Cuori neri e problemi di identità. Riflessioni sul neofascismo italiano (IX)

Alla prima parte

Da alcuni anni, ci si guarda attorno meravigliati, notando come tanti tendano ad esprimersi attraverso metafore religiose, “da Bush a Osama bin Laden”, per citare un luogo comune. E diciamo, giustamente, che la religione spesso esprime esigenze politiche.

Ma forse è il contrario: noi siamo usciti da un’epoca in cui i movimenti di massa sapevano esprimersi solo attraverso parole politiche, e anche questo comportava le proprie rimozioni e falsificazioni, come possiamo cogliere dalla domanda – posta, credo, da Michele Serra – se la pasta asciutta sia di destra o di sinistra.

Nel Novecento tutto è stato espresso in politica, il fascismo fu un fenomeno del Novecento. Quindi, per fedeltà, anche i vari movimenti neofascisti si esprimono politicamente. Fallendo sempre, in maniera a volte comica, a volte tragica, a volte schifosa.

Se il vero piano è quello mitico, quello contingente della politica viene curato dal neofascismo in una maniera assolutamente cialtrona. Anzi, siccome siamo tutti una strana combinazione di angeli e diavoli, la parte angelica viene riservata tutta per il piano mitico; e quindi, sul piano politico, si esprime il peggio dei neofascisti.

In fondo, “noi” aspettiamo l’età dell’oro, e il resto dell’umanità è composta da venduti e “italioti”, un termine spesso usato dai neofascisti per descrivere i loro concittadini. In attesa della redenzione, nulla quindi vieta di fare politica per ottenere piccoli vantaggi, spesso a livello clientelare o personale; oppure, nel migliore dei casi, semplicemente per avere un palcoscenico su cui recitare il proprio psicodramma.

Tutti sono opportunisti, ma pochi lo sono in maniera palesecome certi capi neofascisti. E il fatto che quell’opportunismo possa essere palese, vuol dire che se lo possono permettere, che costa poco in termini di consenso nello stesso “Ambiente”.

Pensiamo a come i vari capi del neofascismo extraparlamentare abbiano in questi anni cambiato posizione, a favore o contro Berlusconi; e quanti neofascisti stanno dentro Alleanza Nazionale e quindi sostengono Berlusconi ormai da dodici anni.

Politicamente, sostenere o rifiutare Berlusconi non è questione da poco, perché significa sostenere o rifiutare la sudditanza all’impero statunitense, il liberismo, le privatizzazioni e anche il governo che ha legalizzato l’ingresso del maggior numero di immigrati della storia italiana.

Questo è possibile a causa del rapporto ambiguo con la stessa politica.

Carlo Terracciano è stato un esponente colto e coerente dell’ambiente neofascista, che non ha mai avuto nulla a che fare con le giravolte che abbiamo appena descritto. Però possiamo cogliere nelle sue parole proprio l’ambiguità che poi, in casi umani più pietosi, permette simili giravolte:

Solo chi ha una Fede profonda può fare Politica rivoluzionaria, essere un antimondialista coerente.

Ho “Fede” ? Certo che ce l’ho ! Non la fede cieca degli stolti, ma quella con gli occhi ben spalancati e la spada in pugno (beh! A dire il vero ho solo la penna…neanche….solo i tasti di un computer, che tuttavia cerco di usare come una spada).

E solo chi si sa sacrificare tutta la propria vita alla propria Fede, qualunque essa sia, può parlare con cognizione di causa: per la mia Fede, per le mie Idee, per la mia Visione del Mondo sono pronto a sacrificare tutto me stesso, i miei interessi privati, la mia “reputazione” per quel che me ne importa, la mia libertà (come già successe) e anche la mia vita.

Sarei fiero di morire ammazzato per Essa.

Senza tutto ciò, quel che si dice e si scrive non sarebbe mai Parola di uomo libero e responsabile (che cioè “risponde” del suo agire), ma vuoto ciarlare di quacquaraquà!

Sia chiaro, non sono parole vuote, sono parole onestamente sentite. Ma provate a immaginare l’effetto di un discorso del genere nel più classico degli scenari di politica reale, la riunione di condominio

Insomma, è evidente che i neofascisti non hanno realmente la minima intenzione di vincere, perché ogni vittoria metterebbe a rischio la sopravvivenza della comunità.

Per questo motivo, la politica neofascista assume una gamma incredibile di vesti diverse, che all’osservatore poco accorto fanno pensare a stupidità, a pura e semplice confusione, oppure a qualche forma di astuto mimetismo.

