“Non l’hanno calmata neppure quindici commessi”

Come sapete, un anno e passa si fa, si votava sul rifinanziamento della spedizione italiana in Afghanistan.

All’epoca, secondo i sondaggi, il 61% degli italiani voleva il ritiro delle truppe italiane; nel gennaio del 2007, un sondaggio di Repubblica confermò che tale punto di vista era ancora condiviso dal 56% della popolazione, nonostante l’unanimità guerrafondaia dei media.

Si può discutere se quella maggioranza di italiani avesse ragione o torto; comunque non è una questione da poco, e sarebbe naturale che di partecipare o meno a una guerra, se ne discutesse in Parlamento.

Per questo, è interessante ricordare l’intenso psicodramma che nacque, quando si corse (brevemente) il rischio che uno o due deputati del parlamento italiano potessero votare nel senso voluto dalla maggioranza degli italiani.

Ma l’abolizione della democrazia – cioè del diritto di espressione del punto di vista del demos, contrapposto a quello dell’oligarchia – non è una cosa così nuova.

Dieci anni fa, il parlamento italiano votò su una decisiva trasformazione della società: con il cosiddetto Pacchetto Treu, il governo di centrosinistra stava posando la prima pietra della Precarietà – le diamo una "p" maiuscola, vista l’immensa varietà di significati che questo termine ormai possiede.

Anche chi pensa che il nostro paese sia migliorato strepitosamente da allora, sarà d’accordo che fu una scelta rivoluzionaria. E di solito quando si fanno le rivoluzioni, se non volano le teste, almeno se ne discute.

Bene, a rappresentare la totalità dell’opposizione al Pacchetto Treu, e quindi alla flessibilizzazione del lavoro in Italia, fu una splendida e vivace operaia della FIAT e madre di famiglia, Assunta Mara Malavenda, capitata in parlamento per sbaglio e subito cacciata dalla sottocasta di quella che oggi si autoproclama "sinistra radicale": oggi, in tutta la Camera ci sono due persone che dichiarano di essere "operai" (nessuno dei due nel PRC o nel PDCI); al Senato non ce n’è nemmeno uno. [2]

"dopo aver tentato inutilmente di esagerare presentando 1500 emendamenti al ‘pacchetto Treu’ sull’occupazione e, vedendo che neppure sarebbero stati messi in voazione, [la Malavenda] è andata in escandescenza. Urli, interruzioni, improperi, finché Violante non l’ha espulsa. ‘Che fa Bertinotti col suo cachemire…" ha ghignato. E impugnato fischetto e tromba da stadio ha cominciato a rumoreggiare. Non l’hanno calmata neppure quindici commessi".

L’articolo da cui è tratta la citazione si intitola "L’estremista Mara di Pomigliano", ed è uscito su Repubblica del 4 giugno 1997. [2]

Il titolo, come il tono, è significativo. Le persone normali, di destra o di sinistra, sono d’accordo con le Esigenze del Mercato Umano. Chi è contro, è un estremista; cioè a metà tra il buffone divertente e il malato di mente pericoloso, che agisce ovviamente per motivi caratteriali e non politici.

Chi si oppone in maniera pacifica, non è un avversario politico, ma un caso clinico; chi invece si difende con le armi, non è un nemico, ma un terrorista e un delinquente. Perché non è concepibile che qualcuno possa mettere in discussione il Requerimiento, se non per deformazione psicologica o pura malvagità.

E poi, è vero che quando il peso di rappresentare tutta una realtà storica cade sulle spalle di una sola persona, quella persona deve agire fuori dagli schemi, o ai limiti della legalità. In modo, insomma, "estremista".

Anche se quella persona rappresenta una posizione perfettamente sensata e ragionevole, tanto che oggi milioni di persone parlano male del sistema che il Pacchetto Treu ha introdotto.

 Note:

[1] Si veda l’approfondito studio di Michele Nobile, "La politica come professione", in I Forchettoni rossi. La sottocasta della ‘sinistra radicale’, a cura di Roberto Massari, con Massimo Bontempelli, Marino Badiale, Michele Nobile, Antonella Marazzi, Andrea Furlan, Massari editore, Bolsena, 2007.

[2] Citato in Federico Mello, L’Italia spiegata a mio nonno, A. Mondadori, Milano 2007, p. 17.

