Wojtyla e Ratzinger tra coccodrilli e rospi

Qualche giorno fa mi sentivo un alieno in un vasto lago di coccodrilliche piangevano rumorosamente per la dipartita di Karol Wojtyla.Oggi mi sento ugualmente un alieno, nel piccolo stagno dei rospi che piangono per l’elezione di Ratzinger. Certo, è un piccolo stagno, la maggior parte delle persone fanno come Roberto Castelli, 58 anni e con figli, che ha appena sposato Sara Fumagalli, 33 anni, con un figlio pure lei. Finora la loro convivenza, presumo successiva a vari divorzi, era stata legittimata solo da un “matrimonio celtico”. Di divorzi, riti paganeggianti, convivenze e risposamenti non me ne potrebbe importare di meno, se Castelli non fosse stato il primo politico italiano in assoluto a congratularsi con Ratzinger: “contro il pensiero unico del relativismo etico, un grande Papa”. Sappiamo tutti che relativismo etico è una parola in codice per parlare proprio di divorzi e affini.

La lamentela (nel piccolo stagno) la conoscete tutti – Papa reazionario, ritorno al Medioevo, peggio di Pio XII e così via. A parte il banalissimo fatto che Ratzinger era già il Papa a tutti gli effetti da diversi anni a questa parte, e quindi cambia poco, qualche commento ci vuole.

Chi fa questi discorsi si basa sulla definizione dei media: “conservatore” nei momenti generosi, “inquisitore” nei momenti cattivi. I media infatti tendono a dare etichette alle persone, e poi rappresentare tutto come uno scontro tra questi uomini-etichetta. Vi ricordate il falco Rumsfeld contro la colomba Powell, come spiegazione autosufficiente della guerra imperiale? Queste etichette hanno fatto poi comodo anche al Vaticano, per porre in risalto la figura del “grande” Karol Wojtyla, al di sopra delle parti.

La personalizzazione, tipica del sistema dello spettacolo, ci risparmia la fatica di analizzare i ruoli: Rumsfeld doveva fare direttamente la guerra, Powell doveva convincere anche gli altri a fare la guerra; ma sempre di guerra si trattava. Mentre altri avevano il compito di sorridere alle folle, Ratzinger aveva il compito ugualmente importante di definire i confini dell’istituzione; ma i suoi documenti, così duri (per non dire ossessivi) contro vari tipi di relazioni affettive tra persone, non sono certo passati senza l’approvazione di Wojytla.

Così al posto del Papa Buono e del Papa Grande, adesso abbiamo il Papa Severo, ma nessuna analisi di cosa sia il Vaticano, che è una questione molto più interessante. In questo annullamento della riflessione, non c’è differenza sostanziale tra Bruno Vespa e Liberazione.

In questi giorni, i laicisti sembrano essere caduti in pieno nella trappola mediatica: con i funerali di Wojtyla, il Papa dei cattolici è diventato il Papa dell’intera specie umana. Il cattolicesimo ha smesso di essere un particolare culto di Dio, per diventare il culto planetario di Karol Wojtyla. E quindi anche l’ateo più incallito si sente coinvolto dalla domanda, “chi sarà il nostro Papa?” Ora, Ratzinger non è il mio Papa, perché non ho papi. Le stesse persone, in massima parte di sinistra, che oggi si lamentano dell’elezioni di Ratzinger non avrebbero nulla da ridire su chi viene eletto dal congresso di Alleanza Nazionale.

I laicisti confondono almeno tre questioni diverse: la cosiddetta “morale”, la dottrina e la politica.

La Chiesa cattolica ha il diritto di ritenere che vadano all’inferno gli omosessuali, i mangiatori di carne Simmenthal, i divorziati, le persone che si tingono i capelli di blu, i messicani o i consumatori di anticoncezionali. Chi nega alla Chiesa tale diritto non è un laico, ma vuole uno Stato etico che prenda il posto delle religioni, e religioni che prendano il posto dei servizi sociali.

