Ciò che conta non è esattamente ciò che i media dicono: pochi li ascoltano con reale attenzione.
Ciò che conta, invece, è quello che i media lasciano sedimentare con titoli, immagini e tono di voce.
Il Sedimento del Medio Occidentale dice questo: in Darfur, c’è una guerra degli integralisti islamici arabi contro i neri.
Dal Sedimento sorge la Deduzione, che l’Occidentale Medio fa in testa sua. La Deduzione si costruisce, infatti, con frammenti di altri titoli, altre immagini e altre insinuazioni; il Sedimento, insomma, si mescola al Sedimento.
La Deduzione dell’Occidentale Medio dice, gli "integralisti islamici arabi" sono degli ideologi, gente che legge libri che dicono loro di conquistare il mondo.
E le vittime degli integralisti islamici devono per forza essere dei non musulmani, quindi probabilmente dei cristiani. Cioè, persone come noi.
Milioni di persone in tutto il mondo ragionano come questo tale, che scrive su un forum della RAI:
"La vera disgrazia del Darfur è il non avere nè pozzi petroliferi nè altre fonti di materie prime.
Ne avesse avuti, a quest’ora bush avrebbe già inviato in Sudan un paio di divisioni corazzate e la bandiera a stelle e strisce sventolerebbe già su Karthoum, come sventola su Bagdad.
Ma in Darfur non c’è petrolio, non ci sono miniere, c’è solo savana arida e polverosa.
E così bush volta la testa dall’altra parte e fa finta di non vedere le bande degli estremisti islamici che massacrano i cristiani."
L’uso antipatico del nome del cattivo di turno (Bush), la "bandiera a stelle e strisce", la certezza di aver capito tutto, la spiegazione universale basata sul "petrolio", gli errori ortografici nella scrittura delle capitali arabe, l’idea che la storia sia solo ciò che ne fa l’Occidente: tutto il peggio del sublinguaggio della sinistra, insomma, tolto dalla pattumeria e riciclato per fini opposti. La solita storia, insomma, del complesso di inferiorità della destra.
Come tante spiegazioni "di sinistra" (inteso come metodo), anche questa è sbagliata: il petrolio nel Darfur c’è, e ovviamente ci sono persone che spiegano tutto con la sua presenza.
Ma quella storia degli "estremisti islamici che massacrano i cristiani"? E’ solo una roba alla Maga Lisistrata?
Vediamo cosa dice il sito ufficioso dei servizi italiani:
"Dopo mesi di incertezze dovute alla volontà di no turbare il timido riavvicinamento del Sudan all’Occidente, gli Stati Uniti hanno denunciato il sostegno diretto delle forze regolari di Khartum ai miliziani Janjaweed, guerriglieri islamici responsabili dell’espulsione di oltre un milione di neri cristiani oltre i confini occidentali con il Ciad e dell’uccisione di almeno 30.000 civili nella regione del Darfur."
Quindi, secondo questa lettura, ciò che avviene nel Darfur è parallelo a ciò che avviene da noi, dove i venditori di accendini marocchini hanno istruzioni da Osama Bin Laden per buttare giù il Vaticano perché è un simbolo della Cristianità.
Nerone è sempre lì, insomma, pronto a dare noi cristiani in pasto ai leoni: dalle discoteche di Milano alle capanne del Darfur.[1]
Ma il Darfur fa anche comodo perché è una situazione in cui i "neri" sarebbero vittime dei "musulmani".
Il caso del Sudan viene infatti sfruttato da tanti anni, negli Stati Uniti, per infilare un cuneo tra la comunità nera e tutti coloro che si oppongono alla Guerra Infinita contro il "terrorismo islamico" (anche nelle sue incarnazioni pre-11 settembre).
Ma è utile anche alle destre da noi.
La propaganda di destra insiste solo in parte su parole d’ordine di "destra" – patria, famiglia e simili. Ogni volta che trova uno spunto, ama aggirare la sinistra parlando di "democrazia", "libertà", "diritti" e simili.
