Quand on est néocon…

Questo post nasce come risposta a un commento sul mio blog.

Rispondo a Giuseppe. E’ un avversario,, cioè uno che non ti applaude e non ti insulta, ma ti stimola a riflettere perché cerca gli errori in quello che dici.

Nel mio post, parlavo dell’umanità-specchio che a sua volta vuole ammirarsi e godersi in tutto ciò che la circonda. Forse avrei dovuto dire che vuole vedersi specchiata già bella, per poter trovare conferma e consolazione, e non dover quindi cambiare in alcun modo.

Gli avversari invece ti pongono uno specchio in cui si vedono solo i tuoi difetti. Proprio per questo, la tua reale bellezza dipende interamente da loro, perché è solo grazie a loro che puoi cambiare qualcosa. Quindi chi ha la fortuna di avere un avversario, se lo tenga ben stretto.

Non voglio riassumere qui il commento di Giuseppe: è lungo, e i riassunti falsificano sempre qualcosa. Andatevelo a leggere tra i commenti al post di ieri. Ci vediamo tra due minuti.

Fatto? Eccoci.

La prima cosa utile che mi dà Giuseppe è una bacchettata al mio linguaggio impreciso. Associare la maga Lisistrata al "movimento neo-con", in particolare statunitense, sarebbe in effetti un errore grossolano. Leo Strauss a suo tempo, e Wolfowitz oggi, sanno quello che vogliono, e del loro particolare "esoterismo" ho fatto parlare chi ne sa più di me.

Bene, focalizziamo il discorso. Non stiamo parlando degli Stati Uniti (dove i motori psicologici di fondo sono abbastanza diversi), e nemmeno dei signori dei media o della politica in Italia. Stiamo parlando solo della neoconnarderie di massa italiana; del lettore medio della Fallaci, per capirci. Come canta il grande Georges Brassens:

Le temps ne fait rien à l’affaire
Quand on est con, on est con
Qu’on ait vingt ans, qu’on soit grand-père
Quand on est con, on est con
Entre vous, plus de controverses
Cons caducs ou cons débutants
Petits cons d’la dernière averse
Vieux cons des neiges d’antan

georges brassens

Georges Brassens

A questo punto, però, Giuseppe sposta lo specchio, e non ci vedo più la mia faccia. Forse il mio avversario dovrebbe cercare di capire meglio lo spirito con cui è fatto questo blog; o forse sono io che dovrei spiegarlo meglio, perché ci sono alcuni equivoci che ricorrono sempre, anche con altre persone, e quindi una parte della colpa deve essere mia.

Io non polemizzo con i neocon o con nessuno. Non ho punti da segnare, non appartengo a nessuna squadra e non mi interessa manipolare i miei pochi lettori.

Parto sempre da un caso singolo. Se possibile un po’ bizzarro e divertente. E poi cerco di condividere con i lettori le riflessioni che mi sono nate da quel caso.

Spesso i casi di cui parlo sono casi "patologici", e so che questo viene facilmente frainteso.

Come dice Giuseppe, anche Berlusconi potrebbe sfruttare i "casi patologici": potrebbe prendere un comunista che si crede di essere Michael Jackson e poi lasciarci trarre la conclusione che tutti i comunisti si credano di essere Michael Jackson. In realtà, i comunisti hanno un mare di difetti, ma tra quelli che normalmente hanno, non c’è l’illusione di essere rock star pedofili. Quindi, facendo così, Berlusconi barerebbe.

Io cerco di fare l’esatto contrario. Non prenderei un comunista che si crede di essere Michael Jackson. Ma potrei prendere il caso di un simpatico operaio di Imola dal forte accento napoletano, che si presenta regolarmente ai convegni pubblici di Rifondazione Comunista con un grande ritratto di Stalin appeso al collo, a mo’ di cartello, tra gli imbarazzati rimproveri degli altri compagni.

Potremmo limitarci a segnare inutili punti polemici: "hai visto, i comunisti sono tutti stalinisti!", o viceversa, "hai visto, i comunisti bacchettano quelli che credono ancora a Stalin!"