Il problema sorge quando la Chiesa smette di parlare di inferno e parla invece di “natura”. E’ un’idea filosofica antica e legittima, che non ha assolutamente nulla a che vedere con quello che intendono per “natura” i lettori di Focus. Solo che oggi il Vaticano gioca con l’equivoco per far capire che la monogamia o l’eterosessualità sarebbero come l’acqua pulita, e il loro contrario sarebbe come il piombo nelle falde acquifere. E quindi un problema di tutti. Mentre le argomentazioni teologiche in materia hanno una loro dignità, questo argomento non regge a trenta secondi di ragionamenti, e quindi può essere sostenuto unicamente grazie a una combinazione di ottusità e di malafede.

Con questa scusa, la Chiesa pretende di interferire anche nella vita personale di chi non si identifica con la Chiesa. Chiaramente questa interferenza è resa possibile proprio da una modalità decisamente modernista della Chiesa, che non parla più di significati profondi, ma solo di un presunto bene della società. Questa interferenza va respinta con forza, non perché “medievale”, ma semplicemente perché indebita (almeno finché la Chiesa continuerà a farsi dare l’otto per mille). E perché omosessuali, divorziati e tutti gli altri hanno tutto il diritto di difendersi dall’intrusione di qualcosa in cui loro stessi non credono.

Per quanto riguarda la dottrina, esistono molte persone che sono nate cattoliche e che oggi hanno fatto altre scelte. Anziché rendersi serenamente conto di essere ormai altrove, molte di loro pretendono che la Chiesa li segua sulla loro strada. Cosa che il clero è spesso prontissimo a fare, pur di non perdere gregge. Dimenticando che il cattolicesimo è sostanzialmente la concretizzazione (anche liturgica) di uno straordinario racconto mitico che parla di:

peccato originale – redenzione dal peccato tramite il sangue del Dio incarnato – sacramentalizzazione del sangue e del corpo di Cristo – gestione dei sacramenti da parte di un’istituzione gerarchica che possiede le chiavi del paradiso e dell’inferno
Se il cattolicesimo venisse ancora raccontato così, rimarrebbero in pochi (certamente Castelli e Vespa non ci starebbero). Allo stesso tempo, se si rinnega questo racconto, resta solo una carcassa morta, pullulante di scout, proprietari di scuole private e papaboys.

Wojtyla è riuscito a sfuggire a questo dilemma con la geniale nullità dei suoi discorsi. Ratzinger forse cercherà una maggiore definizione. Ma chiaramente, un laico dovrebbe essere più contento, più si autodefinisce la Chiesa.

Chiaramente la dottrina, come la liturgia, è un fatto del tutto interno alla Chiesa, e non vedo perché chi non c’entra niente, e chi non ne capisce almeno un po’ la logica, debba farsene giudice.

L’ultimo punto è quello politico. La Chiesa cattolica postconciliare cerca di imporsi non come detentrice di verità o di sacramenti, ma come coscienza buonista del pianeta, come custode della “vita”. E’ talmente buona e vaga che tutti devono riconoscere nel Papa qualcuno meglio di loro: il Nonno del Mondo, insomma. Da qui deriva l’insinuante potere di benedizione, con cui il clero oggi volge verso di sé tutto il volgibile. Come dice il Tao Teh King:

Chi conosce la propria forza virile,
ma conserva la propria debolezza femminile,
come verso un unico canale fluiscono i molteplici scarichi,
tutti vengono a lui, sì, tutti, sotto il cielo.

Da questa vaghezza benedicente che caratterizza la Madre Chiesa, deriva anche la possibilità di interferire nella micropolitica concreta; ma mai fino al punto di definirsi, perché a quel punto il potere avvolgente e insinuante cesserebbe di esistere. Quando, misteriosamente, la sinistra rifiuta di impegnarsi nei referendum sulla procreazione assistita, o quando, altrettanto misteriosamente il 70% degli abitanti della Basilicata – regione che non ha certo tradizioni storiche di sinistra – decide di votare per l’Unione; ecco, allora si percepisce “come verso un unico canale fluiscono i molteplici scarichi”.

Ma l’accusa mossa a Ratzinger è precisamente quella di definizione. Se l’immagine mediatica di Ratzinger è esatta, e se non ci siamo lasciati ingannare semplicemente dai ruoli, si deve dare ragione a Helena Velena quando afferma:

“Oggi e’ un grande giorno di festa per tutte le creature libere. Un giorno di festa per chi non sopporta l’ipocrisia, la menzogna velata.”