In una società che mitizza le Vittime e i Vittimi, la destra ha gioco facile nel dire più o meno questo: la sinistra è amica degli immigrati tunisini (arabi) in Italia, e quindi sta dando una mano alle milizie (arabe) che stanno massacrando i neri in Darfur, e quindi la sinistra è razzista, schiavista e amica dei fanatici religiosi, e quindi è di destra e quindi va battuta.
Il capolinea di questo ragionamento ci riporta di nuovo al senso di inferiorità culturale che la destra italiana ha interiorizzato.
Ora, tutto questo immaginario sul Darfur poggia su basi assolutamente false.
Lo dice in maniera molto semplice e chiara il Rapporto al Segretario Generale delle Nazioni Unite della Commissione Internazionale d’inchiesta sul Darfur del 25 gennaio 2005, citato nella Wikipedia italiana:
"Le varie tribù che sono state vittime di attacchi e uccisioni non sembrano appartenere a gruppi etnici diversi da quelli a cui appartengono le persone o le milizie attaccanti. Parlano la medesima lingua (arabo) e professano la stessa religione (Islam) ("The various tribes that have been the object of attacks and killings (chiefly the Fur, Massalit and Zaghawa tribes) do not appear to make up ethnic groups distinct from the ethnic group to which persons or militias that attack them belong. They speak the same language (Arabic) and embrace the same religion (Islam)") (p. 129)."
Aggiungerei che hanno anche tutti la pelle del medesimo colore: nero.
Nota:
[1] La cristianizzazione mediatica delle tragedie sudanesi è una vecchia storia: quando c’era la guerra civile nel Sudan meridionale, i media regolarmente definivano quella parte del paese "cristiana". La pubblicazione governativa statunitense, ‘Sudan A Country Study’, stima che appena il 10% della popolazione del Sudan meridionale sia cristiana, mentre qualche altra fonte azzarda un 15%.
Il post si fa più bello con questa parte 3_
Poca voglia di pensare_ Qua da me sono le 1:49 di notte – ho passato un po’ di tempo riordinando gli mp3 scaricati e ascoltando tanta bella musica di tutti i generi (dai Soda Stéreo del mitico Gustavo Cerati alla chitarra classica armena al ‘chiaro di luna’ di Beethoven eseguito da Arrau a Michel Petrucciani)_
Sono ancora un po’ triste per la morte di Vonnegut, che non mi aspettavo_
Ma cazzeggio qui, e in generale, perché da febbraio sono impantanato in una di quelle situazioni in cui non avrei voluto – e devo agire di conseguenza, in senso conradiano – ma mi fa paura e dolore e quindi mi distraggo col cazzeggio, in vari campi_
Dicevo, poca voglia di pensare, in questo momento – e allora mi scuserete se vi lascio con un’interpretazione un po’ “stirata” di un grande successo di Yusuf Islam, uno che prima era “buonissimo” e poi è diventato quasi “cattivissimo”_
” She hangs her head and cries on my shirt.
She must be hurt very badly.
Tell me what’s making you sadly?
Open your door, don’t hide in the dark.
You’re lost in the dark, you can trust me.
‘cause you know that’s how it must be.
poor little Earth, poor sad little Earth.
Her eyes like windows, tricklin’ rain
Upon her pain getting deeper.
Though my love wants to relieve her.
She walks alone from wall to wall.
Lost in a hall, she can’t hear me.
Though I know she likes to be near me.
poor little Earth, poor sad little Earth.
(…) ”
anche se ora sto ascoltando Misty – ma spengo subito…
Leonardo Migliarini
dicevo, bellissima, anche se un po’ paternalista, la canzone di Yusuf_
chissà sul tema ci stavano bene anche “Is this the world we created?” o “Too much love will kill you” dei Queen_
ma ora spengo davvero.. la dolce mogliettina dorme già da un bel po’..
ciao a tutti – ci risentiamo_
Grazie per le informazioni preziose, Miguel. Sono passato per la prima volta da queste parti (dalle parti del sito, per l’esattezza) cercando informazioni su Magdi Allam, e a quanto vedo non si finisce mai di imparare.
