoggiare, nelle dovute forme, le richieste di grazia presentate dai legali del signor Britel. Negli scorsi giorni l’ambasciatore in persona ha inviato una lettera al nuovo Ministro della giustizia marocchino, chiedendo la concessione di un provvedimento di clemenza a favore del connazionale, in occasione della prossima festività islamica dell’Aid al Adha, prevista per il 21 dicembre prossimo.

    Quanto all’ipotesi alternativa che il signor Britel sconti la sua condanna in Italia, va tenuto presente che il Marocco non ha aderito alla Convenzione sul trasferimento delle persone condannate, sottoscritta a Strasburgo il 21 marzo 1983; sicché, allo stato, non esiste un altro accordo idoneo a consentire il trasferimento in Italia. Sono in corso, peraltro, contatti a livello tecnico per pervenire alla stipula di un accordo bilaterale per il trasferimento dei detenuti….

  7. utente anonimo scrive:

    si staranno occupando dei postumi dello zecchino d’oro, che domande!

  8. RitvanShehi scrive:

    Io credo che vada sollecitato il Presidente Napolitano perché scriva direttamente al Re del Marocco. Se si spera nei burocrati intermedi, campa cavallo…..

    Comunque, ancora una volta tutta la mia solidarietà umana a Kassim e alla sua famiglia.

  9. utente anonimo scrive:

    Grazie per il consiglio.

    Sono comunque strade che ho già tentato…

    Qualche personalità del mondo giuridico o culturale con particolare sensibilità per i diritti umani potrebbe riuscire ad ottenere ascolto…

    mi auguro che qualcuno raccolga questa mia, richiesta e speranza insieme,

    oggi sono 37 giorni di sciopero della fame, ogni ora è preziosa per la vita di mio marito…

    un saluto khadija

    http://www.giustiziaperkassim.net

    http://www.fairtrials.net

  10. MattBeck scrive:

    Come risulta anche dall’ultimo aggiornamento sul sito http://www.giustiziaperkassim.net attualmente Kassim sta subendo gravi effetti dello sciopero (quasi 40 giorni!!!).

    C’è qualcuno che sia medico o conosca bene lo sciopero della fame prolungato e le sue conseguenze?

    Grazie dell’attenzione

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