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35 risposte a “Non l’hanno calmata neppure quindici commessi”

  1. utente anonimo scrive:

    Mi sembra piuttosto difficile trovare qualcosa di esecrabile nel pacchetto Treu. E pù in generale, è tutto il dibattito in materia ad essere pesantemente ideologico e poco o per nulla concreto.

    In altre parole, nessuno o quasi dei partecipanti al dibattito sembra aver letto la legge 30/2003. Quanto meno, nessuno discute nel merito di ciò che la legge dispone.

    Né quelli che la elogiano, né quelli che la stroncano, né quelli che dicono che “è una legge migliorabile ma”.

    In questo caso – certo non l’unico – è particolarmente evidente la filosofia da tifoseria calcistica che pervade, e non da ieri, il dibattito politico italiano.

    Z.

  2. NonStoConOriana scrive:

    Ricordo sia l’episodio che il personaggio, il quale personaggio ebbe poi (1999) l’infelicissima idea di fondare un accrocchio chiamato “COBAS per l’autorganizzazione” e di presentarsi alle europee con Socialismo Rivoluzionario, un arnese -anzi, un'”organizzazione”, e guai a non chiamarla così- che anni fa è riuscito in un compito all’apparenza impossibile per chiunque, ovverosia a farsi odiare ai limiti dell’aggressione fisica dalle forze politiche dell’intero arco costituzionale. I COBAS quelli veri la presero eccezionalmente male, e a macello elettorale eseguito emisero questo comunicato. La Malavenda non so che fine abbia fatto, Socialismo Rivoluzionario è a tutt’oggi violentemente impopolare ed oggetto di aperto dileggio per i più svariati motivi.

    “A PROPOSITO della LISTA “COBAS per L’AUTORGANIZZAZIONE”

    Come era facilmente prevedibile, l’avventura della lista

    Malavenda-Socialismo Rivoluzionario che, abusivamente, si è coperta

    dietro la sigla Cobas, si è conclusa nel peggiore dei modi.

    Se questo gioco d’azzardo mirava a conquistare un seggio europeo, la

    bocciatura della lista in 4 delle 5 Circoscrizioni avrebbe dovuto

    consigliare ai giocatori un immediato ritiro. Invece, questi

    irresponsabili e megalomani, lungi dall’abbandonare l’assurda impresa

    con il minor danno per tutti, hanno lasciato che il veicolo, oramai

    senza guida, si schiantasse contro il muro delle urne, totalmente

    incuranti del colpo inferto ai Cobas.

    Così, tra la sera del 13 giugno e la mattina del 14, circa trenta

    milioni di persone (tanto sono stati coloro che hanno seguito per almeno

    mezzora i resoconti elettorali attraverso le TV) hanno visto la sigla

    Cobas assimilata ad un prefisso telefonico internazionale (0,07 è stato

    il brillante risultato finale), traendone la conclusione dell’assoluta

    inconsistenza e demenzialità dei Cobas stessi.

    Ora che il danno all’immagine dei Cobas è stato fatto e che la

    credibilità dello Slai-Cobas di Pomigliano d’Arco è compromessa,

    invitiamo questa struttura, da cui non è venuta ancora neanche

    un’autocritica, a riprendere a contrastare i disegni padronali e

    governativi, piuttosto che dedicarsi a manicomiali giochi d’azzardo;

    ad ogni buon conto la diffidiamo fin d’ora dal reiterare l’uso della

    sigla Cobas per qualsiasi ulteriore prurito elettoralistico.

    Quanto al gruppetto di Socialismo Rivoluzionario, il tentativo di

    mascherarsi dietro il nome Cobas non ha ingannato gli/le elettori/trici

    che lo hanno severamente punito. Questi “socialisti rivoluzionari” sono

    stati travolti dal ridicolo (che purtroppo si è riverberato sulla sigla

    Cobas): la tanto strombazzata, “potente” macchina organizzativa ha

    garantito ai due membri del loro massimo organo dirigente presenti in

    lista, ad esempio a Roma, ben 30 e 7 preferenze, rispettivamente!