Oppure, potremmo scoprire un sacco di cose più interessanti sul contraddittorio rapporto con i miti che esiste a sinistra. Cose che non sarebbero mai emerse alla luce, senza quell’episodio patologico.

Prendiamo i "moderati" che di tanto in tanto mi scrivono. E’ vero che il 90% delle persone coinvolte nel magma della neoconnarderie non scrive insulti via internet. Però non lo fanno proprio nella misura in cui la loro neconnarderie è trattenuta e inquinata da altre cose. Forse hanno dei dubbi, forse sono troppo civili per lasciarsi andare. Forse temono di essere denunciati, oppure prima di essere dei neocon, sono dei genitori responsabili che devono preparare la pappa al bambino.

Ma la mia esperienza con i "moderati" è questa: ci sono comunque decine e decine di persone, che non si conoscono tra di loro, e che quando insultano, scrivono le stesse cose, con le stesse parole.

Ecco che la patologia ci svela una cosa di enorme importanza, e di cui non ci saremmo accorti altrimenti: l’esistenza di un’immensa fabbrica che produce quei sentimenti e quelle parole.

Gli insulti urlati sono importantissimi perché ci svelano i luoghi comuni tra le persone: se io dico che Berlusconi è un "nano pelato", l’insulto diventa efficace in quanto sia io che il lettore condividiamo lo stesso ideale estetico; anzi, dicendo così, speriamo di ferire così anche Berlusconi, dimostrandogli la sua inadeguatezza. Scopriamo quindi, attraverso un insulto particolarmente stupido, che tutti gli italiani vorrebbero essere alti e capelluti.

Su questo blog, ho ospitato lo sfogo di un certo Paolo Bertulessa. Qualcuno mi ha anche chiesto di toglierlo, e qualcun altro potrebbe pensare che io abbia voluto solo dimostrare che la neoconnarderie è composta da un branco di urlatori: cosa non vera, se pensiamo ad esempio a Paolo Mieli, persona in apparenza molto educata.

Ma se leggete con attenzione quello che Bertulessa scrive, troverete che ogni parola che dice è un luogo comune, e ci rivela qualcosa degli atteggiamenti che milioni di persone hanno oggi verso il dominio, la diversità, la paura e la sessualità.

Ecco che il "fenomeno da baraccone" si trasforma, proprio per la sua natura estrema, in un esempio vivente della normalità dei nostri tempi: se non fosse estremo, sarebbe infatti adulterato da troppi altri fattori.

Ma torniamo al motivo per cui parlo di Maga Lisistrata. Mi dispiace notare come Giuseppe non abbia commentato quello che era lo scopo stesso del mio post. I casi qui possono essere due.

Può essere che io non mi sia spiegato bene.

Oppure, può essere che Giuseppe, come molte persone, riesca a vedere solo la polemica destra-sinistra, e sia un po’ daltonico su tutto il resto. Come dicevo, sarebbe interessante analizzare gli insulti rivolti a Berlusconi, per capire quali siano i modelli fisici condivisi dagli italiani. Ma so benissimo come finirebbe il discorso: "Berlusconi non solo è nano e pelato, ma è pure ladro!" direbbe qualcuno; e un altro gli risponderebbe, "bello sarà l’amico tuo Fassino". E il dialogo continuerebbe con "ma quanto ti paga Bertinotti per insultare il Presidente del Consiglio eletto dagli italiani?""Guarda che Martinez è linkato da Tizio, che a sua volta è linkato da Caio, che ha un cugino che è fascista/brigatista/musulmano".

Comunque, attraverso il caso indubbiamente pittoresco di Maga Lisistrata, volevo parlare di altre cose. Ad esempio, non è strana la neoconnarderie italica di massa? Un fenomeno senza apparente storia, che pure riesce a mettere insieme radicali e ciellini, e a suscitare emozioni violentissime tra i suoi adepti?

In breve, ritengo che sia il prodotto finale, più marcatamente ideologico, di un immenso processo: quello della standardizzazione dell’individuo, operata dall’industria culturale. Adoperando gli scarti di tutte le grandi tendenze dei nostri tempi. Tra cui, in chiave minore, la cultura esoterica/ermetica, riciclata come fenomeno consolatorio di massa, attraverso l’astrologia mediatica e la New Age.

Per concludere, non ritengo che l’astrologia mediatica e la New Age siano fenomeni da "baracconi dei luna-park". Il numero di persone influenzate dall’esoterismo di massa è certamente maggiore del numero delle persone ispirate dalla Fallaci; e l’intersezione tra i due insiemi non è affatto vuota. Poi ci sono altre intersezioni, come quella tra sciocchezze sui nativi americani e sinistra romantica, che critico con altrettanto gusto. Però è significativo (in termini di magma degli scarti culturali) che Maga Lisistrata, compagna di neoconnarderie di un sacco di crociati cattolici, dica, "Mi sento piuttosto vicina agli indiani d’America, sono animista".

Così scopriamo che qualcuno si annida anche nell’intersezione tra gli scarti dell’esoterismo, gli scarti del razzismo di destra e gli scarti del buonismo di sinistra. Un luogo decisamente comune.

Infine, Maga Lisistrata non è così anomala. In Italia diverse decine di migliaia di persone fanno il suo stesso mestiere. 

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29 risposte a Quand on est néocon…

  1. utente anonimo scrive:

    Mi riservo una più ampia risposta, ma intanto La ringrazio per l’attenzione dedicatami. La ringrazio anche per l’aggettivo sostantivato “avversario”. Per un avvocato è molto gratificante sentirsi Avversario. Lo fa tornare alle origini.

    Giuseppe

  2. utente anonimo scrive:

    Visto che ti firmi solo con il nome (va benissimo), ci possiamo dare del tu?

    Miguel Martinez

  3. utente anonimo scrive:

    Il cognome di dell’avv. Giuseppe dovrebbe essere Matteuzzi (non lo conosco di persona, ma una volta, in una risposta al mio post lo ha scritto). Cuntent, Miguel?:-).

    Ciao

    Ritvan

  4. utente anonimo scrive:

    Approfitto biecamente della scarsa indole epuratoria di Miguel:-) per incollare come OT una mia lettera pubblicata oggi da quel membro del Pentacolo che è “Libero”.

    Ciao

    Ritvan

    >CASO VIA QUARANTA

    Le lettere incazzate contro la scuola privata islamica di via Quaranta,

    inneggianti ad una sorta di “integrazione

    forzata” degli egiziani, – come alternativa ad una loro auspicata

    espulsione, pare -dimostrano quanto sia vero il detto “gli estremi si

    toccano” e quanto le ideologie totalitarie-stataliste (anche di sinistra)

    possano far comodo in certi frangenti anche a razzisti di ben altro stampo.

    Agli scriventi pare non passi neanche per l’anticamera del

    cervello l’idea che in uno stato liberale ognuno dovrebbe essere libero di

    dare ai propri figli, – coi propri soldi e nelle scuole da lui scelte, –

    l’educazione e la cultura che ritiene opportuno, ovviamente nel rispetto

    della legge e della convivenza civile. Ma, come scriveva bene Cossiga proprio su “Libero”, l’Italia non

    è mai stato un paese liberale.”

    ……………………………

    P.S. Come al solito, Mainiero mi ha tagliato un paragrafo che avevo messo dopo “convivenza civile” :”ASL e tempestivissimi, nonché

    pignolissimi e segretissimi controlli igienico-sanitari permettendo,

    beninteso”.

  5. utente anonimo scrive:

    😀 Miguel, quando dici “ci vediamo tra due minuti” dopo averci mandati a leggere i commenti al tuo post di ieri, non tieni conto del fatto che uno prima si legge il post di ieri, segue tutti i link, poi segue i link indicati nei comment, poi… piacevole ed educativo, comunque.

    Quanto a: In breve, ritengo che sia il prodotto finale, più marcatamente ideologico, di un immenso processo: quello della standardizzazione dell’individuo, operata dall’industria culturale. Adoperando gli scarti di tutte le grandi tendenze dei nostri tempi. Tra cui, in chiave minore, la cultura esoterica/ermetica, riciclata come fenomeno consolatorio di massa, attraverso l’astrologia mediatica e la New Age.:

    i neo-connards attuali sono il frutto di un esposizione pluridecennale a berlusconneries televisive. Nel 1982, dopo che ci eravamo trasferiti in Toscana, nostra figlia rompeva perché voleva vedere “Bim Bum Bam” per poter fare conversazione con i compagni di scuola materna. Eravamo giunti a un compromesso: 20 minuti di berlusconneries, non di più, al giorno. Ti mitridatizzano il pupo / la pupa.

    Però ci vogliono nervi solidi per imporre il rispetto di quel tipo di accordo. I figli sono resitentissimi. E molti bambini di allora si pappavano le berlusconneries per ore e ore: prima i andare all’asilo, dopo fino all’ora di andare a letto, e se le sono pappate per anni: la néo-connarderie ne è la triste ma prevedibile conseguenza.

    Ciao

    Claude Almansi

  6. utente anonimo scrive:

    Che gusto ritrovarsi a faticare per riuscire a seguire il livello altissimo del discorso!

    Mi sembra di essere tornata al liceo, però mi domando: che ho fatto finora?

    Complimenti.

    Chiara

    P.S. Come avrai potuto verificare alla fine non sono venuta, ma aspetto ansiosa commenti all’incontro.

  7. utente anonimo scrive:

    Le tv berluscones sono soltanto un apetto della questione. E del resto hanno profuso propaganda comunista a piene pani attraverso il maligno piano di trasmettere i “puffi” per traviare le tenere menti di piccoli e inconsapevoli occidentali (che cari), non potendone mangiare le tenerissime carni (che disdetta). Cristina d’Avena al servizio del kgb, altro che cossutta! questo è uno scoop!

    Lisistrata è una delle “regina del tua culpa” che “affollarono i parrucchieri” (definizione di faber) post muro di berlino. Da allora la politica spicciola (e non solo) è diventata puro gossip. Con la svolta fallaciana lo stile da futile è diventato trucido, il cicaleccio, truculenza. In questo “la più grande scrittrice d’italia” ha fatto veramente scuola, glie ne va dato atto.

    Ma l’insulto è sempre stato un’arma di lotta, e per “par condicio” riporto alcuni degli slogan urlati nello sciopero di oggi, durante una poco più che simbolica occupazione di porta nuova, la stazione di torino. Il bersaglio è il beneamato presidente del consiglio.

    “ù-no scàm-bio/a pà-ri condiziò-ni/dà-teci sad-dàm/vi dià-mo berluscò-ni;

    Il più bello, per quell’impennata di ritmo dei tre ungilo è questo.

    Bèr-luscò-ni/ùn-to dèl signò-re/ùn-gilo ùn-gilo/ùn-gilo di mèr-da/òh signò-re/ùn-gilo di mèrda.

    Io sono un comunista “svizzero”, e non voto, ma mi sono divertito agli slogan; tanto più che quella canzonaccia di “bella ciao”, che mi fa attircigliare le budella, per fortuna, è stata intonata una sola volta. Un p quasi cronachistico.

  8. utente anonimo scrive:

    Senta scusi, ma come mai dedica tanto tempo e tanto spazio ad una maga che detesta?

    Mi scusi la malignità, ma non è che per caso lei la sta aiutando facendole pubblicità? Non ci vedo chiaro, due lunghissimi post mi sembrano troppo per abbattere una semplice maga fanatica, non vorrei che ci fosse una specie di accordo tra voi. E comunque questa è l’impressione che si ha. Boh.

  9. utente anonimo scrive:

    I puffi sono comunisti, caro p. Hanno tutto in comune, non usano denaro, il Grande puffo non viene eletto, che vuoi di più, che vadano in giro col “Manifesto del Partito Comunista” in saccoccia?:-)

    Ciao

    Ritvan

  10. utente anonimo scrive:

    L’utente anonimo che mi precede, ritengo non abbia capito niente.

    Il tono stesso del primo post è tutt’altro che colmo d’odio per Lisistrata. Nel secondo post, invece, l’argomento Lisistrata è un pretesto per parlare di altre cose (dico male?).

    Forse è stata una scorsa veloce, una lettura al volo, a tradire l’anonimo, che evidentemente è della scuola “chi scrive post più lunghi delle dimensioni di un monitor, dovrebbe curarsi” (ay, que mala onda para mi también, con i post chilometrici che combino tutte le volte).

    Al solito, mi trovo sulla tua lunghezza d’onda, Miguel. Ti seguo sempre.

    Emanuelito

  11. utente anonimo scrive:

    Anche molti conventi fanno una vita comunista. Che vuol dire? Che li finanziava il kgb? E ora, chi li finanzia? In realtà, i “puffi” rappresentano, per quanto idealizzato, un villaggio medievale con un’economia chiusa, dove, appunto, la distribuzione delle risorse avveniva senza denaro. Una forma storica di comunismo interno, dunque, facendo astrazione, come nel cartone animato, della subordinazione esterna al signore medievale. Non certo il comunismo descritto da marx come successione al capitalismo. Aver visto in quel cartone animato un subdolo tentativo di indottrinamento politico dei russi, è francamente ridicolo. p

  12. utente anonimo scrive:

    Per Claude, grazie del commento interessante. Una cosa però non mi trova d’accordo: Berlusconi è un furbetto che ha fatto i soldi sulla televisione; ma non è certamente colui che ne ha creato il contenuto.

    Il suo ruolo è come quello dell’abile spacciatore di quartiere, che però non c’entra né con la produzione mondiale di eroina, né con i motivi che creano dipendenza.

    E credo che se non ci fosse stato Berlusconi – o lo spacciatore di quartiere – ci sarebbe stato qualcun altro a fare i soldi al posto suo.

    Miguel Martinez

  13. utente anonimo scrive:

    Grazie, “p”, per averci ricordato quella splendida frase di De Andrè, “regina del tua colpa”, con contorno di parrucchieri.

    Grazie, Chiara per aver capito che di questi tempi, c’è bisogno di pensare a fondo…

    Grazie Emanuelito, che hai capito perfettamente quello che volevo dire.

    E grazie al cuoco che ci preparerà la pizza domenicale :-))

    Miguel Martinez

  14. utente anonimo scrive:

    Forse c’era un po’ di dietrologia nel mio commento, Miguel. Però il sentimento di un lavaggio di cervello sulle reti Fininvest (come si chiamava allora) in quegli anni era fortissimo. Si diceva che Berlusconi aveva fatto i soldi nell’edilizia e con i supermercati e si gingillava con il potere di influenza della televisione, e quel potere era la scemenza dei programmi a conferiglielo. Gli intellettuali citavano Citizen Cane e Quinto Potere. Poi lui è entrato in politica e si è capito che si era usciti dalla metafora cinefila.

    Certo che un altro avrebbe probabilmente fatto televisione scervellante se non ci fosse stato lui. In alcuni paesi resistevano. Quando Vassilis Vassilikos era direttore della TV greca di stato, in un momento di alta tensione tra Grecia e Turchia, con cannoni pronti a sparare intorno all’Egeo, il suo omologo della televisione turca gli aveva mandato un messaggio: “La TV greca sta mandando Dallas in onda con un episodio di anticipo sulla Turchia. Di conseguenza, quando c’è Dallas sulla TV greca, i turchi si precipitano verso le località della costa per vederlo e c’è una frotta di incidenti stradali mortali. Non potrebbe saltare una settimana così saremmo in pari?” Vassilikos, disgustato, aveva semplicemente tolto Dallas dal palinsesto. L’ho sentito raccontare la storia a un convegno di varie televisioni mediterranee, concludendo: “abbiamo una missione educativa”. E dopo, ho sentito Angelo Guglielmo, allora direttore di RAI 3, sfotterlo con altri: “ma dai come può ancora credere ancora a missioni educative”.

    Angelo Guglielmi era ritenuto un intellettuale, perché aveva fatto parte del gruppo ’63, gente che scriveva pizze lunghissime, prima “semiotiche”, poi decostruzioniste, che storcevano il naso appena sentivano la parola etica o missione. Stiamo pagando il loro tradimento dei chierici. In altri paesi la TV di servizio pubblico ha fatto da contropeso alla forza livellante per il basso delle TV commerciali. In Italia no. La RAI era solo statale, il servizio pubblico i suoi dirigenti non sapevano cosa fosse. Quindi la RAI è entrata nella gara di connerie con la benedizione di intellettuali come Guglielmi.

