Notizia buona, notizia brutta

Ci sono autori che non sono tagliati per scrivere su Internet: come me, sono troppo prolissi. Uno di questi è il filosofo ed economista Gianfranco La Grassa, che ha scritto una serie di articoli tanto lunghi quanto straordinariamente interessanti, pubblicati dal blog "Ripensaremarx". Mi riferisco ai testi, "Dall’epidermide alla struttura ossea" e "La dittatura democratica", entrambi sulle elezioni.

Vi anticipo solo un brano, che mi ha permesso di conoscere in anticipo l’esito delle votazioni di domenica:

Scalfendo un poco l’epidermide, possiamo citare lo scoop fatto il 15 marzo da .com (puntocom) e che nessuno si è sognato di smentire. Questo giornale ha appurato che Mieli, prima di scrivere il suo “editto” in favore del centro-sinistra, ha convocato e sentito tutti i reali proprietari del Corriere, quelli del “patto di sindacato” del RCS: Fiat, Pirelli (cioè Tronchetti che controlla pure Telecom), Ligresti (anch’egli pervicacemente attribuito a Berlusconi), Pesenti, Della Valle (Tod’s), Lucchini, Merloni, Bertazzoni, Edison, Mediobanca, Intesa (Bazoli), Generali, Capitalia, Gemina (Romiti).

Quel patto di sindacato, detto per inciso (un inciso rilevante), che doveva essere disdettato entro il 30 giugno di quest’anno in vista della scadenza fissata alla stessa data del prossimo anno, e che è stato frettolosamente rinnovato in questi giorni fino al 2009 (in tale patto dovrebbe entrare anche Benetton, cui viene offerto un 5% della quota ancora in mano a Ricucci; il problema è stato al momento rinviato a dopo le elezioni).

Tornando all’editto di Mieli, non c’è stata semplice maggioranza, ma unanimità della proprietà sopra indicata nel placet ad esso. Per cui è pura divisione delle parti quella che si è vista all’assemblea degli industriali a Vicenza, dove Montezemolo ha dichiarato di “non tirarlo per la giacchetta” onde farlo schierare politicamente, mentre Della Valle assumeva il ruolo dell’attacco frontale a Berlusconi. Ed è uno spettacolo indicativo e veramente “edificante” vedere il vertice confindustriale (con tutti i proprietari della RCS sopra indicati) attaccato – per un giorno – da Berlusconi e tutto il centrosinistra difenderlo a spada tratta ed essere addirittura indignato per tali “proditorî” attacchi.

La notizia buona è che Berlusconi se ne va.

La notizia brutta è che arriva il centrosinistra.  

Questa voce è stata pubblicata in Uncategorized e contrassegnata con , . Contrassegna il permalink.

32 risposte a Notizia buona, notizia brutta

  1. utente anonimo scrive:

    Ecco.

    Quoto la tua ultima frase.

    MJ

  2. utente anonimo scrive:

    Io non so se la vittoria della sinistra sia così scontata, anche se è probabile. Ciò che so, è che berlusca, soprattutto nell’ultima fase di campagna elettorale ha avuto atteggiamenti da “desperado”, di chi si gioca il tutto per tutto d’una partita impari. Ma questo atteggiamento ha una sua forza e una sua presa, che nasce dall’interno d’un mito consolidato del capitalismo. Non si tratta tanto del “self made man” economico (vecchio mito, se d’un nuovo riccone nel satyricon si poté dire “ab asse crevit”) ma del singolo cavaliere di ventura contro i poteri (economici e politici) consolidati. Chi ha letto qualcosa degli intellettuali destri, quelli che spiegano la loro preferenza a berlusca secondo una dottrina politico-economica, essi mettono soprattutto in risalto questo aspetto della figura del “cavaliere” di arcore. Lui è il libero battitore, il portatore delle istanze dei singoli che emergono dalla competizione sociale, e che trovano nelle stratificazioni di potere storiche un intoppo al loro libero emergere, quelle stratificazioni che vengono, con sbrigativa frase giornalistica, definite “i poteri forti”. Per questo costoro non si reputano conservatori, ma rispediscono al mittente di sinistra quest’etichetta. È un mito da non sottovalutare, che esercita un forte fascino, e che berlusconi ha cavalcato con piena consapevolezza ed efficace spregiudicatezza. Il “disperatus homo”, come già cesare chiamava i galli che guidavano piccoli gruppi dediti ad atti che oggi definiremmo “terroristi”, da sinistra, è, da destra, il “maverick”, la bestia non marcata, che in america indica l’uomo fuori dai giochi e dai gruppi di potere. Per una certa ideologia, la capacità di durata del capitalismo nasce dal continuo ripullulare dal suo ventre di questi personaggi fuori dagli schemi, che rompono la crosta di potere dell’assetto capitalistico precedente, permettendo che non si sclerotizzi. Inutile dire che quest’ideologia è fondata…

  3. utente anonimo scrive:

    Commento incompleto. completo e, visto che ci sono, correggo una svista: “desperatus”, non il maccheronico “disperatus”.p

    Inutile dire che quest’ideologia è fondata su alcuni aspetti reali e importanti della società capitalista. Va da sé che uno come berlusconi potrebbe solo fingere di essere ciò che non è mai stato, come certi giornalisti specializzati in “vita berlusconis” facilmente dimostrano, ma questo è secondario. Chi vuol essere eletto vuole essere rappresentante, e cerca di rappresentare la commedia che gli spettatori vogliono farsi rappresentare. E non intendo affatto sminuire il sistema elettorale con questa analisi “teatrale” del suo meccanismo di rappresentanza, che, anzi, in questa capacità di commedia sta il suo più forte fascino. Resta da vedere, tornando a berlusca, quanto gli abbia fatto rimontare questa tattica finale, non solo verso lo schieramento avversario per la vittoria finale, ma anche, con intelligente doppia mira, all’interno del suo schieramento, sui partiti alleati, per poter contrattare, se del caso, una buona sconfitta, invece che una resa senza condizioni. Questo punto è spiegato da la gassa (molto interessanti i due articoli) con ammirevole chiarezza.p

  4. utente anonimo scrive:

    Anonimo di prima.

    Tutto vero e interessante, ciò che hai scritto.

    Però, diciamo che è vero in generale, e che Berlusconi è avvertito come uomo simile, ma nei fatti non lo è.

    Prima di tutto per come è venuto fuori, bene o male è SEMPRE stato legato a gruppi di potere. Anche se diversi negli anni.

    E poi, perchè prima della ultime elezioni e per un certo periodo della legislatura, lui ha potuto contare sull’appoggio dell’ ” estabishlment ”

    Che è venuto meno dopo un po’.

    Perchè non hanno ottenuto ciò che chiedevano ? Ne dubito.Forse è vero solo in parte.

    Basti considerare i vari ” favori ” concessi a Tronchetti Provera.

    Sì, adesso da parte berlusconiana si accredita il fatto che lui lotta contro i grandi poteri, e gli si accodano i piccoli, con D’ Amato, per esempio.

    Solo che D’Amato è stato messo in Confindustria per impulso di Berlusconi, e venne salutato come l’uomo che portava la ” cultura del fare “, contro quei parassiti dei grandi gruppi.Bene, ad un certo punto lui diventa il Capo Di Confindustria. Ora, si dice che la base di Confindustria e naturaliter berlusconiana, giusto ?E che faceva la Confindustria berlusconiana con a capo un berlusconiano Doc ?

    Per esempio, già dopo qualche tempo di governo, esprimeva perplessità sule scelte del governo.

    Tipo questi :

    Due indizi fanno una prova, nel gergo del cinema noir. Nel medesimo giorno, il 14 di novembre, sul quotidiano controllato dalla Confindustria, Il Sole 24 ore, appare in prima pagina un corsivo non firmato, che espone preoccupazione e malessere verso il rallentamento del processo di privatizzazione delle imprese pubbliche, ma, anche e soprattutto, verso la scarsa attenzione che il governo dedica alla liberalizzazione dell’economia. Essendo considerata, dall’autore del corsivo, la liberalizzazione come la premessa logica ed operativa di ulteriori privatizzazioni e non la conseguenza naturale di un…

  5. utente anonimo scrive:

    Ahhh..che schifo di commento, che ho fatto.E’ venuta tagliata una buona parte.

    Miguel, ti prego di cancellarlo.

    Cmq, il succo del mio commento era che , sarò ingenua, ma non credo che i motivi per cui Confindustria critica Berlusconi siano solo di natura opportunistica, cioè perchè non otterrebbero ” favori ” da questo governo.

    Sì’, Berlusconi e i suoi ” simpatizzanti ” sostengono questa tesi.

    Solo che non è vera, o non è sempre stata vera.

    Per esempio, appena dopo insediato il governo, cominciano a spuntare perplessità sulla sua azione.

    Tipo questa di Ideazione

    ” I fatti sono sotto gli occhi di tutti ed i problemi, che di quei fatti sono conseguenza, anche. Gli individui, e le loro organizzazioni reagiscono al malessere provocato dalle mancate riforme e dallo scarto tra gli impegni e le realizzazioni. Questo fenomeno non si traduce in instabilità istituzionale: esso è assai meno pericoloso per la continuità dell’azione di Governo delle tante crisi extraparlamentari della “vecchia repubblica” Questo fenomeno è salutare per il sistema perché ricorda l’importanza di tenere fede all’impegno di rinnovare il paese e di rimuovere i lacci ed i laccioli che ne paralizzano la crescita. Perché il paradosso è proprio questo: un sistema ingessato come l’Italia non reggerebbe alla spinta di una manovra espansiva della spesa, che pure da varie parti si invoca per evitare lo spettro della RECESSIONE. Senza cambiare la previdenza, senza liberalizzare il mercato del lavoro, senza aprire alla competizione vera i servizi pubblici locali e la produzione di energia, piuttosto che le telecomunicazioni ed il mercato immobiliare, non c’è spesa pubblica capace di rilanciare la produzione…

    .