    Cobas – Confederazione dei Comitati di Base “

  3. kelebek scrive:

    Per NonStoConOriana n. 2

    La politica dell’estrema sinistra è un confuso ginepraio di queste cose: migliaia di episodi del genere, dove è difficile distinguere le ragioni vantate dai diretti interessati, dai torti urlati a squarciagola da tutti gli altri.

    Comunque ci vuole una notevole energia per entrare in Parlamento, senza essere membri della Casta; e ci vuole un grado altrettanto notevole di follia, nonché una certa ottusità, per uscirne, preferendo alla Casta (o alla sottocasta rifondarola), un “partito” che ti dà, appunto 30 voti.

    Non sarà servito a gran che politicamente (ma cosa “è servito” veramente in questi anni?); però non depone umanamente a sfavore della Malavenda.

    Miguel Martinez

  4. kelebek scrive:

    Per Z n. 1

    Io non ho affatto messo in discussione il Pacchetto Treu. Ho solo detto che è stata una svolta importante nella storia italiana.

    Tu dici che ci sono vari argomenti a favore del Pacchetto Treu.

    C’erano anche diversi argomenti a favore della trasformazione dell’Italia da monarchia in repubblica.

    Solo che all’epoca se ne fece un argomento di intenso dibattito, culminato in un combattutissimo referendum.

    Magari ci si picchiava pure.

    Mentre oggi, una svolta paragonabile a quella – anzi, forse più importante per la vita concreta delle persone – passa senza discussione, a parte un giornalista che sghignazza sulla “pazza” che si oppone.

    Questo è il punto: la morte del dibattito; e il passaggio dal conflitto sui temi concreti a dementi idiozie tipo gli insulti alla Levi Montalcini.

    Miguel Martinez

  5. cappuccinols scrive:

    @kelebek…scusa l’intrusione, puoi passare un secondo da me? appello for kilombo.

  6. mariak scrive:

    Mentre oggi, una svolta paragonabile a quella – anzi, forse più importante per la vita concreta delle persone – passa senza discussione, a parte un giornalista che sghignazza sulla “pazza” che si oppone.

    maria

    non conoscevo l’episodio e hai fatto benissmo a ricordarlo, e questo in fondo dimostra che la legge treu non godette dei clamori della legge 30 proprio perchè fatta dal centro sinistra, al punto, che molti in tempi più recenti non avevano nemmeno chiaro che la flessibilità era stata introdotta prima di berlusconi e che la legge 30 l’aveva soltanto sviluppata in modo abnorme, modo che non mi pare, per ora modificato.

    Voglio dire che ci possono essere delle forme di flessibilità ma non tali da spappolare il mercato di lavoro come sta avvenendo.

    Riguardo alle questioni secondarie che fanno scandalo, forse l’unico modo per giudicare quanto ne valga la pena sarebbe quello di vedere caso èper caso il tasso di condivisione, se la condivisione passa per i due schieramenti sicuramente è cosa importante, ma fino a un certo punto.

  7. comictadpole scrive:

    Miguel #4

    con quell’esempio centra (non so se la Monna Panisca approverà l’uso) perfettamente e con chiarezza paralizzante il meccanismo che “il sistema di oggi” usa per autoalimentarsi, senza più contatto con la realtà, esercitando solo il potere fine a se stesso come un qualsiasi “regime”, intendendo la parola anche in senso più lato e vicino all’originario_

    Da questa autoalimentazione – da questo annullamento della Politica, intesa come disciplina dei massimi valori – da questa uniformazione – da quest’espulsione della gente dalla guida della loro vita – nascono “l’anomalia deforme” della società odierna sia locale che mondiale, la fase palesemente in decadenza e tutti quegli spazi conquistati con le unghie da cui pochi “malati” cercano di dire qualcosa che si senta_

    Se nei miei commenti a volte uso termini come “sistema attuale”, “redini del potere globale”, “pensiero dominante”, o simili, e qualcuno volesse rispondere attaccando quelle definizioni prima che l’argomento, mi piacerebbe che almeno tenesse ben presente questa luminosa immagine di Miguel del commento n.4_

    + + + +

    Z. #1

    Ma comunque Z, io da banale zuzzurellone a spasso per l’Italia vorrei sapere alcune cose precise_

    Te mi sai spiegare perché se vivo in questo paese non devo avere diritto ad una politica del lavoro normale e degna, come nei paesi più avanzati del mondo, e poi devo lo stesso dichiarare di vivere in paese civile? Perché non posso avere una legislazione normale, una trasparenza normale, una sicurezza e legalità normali, una situazione finanziaria pubblica normale, dei servizi normali, una strutturazione civica dei poteri normale, un’informazione normale, etc.. etc.. etc…??