  15. utente anonimo scrive:

    Mi han detto che G. Brassens è uno dei più famosi cantautori francesi degli anni ’60. Bòn, voilà che intenditori …

    Però con una pizza si fa presto a mettere d’accordo tutti.

    Aurora.

  16. utente anonimo scrive:

    >Vassilikos, disgustato, aveva semplicemente tolto Dallas dal palinsesto<
    Eh, come si vede che non ci sono più i greci di una volta, quelli del cavallo di Troia! Invece di cancellare Dallas, quello doveva anticiparne un altro paio di episodi, così i turchi ammassati ed incidentati sulle autostrade si sarebbero moltiplicati, alle fine – dai e dai con gli scontri automobilistici – i turchi si sarebbero estinti e il problema si sarebbe risolto alla radice:-) :-).

    Ritvan

  17. utente anonimo scrive:

    Su Lisistrata, le associazioni del nic sono un po’strane. Cosa c’entra lo sciopero del sesso con la néo-connarderie, l’astrologia e/o la psicologia selvaggia?

    Mi fa pensare a un progetto di “gender equity” intitolato “Percorso Arianna”, malgrado il fatto che Arianna prima si innamora perdutamente di un manipolatore da manuale, poi si butta nelle braccia di un ubriacone cronico.

    La culture, c’est comme la confiture, moins on en a, plus on l’étale 😛

  18. utente anonimo scrive:

    oops scusate, il messaggio 17 è mio.

    Claude Almansi

  19. utente anonimo scrive:

    Gentile Miguel.

    Ti ringrazio ancora per il post dedicato per rispondere ad alcune mie considerazioni.

    Condivido la Tua idea della standardizzazione dell’individuo operata (in questo caso) dall’industria culturale, ma che -a mio avviso- rappresenta un’aspirazione costante di chiunque abbia avuto modo di conquistare un briciolo di potere.

    Cosa vogliono fare le religioni, i governi autoritari e, nel loro piccolo, alcuni filosofi se non creare un soggetto standardizzato e facilmente controllabile: un fedele suddito ed un suddito fedele.

    Albert Speer, il nazista/buonista poi riciclatosi come scrittore- dichiarò nel corso del processo di Norimberga che il dominio di un singolo su molti era stato reso possibile dallo sviluppo dei mezzi di comunicazione: Così come la tecnologia aveva consentito l’elevazione a sistema dell’idea di sterminio di massa, rendendone possibile la realizzazione.

    Ritengo quindi vero che i mezzi di comunicazione abbiano reso concretamente possibile ed accellerato il porcesso di standarizzazione dell’individuo.

    L’esempio ovvio sono i consumi. Gli individui si “accorgono” di avere dei bisogni di cui neanche sospettavano l’esistenza e li soddisfano comprando ed indebitandosi (comprando quindi “prodotti finanziari”, che vengono utilizzati per acquistare altri prodotti e così via…)

    Tuttavia, proprio osservando le modalità con cui l’individuo viene standardizzato nella figura del “consumatore”, mi capita di chiedermi se possano esistere dei sottostandard tra loro apparentemente alternativi, ma in realtà concorrenti a formare un unico standard.

    Per esempio:i detersivi per lavatrice sono tutti uguali. Spesso vengono prodotti negli stessi stabilimenti, ma vengono inscatolati in confezioni diverse, recanti l’indicazione di marche diverse. Indipendentemente dal detersivo scelto, il consumatore appartiene comunque allo standard preparato per lui dalle industrie produttrici. Ha comperato una lavatrice ed usa i detersivi per lavatrice. Consuma energia elettrica per far funzionare la lavatrice, chiama il tecnico per farla riparare, oppure la cambia dopo tot anni di uso. Chi non ha comperato una lavatrice, compra il sapone per il lavaggio a mano; sempre prodotto da chi produce anche il detersivo per lavatrici. Chi non lava e non si lava, di solito, dorme sotto i ponti, ma vorebbe tanto essere nelle condizioni degli altri.