In realtà, poiché il neofascismo non fa politica, esiste un’ampia libertà di idee politiche. È una politica da bar, ovviamente; ma in quel bar, ci sono persone di destra e di sinistra, credenti e non credenti, e anche un discreto numero di persone colte e intelligenti.

Una gran parte dei neofascisti, probabilmente la maggioranza, sostiene in economia “terze vie” e “socializzazioni” che – tolta la retorica – non sono del tutto diverse dalle idee che sosteneva a suo tempo il PCI. Per negarlo, certi antifascisti ricorrono a sottili distinzioni teologiche tra “vero” e “falso” anticapitalismo, mentre hanno ben poco da ridire quando un governo di centrosinistra arriva al governo con la benedizione della Confindustria.

Altri neofascisti sognano forme improbabili di feudalesimo, qualcuno il liberismo più acceso.

Lo stesso succede anche in altri campi: sulla mailing list neofascista Area Bin Aria, un sondaggio ha rivelato che il 68% degli intervenuti considera che fascismo e cattolicesimo sono “due visioni opposte e quindi inconciliabili”. Come tanti sondaggi su Internet, con pochissimi votanti, la cosa dimostrerebbe poco; ma è interessante notare come questo risultato non abbia provocato alcun dibattito. E sembra che non abbia offeso i “camerati” di Forza Nuova che si considerano cattolici militanti.

Questo è possibile perché gli elementi “politici”, ma anche quelli riconosciuti come religiosi, sono tutti secondari, rispetto all’istintiva conservazione del gruppo.

(Continua…)

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18 risposte a Cuori neri e problemi di identità. Riflessioni sul neofascismo italiano (IX)

  1. utente anonimo scrive:

    “Insomma, è evidente che i neofascisti non hanno realmente la minima intenzione di vincere, perché ogni vittoria metterebbe a rischio la sopravvivenza della comunità.”

    E io insisto: se metto comunisti, posso tranquillamente dire che vincere è ogni volta una tragedia che mette a rischio la sopravvivenza della comunità, subito lacerata dall’insanabile dissidio tra il mito e la vita, in questo caso un’azione politica poco meglio che “da bar”?

    Nella generale delusione per l’incapacità dei politici italici, è per me motivo di gran divertimento vedere le giustificazioni che i partiti “mitici” usano per spiegare azioni politiche che col mito non hanno nessun rapporto (o sono in brutale opposizione).

    Mi spiace, ma qui si va nel partigiano, che pure Forza Italia si configuri spesso come partito mitico (qui l’età dell’oro è un altrove geografico ma non meno lontano). Invece Alleanza Nazionale, che ha quasi esplicitamente rigettato il mito neofascista, si trova in imbarazzo non per contraddizione delle azioni col mito fondante e giustificante l’esistenza stessa del partito ma per mancanza di detto mito: qualcuno sa dire perchè AN esiste?

    Ciao

    Francesco

    PS io devo essere strano, i rossi e i neri di cui ti occupi mi sono indifferenti e non interessanti (al massimo detesto gli ex-rossi oggi giornalisti per bene); come vorrei trovare che si interessasse dell’altro 90% di giovani che viveva allora in Italia.

  2. kelebek scrive:

    Per Francesco,

    Hai ragione sull'”altro 90%”, infatti non credo a chi parla di una “generazione assolutamente speciale”, quando si riferisce al ’68 e dintorni.

    Però forse è vero che i compagni “sentivano e parlavano”, i camerati almeno “sentivano”. Ma gli altri?

    Gli altri avevano storie di un altro tipo. Da una parte, erano storie collettive, nel senso che riflettevano i luoghi comuni dei loro tempi, e qui c’è davvero poco di umanamente interessante.

    Dall’altra, erano storie individuali, talvolta straordinarie e più interessanti di quelle dei “rossi” e dei “neri”, ma qui bisognerebbe fare un milione di biografie, senza poter fare alcun’analisi collettiva.

    Miguel Martinez

  3. terraemare scrive:

    bravo, bella analisi. potresti benissimo essere un sociologo uscito dall’università di trento nel ’68. la tua abilità nel spendere un discreto numero di parole, senza esprimere un concetto privo di senso infatti, ricorda i migliori parolai usciti da quel periodo così produttivo per la non cultura italiana. complimenti vivissimi!!

    ps. questo ho capito io. se invece volevi esprimere un concetto compiuto, del tipo i fasci sono zotici da bar, ecc.ecc…c’e’ chi sa farlo meglio e piu’ chiaramente!

    saluti!

    Fabrizio

  4. utente anonimo scrive:

    Alcune citazioni, così, tanto per rinfrescare la memoria di qualcuno:

    “Sia l’Esercito di Salò che le formazioni partigiane erano formate in larghissima parte da uomini con una sola speranza,sopravvivere,in un modo o nell’altro.Io andai con i Repubblichini, perchè non avevo scelta.”

    Dario Fo, premio Nobel per la letteratura

    “Per la maggior parte dei miei coetanei era stato soltanto il caso a decidere da che parte stare.Da una parte e dall’altra si sparava e si moriva in eguale misura.”

    Italo Calvino, scrittore

    “I più non scelsero.Fu la geografia a decidere per loro.Chi stava nel sud liberato era felice di rimanervi.Nel nord occupato i partigiani erano per lo più renitenti alla leva,con dubbia o inesistente fede antifascista.

    Nel 1943 i partigiani erano circa 1500, non più di 30.000 nel 1944 quando ormai gli Alleati erano a Firenze.Il 25 aprile 1945 erano 250.000. E a guerra finita divennero milioni.”

    Giordano Bruno Guerri, storico

    Ciao

    Ritvan

  5. utente anonimo scrive:

    Fabrizio

    credo che dovresti rileggere meglio e con più calma.

    Paolo

  6. utente anonimo scrive:

    Per Ritvan, “scegliersi la parte dietro la linea gotica” non fu facile per nessuno. Ma leggere Beppe Fenoglio (che era monarchico, un fazzoletto azzurro) rende le cose piu’ complicate di qualsiasi comparativismo spicciolo (da un Fo giustificazionista ad un Calvino che cambio’ piu’ volte idea, mentre il Guerri versa acqua sul bagnato). Fu una scelta dura, spesso non fu una scelta: pieta’ per i morti, dunque, ma non per le posizioni, che erano sbilanciate. Si trattava di occupazione tedesca, si inquadrava in un contesto globale piu’ ampio (ricordiamo i partigiani titini) e la sproprorzione di forze, con la Wermacht alle spalle dei pur scalcinati republicchini, faceva la differenza. Eh si’, a volte si tratto’ proprio di scelta, essendo l’intera Italia settentrionale occupata. Non mi risulta che in Italia meridionale sia sorto un movimento partigiano-fascista antiamericano (a parte tutte le botte che si sarebbero presi).

    Antonello

  7. kelebek scrive:

    Per Fabrizio, n. 4,

    Mi fai un complimento enorme e immeritato (quello di non esprimere mai concetti privi di senso).

    Comunque il resto del tuo discorso non mi è chiaro.

    Si coglie un tentativo di ironia, ma non si sa indirizzato a cosa.

    Io infatti non ho nulla a che fare con il mondo del ’68 e non ho mai voluto dire, nemmeno indirettamente, che “i fascisti sono zotici da bar”.

    Nemmeno un’occhiata al tuo blog, che è sostanzialmente una collezione di ritagli di giornale, aiuta a capire cosa intendevi dire.

    Se vuoi spiegarti meglio, proporre delle tue analisi – come stanno facendo altri commentatori, dalle idee più varie – puoi farlo liberamente.

    Miguel Martinez

  8. utente anonimo scrive:

    premetto che sto per sproloquiare un commento davvero becero.

    bella questa sequenza di articoli sulla nozione e il significato di “fascismo”. L’unica cosa è che consideri un po’ troppo la bibbia come sistema ideale di riferimento, addirittura come se la bibbia fosse uno schema antropologico. Quello che dico io è: ma 1000 e passa anni di paganesimo romano non ha portato niente di meglio , da arrivare nel 2006 dopo cristo a considerare la bibbia come il libro ispiratore degli archetipi della cultura occidentale. Io non so a te, ma a me la bibbia ha veramente rtto i coglioni: la citano tutti: bush, putin, olmert. Tutta brava gente. E meo male che nella bibbia soffia l’alito divino…

  9. kelebek scrive:

    Per Cloro (n. 9),

    grazie, sono sempre contento quando intervieni.

    Probabilmente mi sono spiegato male: non intendo affatto usare la Bibbia come testo sacro; intendo dire che la Bibbia ci offre esempi stranoti del ciclo della memoria-sacrificio-esilio-vendetta.

    Vuol dire che certi meccanismi antropologici sono ricorrenti, e non sono molto cambiati – come giustamente sottolinei – da 2.500 anni a questa parte.