Z.
>Ma il Darfur fa anche comodo perché è una situazione in cui i “neri” sarebbero vittime dei “musulmani”. […] hanno anche tutti la pelle del medesimo colore: nero.
Da Wikipedia (che non è il Vangelo, ma è utile per saperne di più):
“Dal 2003 il Darfur è teatro di un feroce conflitto che vede contrapposti la locale maggioranza nera alla minoranza araba (maggioranza nel resto del Sudan). Quest’ultima è però appoggiata dal governo centrale, che è accusato di tollerare le feroci scorribande della tribù nomade-guerriera dei Janjaweed, anch’essa di origine araba.”
Saluti
A
Per A n. 4,
sulla popolazione del Darfur, più dettagli in un prossimo post.
Le definizioni “arabo” e “nero” per distinguere i membri di comunità fisicamente identiche, appartenenti spesso agli stessi raggruppamenti “tribali” e dalla stessa lingua, hanno infatti un senso un po’ diverso da quello immediatamente intuitivo.
Miguel Martinez
A proposito di Sudan, segnalo: http://www.secondoprotocollo.org/index.php?option=com_content&task=view&id=102&Itemid=1
Va beh ma vuoi che il rapporto delle Nazioni Unite ne sappia di Bonolis e della maga Adriana messi insieme?
P.S. Un caso analogo, ma in un contesto del tutto diverso, è avvenuto in Rwanda. Non ho ancora capito perché, ma la stampa e i media l’hanno sempre descritto come un conflitto etnico mentre dati alla mano ci sono stati degli incredibili scannatoi anche nelle aree dove era presente una sola etnia (cfr. l’ottimo “Collasso” di J.Diamond).
>La pubblicazione governativa statunitense, ‘Sudan A Country Study’, stima che appena il 10% della popolazione del Sudan meridionale sia cristiana, mentre qualche altra fonte azzarda un 15%.Martinez<
Secondo altre fonti i cristiani sudanesi sarebbero tra il 10 e il 15%,cui si aggiungono circa altrettanti “animisti”, ma a livello nazionale, non a livello di sud Sudan,per il quale non trovato ho fonti precise.
Ulivegreche,il
caso Ruanda e l’analisi di Diamond gli ho citati anch’io nei commenti a Darfur(1).
Il fatto è che un’analisi che prenda in considerazione le reali cause dei massacri,principalmente la diminuzione delle risorse a fronte dell’aumento esponenziale della popolazione(e una classe dirigente che per rimanere al potere giocò la carta dello scontro totale),ci costringerebbe a ripensare il nostro ormai insostenibile tenore di vita.
Quindi via libera al luogo comune per cui quei “selvaggi” si ammazzano come bestie senza un motivo.
Franz
>Quindi via libera al luogo comune per cui quei “selvaggi” si ammazzano come bestie senza un motivo. Franz<
Caro Franz, il “luogo comune” non dice affatto che gli hutu hanno massacrato i tutsi “senza alcun motivo” e che, pertanto, siano delle bestie, diversi da nosotros bianchi e “civili”. Il suddetto “luogo comune” dice semplicemente che anche i neri dell’Africa “soffrono” della stessa “malattia” di nosotros, ovvero l’odio etnico, il quale, qualora attizzato per bieche questioni di potere da elites senza scrupoli può provocare fiumi di sangue. Ovvero quel che successe agli ebrei d’Europa, anche prima di Hitler (e non mi dire che i tedeschi avevano fame) quel che successe agli armeni all’inizio del XX secolo (e non mi dire che i turchi avevano fame), quel che successe ai kosovari alla fine del XX secolo (e non mi dire che anche i serbi avevano fame) e così via.