    Ideazione, mica Repubblica.

    Poi, si dice che Berlusconi sia sostenuto dai piccoli gruppi.

    Questo è vero, e ad un certo punto Berlusconi è riuscito a portare in Confindustria uno di questi, uno di quelli che in…

  6. utente anonimo scrive:

    ..( Riprendo )…uno di quelli che in questi giorni si è schierato con lui, Antonio D’ Amato.

    Antonio D’Amato rappresentava proprio i piccoli imprenditori, doveva portare ” aria nuova “, la ” cultura del fare ” invece della politica parassitaria dei grandi gruppi.

    E che diceva D’ Amato del governo di Berlusconi ?

    Ecco qui

    Confindustria. Il presidente D’Amato critica ancora il Dpef: “Documento generico e insufficiente, rischiamo il crack”

    Roma, 23 luglio 2003

    Senza le necessarie riforme strutturali in Finanziaria, a partire da quella delle pensioni, l’Italia rischia un vero e proprio “crack competitivo”. Il grido d’allarme è del presidente di Confindustria, Antonio D’Amato, per nulla soddisfatto del Dpef varato dal Governo e approdato in Parlamento: “Un documento tardivo, generico e insufficiente”, ha detto, in cui manca quella svolta necessaria per agganciare la ripresa e rilanciare lo sviluppo.

    Persa la strada delle riforme

    Il leader degli industriali, nel corso della conferenza stampa seguita alla riunione di Giunta, punta chiaramente il dito sul Governo che, a suo modo di vedere, nel Dpef non si è assunto fino in fondo le proprie responsabilità: “La strada delle riforme sembra si sia improvvisamente persa nel corso degli ultimi mesi e, soprattutto, nel corso delle ultime settimane”. Questo “preoccupa fortemente” Confindustria che insiste sulla necessità di una “Finanziaria di sviluppo”: “L’alternativa – ha sottolineato – è una Finanziaria di recessione”, che proprio nel momento della ripresa della congiuntura internazionale ci porterebbe dritti verso un “crack competitivo”, con l’Italia destinata a rimanere “schiacciata nella tenaglia costituita da Stati Uniti e paesi asiatici.

    http://www.rainews24.rai.it/Notizia.asp?NewsID=39491

  7. utente anonimo scrive:

    Ribadisco il mio commento del post precedente: senza troppi giri di parole, la scelta è tra capitalismo cialtrone e capitalismo globale.

    Berlusconi ha la benedizione della mafia, degli evasori, dei furbetti del quartierino, dei monopolisti all’italiana.

    Prodi la benedizione del Fondo Monetario, della finanza internazionale,del Bilderberg, della Trilaterale eccetera.

    A noi l’ardua sentenza.

    La timida donzella

  8. utente anonimo scrive:

    …Ora, a parte la considerazione che D’Amato che doveva rappresentare la ” rivoluzione ” non se lo ricorda quasi più nessuno,tanto è stato incolore, pensiamoci un po’ su:

    Confindustria, guidata da un berlusconiano, con la base berlusconiana, criticava apertamente il governo paventando la RECESSIONE.

    Per cui, secondo me, all’inizio I ” poteri forti ” hanno puntato su Berlusconi.

    E poi l’hanno mollato semplicemente perchè la sua azione di governo è stata deludente.

    E chiudo qui scusandomi per la confusione:)

    Mj

  9. utente anonimo scrive:

    Ma perché dovremmo per forza dare una sentenza? Per ripetere il faber di “storia di un impiegato”:

    “Non mi aspettavo un vostro errore

    uomini e donne di tribunale,

    se fossi stato al vostro posto,

    ma al vostro posto non ci so stare.”

    È così difficile capire che chi non vota, almeno alcuni, prima di qualunque sentenza, schifano il tribunale che la pronuncia?p

  10. kelebek scrive:

    Per l’autrice del commento #6…

    Il problema sta tutto lì, nella mancata “riforma strutturale”. Cioè, per dirla in due parole, loro si aspettavano che Berlusconi facesse davvero la svolta verso il capitalismo totalitario.

    Così non è stato, probabilmente perché il mondo dei rancorosi piccoli imprenditori, della “gente che lavora”, come anche di tanti gruppi sociali più o meno improvvisati o arraffoni – insomma la base berlusconiana – non aveva quegli stessi interessi.

    Una volta che chi chiedeva la “riforma strutturale” ha capito che da Berlusconi c’erano solo chiacchiere liberiste, ma poca sostanza, hanno cooptato l’altro schieramento.

    Proprio per realizzare la “riforma strutturale”.

    Miguel Martinez

  11. utente anonimo scrive:

    P, la tua posizione ha un suo perchè.

    Forse è anche la più nobile e giusta.

    Così come FORSE, per poter poi avere il diritto di criticare il governo, qualunque governo, bisogna fare la fatica di andare a votare.