    Poi citare la Bibbia (senza intenti teologici!) ci aiuta a uscire dalla solita melma dello sguardo corto, per cui la storia umana inizia sì e no nel 1939.

    A presto

    Miguel Martinez

  10. utente anonimo scrive:

    >premetto che sto per sproloquiare un commento davvero becero.<
    Per uno che si fa chiamare “cloroalclero” noblesse oblige:-)

    Ciao

    Ritvan

  11. utente anonimo scrive:

    vabè, ma voglio dire: la bibbia è stata scritta da e per gli ebrei. Sono loro il popolo eletto. Quelli che nessuno aveva il diritto di fare schiavo. Se poi il cristianesimo ha adottato questa scrittura , postulando che il riferimento al popolo ebraico era simbolico, è effetto dell’infestazione che la cultura cristiana ha assimilato dalla cultura ebraica. Avendo commesso un arbitrio interpretativo, peraltro. Perchè che sia simbolica, l’elezione del popolo ebraico, negli intenti di chi ha scritto quel libro, è tutto da dimostrarsi. La realtà è che la cultura ebraica ha fatto ereditare alla cultura cristiana una simbologia di autoritarismo (che deriva dall’autoritarismo divino) che, schiaffeggiato, grida (e attua) vendetta, che ha permeato i millenni successivi alla caduta dell’impero romano. Una cultura maschilista, che, addirittura, secondo le tue (ottime) analisi hanno imbevuto anche il neofascismo contemporaneo, asssurgendo a “parametro” di uno schema antropologico, secondo cui la terra va ripresa, la nostalgia spinge alla lotta, la persecuzione insegna ad essere ancora piu crudeli coi nemici, il sangue chiama sangue. Un paradigma di potere patriarcale, teo-tribale e maschilista che costituisce la radice della sottocultura del rapporto di forza che oggi intratteniamo con le autorità e che intrattengono gli stati tra di loro. Il millenarismo biblico è presente nel nucleo di molti pensieri che sono stati “di moda” in occidente: dal socialismo, laico e cristiano, al marxismo, in tutte le sue forme. Ora sappiamo che non scappa neppure il neofascismo. Ma sarà che forse la bibbia , se la bruciamo in piazza come origine di molti dei nostri problemi, non facciamo un soldo di danno?

    ciao.

  12. utente anonimo scrive:

    >Il millenarismo biblico è presente nel nucleo di molti pensieri che sono stati “di moda” in occidente: dal socialismo, laico e cristiano, al marxismo, in tutte le sue forme.<
    Mo’ te la vedrai con p. e saranno “mazzi tua”, come dice don Mazzi:-)

    Ciao

    Ritvan

  13. utente anonimo scrive:

    Quoto Fabrizio ma per Cloro.

    Però MM scrive meglio. Anche se trovo addirittura offensivo quello che scrive dei non-sessantottini: in verità, poichè non rientrano nei tuoi interessi, li squalifichi; eppure parlare di un 80% di individui o slegati o banali è una dichiarazione di incapacità di analisi, non un giudizio sensato.

    Ciao

    Francesco

  14. utente anonimo scrive:

    Però forse è vero che i compagni “sentivano e parlavano”, i camerati almeno “sentivano”. Ma gli altri?

    Scusa, il contenuto di quel “sentire e parlare” sono le ideologie neo-fascista e circa-comunista. E’ evidente che gli altri erano meglio, qualunque cosa facessero.

    Basta come tu vai dentro il neofascismo e ci trovi il vuoto pneumatico per darmi ragione. Poi non ci riesci per il circa-comunismo, e io mi tengo i giudizi di p. sull’antifascismo.

    Oggi posso dire “meglio i DC”. Io che non la reggo manco morta la DC.

    Francesco

  15. utente anonimo scrive:

    Cloroalclero, va bene. Diciamo che marx è una rincarnazione di gioacchino da fiore, sono l’ultimo d’una fila lunghissima. E potremmo aggiungere che la bandiera rossa è stata issata la prima volta in germania nella rivolta dei contadini guidata dal teologo munzer. Gli operai di lione arrivano buoni secondi. Ma poi? Siamo al luogo comune, alla banalità. Clicca jung e antropos (mito non biblico) su un motore di ricerca e vedrai un altro aspetto del comunismo. Non è che per questo ti debba piacere, ma insomma capirai che i luoghi comuni (come il millenarismo) vanno bene solo se li osservi da un altro lato, che ne riscatta la banalità.p

  16. terraemare scrive:

    Mi scuso per due motivi: per essere stato “becero” nel mio commento, senza argomentare cioè la mia allergia allo scritto in questione. E per non essere il mio blog esaustivo della mia personalità e del mio pensiero, essendo pieno solo di ritagli di giornale.

    Fuori da ogni polemica, spiego senza problemi che quello che non sopporto dell’argomento trattato, è il voler per forza trovare una spiegazione scientifica, in questo caso antropologica addirittura, ad un tipo umano, di cui evidentemente non si accetta l’esistenza pura e semplice.

    L'”essere” in questione, mi sembra di aver capito sia il fascista. Senza nessuna sfaccettatura politica; il tipo umano fascista quindi, di cui, ma forse mi sono perso le puntate precedenti, si danno per scontate alcune caratteristiche ben definite, e che mi sembrano direttamente discendenti da una serie di luoghi comuni.

    Non capisco cioè per mio limite personale, dove si voglia andare a parare. Forse prendendo in mano il Corano, troverà ancora maggiori affinità con il pensiero selvaggio e tribale del fascio. Ma con ciò non comprendo nè quale sia il punto di partenza, nè quale l’approdo.

    Basterebbe accettare che il fascismo è esistito, ed è stato un movimento politico e popolare fortissimo nel paese dove si è affermato; che il neo fascismo ne è stato l’erede diretto finchè a guidarlo sono stati i reduci del fascismo stesso. Che le persone che oggi si richiamano a quella esperienza, se non sono totalmente dei beceri, la inseriscono in un contesto storico, facendosi portatori di valori che il fascismo ha esaltato e forse anche mitizzato, ma che sono valori che trascendono il fascismo stesso, e si inseriscono nel più ampio filone del pensiero tradizionale.

    Ma forse accettare l’esistenza di un pensiero forte e articolato alternativo all’invincibile forza dell’intelligenza e della razionalità illuminista, e del suo figlio prediletto, il marxismo, è tosta!

    Mi scuso se mi sono dilungato

    Con stima

    Fabrizio

    PS. Il mio riferimento al ’68 non riguardava ovviamente il merito della questione, ma il modus operandi da pippa mentale.

  17. kelebek scrive:

    Per Fabrizio,

    ti ringrazio della risposta. A essere onesti, mi sembra che tu non abbia letto quello che ho scritto. Nulla di male, ovviamente, sei in ottima compagnia 🙂

    Però salti a conclusioni a cui mi viene difficile rispondere, perché sono cose già discusse qui.

    Ad esempio, tu riporti la questione semplicemente al giudizio politico sul fascismo, mentre io ho spiegato perché ritengo che la discussione sul fascismo storico sia irrilevante per capire il neofascismo.

    Inoltre, non ho espresso alcun giudizio umano sui neofascisti. Forse ti ha dato fastidio il concetto di “mutismo”.

    Ma è difficile negare quello che ho detto. Cioè che molti neofascisti si sono espressi in modo lucido e intelligente, ma solo a titolo individuale o per conto di piccoli gruppi.

    Mentre nessuno ha mai espresso qualcosa che tutti avrebbero potuto condividere.

    In questo senso, il neofascismo non si esprime verbalmente. Questo è un fatto che trovo interessante, perché è insolito, e mette in crisi anche l’antifascismo, se ci pensi bene.

    Figuriamoci poi se l’esistenza di un pensiero alternativo al marxismo pone problemi a qualcuno qui.

    A presto e grazie

    Miguel Martinez

  18. utente anonimo scrive:

    no, io condivido pienamente la fenomenologia delle diciture che ha fatto miguel e penso che non c sia davvero molto altro da dire, a livello di obiezioni. L’unica cosa (ma proprio per rompere le balle) è che, come ogni fenomenologia, essa si struttura attorno a un parametro di essenza, in modo da renderla esplicabile, che miguel reperisce negli schemi illustrati da certi episodi biblici. Nono stante io pensi che è corretto questo, perchè in fondo, avendo assunto la bibbia come testo sacro, siamo diventati “tutti ebrei” ,da un punto di vista strettamente di “gusto” avrei preferito un altro parametro…ma è un fatto personale, che non inficia il mio giudizio su quanto scritto da miguel che, secondo me, è verissimo.

    Sui rapporti tra marx e la bibbia, è illuminante lo scritto di spinoza (antecedente a marx) trattato teologico politico, dove racconta dell’essenza umana, del linguaggio, del destino e delle scritture. Il parallelo con la bibbia non è soltanto sul millenarismo, ma proprio sull’essenza umana.

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