Diamond è solo uno dei soliti ecocatastrofisti d’accatto che cerca dappertutto ossessivamente presunte prove dell’esaurimento delle risorse del pianeta, per poi attribuire ad esso ogni macelleria umana. Ci manca solo che spieghi anche lo sgozzamento dei collaboratori di Mastrogiacomo col fatto che ai talebani si stanno “esaurendo le risorse”:-). Che ci siano stati massacri anche in zone abitate solo da hutu è un fatto: la spiegazione che ne da Diamond è una castroneria. E’ ben noto e documentato dalle sedute del Tribunale Internazionale che in quelle occasioni furono uccisi da HUTU estremisti, fautori della “pulizia etnica”, dei hutu MODERATI contrari a tale barbarie.
Cercare di dipingere IL GENOCIDIO (perché tale fu e tale viene definito UFFICIALMENTE) ruandese come la degenazione di una banale lite di condominio perché il parcheggio condominiale fosse diventato insufficiente per tutte le macchine dei condomini:-) è una castroneria revisionista alle vongole, falsa come una moneta da 3 euri. E serve a due scopi, notoriamente facenti parte di ogni kompagno che si rispetti:
a) Rafforzare l’idea ecocatastrofista delle “risorse che si stanno esaurendo”, portandoci a comportamenti “ruandesi”.
b) Sostenere che infamie come “genocidio”, “pulizia etnica” et similia facciano parte solo del DNA di nosotros, bieki bianchi opulenti, razzisti e potenzialmente criminali, “civili” fuori e “incivili” dentro, mentre invece, “il buon selvaggio” (mito che ogni buon kompagno porta impresso insieme a falce e martello) è immune da tali flagelli: lui, solo quando gli scarseggiano le risorse prende il macete e fa un po’ di diradamento dei consumatori di risorse:-)
Vabbè, kari kompagni, godetevi la vostra ideologia e buon pro vi faccia. Io, con buona pace del sig. Diamond, sto con l’ONU che ha definito quello del Ruanda “genocidio”: cosa significa lo potete trovare in qualsiasi dizionario, ma vi assicuro che le “risorse” c’entrano ‘na minchia.
Ciao
Ritvan
Alla mia veneranda età sono arrivata all’amara constatazione che non esistano i pacifisti, tra i quali mi ci metterei anch’io, ma i “diversamente violenti”. Mi domando cosa succederebbe se ci dovessero lasciare, non dico tre giorni, ma un mese senza energia elettrica dandone la responsabilità a un qualsiasi ente, di qualsiasi integralismo, di un ben identificato angolo della terra?…
Mi viene in mente un film dove Alberto Sordi recita la parte di un “rappresentante di armi” che esercita il mestiere all’insaputa della famiglia…
Sardina
>E’ ben noto e documentato dalle sedute del Tribunale Internazionale che in quelle occasioni furono uccisi da HUTU estremisti, fautori della “pulizia etnica”, dei hutu MODERATI contrari a tale barbarie Ritvan<
Il fatto è che gli hutu uccisi non furono soltanto quelli moderati che si opposero al genocidio,ma,come nel caso di Kanama,anche quelli che,semplicemente,possedevano un pò più terra degli altri.
E poi certo che anche gli africani “soffrono” come noi di odio etnico,abilmente manipolato in Ruanda dalla locale classe dirigente che,pur di rimanere al potere giocò la carta della guerra totale,ma tieni conto che a differenza dei genocidi nazisti,che fondamentalmente furono attuati da “professionisti”,la cui attività genocida non era certo sbandierata ai 4 venti,il genocidio dei tutsi fu attuato con il concorso di una buona parte della popolazione civile hutu,che usò con notevole perizia quei circa 500.000 machete acquistati dai comandanti interahamwe poco prima della guerra.
Perchè ci fu questa partecipazione popolare ai massacri?
Solo per viscerale odio etnico esacerbato dalla propaganda dei fanatici interahamwe?
>Vabbè, kari kompagni, godetevi la vostra ideologia e buon pro vi faccia. Io, con buona pace del sig. Diamond, sto con l’ONU che ha definito quello del Ruanda “genocidio”: cosa significa lo potete trovare in qualsiasi dizionario, ma vi assicuro che le “risorse” c’entrano ‘na minchia.Ritvan<
Certo che fu un genocidio,mica lo nego,ma penso che si possa cercare di dare una spiegazione ai fatti senza che questa venga interpretata come una giustificazione,che naturalmente non mi sognerei mai di dare.