    A me a questo punto, ai miei 36 anni, NON ME NE FOTTE PROPRIO PIÙ UNA MAZZA DI CHI SIA A DARMI QUELLE COSE CHE RITENGO FONDAMENTALI PER UNA VITA DEGNA: se Balanzone, Arlecchino, Pantalone o Stenterello – basta che qualcuno me le dia_ Non ho più velleità o idealismi romantici da pischellone – mi basta ci venga data una struttura pubblica decente e a nostra disposizione, poi sui vari provvedimenti o direzioni da tenere ce la giochiamo ogni volta in modo democratico, sano e pulito_ Ma se tutto questo non me lo dà nessuno, allora voglio far sapere a tutti che viviamo in un paese quasi da 3° mondo e non in una delle culle della cultura europea come ci spacciamo in modo fantozziano – risvegliandoli dal sogno tardoborbonico con cui si stanno ossessionando da sempre_

    L.M.

  8. fmdacenter scrive:

    “Le persone normali, di destra o di sinistra, sono d’accordo con le Esigenze del Mercato Umano. Chi è contro, è un estremista; cioè a metà tra il buffone divertente e il malato di mente pericoloso, che agisce ovviamente per motivi caratteriali e non politici.”

    cavoli, se aprissi un blog potrei mettere questo come incipit della sezione “riflessioni economiche”!

    mi piace un sacco, devo dire.

    potrei avere da ridire, forse, solo sul motivi. io cercherei qualcosa che indichi la assoluta inadeguatezza di passare dai motivi di sgradimento ad una loro espressione razionale e ad una loro fruttuosità, che in effetti è la grande forza teorica del capitalismo, anche quelli a cui non piace sono afoni in teoria e piccolo-capitalisti nella prassi (quasi tutti, gli altri nel morire di fame confermano di avere torto).

    Ciao

    Francesco

  9. RitvanShehi scrive:

    >Te mi sai spiegare perché se vivo in questo paese non devo avere diritto ad una politica del lavoro normale e degna, come nei paesi più avanzati del mondo, e poi devo lo stesso dichiarare di vivere in paese civile? Perché non posso avere una legislazione normale, una trasparenza normale, una sicurezza e legalità normali, una situazione finanziaria pubblica normale, dei servizi normali, una strutturazione civica dei poteri normale, un’informazione normale, etc.. etc.. etc…??

    A me a questo punto, ai miei 36 anni, NON ME NE FOTTE PROPRIO PIÙ UNA MAZZA DI CHI SIA A DARMI QUELLE COSE CHE RITENGO FONDAMENTALI PER UNA VITA DEGNA: se Balanzone, Arlecchino, Pantalone o Stenterello – basta che qualcuno me le dia_ Non ho più velleità o idealismi romantici da pischellone – mi basta ci venga data una struttura pubblica decente e a nostra disposizione, poi sui vari provvedimenti o direzioni da tenere ce la giochiamo ogni volta in modo democratico, sano e pulito_ Ma se tutto questo non me lo dà nessuno, allora voglio far sapere a tutti che viviamo in un paese quasi da 3° mondo e non in una delle culle della cultura europea come ci spacciamo in modo fantozziano – risvegliandoli dal sogno tardoborbonico con cui si stanno ossessionando da sempre_LM< Caro LM, mi permetti di concordare con te senza che qualcuno/a tenti di zittirmi perché da bieko “ospite” sputo nel piatto in cui mangio e non ho alcun rispetto per il “padrone di casa”?:-)
    Tornando al sodo, io credo che la precarizzazzione spacciata per “flessibilità” è stata la solita “amerikanata” che tanto bene Carosone sfotteva nel suo “Tu vo’ fa’ l’americano”.