    ” sporcarsi le mani ” ahimè.

    P.S.

    LE citazioni da me riprese nei miei commenti precedenti erano dal blog di Gianni Guelfi.

    Mj

  12. utente anonimo scrive:

    Miguel, certo.

    Solo che io allora non capisco perchè poi, per il cs , sarebbe una ” colpa ” appoggiare una politica ANCHE liberista.

    Si chiama centro-sinistra, al suo interno ci sono riformatori liberali, Amato, Rutelli, e Polito e altri.

    Posso capire che l’assortimento non piaccia, ma non capisco perchè non dovrebbe cercare il compromesso fra le sue varie anime.Prestando quindi anche attenzione alle istanze più liberali.

    Si vuole un cs più progressista o spostato a sinistra ?

    Allora votiamo le sue parti più estreme.

    Secondo me ci dimentichaimo che ci sono state le primarie. E le primarie hanno eletto Prodi, un democristiano,quindi un uomo di centro, non Bertinotti.

    La scelta di non votare è assolutamente legittima e ne sono tentata quanto mai.

    Ma l’argomento della politica ” liberista ” del Cs non mi sembra il più indicato per criticare il csx.

    A me sembrano più pertinenti le obiezioni riguardo alla tenuta di un eventuale governo di csx, oppure l’accordo sul programma.

    Oppure ancora, quante scelte ” laiciste ” si avrà il coraggio di portare avanti.

    Mj

  13. utente anonimo scrive:

    >Berlusconi ha la benedizione della mafia, …La timida donzella<
    Te lo ha confessato timidamente Totò Riina in persona?:-)

    Ciao

    Ritvan

  14. utente anonimo scrive:

    No Ritvan.

    Ma 61 collegi su 61 la dicono lunga, senza dover interpellare Riina.

    Quanto alle “riforme strutturali”, sono assolutamente d’accordo con Miguel.

    La timida donzella

  15. utente anonimo scrive:

    MJ, non credo che un affermazione della sinistra “radicale” (sic) possa cambiare le cose.

    Un partito socialdemocratico “di sinistra” come il PRC, anche se prendesse il 60% dei voti, potrebbe ad esempio abolire i contratti a tempo determinato?

    Quali sarebbero le ricadute?

    Io credo che il riformismo progressista che propone un capitalismo “temperato” sia un utopia in quanto influenzato dall’economia globale, quindi fino a quando non si supera il capitalismo (se mai si supererà) ci si deve rassegnare a vedere governi di “sinistra” fare quello che DEVONO fare: gli interessi dei dominanti.

    Marco

  16. kelebek scrive:

    Per MJ,

    Io non muovo alcuna accusa al centrosinistra. Credo che siano dei politici, che fanno il proprio mestiere.

    Che è quella di conciliare i resti della DC, le grandi strutture economico-amministrative ereditate dal PCI, i vincoli statunitensi e della NATO e gli interessi – come precisa la nostra timida amica – del “del Fondo Monetario, della finanza internazionale,del Bilderberg, della Trilaterale eccetera.”

    Presumo che lo faranno con una certa serietà, visto che gli ex-PCI e gli ex-DC hanno tutta un’altra capacità burocratica e diplomatica dei pittoreschi Calderoli e Santanché.

    Io ce l’ho solo con chi mi dice che io, che non sono un funzionario del Monte dei Paschi né della Tod’s, avrei il dovere morale di mandarli al governo.

    Miguel Martinez

  17. utente anonimo scrive:

    Miguel, secondo te.

    D’accordo anch’io con la donzella.

    Riguardo ai ” poteri forti “, che poi erano il punto del post.

    Premetto che io non credo che Confindustria appoggi realmente il csx, e che semmai si tratta di appoggio ” passivo “.

    Secondo te, Confindustria avrebbe tenuto lo stesso atteggiamento verso il governo Berlusconi o verso il csx se le primarie le avesse vinte Bertinotti?

    No, non ne sto facendo una battaglia, o una polemica,non voglio contestare il tuo non voto o che altro.

    Solo una domanda. Perchè per me la risposta è no. Mentre per te potrebbe essere diversa . E forse potrei essere d’accordo con le tue spiegazioni.

    E no, non hai il dovere di mandare al governo nessuno.

    Semmai di mandare via qualcun altro, ma non è mica un obbligo 🙂

    MJ

  18. kelebek scrive:

    Cara MJ,

    Hai ragione. Non è che la Confindustria appoggi il centrosinistra in quanto tale. In passato, ha probabilmente appoggiato la CdL, anche se con riserve.

    Come gli americani si appoggiano agli sciiti in Iraq – non certo per principio – anche in Italia, penso che i poteri forti trovino utile appoggiarsi al grande apparato e dell’esperienza amministrativa che proviene dal PCI, e che non ha riscontri a destra; e sopratutto della possibilità che quell’apparato ha di controllare la protesta sociale.

    Ci sono probabilmente anche problemi a fare la “riforma strutturale” con la base simil-leghista della destra.