    Dopo questo noioso ed involuto periodare, mi aggancio al Tuo post. Esattamente nel punto in cui mi associ all’insieme di coloro che riescono a vedere solo lo scontro destra-sinistra.

    E se destra e sinistra fossero l’equivalente di due marche di detersivo?

    E se il “sistema” avesse elaborato diversi sottostandard del pensiero?

    Oriana Fallaci incassa milioni grazie ai suoi consumatori, presumibilimente orientati (nel senso di fatti orientare) a destra. Dopo essere stata per anni “consumata” da lettori orientati a sinistra. Naomi Klein guadagna più soldi della Fallaci, con i suoi testi indirizzati ai consumatori di sinistra.

    Si creano prodotti da vendere buoni per tutti i gusti. Da un lato -ad esempio- si vende razzismo e dall’altro si vendono campagne contro il razzismo. Ma i due prodotti non possono esistere ed essere venduti l’uno senza l’altro? In entrambi i casi i promotori cercano ed ottengono visibilità: cercano ed ottengono di essere consumati.

    In questo sistema diventa imperativo farsi notare

    Per cui io non “vedo” lo scontro destra-sinistra: lo osservo. Non perchè mi ritenga superiore, ma perchè non ho il tempo di fare altro.

    Mi aggancio con questo al bel commento di Chiara, che chiede e si chiede: “Mi sembra di essere tornata al liceo, però mi domando: che ho fatto finora? ”

    Quello che siamo costretti a fare tutti per entrare negli standard: lavoro, famiglia, amici, spettacoli ecc.

    C’è tempo per fernarsi a riflettere?

    La Tua presenza, Miguel, mi dà speranza.

    Giuseppe

    P.S.: Ritvan, quel Tuo “dovrebbe essere” al commento n. 3 mi ferisce. Non puoi consigliarmi un lenitivo :-)) ?

  20. utente anonimo scrive:

    Per Giuseppe,

    Trovo abbastanza condivisibile la tua riflessione, e anche preoccupante.

    Miguel Martinez

  21. utente anonimo scrive:

    Dopo essermi riletto, sono preoccupato anch’io.

    Per lo scempio della lingua italiana.

    Giuseppe

  22. utente anonimo scrive:

    Non ti preoccupare Giuseppe, io faccio strafalcioni a iosa e nessuno mi corregge. Ad oggi non so se sia indulgenza, distrazione, o indifferenza.

    Chissà cos’è una timoniera rotativa…

    Aurora.

  23. utente anonimo scrive:

    Per forza trovi “condivisibile” quello che scrive Giuseppe, caro Miguel. Sembra preso paro-paro dall’introduzione al tuo blog:-). Kattivi kapitalisti che producono merci tutte uguali e rintronano il povero e sprovveduto konsumatore a suon di pubblicità con bonazze discinte a comprare, comprare, comprare in un crescendo di delirio ossessivo-compulsivo. Ekkkek..zo, a vosotros Tarantino e Dario Argento vi fanno un baffo!:-).

    Scusa tanto Giuseppe, ma chi ti ha detto che i detersivi siano “tutti uguali”? Hai fatto personalmente analizzare TUTTI quelli in commercio in Italia? Ti rendi conto che se p.es. la Procter&Gamble non se ne fregasse altamente della tua esistenza su questa terra potrebbe farti causa per diffamazione e vincerla per essa sarebbe più facile che rubare il lecca-lecca ad un bambino di 3 anni?

    In questo bieco mondo democratico nessuno obbliga nessuno a comperare alcunché. Io compro solo quello che mi serve e mi trovo benissimo. Se qualcuno mi rifila il bidone, gli faccio causa, magari appoggiandomi ad un’associazione dei consumatori. Quello che trovo inquietante io, invece, è che qualcuno si opponga più o meno subdolamente al diritto d’espressione e di libera comunicazione mediatica, in nome di un non meglio precisato “interesse dei consumatori”. Allora, ditelo chiaramente, please, vogliamo tornare ai “forni di Stato” che sfornano il “pane di Stato”? O che altro? Vogliamo vietare la pubblicità ope legis? Che altro? E visto che osserviamo, non sarebbe il caso di osservare che oltre a destra e sinistra esiste pure un “centro”? E’ facile criticare, meno facile è prospettare alternative.