    Infatti, offrire ai datori di lavoro la possibilità di “scegliere” fra assumere a tempo indeterminato (con vincoli che nemmeno il matrimonio cattolico:-) e oneri finanziari pesantissimi) e “rottamare” all’infinito poveri e disgraziati co.co.co/co.co.pro (senza vincoli, ferie, malattia, TFR, e, di conseguenza, con oneri finanziari infinitamente minori per il datore di lavoro) era un chiaro, preciso ed inequivocabile invito all’abuso del precariato.

    Ma non solo: venivano così a crearsi due diverse “caste” inferiori: quella di chi veniva ancora assunto a tempo indeterminato (la maggior parte degli statali e quelli del privato forniti di raccomandazioni “che non si potevano rifiutare”) e gli altri, cococo/cocopro.

    Il solito pasticcio all’italiana, insomma.

    La soluzione veramente RIVOLUZIONARIA, sarebbe stata l’abolizione del contratto a tempo indeterminato (e conseguente art. 18 del Sacro Statuto dei Lavoratori), mettendo TUTTI, statali e non, giovani e vecchi, su un PIANO DI PARITA’ rispetto al mercato del lavoro. Ovviamente, prevedendo i dovuti amortizzatori sociali per chi dovesse essere espulso temporaneamente da tale mercato, nonché le risorse per riqualificarlo.

    Fantascienza, eh?:-). Già. Me l’immagino i cortei degli statali a bloccare Roma per mesi al grido di “I privilegi acquisiti non si toccano” e “Il posto fisso è mio, ho sudato e mi son fatto tanto raccomandare per esso e adesso me lo gestisco io”. E ogni governo di ‘sto mondo (escluso uno di tipo Castro o Saddam) sarebbe stato travolto con ignominia:-).

    Ma si poteva fare una soluzione di compromesso, ovvero, abolire il posto fisso SOLO per TUTTI quelli che entravano nel mercato del lavoro A PARTIRE dall’approvazione della legge. Ossia, conservazione dei privilegi acquisiti del posto fisso per chi ce l’aveva, ma per il futuro BASTA.

    Neanche questo hanno avuto il coraggio di fare. Eh, già, loro, “La Casta” tengono famiglia, figli, nipoti, amici e amici degli amici, come potrebbero fare poi, se ai suddetti non potessero offrire in saecula saeculorum un posto fisso, a vita, in un comodo ufficio dello Stato a non fa’ ‘n cazzo?

    Ciao

    Ritvan

  10. mariak scrive:

    @ritvan

    Ovvia, e così per evitare che molti abbiano il contratto a tempo determinato si leva di mezzo per tutti quello a tempo indeterminato ,così son pari , e contenti.

    O bravi, complimenti vivissimi!

    maria

  11. RitvanShehi scrive:

    >@ritvan

    Ovvia, e così per evitare che molti abbiano il contratto a tempo determinato si leva di mezzo per tutti quello a tempo indeterminato ,così son pari , e contenti.

    O bravi, complimenti vivissimi!

    maria< Grazie, mary, quei “complimenti” da una kompagna sono – per dirlo in leguleiese – “un atto dovuto”:-)
    Ciao

    Ritvan

  12. utente anonimo scrive:

    @@ Ritvan

    Posso anche essere d’accordo con la tua spiegazione, un po’ estremista forse, quasi alla Menem_ Scherzi a parte, sull’aspetto particolare del lavoro potrebbe essere una buona ma parziale idea_

    Ed è vero che in Italia il costo e la rigidità della legislazione del lavoro sono troppo pesanti – ma non credo che gli Inglesi o i Tedeschi o gli Spagnoli o i Finlandesi, per avere una situazione migliore si siano ridotti a rendere i dipendenti pubblici esattamente equivalenti a quelli privati, o abbiano abolito ogni loro forma di contratto a tempo indeterminato_

    Io per “normale” mi riferivo ad esempi come quelli_ Te però, preso dallo slancio, diciamo hai fatto eiaculare tutto il tuo Reaganismo più profondo e adorato_ Ma in fondo ci potremmo anche incontrare, un giorno, in una cenetta a lume di candela, visto che io non ho mai smentito il gossip su certe mie morbose attrazioni verso il Thatcherismo_

    L.M.

  13. mariak scrive:

    Grazie, mary, quei “complimenti” da una kompagna sono – per dirlo in leguleiese – “un atto dovuto”:-)

    Ciao

    Ritvan

    maria

    sono meritati invece, sai ritvan elaborare un nuovo concetto di “uguaglianza” per il nuovo millennio non è mica una cosa da nulla eh, con tutti i duri di comprendonio, come direbbe la tua spalla, che ci sono in giro….

  14. RitvanShehi scrive:

    >sono meritati invece, sai ritvan elaborare un nuovo concetto di “uguaglianza” per il nuovo millennio non è mica una cosa da nulla eh, con tutti i duri di comprendonio, come direbbe la tua spalla, che ci sono in giro….maria< Mi spiace maria, ma io non ho elaborato un bel nulla: funziona così negli odiatissimi:-) states. Nessuno è sosato con rito cattolico:-) con l’azienda, però ha buon salario, assicurazione e quant’altro. Ma se al datore di lavoro non va più (per qualsiasi motivo) arrivederci e grazie, si cerca un altro lavoro. E siccome laggiù la flessibilità non è una farsa all’italiana, lo trova, in media, in un paio di settimane. E magari anche a migliori condizioni.
    Vosotros kompagni fate (apposta?!) una gran confusione fra flessibilità-mobilità del lavoro e precariato-sfruttamento. Se un datore di lavoro amerikano tenesse lavoratori – non dico in nero – ma a condizioni inferiori al minimo sindacale, i potentissimi sindacati amerikani (che fanno i sindacati, però, non le ruote di scorta o cinghie di trasmissioni dei partiti) gli farebbero ipso facto un mazzo tanto.

    Ciao

  15. utente anonimo scrive:

    Caro LM, mi permetti di concordare con te senza che qualcuno/a tenti di zittirmi perché da bieko “ospite” sputo nel piatto in cui mangio e non ho alcun rispetto per il “padrone di casa”?:-)

    Caro Ritvan io, se dal quel piatto poi continui a mangiarci tu, non ho niente in contrario se ci sputi sopra … 🙂

    Quello che mi preme chiarire è che i lavoratori hanno conquistato, nel corso degli anni, diritti non privilegi.

    L’articolo 18 cita il licenziamento senza giusta causa o giustificato motivo. Questo è un diritto del lavoratore non un privilegio (evito il tutto maiuscolo neretto ma mi sono spiegata, vero?).

    Cos’è cavi un occhio a coloro che ne hanno due per renderli uguali a quelli che ne hanno solo uno?

    O vuoi fare come quei mariti che per fare un dispetto alla moglie si tagliano le balle? 🙂

    Ciao Sardina

  16. utente anonimo scrive:

    @@ Ritvan …Te però, preso dallo slancio, diciamo hai fatto eiaculare tutto il tuo Reaganismo più profondo e adorato_ LM

    E anche precox direi!…

    Ciao Sardina.

    PS Leonardo non rinnovo il paragone con Luttazzi perchè altrimenti mi dici che esagero, però!…

  17. RitvanShehi scrive:

    >Quello che mi preme chiarire è che i lavoratori hanno conquistato, nel corso degli anni, diritti non privilegi. Sardina<
    Un “diritto” non condiviso con altri tuoi simili (vedi esenzione per le aziende con meno di 15 dipendenti e cococo/cocopro) diventa ipso facto un odioso privilegio. Che ti piaccia o meno.

    >L’articolo 18 cita il licenziamento senza giusta causa o giustificato motivo. Questo è un diritto del lavoratore non un privilegio (evito il tutto maiuscolo neretto ma mi sono spiegata, vero?).<
    Sì, ma è più facile farsi annullare il matrimonio cattolico dalla Sacra Rota che convincere il giudice che p.es. il fancazzismo cronico sia una “giusta causa”.

    >Cos’è cavi un occhio a coloro che ne hanno due per renderli uguali a quelli che ne hanno solo uno?<
    No, tolgo uno a chi ne ha tre:-)

    >O vuoi fare come quei mariti che per fare un dispetto alla moglie si tagliano le balle? 🙂<
    Siccome io non sono un privilegiato dell’art.18, le balle tagliate sarebbero solo le tue:-).

    “@@ Ritvan …Te però, preso dallo slancio, diciamo hai fatto eiaculare tutto il tuo Reaganismo più profondo e adorato_ LM”

    >E anche precox direi!…<
    Piano con le allusioni sessuali sprezzanti: rischi di fare la fine di clora (non in senso bombolaro, eh!).

    Ciao

  18. fmdacenter scrive:

    x Sardina 16

    trovo spettacolare il tuo nominalismo.

    siccome lo chiami diritto, un privilegio non è più tale.

    bellissimo.

    Francesco ‘a spalla (ah, se conosceste Elio non fareste certi commenti!)

  19. mariak scrive:

    è speculare al tuo, chiami un diritto privilegio e non è più tale.

    Qualcuno credendo di essere più convincente ci aggiunge anche l’aggettivo odioso ma la cosa non cambia.

    Il lavoratore della conceria di 24 addetti prevarica quello che lavora nell’officina di 17 addetti, come lo faccia non si spiega, ma tanto non importa, basta dirlo, qualcuno abboccherà…

  20. RitvanShehi scrive:

    >Il lavoratore della conceria di 24 addetti prevarica quello che lavora nell’officina di 17 addetti, come lo faccia non si spiega, ma tanto non importa, basta dirlo, qualcuno abboccherà…maria< L’officina dovrebbe avere 14 addetti, mary, non 17. O che devo venire io sul gommone a spiegarti il Glorioso Statuto dei Lavoratori?:-)
    Ciao

  21. mariak scrive:

    sì è vero, ma hai capito lo stesso quello che intendevo dire

    maria

  22. RitvanShehi scrive:

    >sì è vero, ma hai capito lo stesso quello che intendevo dire

    maria< Sì, ho capito lo stesso. Ma dire che io avrei sostenuto che il lavoratore dell’azienda da 15 dipendenti in su “prevarica” quello dell’azienda da 14 dipendenti in giù, mi sembra francamente – come ami dire tu:-)- mischiare le carte in tavola.
    Nessuno prevarica nessuno, mai parlato di “prevaricazione” fra operai. Chiaro?

    E’ solo una discriminazione fatta dal legislatore. Discriminazione che non dovrebbe avere ragion d’essere. O TUTTI garantiti a vita, a prova di “giusta causa”, o TUTTI flessibili. A me sembra così semplice, non capisco perché un concetto così elementare non ti entra in testa.

    Ciao

  23. utente anonimo scrive:

    Miguel,

    — Tu dici che ci sono vari argomenti a favore del Pacchetto Treu. —

    Nein 🙂 Io dico che non riesco a scorgerne alcuno contro (cito letteralmente: “Mi sembra piuttosto difficile trovare qualcosa di esecrabile nel pacchetto Treu.“). Sicché non mi stupisce affatto che all’epoca non vi sia stato alcun dibattito epocale al riguardo.

    In seguito, e solo in seguito, si è sviluppato un dibattito di stampo meramente ideologico. Poi (ma qui siamo già al 2003), grazie alla “legge Biagi”, ci si è accorti che esistevano in Italia un’enormità di collaborazioni simulate (ma va!). Fino ad allora continuava ad imperare la retorica del “povero metalmeccanico”, che ultimamente pare passato un po’ di moda.

    E via che si sono susseguiti i discorsi più fantasiosi: pro o contro la “Biagi”, ma tutti basati sul nulla ideologico, da entrambe le parti.

    Z.

  24. mariak scrive:

    E’ solo una discriminazione fatta dal legislatore.

    maria

    Allora intanto diciamo che la realtà quando il legislatore ha fatto quella norma non era quella di adesso, poi posto che si debba legiferare nel senso che tu auspichi, poichè le leggi riflettono e nello stesso momento modificano le condizioni sociali , culturali ed economiche, significa che i lavoratori tutelati in qualche modo danneggiano gli altri, infatti la flessibilità, se così la vuoi chiamare, viene invocata sa certi economisti per il bene dei disoccupati. Si tende a contrapporre, i padri ai figli , gli occupati ai disoccupati, come se i primi con i loro diritti danneggiassero i secondi.

    Dove avrei sbagliato dunque con la mia affermazione?

  25. mariak scrive:

    Fino ad allora continuava ad imperare la retorica del “povero metalmeccanico”, che ultimamente pare passato un po’ di moda.

    maria

    ma perchè scusa, parlare delle condizioni di migliaia e migliaia di lavoratori dell’industria meccanica che portano a casa appena 1000 euro a fronte di condizioni di lavoro abbastanza dure e ripetitive per te significa fare della retorica?