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6 risposte a Wojtyla e Ratzinger tra coccodrilli e rospi

  1. daciavalent scrive:

    una lettura piuttosto interessante, quasi d’evasione comunque, è un libretto di 170 pagine dal suggestivo titolo di “gesù lava più bianco, ovvero come la chiesa invento il marketing” di bruno ballardini.

    non si può competere, sono proprio efficienti.

    la cosa che mi turba però, è che a fronte di altre specie di cristiani, i cattolici italiani sono quelli meno informati sulla propria religione: non leggono un rigo delle scritture manco a pagarli a differenza della maggioranza dei protestanti, sono disinvoltissimi nella professione della fede, non hanno la più pallida idea dei fondamenti di dottrina non dico del cristianesimo ma addirittura del cattolicesimo.

    mi chiedo come abbiano fatto a continuare ad essere la più grande religione in italia e a qualificarsi come la porzione d’elettorato da conquistare, forse si tratta della spinta inerziale della pigirizia e della mancanza di curiosità tipiche del nostro esasperante popolo.

    in effetti, visto che la volontà (o poca volontà) della maggioranza mi viene pervicacemente imposta, pare che mi merito berlusconi, ratzinger, prodi, costantino e vespa. accidenti alla democrazia, non riesco nemmeno più a gracidare.

    dacia

  2. berlic scrive:

    Forse è la più grande religione perchè c’è qualcosa di vero…;-)

    “Il problema sorge quando la Chiesa smette di parlare di inferno e parla invece di “natura”. ”

    ovviamente, una religione chiusa in se stessa ed autoreferente non fa problema. Il problema sorge quando tale religione pretende (perchè è una pretesa) di dire cosa è meglio per l’uomo: non perchè “è così”, ma “perchè così sarà felice”. Il peccato non deve essere evitato perchè così si va all’inferno, ma perchè di fatto si vive peggio, il peccatore e tutti gli altri. Si potrà discutere finchè si vuole di politica applicata al cattolicesimo, ma se non si capisce che il cattolicesimo si fonda su qualcosa d’altro che non è politica si rischierà di fare sempre un buco nell’acqua. Perchè i cattolici si interessano di politica solo perchè la politica è una parte della realtà, e ad un cattolico la realtà dovrebbe interessare tutta quanta.

  3. utente anonimo scrive:

    Nessuno sfugge, neanche la chiesa, al suo destino. Ratzinger ha parlato nell

  4. paniscus scrive:

    Berlicche, potresti fare un esempio pratico che spieghi in che modo le rivendicazioni della Chiesa su anticoncezionali, convivenza, omosessualità e fecondazione assistita, se realizzate, farebbero stare meglio la gente?

    Quanto al resto, non mi sembra che la visione della Chiesa “come qualcosa che dovrebbe limitarsi a parlare di teologia e non di benessere concreto delle persone” sia un’invenzione laicista. Se lo è, è in ottima compagnia di noti esponenti della Chiesa stessa.

    Mi risultava, ad esempio, che tempo fa un certo padre Gheddo tuonasse contro i missionari che si ostinano a darsi troppo da fare per risolvere i problemi economici, sanitari e sociali dei paesi in via di sviluppo… quando invece il loro mestiere avrebbe dovuto essere quello di parlar loro di dottrina…

    saluti

    Lisa

  5. utente anonimo scrive:

    Per berlic:

    Affermi che ” Forse è la più grande religione perchè c’è qualcosa di vero…;-) “.

    Secondo il CIA factbook le religioni stanno cosi`:

    Christians 32.71% (of which Roman Catholics 17.28%, Protestants 5.61%, Orthodox 3.49%, Anglicans 1.31%), Muslims 19.67%, Hindus 13.28%, Buddhists 5.84%, Sikhs 0.38%, Jews 0.23%, other religions 13.05%, non-religious 12.43%, atheists 2.41%

    Quindi i Cattolici sono piazzati tra Musulmani ed Induisti.

    Si puo` certamente obbiettare che anche l’islam e` composto da varie correnti, ma non credo (esperti aiuto!) che ci siano differenze dottrinali cosi` forti come tra le varie confessioni cristiane.

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