    Ciao

    Ritvan

    P.S. Caro Giuseppe, va bene che sei passato – su supplica di Miguel – al “tu”, ma forse Miguel si è scordato di dirti che quel pronome lo preferirebbe rigorosamente con iniziale minuscola, essendo riservata la maiuscola della seconda persona plurale a Nostro Signore. E ti ricordo che “chi di dubbio ferisce, di dubbio perisce”:-): non eri stato tu a esprimere il dubbio che io fossi un alter ego di Miguel? Ecco, io non mi permetterei mai di insinuare più o meno subdolamente – vista la tua recente filippica antiglobalizzante/antistandartizzante -che tu faccia di cognome chessò, Casarini:-), ma se non ho mai visto la tua carta d’identità, mi permetti almeno di dire che il tuo cognome “dovrebbe essere” Matteuzzi?:-)

  24. utente anonimo scrive:

    Secondo me non sarebbero male né i forni di stato (o il prezzo del pane calmierato) né il divieto della pubblicita’, almeno quella destinata a fasce di pubblico piu’ o meno vulnerabili, come i bambini…

    Cioe’, insomma, che il mercato sia “buono” per principio e contenga in sé le potenzialita’ per riparare i torti che e’ in grado di commettere e’ ideologico quanto pensare che la proprieta’ privata sia sempre e comunque un furto. Semplifico brutalmente (chiedo scusa a tutti, ma da un po’ di giorni ho davvero poco tempo per articolare un ragionamento piu’ complesso), cosi’ ci capiamo: da questo punto di vista la mia posizione si avvicina molto a quella di Marcuse.

    Alessandro

  25. utente anonimo scrive:

    Propaganda antipirateria in america:

    When you pirate MP3s (falce e martello), you’re downloading COMMUNISM

    (pseudolenin in divisa d’armata rossa che spalleggia sardonico un intimorito all-american-boy al computer)

    A rimander from the recording industry association of america

    Peccato aver descritto e non pubblicato le immagini. Ma la cosa, al di là del folklore guerrafreddaio, è assolutamente vera. Qualcuno a quei ragazzini deve pur dirlo che stanno avendo un comportamento comunista, senza saperlo, e senza che nessuno li abbia indottrinati. Noi confidiamo, sfottete pure, cavalieri della ragione e del libero arbitrio, sull’intelligenza delle cose. p

  26. utente anonimo scrive:

    Fossero pubblicizzate a dovere solo le cose che veramente valgono qualcosa!

    Un saluto a quelli che erano a Roma, sono scappato per la pioggia senza salutare tutti…

    Insomma, niente visto neanche per Haj. E niente visibilità neanche a sinistra, figuriamoci.

    Si dice: chi l’ha dura…ma c’è rimasta solo la speranza?

    giovanni

  27. utente anonimo scrive:

    E poi qualcuno dice che c’è solo Berlusconi che vede comunisti dappertutto!:-).

    Ritvan

    P.S. A proposito di Berlusconi, una salace ed intelligente battuta umoristica di Gene Gnocchi, a commento della notizia di cronaca della donna che non riconosceva i propri familiari, ma riconosceva Berlusconi nelle foto. Pare che, appreso la notizia, Sandro Bondi abbia esclamato giubilante:”Finalmente ho trovato la donna della mia vita!”:-)

  28. utente anonimo scrive:

    Di vero, e interessante, c’è che internet è un semenzaio di comportamenti comunisti spontanei, in quanto la natura stessa del mezzo li favorisce. E molta condivisione di cose avviene senza scambio mercantile. È questo che preoccupa quegli industriali, non certo che i ragazzini americani scoprano le “dolcezze” dello stalinismo. p

  29. utente anonimo scrive:

    Beh, veramente,caro p., per essere proprio esatti l’industria discografica non si preoccupa perché lo scambio di file musicali non sia “scambio mercantile”, ma più banalmente perché per ogni ragazzo che scarica gratuitamente un file c’è un acquirente in meno per il disco venduto a peso d’oro dalla sullodata industria discografica.

    Ciao

    Ritvan

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