    E’ ovvio poi che aiuta il fatto che Prodi sia da sempre un uomo del potere finanziario, un funzionario affidabile.

    Ritengo che Bertinotti sia un uomo privo di principi quanto Giuliano Ferrara, quindi il fatto che appartenga a un partito che si dice ancora “comunista” (ma pare che stia per cambiare, se non nome, almeno simbolo) conta poco. Ma probabilmente, lo riterrebbero troppo farfallone ed esibizionista per appoggiarlo.

    Ma ovviamente non possiedo la risposta: anch’io sono rimasto sorpreso dalla vastità dell’aiuto che i “poteri forti”, nazionali e non, stanno dando al csx (vedi anche gli altri elementi citati da La Grassa), quindi non sono un buon profeta, né capisco ovviamente tutti i meccanismi del controllo sociale ed economico in Italia.

    Miguel Martinez

  19. AndreaRusso scrive:

    E’ proprio dopo aver conosciuto quello che il tuo post, Miguel, analizza e constata, che ho deciso di aderire a Rifondazione, alla corrente ferrandiana. Lo stesso tipo di analisi. Anzi, noi siamo pure più cattivi, basta leggere le news pubblicate sul sito -a cui ci si può arrivare dal mio blog: non voglio fare pubblicità :-).

    Andrea

  20. utente anonimo scrive:

    Miguel mi apre sia stata attribuita a Cuccia la frase :” per meglio ” imbrogliare ” i poveri, meglio un governo di sinistra “.

    Ma il termine esatto non era proprio ” imbrogliare “:)

    Cmq, la mia domanda non era solo per verificare la mia opinione.

    Ma mirava più a chiedere come si potrebbe incidere davvero sulle scelte della politica.

    Oddio, forse il sistema va verso l’implosione generale come dice Massimo Fini, personalmente lo ritengo probabile.

    Ma nel frattempo ? Che fare se si vuole migliorare le cose , essendo al momento esclusa una rivoluzione o un collasso ?

    Domanda retorica, ovvio, non sei obbligato a rispondermi.

    MJ

  21. utente anonimo scrive:

    Già che fare nel frattempo?

    Il punto è questo, perchè le analisi di Gianfranco la Grassa sono abbastanza fondate, ma si deve pur vivere , no? E se in Toscana la sanità mi funziona meglio con il centro sinistra che con il centro destra io voto per il primo.

    O lo so di semplificare, avrei ben altre ambizioni……

    Maria

  22. utente anonimo scrive:

    >Berlusconi ha la benedizione della mafia, …La timida donzella<
    “Te lo ha confessato timidamente Totò Riina in persona?:-)”

    >No Ritvan. Ma 61 collegi su 61 la dicono lunga, senza dover interpellare Riina.< Hmmm…me l’aspettavo questa:-). A questo punto, – come diceva Lubrano -le domande nascono spontanee:
    1. Allora non è vero che – come molto onorevoli ed autorevoli “sinistrorsi” partecipanti di questo blog hanno sostenuto – la mafia sia un fenomeno marginale, limitato a qualche centinaio (o qualche migliaio, ad essere generosi) di delinquenti incalliti e che il resto della popolazione sicula- la stragrande maggioranza – siano probi ed onesti cittadini?

    2. Ammessa e non concessa la veridicità del punto 1, come ti spieghi che solo la mafia sicula abbia deciso di “benedire” il Berlusca, mentre le sue “consorelle” – ndrangheta, camorra e Sacra Corona Unita – nei “loro” territori lasciano fiorire un tripudio di “rossi”, sia a livello locale che parlamentare?(forse l’elezione di Nichi Vendola a presidente in Puglia vuol dire che la Sacra Corona Unita ha deciso che “l’uomo d’onore” si deve dare agli amorazzi gay?:-) ).

    Ciao

    Ritvan

    P.S. Su, su, non esser timida nel tentare di approfondire – magari usando il proprio cervello – certi slogan imbecilli e vagamente razzistoidi della sinistra, come quello sulla “mafia pigliatutto”!

  23. AndreaRusso scrive:

    Mah, Nichi non ha preso proprio tutti i voti da noi. Solo per una micro percentuale ha vinto alle scorse regionali su Fitto (circa 50,1% contro 49,9%).

    Poi comunque è ovvio che la mafia potrebbe pure apparentarsi coi D.S. come con F.I….

    Andrea

  24. utente anonimo scrive:

    Appunto, Andrea, pertanto sarebbe ora di smetterla con ‘sta barzelletta che chiunque vinca le elezioni in Sicilia si è imparentato per l’occasione con la mafia. Perché potrebbe diventare un boomerang nel caso vincessero i compagni. Anche se i compagni potrebbero per l’occasione trovare la scappatoia decretando per bocca di Luciano Violante che la mafia non esiste più:-).

    Ciao

    Ritvan

  25. utente anonimo scrive:

    Miguel,

    quindi, se avessi letto in tempo il tuo post 10, avrei dovuto votare centrosinistra?