Poi,ti prego,non darmi del “kompagno”,per quelli il genocidio è da attribuirsi esclusivamente all’eredità coloniale belga, all’appoggio francese al regime di Kigali e alle manovre della Banca Mondiale.
Fattori che ebbero un certo peso,ma da soli non sarebbero sicuramente bastati a provocare i fatti.
Franz
ah beh, allora se si massacrano musulmani poco male…
roberto
ps scusa miguel, ma proprio non capisco dove vuoi andare a parare
“Le definizioni “arabo” e “nero” per distinguere i membri di comunità fisicamente identiche, appartenenti spesso agli stessi raggruppamenti “tribali” e dalla stessa lingua, hanno infatti un senso un po’ diverso da quello immediatamente intuitivo.”
ce ne dai qualche intuizione?
ormai poverini non riescono più a scannarsi bene perchè sono così identici che non si distinguono più tra loro …
Francesco
Ritvan: per quanto riguarda armeni, e, naturalmente, kulaki, (in parte il discorso potrebbe valere anche per gli ebrei, ma sarebbe molto più complesso) il fatto che questi disponessero di più risorse, o fossero semplicemente PERCEPITI come più ricchi, giocò sicuramente un ruolo nella “legittimazione” dei massacri, il che, beninteso, non rappresenta una giustificazione, ed è solo una parte, non necessariamente la principale, della spiegazione. Credo che lo stesso si applichi al Rwanda.
>scusa miguel, ma proprio non capisco dove vuoi andare a parare. roberto<
E aspetta Dar-Fur XXXVIII, che diamine, non essere impaziente!:-). Non vedi che perfino io, il Moderato Esagitato:-), sto pazientemente aspettando la conclusione per poter impallinare MM?:-)
Ciao
Ritvan
Falecius, i kulaki furono sterminati dagli sgherri di Stalin per motivi ideologici (e non etnici) e non dai contadini poveri. C’era tanta terra degli ex-latifondisti (in passato la Russia zarista era stata il granaio d’Europa) da lavorare, bastava averne voglia, pertanto qui il discorso “risorse” c’entra ancor meno che altrove. Nel caso degli armeni, invece, ci furono anche scontri intretnici con la popolazione civile turca, ma i loro morti sono solo un’infima parte di quelli causati proprio per l’intervento dell’esercito regolare turco, che di certo non agiva nello spirito della “lotta di classe”. Pertanto, i due casi col Ruanda c’entrano come cavoli a merenda.
Ciao
Ritvan
>Il fatto è che gli hutu uccisi non furono soltanto quelli moderati che si opposero al genocidio,ma,come nel caso di Kanama,anche quelli che,semplicemente,possedevano un pò più terra degli altri. Franz <
Mio caro Franz, prendere un minuscolo comune di un minuscolo paese (il Ruanda è pressappoco grande come l’Albania) ed elevarlo a paradigma di tutto il paese non mi sembra un’operazione intellettualmente molto onesta. La logica vuole che quando in un paese lo Stato scompare e una fazione in armi si scaglia a massacrarne un’altra, in mezzo si consumano anche tante piccole e grandi “vendette” “classiste”, “sessiste” (chissà quanti mariti di belle donne ci avranno rimesso le penne sotto il macete dell’infoiato vicino di casa sposato ad un cesso), o altro, oppure si impugna il macete semplicemente perché il vicino faceva troppo rumore, tipo coniugi d’Erba:-). Vedi, la follia sanguinaria, quando esplode, è in un certo senso contagiosa per che ne è portato.
Nel 1997, quando il regime del Presidente Berisha collassò per le proteste violente della popolazione del sud nei confronti del coinvolgimento del governo nelle finanziarie-truffa, all’ombra dello scontro principale veterocomunisti di Nano (che cavalcarono la protesta per arrivare al potere) contro neocomunisti di Berisha, si consumarono migliaia di piccoli e grandi soprusi, piccole e grandi vendette, agevolate dal fatto che si aprirono i depositi militari e circa 700 000 kalashnikov furono preda della popolazione. Ne presi uno anch’io, con tanto di cassa delle munizioni. Mi barricai in casa, insieme alla famiglia, deciso a usarlo contro qualsiasi balordo intenzionato ad entrarvi per fare i suoi porci comodi. Per fortuna non fu neccessario usarlo e prima di venire in Italia buttai tutto in un fosso.
Ma tutto questo non toglie che per la Storia, quel che successe in Albania nel 1997 fu sostanzialmente una ribellione popolare contro il governo Berisha e non una serie di vendette personali e “espropri proletari” più o meno cruenti. Queste, semmai, furono alcune delle conseguenze della “dissoluzione” dello Stato.
>E poi certo che anche gli africani “soffrono” come noi di odio etnico,abilmente manipolato in Ruanda dalla locale classe dirigente che,pur di rimanere al potere giocò la carta della guerra totale,ma tieni conto che a differenza dei genocidi nazisti,che fondamentalmente furono attuati da “professionisti”,la cui attività genocida non era certo sbandierata ai 4 venti,il genocidio dei tutsi fu attuato con il concorso di una buona parte della popolazione civile hutu,che usò con notevole perizia quei circa 500.000 machete acquistati dai comandanti interahamwe poco prima della guerra.<
Si, macete acquistati…in Cina. Però, anche i tedeschi coinvolti nei genocidi nazisti non furono mica quattro gatti, eh. A cominciare dai delatori che segnalavano ai “professionisti” le vittime nascoste.
>Perchè ci fu questa partecipazione popolare ai massacri?
Solo per viscerale odio etnico esacerbato dalla propaganda dei fanatici interahamwe?<
Io non nego che la voglia di appropriarsi degli averi delle vittime non giocò un ruolo. Anche la caccia alle streghe e agli eretici sotto l’inquisizione prese quelle proporzioni che prese anche perché una parte degli averi confiscati alle vittime veniva per legge destinata al delatore. L’avidità umana, mio caro, nient’altro che l’avidità umana. Risorse sufficienti o meno.
>Certo che fu un genocidio,mica lo nego,ma penso che si possa cercare di dare una spiegazione ai fatti senza che questa venga interpretata come una giustificazione,che naturalmente non mi sognerei mai di dare.<
OK, ci siamo capiti.
>Poi,ti prego,non darmi del “kompagno”,<
Il kompagno non era per te, lo so che non lo sei. Ma non lo dico per chi era, sennò s’inkazza e mi tiene il broncio:-).
>per quelli il genocidio è da attribuirsi esclusivamente all’eredità coloniale belga, all’appoggio francese al regime di Kigali e alle manovre della Banca Mondiale.<
Sì, ma i kompagni non disdegnano vedere nella mattanza anche una certa vena rivoluzionaria tendente alla redistribuzione più equa & solidale delle “risorse” diventate insufficienti per colpa dei Bieki Kapitalisti Bianchi, of course.-).
>Fattori che ebbero un certo peso,ma da soli non sarebbero sicuramente bastati a provocare i fatti.<
L’odio interetnico fu quello che funse da “detonatore” della follia collettiva omicida. E senza detonatore la bomba è un aggeggio (pressocché) innocuo.
Ciao
Ritvan
>Le definizioni “arabo” e “nero” per distinguere i membri di comunità fisicamente identiche, appartenenti spesso agli stessi raggruppamenti “tribali” e dalla stessa lingua, hanno infatti un senso un po’ diverso da quello immediatamente intuitivo.
Che vuol dire?
Rimango in fiduciosa attesa del post Darfur XXXVIII per ulteriori chiarimenti.
Saluti
A
Nell’atlante de la CIA, per il Sudan, c’è scritto che gli arabi costituiscono il 39% della composizione etnica.
https://www.cia.gov/cia/publications/factbook/geos/su.html#Intro
Hai dati differenti?