    Insomma per difendere i co co co e tutti gli altri si deve per forza dire che i metalmeccacini vivono il migliore dei mondi possibili e dunque ironizzare sul loro stato?

  26. utente anonimo scrive:

    Maria,

    intendo dire: prima si parlava continuamente di metalmeccanici per indicare i disagiati per antonomasia.

    E poi – con molta calma – ci si è accorti che c’è chi non ha la garanzia di lavorare domani e spesso fatica ad arrivare a trecento euri al mese.

    Talché oggi l’esempio per eccellenza di disagiato sociale non è più il metalmeccanico, bensì il lavoratore precario.

    Z.

  27. RitvanShehi scrive:

    >Si tende a contrapporre, i padri ai figli , gli occupati ai disoccupati, come se i primi con i loro diritti danneggiassero i secondi.

    Dove avrei sbagliato dunque con la mia affermazione? maria< Maria, si parlava dell’art.18 del Glorioso Statuto del Lavoratori, mi pare. Non sta scritto da nessuna parte che nelle aziende con meno di 15 dipendenti ci sono solo figli e in quelle con più di 15 solo padri. Stai di nuovo mischiando le carte in tavola:-). Ciao

  28. utente anonimo scrive:

    Ritvan, forse, complice il ponte di Ognissanti devi essere in roulotte e non in tenda…

    Tu non vuoi avere orecchie ma io dico che si capisce benissimo quel che Maria vuol dire. Forte e chiaro.

    Felice fine settimana, Sardina.

    PS A proposito di carte: quanto vorrei fare una bella partita a tressette!

  29. utente anonimo scrive:

    Gran gioco il tressette!

    In Romagna si preferisce il beccaccino, che prevede anche la briscola. Ma non è la stessa cosa.

    Z.

  30. RitvanShehi scrive:

    >Ritvan, forse, complice il ponte di Ognissanti devi essere in roulotte e non in tenda…Sardina<
    Già, ogni tanto mi riposo.

    >Tu non vuoi avere orecchie ma io dico che si capisce benissimo quel che Maria vuol dire. Forte e chiaro.<
    Fra kompagne forse e più che comprendersi ci si intuisce:-). Ma nosotros che kompagne non siamo abbiamo bisogno di maggior chiarezza d’eloquio. Ripeto, trasformare il discorso “meno di 15 dipendenti versus più di 15 dipendenti” in “padri versus figli” è barare.

    Ciao

  31. utente anonimo scrive:

    Fra kompagne forse e più che comprendersi ci si intuisce:-). …

    Certo, Ritvan, abbiam delle belle buone menti!…

    Ciao Sardina.

    PS per Zeta. A me piace la variante del tressette che si gioca in cinque: il quintiglio. Cambi compagno ad ogni mano e ogni volta è una strategia da inventare.

  32. RitvanShehi scrive:

    “Fra kompagne forse e più che comprendersi ci si intuisce:-).”

    >Certo, Ritvan, abbiam delle belle buone menti!… Ciao Sardina.< Beh, più che della mente io credo sia “merito” della famosa “terza narice” di guareschiana memoria (e adesso si scatenerà il DavidRitvanarium:-) ). Ciao

  33. fmdacenter scrive:

    “l lavoratore della conceria di 24 addetti prevarica quello che lavora nell’officina di 17 addetti, come lo faccia non si spiega, ma tanto non importa, basta dirlo, qualcuno abboccherà… ”

    a parte l’errore numerico, se devono spiegartelo non vale la pena provarci.

    Francesco

    PS più precisamente, il 16mo conciatore prevarica i disoccupati.

  34. RitvanShehi scrive:

    >PS più precisamente, il 16mo conciatore prevarica i disoccupati.

    fmdacenter< Eh, no, eh, non mi dare anche tu i numeri come maria!:-). A quel punto anche gli altri 15, non solo il 16-esimo diventano ipso facto dei prevaricatori: infatti, nessuno di loro potrebbe essere lincenziato, a meno che non stupri l’intera famiglia del bieko padrone, nonna ottuagenaria compresa:-).

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