    Non è che sia molto convinto, anche se ormai è troppo tardi.

    Ciao

    Francesco

    Ritvan, che domande maleducate che fai, ipotizzare che le altre mafie italiane non siano naturaliter berlusconiane … non aprire quella porta!

  26. utente anonimo scrive:

    >Miguel, quindi, se avessi letto in tempo il tuo post 10, avrei dovuto votare centrosinistra? Non è che sia molto convinto, anche se ormai è troppo tardi. Francesco<
    No, all’analisi di miguel manca un dato fondamentale. Berlusconi ha detto infinite volte che le cosiddette “riforme strutturali” sia la Thatcher che Reagan le fecero nel loro secondo mandato (dopo aver acquisto la neccessaria “esperienza di manovra”) e che anche lui intendeva fare così. Evidentemente c’è chi non gli ha creduto. Oppure più semplicemente avrà pensato che certa magistratura avrebbe continuato a perseguitarlo, costrintgendolo a fare infinite Cirami-Cirielli-Gasparri-Pecorelle e chi più ne ha più ne metta al posto delle agognate riforme strutturali indispensabili per tirar fuori l’Italia dal semifeudalesimo.

    >Ritvan, che domande maleducate che fai, ipotizzare che le altre mafie italiane non siano naturaliter berlusconiane … non aprire quella porta!<
    Vediamo come sono stavolta i numeri in Sicilia:-). Probabilmente i kompagni diranno che il Berlusca ha fatto schifo perfino agli “uomini d’onore”:-)

    Ciao

    Ritvan

  27. utente anonimo scrive:

    x p.

    dopo questa notte, come fai a non innamorarti dei ludi cartacei della democrazia?

    soprattutto un animo poetico come il tuo dovrebbe aver apprezzato moltissimo

    ciao

    Francesco

  28. utente anonimo scrive:

    Mica l’ho negato il fascino del gioco democratico. Ma non è più il mio gioco. Sai la cosa più spassosa a cui ho assistito? Che quando berlusconi, nella sua rincorsa con ogni mezzo alla rimonta, se n’è uscito con la chiara frase classista che la sinistra, e in particolare quella massimalista propone di rendere uguali il figlio del professionista e il figlio dell’operaio, con cruda contrapposizione, a insorgere sono stati proprio i comunisti, elevando un inno alle possibilità che anche il figlio dell’operaio deve avere in questa società. Cioè, ma la cosa mica mi stupisce, all’interclassismo in nome della carriera. E poi scrivono peana all’eretico pasolini, di quanto avesse già capito della cosiddetta deriva berlusconista da “fascismo” in giacca e cravatta. I maggiori difensori del capitalismo, da almeno 50 anni sono i comunisti, qualcosa pasolini di questo aveva intuito. Non troppo, a causa della sua infatuazione gramsciana. Ma voglio citare dalla sua poesia “alla bandiera rossa”:

    Chi conosceva appena il tuo colore, bandiera rossa,

    sta per non conoscerti più, neanche coi sensi:

    tu che già vanti tante glorie borghesi e operaie,

    ridiventa straccio, e il più povero ti sventoli.

    Ma era ancora troppo poco iconoclasta, quella bandiera non va più sventolata da nessuno. Ah, la stupidaggine dei comunisti che rimproverano (oggi tocca a bertinotti) a qualche politicante di voler togliere simboli che loro stessi avrebbero dovuto strappare da ogni manifesto, per dirsi decentemente i continuatori di quei simboli. Oggi noi si è coboldi, si deve scavare fino al centro della terra per acchiappare la farfalla che vola in cielo. Anche se quella luce che vediamo laggiù davanti a noi, qualcuno potrebbe dire che in realtà è in fondo ai nostri occhi.p

  29. utente anonimo scrive:

    Ps: una volta ho fatto anche il rappresentante di lista, per i radicali. E mi sono divertito. Dato che io tendevo a dare per buona qualunque scheda in cui fosse possibile almeno intuire la “volontà dell’elettore”, al di là di qualche vizio di forma nell’espressione del voto, quando tra scrutatori delle parti politiche contrapposte nasceva un contrasto sulla regolarità d’una scheda, io finivo sempre per essere interpellato, ora da quelli del pci, ora da quelli della dc, soprattutto, come arbitro della contesa, quando un loro voto era a rischio. Ne ho salvati parecchi di voti di entrambe le parti, con la mia larga interpretazione della “chiara volontà dell’elettore”. Ma ormai mi trovo sotto le fondamenta di qualunque seggio elettorale.p

  30. utente anonimo scrive:

    Caro p.

    certo che trovarti nella parte del “vecchio saggio” che dirime le dispute sui voti è una gran sorpresa.

    mi sovviene il farmacista liberale di Guareschi, che arbitrava le partite di pallone tra cattolici e comunisti.

    come hai perso fiducia nel sistema democratico? io sono un vecchio di 37 anni, quasi un cinico, e ancora mi commuove il fatto che per un giorno si sia tutti uguali.

    ciao

    Francesco

  31. utente anonimo scrive:

    “Chi conosceva appena il tuo colore, bandiera rossa,

    sta per non conoscerti più, neanche coi sensi:

    tu che già vanti tante glorie borghesi e operaie,

    ridiventa straccio, e il più povero ti sventoli. ”

    Cantava mia nonna:

    bandiera rossa

    color dell’erba

    ‘na bella merda

    in bocca ai democristian!

    Paolo

  32. utente anonimo scrive:

    Associazione marxista rivoluzionaria

    PROGETTO COMUNISTA

    sinistra del PRC

    http://www.progettocomunista.it;

    indirizzi di posta elettronica: Associazione (amr@progettocomunista.it); newsletter nazionale (informa@progettocomunista.it);

    La informiamo, ai sensi Decreto legislativo del 30 giugno 2003, n. 196, che il Suo indirizzo e-mail è stato da noi reperito attraverso fonti di pubblico dominio e attraverso un messaggio ricevuto da noi o da membri della nostra Associazione. Se non siete interessati a ricevere informazioni, materiali e documenti sull’attività e le posizioni politiche dell’AMR Progetto Comunista – Sinistra del PRC, La preghiamo di segnalarcelo spendendoci un mail, avendo cura di precisare l’indirizzo che vuole venga rimosso dalla lista. Grazie.

    ——————————————————————————–

    Per mantenere una opposizione di classe e comunista

    ad ogni governo della borghesia

    APRIAMO IL PROCESSO COSTITUTIVO DEL

    PARTITO COMUNISTA DEI LAVORATORI

    Col voto di fiducia al governo Prodi e l’ingresso in tale governo si conclude l’esperienza storica del PRC quale forza d’opposizione e si rende necessario per i comunisti un nuovo cammino politico.

    Il PRC nacque quindici anni fa come “cuore dell’opposizione” contro la deriva governativa del PDS, contro la nascente Europa di Maastricht, contro l’alternanza del bipolarismo maggioritario, contro la concertazione del luglio 92-93. Per questo raccolse le energie e le speranze di un vasto settore di lavoratori e di giovani alla ricerca di un’altra sinistra, finalmente coerente, finalmente alternativa alle classi dirigenti del paese.

    Ma questa domanda è stata privata sistematicamente di un progetto anticapitalistico di riferimento lungo una infinita altalena di svolte e controsvolte che ha depresso e demotivato potenzialità enormi.

    Oggi, 15 anni dopo, il PRC ha concluso la sua parabola entrando in un governo che nega alla radice tutte le ragioni sociali che il partito ha raccolto e tutte le sue bandiere fondative: un governo guidato dai massimi tutori dell’Europa di Maastricht, basato su un organica coalizione di alternanza ,fondato su un programma di concertazione e di “alleanza leale con gli Stati Uniti”. Un governo sostenuto dai vertici della Confindustria e dalle principali banche del paese. Un governo che si presenta, non a caso, col biglietto da visita di una nuova manovra economica di sacrifici, di un ennesimo rifinanziamento delle missioni militari, a partire dall’Afghanistan .e dell’adesione alla politica UE di boicottaggio contro l’ANP e il popolo palestinese.

    Il coinvolgimento del PRC e di tutte le sinistre in questo governo avrà l’unica funzione di coprire quella politica agli occhi dei lavoratori e delle masse popolari , privandole di ogni riferimento di opposizione. La presidenza della Camera a Bertinotti è la premiazione onorifica di questa capitolazione alla borghesia italiana.

    Abbiamo cercato a lungo, con tutte le nostre forze, di scongiurare quest’esito. Lungo tutta la storia del PRC ci siamo battuti per affermare nel partito una prospettiva coerentemente anticapitalistica che fondasse il carattere strategico dell’opposizione ai governi delle classi dominanti. E in questo quadro abbiamo difeso il partito e il suo ruolo di opposizione dalle scissioni filogovernative di sue minoranze dirigenti, prima di Crucianelli, poi di Cossutta. Oggi è la maggioranza dirigente del PRC a imporre la scissione governativa del partito dalle sue ragioni e radici.

    Fino all’ultimo momento utile ci siamo battuti, nel Partito, per sbarrare il passo a questa corsa governista, per tenere aperta la via di una inversione di marcia: chiedendo una verifica democratica interna sul programma dell’Unione, prima e dopo la campagna elettorale; facendo appello all’insieme delle minoranze, rappresentative del 41% del partito, per una battaglia comune alternativa alla maggioranza governativa del PRC, in opposizione all’ingresso al governo.

    Ma tutti gli appelli sono caduti nel vuoto. La maggioranza ha imposto il fatto compiuto dell’ingresso al governo su un programma sottratto ad ogni verifica, sia del partito che dei movimenti. I gruppi dirigenti delle minoranze hanno dismesso o profondamente attenuato ogni opposizione interna proprio nel momento in cui la maggioranza realizzava la politica contro cui si era si era battuto il 41% del partito; sino all’incredibile sostegno alla maggioranza bertinottiana sul rifinanziamento della missione militare in Afganistan.

    Ora è giunto il momento di un assunzione di responsabilità, in coerenza con tutto il nostro percorso. Così come siamo stati leali, sino all’ultimo, verso un partito di opposizione, non seguiremo la sua trasmutazione di governo. Abbiamo detto al Congresso di Venezia che una opposizione di classe e comunista è irrinunciabile in Italia: dunque non vi rinunceremo. Non ci faremo corresponsabili di un passaggio di campo di tutte le sinistre nel governo della grande industria e delle grandi banche. Non collaboreremo a privare le lotte dei lavoratori e dei giovani di un proprio punto di riferimento politico autonomo come vorrebbero le classi dirigenti del paese. Non ci rassegneremo a lasciare pericolosamente a Berlusconi il monopolio dell’opposizione , di stampo populista. In ogni caso non baratteremo i nostri principi , la difesa dei lavoratori, la rifondazione comunista con la negoziazione di cariche e di ruoli. Perché l’unica ragione del nostro impegno politico è la difesa delle classi subalterne e la lotta per una prospettiva socialista.

    Per tutto questo dichiariamo oggi le nostre dimissioni dal partito e dai suoi organismi dirigenti e facciamo appello a tutti i sinceri comunisti, ovunque collocati, per intraprendere insieme una nuova prospettiva politica: la prospettiva della costruzione di un Partito Comunista dei Lavoratori. Di un partito di opposizione alle classi dominanti e al loro governo, impegnato nelle lotte e nei movimenti. Di un Partito che lotta per l’autonomia del movimento operaio e di tutti i movimenti di lotta dalle coalizioni borghesi di alternanza: a favore di un polo autonomo di classe e anticapitalistico. Di un partito che lavora a ricondurre ogni conflitto e rivendicazione immediata ad una prospettiva di alternativa di società e di potere, su scala nazionale ed internazionale.

    E’ necessario rilanciare un’opposizione sociale di massa nel paese, che unifichi in una grande vertenza generale la rivendicazione di un forte recupero salariale, dell’abolizione delle leggi di precarizzazione del lavoro, del salario sociale ai disoccupati, della nazionalizzazione sotto controllo operaio delle industrie in crisi o che licenziano. E’ necessaria una opposizione radicale che sostenga senza riserve le lotte popolari contro le grandi opere, come la TAV ; l’abrogazione delle leggi Moratti- Zecchino sull’istruzione; la piena affermazione di diritti e ragioni di tutti i lavoratori immigrati, contro le leggi reazionarie degli ultimi 10 anni; i pieni diritti civili per tutti/e contro la reazione clericale oscurantista , antifemminile e anti omosessuale, che trova sponde in ampi settori del centrosinistra . E’ necessaria una opposizione che colleghi le lotte dei lavoratori in Italia alle lotte dei popoli oppressi dall’imperialismo per la propria liberazione: a partire dal popolo palestinese e irakeno.

    Lo insegnano la lotta a oltranza dei lavoratori di Melfi nella primavera del 2004 strettamente legata nella sua radicalità e nei suoi protagonismi alla lotta delle masse della basilicata contro il progetto del sito di deposito radiottivo di Scanzano, così come la recente rivolta sociale dei giovani e dei lavoratori francesi e la loro vittoria.: solo una autentica esplosione sociale può strappare risultati e conquiste. Solo sul terreno della lotta di classe è possibile riaprire il varco di una alternativa anticapitalistica.

    E una alternativa è tale solo se mette in discussione le basi stesse della società capitalistica.

    In Italia le classi dominanti, la grande industria, le grandi banche sono protagoniste di un autentico saccheggio del paese e delle sue risorse. Attraverso il ladrocinio su salari, pensioni, servizi, sanità, istruzione. Attraverso la privatizzazione di tutti i gangli strategici dell’economia. Attraverso la roulette di scalate e speculazioni finanziarie ai danni di lavoratori, consumatori, piccoli risparmiatori.

    Un’alternativa è tale se mette fine a questo scempio. E’ tale se nazionalizza la grande industria, le grandi banche sotto il controllo dei lavoratori e delle masse popolari. E’ tale se riorganizza la società su basi nuove, assicurando le leve del potere ai lavoratori e alle lavoratrici, alla loro organizzazione alla loro forza.

    Collegare le lotte di ogni giorno a questa prospettiva è la ragione fondante del Partito Comunista dei Lavoratori. Ricondurre questa lotta alla prospettiva socialista internazionale, a partire dallo sviluppo di una organizzazione rivoluzionaria internazionale dei lavoratori, è suo compito centrale.

    Diamo dunque avvio al Movimento Costitutivo di tale Partito, rivolgendoci nel modo più aperto a tutti i compagni e le compagne, ovunque collocati, disponibili a convergere in questa impresa. Ci rivolgiamo ai tanti/e compagni/e del PRC che, al di là delle diverse collocazioni congressuali, si sono battuti…

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *